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Libri che parlano di pace

Oggi vi presento due opere che non sembra, ma parlano di pace. Il romanzo Dalla corte al chiostro. Vita romanzata di Elisabetta Feltria di Tiziano Mancini, e la raccolta di racconti Fuori da ogni guerra.

di Alessandra Calanchi - lunedì 29 luglio 2024 - 474 letture

Oggi vi presento due opere che non sembra, ma parlano di pace. Partiamo col romanzo storico Dalla corte al chiostro. Vita romanzata di Elisabetta Feltria di Tiziano Mancini (Leardini Guerrino, 2023), già apprezzato addetto stampa dell’Università di Urbino.

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Copertina di Dalla corte al chiostro, di Tiziano Mancini

Il romanzo non è solo stato premiato recentemente dalla Giuria del “Città di Grottammare”, ma vedrà presto un recital tratto dallo stesso, martedì 13 agosto alle 21 il Cortile d’Onore di Palazzo Ducale di Urbino, in occasione della Festa del Duca. A interpretarlo, gli attori di “Mare Fuori” Antonio de Matteo e Lia Greco, accompagnati dall’Orchestra Fiati del Montefeltro diretta dal Maestro Davide Barbatosta. Lascio la parola a Simona Bertocchi, scrittrice, autrice di La casa del melograno (Giovane Holden, 2022):

“Tiziano Mancini, scrittore e giornalista, ha dato alle stampe un’opera di grande intensità per la scelta del personaggio e lo stile di scrittura. L’autore toglie infatti dall’oblio una grande e dimenticata protagonista del Rinascimento, Elisabetta di Montefeltro, e lo fa con una biografia romanzata di notevole fascino e originalità".

La trama si snoda in capitoli che raccontano i momenti salienti del Rinascimento urbinate attraverso dialoghi, descrizioni, riflessioni, visioni, in uno stile che dipinge con le parole l’incontro tra la Storia e le storie, tra la realtà e l’invenzione (sempre molto coerente con i fatti storici).

Elisabetta da Montefeltro era ancora una bambina quando fu promessa in sposa a Roberto Malatesta, di vent’anni più grande. Era il 1471 e si trattò di un accorto politico prematrimoniale, come avveniva in quel periodo per suggellare alleanze e placare rivalità tra gli stati. Per quell’occasione le nozze dovevano determinare la pace tra le acerrime città nemiche Rimini e Urbino.

Il matrimonio sfarzoso di Elisabetta e Roberto, figli di Federico di Montefeltro e Sigismondo Pandolfo Malatesta, avvenne nel 1475. Fu un’unione infelice per la sposa, la quale scoprì presto che il suo consorte aveva una concubina e un figlio. Ma il destino serbava un dramma ancora più feroce per la figlia del signore di Urbino: Elisabetta il 10 settembre 1482 rimase vedova e orfana di padre nello stesso giorno. Cercò allora nella fede e nella spiritualità una luce di speranza fino a prendere i voti nel Convento di Santa Chiara. La donna di potere Elisabetta da Montefeltro divenne così Chiara Feltria dell’ordine delle Clarisse.

In questo testo il lettore si addentra in vicende di grande pathos: la morte di Battista, la brutalità dei Borgia, la fuga e il ritorno di Guidobaldo, il magnetismo del conte di Urbino e di Sigismondo, i drammi di Elisabetta e il suo peregrinare tra Urbino, Venezia e Ferrara. La scrittura di Tiziano Mancini presenta una semplicità strutturata, delicata e graffiante, spesso filtrata dalla filosofia e dalla spiritualità per rivelare il lato più umano dei grandi personaggi del periodo narrato. Tra i capitoli e i passaggi più commoventi c’è il legame tra Elisabetta e il padre Federico da Montefeltro che trasmette alla figlia i più alti valori, la cultura, la lungimiranza, il coraggio e la lealtà. I loro dialoghi sono vibranti, veri, intensi ma ancora più toccante è il dialogo tra il Valentino, il senza dio, ed Elisabetta, che nel frattempo è diventata Chiara Feltria: in questo capitolo assistiamo a una sorta di espiazione, di pentimento da parte di Cesare Borgia che si interroga sulla sua natura violenta e feroce, ma tanti altri sono i personaggi della Storia rinascimentale che trasmettono le proprie fragilità.

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Copertina di Fuori da ogni guerra

In un libro in cui la guerra e il dramma sono nel centro dell’intreccio, sorprende un finale di pace e speranza che porta alla riflessione”. Passiamo da qui al secondo volume, proprio a partire dalla parola “pace”. Il volume è una raccolta di racconti e si intitola Fuori da ogni guerra (2024). Edito da Ventura Edizioni, è stato scritto da un collettivo di autori e autrici che si sono dati come nome “Gli scrittori della soffitta”, di cui io stessa faccio parte. Sarà presentato a Pesaro, ai bagni del Sacro Cuore, la sera del 12 agosto.

Parlare di pace, oggi, è non solo doveroso, ma indispensabile. Educare, o meglio ri-educare alla pace, è una responsabilità a cui non dobbiamo abdicare. Sia che si tratti di una storia proveniente dal passato, sia che si tratti di racconti ambientati nel nostro qui-e-ora, la pace è ciò che si oppone al destino (che pare ineluttabile) di estinzione e rovina della nostra vita sul pianeta, delle nostre culture costruite faticosamente, di quelle che ancora stanno germogliando e faticano a emergere, schiacciate come sono dall’ strapotere delle egemonie mondiali.

I racconti spaziano dal medioevo all’oggi: dopo una prefazione intrigante firmata Lavinia W. (un enigma di non troppo difficile soluzione per chi ama la letteratura americana…) e una toccante epigrafe di Bertolt Brecht, si inizia col dialogo quasi surreale fra una mamma e una bambina; si prosegue con spezzoni dalle guerre mondiali, dalla pandemia, dalle guerre del passato e perfino da quelle del futuro. Le voci sono tante, tutte diverse, e formano un’orchestra di stili e di paesaggi, di visioni e di paure condivise e sovrapposte. Ci sono soldati, armi, ma non ci sono eroi. Su tutto regna la grande utopia della pace, che è la nostra voglia comune di terminare ogni conflitto e ricordarci la nostra umanità. Che non vogliamo più chiamare utopia, ma progetto.


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