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Due Cavalieri

Eppure, io so che quella lettera esiste. Deve esistere. So che è da qualche parte, in questo o in un altro universo, in questa o in un’altra dimensione.

di Alessandra Calanchi - mercoledì 14 giugno 2023 - 1375 letture

In un celebre racconto di Edgar Allan Poe, La lettera rubata (1844), dopo che eserciti di poliziotti hanno tentato invano di ritrovare un documento che sembra svanito nel nulla, dopo aver rovistando dappertutto, messo a soqquadro tutte le stanze, smontato mobili e svuotato cassetti, l’infallibile investigatore amatoriale Cavaliere Auguste Dupin viene chiamato a risolvere il caso, cosa che puntualmente fa nel giro di pochi minuti. La lettera non era mai stata rubata, ma stava semplicemente nell’unico luogo in cui nessuno aveva cercato, in bella vista, sotto lo sguardo di tutti.

Ho ripensato a questo racconto quando, in occasione dei funerali di Stato di un personaggio scomparso di recente, ho percepito qualcosa di fuori posto, qualcosa che non andava. E ho capito perché. Abiti da cerimonia e bandiere a mezz’asta mal si addicevano a uno statista che per tutta la vita aveva dimostrato maggiore propensione a feste, cene e musica. E mi sono immaginata una lettera che magari lui aveva scritto, e nascosta chissà dove, o magari anch’essa in bella vista, ma non ritrovata, in cui lui si raccomandava che al suo funerale ci fossero fiumi di lambrusco, ragazze non troppo vestite (e non troppo âgées), trenini e giochi della bottiglia, karaoke e burlesque. Mi sono messa nei suoi panni e ho sofferto al posto suo, a vedere i suoi fedelissimi e i suoi avversari uniti in una commemorazione conflittuale di amore-odio, di devozione-indignazione, quando sarebbe stato così bello un evento liberatorio, una grande festa della libertà dalla vita e dalla morte, senza pentimenti né resurrezione, ma coerente con la sua gioia di vivere, il gusto un po’ pacchiano della ricchezza esibita, la generosità lasciva e impudente. Con un code-dressing impeccabile e imprescindibile che nulla avrebbe avuto a che vedere col sobrio e austero total black.

Eppure, io so che quella lettera esiste. Deve esistere. So che è da qualche parte, in questo o in un altro universo, in questa o in un’altra dimensione. Ma non c’è stato un Dupin.


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