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Diventati globali siamo diventati tutti più fragili

Immaginare la situazione di oggi fino a qualche mese fa sarebbe stato impossibile. La vita nasconde molti eventi sorprendenti e tra di questi rientra il Covid-19.

di Massimo Stefano Russo - mercoledì 25 marzo 2020 - 1994 letture

Immaginare la situazione di oggi fino a qualche mese fa sarebbe stato impossibile. La vita nasconde molti eventi sorprendenti e tra di questi rientra il Covid-19, con tutto quello che sta comportando. Non è un accidente, ma una conseguenza non voluta di nostre azioni. Se le malattie infettive in condizioni ordinarie sono eventi naturali, eccezionalmente può accadere che il virus salti da un animale a un ospite umano, con conseguenze imprevedibili e potenzialmente catastrofiche. Il passaggio da una specie all’altra è in genere un episodio sporadico: un incidente, un’aberrazione, ma accade. In primo luogo sono le malattie degli animali, trasmissibili all’uomo, da tenere sotto controllo. La peste bubbonica ed Ebola rientrano nella zoonosi.

L’influenza cosiddetta spagnola del 1918-19 ebbe origine da una specie di uccello acquatico. Passò da vari animali domestici, quali intermediari, e finì con l’uccidere si stima cinquanta milioni di persone. Sparì poi nel nulla. Si calcola che più di trenta milioni di individui siano morti dal 1981 a oggi, per le nuove virulente infezioni trasmissibili dagli animali agli esseri umani.

All’origine dell’epidemia di Sars (novembre 2002/ luglio 2003) ci fu un virus che dal pipistrello, passò a uno zibetto. Il virus, contenuto nel sangue dell’animale, macellato in un mercato in Asia e portato a casa, infettò una persona. Per via aerogena si trasmise poi ad altre persone. Il sistema di condizionamento contaminò un albergo intero e molti clienti stranieri l’esportarono all’estero. Bill Gates cinque anni fa sembrava averlo previsto: “Se qualcosa ucciderà 10 milioni di persone nelle prossime decadi, è probabile che sia un virus molto contagioso. Non missili ma microbi”. La domanda legittima da porsi è perché la comunità scientifica non ha imparato da quanto già avvenuto e proposto o meglio imposto alla politica di investire per prevenire e contenere una potenziale pandemia? Raccontare e narrare il coronavirus è importante per renderlo visibile e delimitabile, ma evitiamo di farne un melodramma. Per spiegare il Covid-19 bisogna utilizzare le parole migliori e preservare da ansie inutili che generano solo angoscia e panico. Il termine zoonosi denomina un salto di specie del virus dall’animale all’essere umano. L’agente infettivo una volta radicatosi nel nuovo organismo può causare malattia e morte. Il covid-19 è nuovo, con aspetti in gran parte sconosciuti, ma non è il primo né sarà purtroppo l’ultimo dei nuovi patogeni.

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Il virus emergente, da vera macchina da guerra, si muove sia a formazioni compatte che in ordine sparso, adattandosi. L’infezione vede i patogeni - pur molto piccoli - divorare da dentro. Per sconfiggere il covid-19 è indispensabile confidare nella scienza e negli scienziati. (Scienziati non si nasce ma si diventa, attraverso lo studio e il riconoscimento accreditato del proprio lavoro da parte della comunità scientifica). La scienza medica e la sanità pubblica hanno debellato il vaiolo e la poliomielite (che non sono malattie zoonotiche). Riconoscere che questi virus sono in grado di vivere e di riprodursi solo sugli esseri umani ha consentito di sviluppare gli indispensabili vaccini.

Purtroppo, in questi anni in molti contesti, lo smantellamento del sistema sanitario pubblico, per razionalizzare i costi ed evitare gli sprechi, è stato fatto e oggi ne paghiamo le conseguenze. Siamo chiamati a reagire all’emergenza coronavirus, che sta avendo una diffusione ampia e sconfinata, con consapevolezza, capaci di proteggerci ed evitare di trasmettere il contagio agli altri. La velocità con cui il contagio si è andato propagando ha dell’incredibile. Ma se si applicano determinate misure di controllo il contagio può essere contenuto e impedire che si diffonda in modo esplosivo.

È difficile prevedere cosa accadrà, sia nell’immediato che nel futuro. Molte le domande sul decorso dell’epidemia e l’efficacia delle misure intraprese.

Nell’emergenza sanitaria, anche se non c’è ancora una cura specifica, siamo consapevoli che ci vuole non solo la competenza e l’autorevolezza degli esperti, ma soprattutto la solidarietà tra i cittadini, nell’interazione con tutti quelli che operano esposti in prima linea e stanno svolgendo un lavoro encomiabile. Le infezioni a livello globale negli ultimi anni sono state facilitate dall’aumento dei viaggi aerei.

Quali ipotesi avanzare? Le malattie infettive stanno dappertutto e come una sorte di collante naturale legano un individuo all’altro e una specie all’altra. A dare più problemi sono i virus che nell’evolvere rapidamente sono insensibili agli antibiotici. Infatti i virus, una volta trasbordati negli esseri umani, esposti a un ambiente nuovo e a nuove circostanze, possono diventare mortalmente devastanti.

Un antidoto essenziale viene dalla risposta del sistema immunitario che, in presenza di materiale biologico estraneo, fabbrica gli anticorpi. Le situazioni nuove e sconosciute vanno studiate e il Covid-19 è una sfida nuova da vincere, avvalendosi della sanità che in quanto servizio pubblico, deve essere in grado di influenzare la politica sanitaria. Lo sguardo dello scienziato da pensatore libero, deve essere capace di analizzare in modo vigile i dati e i fatti, con consapevolezza e razionalità.

Come riuscire a debellare gli agenti patogeni? L’apporto della scienza medica, ma anche il supporto dei sistemi di comunicazione e dell’informazione e della politica è vitale. La mobilitazione e il reclutamento del personale specializzato, avvalendosi delle forze dell’ordine sono indispensabili per evitare l’espansione del contagio. Accanto a ciò il ricovero degli ammalati gravi in ospedali specializzati e le indagini di laboratorio, per capire gli episodi inspiegabili causati dal virus. Sappiamo che nella vita e nelle traversie dei virus l’uomo ha un suo ruolo e solo se si circoscrive il contagio si arriva a “un punto cieco” tale che il virus smette di replicarsi. L’obiettivo è di preservare quanto più possibile la salute pubblica. Diventati globali siamo diventati tutti più fragili.



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