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Informazione. Condannati giornalisti di merateonline

Si chiude così una brutta pagina sulla libertà di stampa nel silenzio più assoluto, finora, dell’Ordine dei Giornalisti

di Adriano Todaro - mercoledì 11 giugno 2008 - 7079 letture

Giustizia è fatta! La Cassazione penale ha condannato il direttore responsabile e due cronisti di merateonline per aver usato le radioline scanner, strumenti usati in tutte le redazioni dei giornali e agenzie di stampa da decenni. Si conclude così una vicenda che lascia l’amaro in bocca e che ha visto protagonista il giornale online di un piccolo centro della provincia di Lecco, appunto Merate. Il direttore Claudio Brambilla è stato condannato a 15 mesi, così come il redattore Fabrizio Alfano. Sei mesi, invece, al redattore Daniele Di Salvo.

La vicenda inizia l’1 agosto 2002 quando in redazione arrivano i carabinieri e sequestrano gli scanner. Per l’operazione non hanno badato al risparmio: una decina di carabinieri al comando di un capitano e con la partecipazione di sottufficiali in forza al Nucleo operativo radio mobile. Tutto questo dispendio di forze non per una grossa partita di droga, ma per 4 radioline che servono per ricevere, in chiaro, le comunicazioni fra le volanti. Strumento, come detto, usato in tutte le redazioni e che permette ai cronisti di nera di arrivare sul posto di un incidente o di un omicidio in breve tempo. Ricordiamo che gli scanner sono sintonizzati su frequenze libere, non criptate. Inoltre, i carabinieri, non solo sequestrano le radioline, ma perquisiscono la redazione del giornale e le abitazioni dei cronisti.

In primo grado i giornalisti erano stati assolti; in secondo grado, invece, il giudice aveva chiesto le condanne che ora la Cassazione ha confermato.

La vicenda, quindi, si chiude con le condanne, seppure mitigate dalla sospensione della pena e la non menzione nel casellario. Ma se si chiude, in parte, la vicenda giudiziaria, non si chiude affatto quella che riguarda l’informazione. Qua alcune cose vanno dette, molto chiaramente.

Una prima questione riguarda l’Ordine dei Giornalisti. Dovrebbe avere il compito, oltre ad altro, di tutelare il lavoro di tutti gli iscritti e battersi affinché la libertà d’informazione sia applicata. Negli ultimi tempi si sono raccolte anche firme per la sua soppressione. Personalmente non ritengo che abolendo l’Ordine le cose possano andare meglio. Mi riferisco alla perdita dell’autonomia redazionale, alla mancanza di regole deontologiche, al mancato rispetto del segreto professionale sulla fonte delle notizie, alle assunzioni che saranno decise dagli editori ed altro ancora.

Indipendentemente dal peso editoriale di una singola testata, l’Ordine dovrebbe intervenire. Con merateonline non l’ha fatto e questo va a discapito di questa istituzione e dà credito alle voci che la vorrebbero abolire. Ma l’Ordine mi dovrebbe comunque e sempre difendere? No. Ma dovrebbe usare lo stesso metodo per tutti. E invece non è così. Ci sono stati casi in cui giornalisti si sono macchiati di reati deplorevoli (vedi caso “Betulla”) e sono stati solo sospesi per un certo tempo; altri che hanno sbattuto in prima pagina foto che non avrebbero dovuto pubblicare e sono stati solo censurati. Sono tantissimi i casi che dal punto di vista deontologico portano discredito all’Ordine dei giornalisti. Uno per tutti: nel 1983 Giuliano Ferrara (che in seguito confesserà di essere stato al soldo della Cia, dichiarazione che non provocherà né scandalo né riprovazione) lascia il Pci e la notizia appare su L’Europeo. La notizia è sotto forma di intervista a firma Barbara Palombelli. Tutto bene? No. Perché l’intervista è fasulla nel senso che Ferrara si è autointervistato e la Palombelli ha graziosamente messo la sua firma sotto l’intervista come confesserà lei stessa nel libro “Diario di una mamma giornalista” (pagg. 69-70). Se fosse avvenuto negli Stati Uniti un episodio del genere, la giornalista non scriverebbe più da nessuna parte. Nel nostro Paese, invece, è una delle più richieste con contratti stratosferici. Dal punto di vista deontologico è più grave il comportamento della signora Palombelli (di Ferrara, Farina, Feltri e tanti altri) o gli scanner di merateonline?

Altra questione. Perché proprio merateonline? E’ forse l’unico giornale che adopera gli scanner? Se secondo i giudici “Le comunicazioni tra la centrale operativa e le pattuglie radiomobili della polizia giudiziaria avvengono tramite onde radio omnidirezionali, su frequenze assegnate preventivamente al ministero della Difesa, che la stragrande maggioranza dei cittadini non può captare, proprio perché le apparecchiature in grado di captare tali comunicazioni non sono, ad oggi, in possesso comune dei consociati”, come mai gli scanner sono venduti liberamente nei negozi? Perché non denunciare anche i quotidiani di “grande” tiratura, le agenzie di stampa, le redazioni dei network televisivi? Se un gruppo di carabinieri dovesse presentarsi, poniamo il caso, al Corriere della Sera e sequestrare gli scanner, Ordine e la Fsni starebbero zitti? Certo che no e farebbero bene perché la difesa della libertà di stampa è il primo impegno che dovrebbero avere questi organismi. Invece le cose non sono andate così. Un piccolo giornale è stato colpito e quegli organismi non hanno ancora avuto nulla da dire.

Una brutta vicenda che è anche la dimostrazione della situazione della libertà di stampa nel nostro Paese. La stampa asservita al potere, qualunque esso sia, può continuare, impunemente, a raccontare gossip. Quella, invece, che cerca spazi di libertà, che fa informazione sul territorio, che cerca notizie, che fa inchieste che i grandi giornali non fanno più, è colpita e i giornalisti condannati.

C’è una numerosa giurisprudenza che dimostra che questa condanna si può impugnare davanti al Tribunale dei diritti dell’uomo di Strasburgo. Così la pensa l’ex presidente dell’Ordine della Lombardia, Francesco Abruzzo.

Ordine dei giornalisti e Federazione della stampa cosa pensano? Faranno questo?


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Informazione. Condannati giornalisti di merateonline
2 gennaio 2009, di : Nicola Natale

Nicola Natale, addetto stampa.

In quanto giornalista solidarizzo profondamente con i colleghi di Merate. Anch’io sono stato oggetto di una denuncia in quanto direttore responsabile del periodico l’Orologio per diffamazione a mezzo stampa. La mia colpa? Aver pubblicato una lettera, dalla quale peraltro mi dissociavo, sull’erogazione degli aiuti alle famiglie a basso reddito in corrispondenza delle Elezioni Politiche. Chi mi ha denunciato? La Giunta Comunale pagando un legale con soldi pubblici. La lettera pubblicata non menzionava la Giunta tra i responsabili del presunto ritardo.