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Criminalità da esportazione

Secondo i servizi segreti tedeschi i criminali italiani in Germania sarebbero più di 2000, la metà appartenenti alle ’ndrine, con un capitale stimato tra i 30 e i 50 miliardi investiti nel centro e nell’est europeo...

di Sonia Lombardo - martedì 11 settembre 2007 - 4256 letture

La strage di Duisburg è stata definita un evento senza precedenti, la prima volta che l’ndrangheta colpisce fuori dai confini nazionali. Eppure, considerando il fenomeno di espansione all’estero di tutte le organizzazioni criminali di stampo mafioso sulla scia dell’esempio siciliano, la rottura del silenzio era da mettere in conto.

Secondo i servizi segreti tedeschi i criminali italiani in Germania sarebbero più di 2000, la metà appartenenti alle ’ndrine, con un capitale stimato tra i 30 e i 50 miliardi investiti nel centro e nell’est europeo. Il Sisde conferma il ruolo centrale della ’ndrangheta nel traffico di stupefacenti: consolidati i rapporti con le organizzazioni sudamericane e turche per l’approvvigionamento, di cocaina ed eroina, nonché i contatti con sodalizi stranieri, specie albanesi e nordafricani, che gestiscono piazze di spaccio nel Nord Italia, orfane del controllo della Cosa Nostra siciliana che tenta di reinvestire invece negli affari puliti dei "cugini" americani.

La stampa tedesca ha sottolineato che da tempo gli investigatori tenevano d’occhio il ristorante "Da Bruno" dove è avvenuto l’agguato ai danni dei sei uomini tutti provenienti da San Luca, un paese della locride, e tutti vicini al clan Pelle-Romeo, per complicità in riciclaggio di denaro, traffico di armi e droga. Pare infatti che Marco Marmo, ritenuto l’obiettivo dei killer, si trovasse in Germania per procurarsi armi e sfuggire alla vendetta per l’omicidio, avvenuto lo scorso natale, di Maria Strangio, appartenente alla famiglia rivale.

Nella faida tra i due clan, iniziata nel 1991, s’intrecciano interessi economici contrastanti e sgarri di tradizione rurale che hanno già fatto 15 morti: Francesco Giorgi aveva 16 anni, gli inquirenti hanno collegato il suo cognome a quello dell’ultima vittima di San Luca, Antonio Giorgi; i fratelli Francesco e Mario Pergola, di anni ne avevano 20 e 22, erano figli di un appuntato della Polizia in pensione che prestava servizio nel commissariato di Siderno, il paese dell"avvocato".

Antonio Commisso, il boss, catturato lo scorso anno in Canada, a capo del "Siderno Group" il più potente sodalizio criminale calabrese che opera soprattutto nel traffico internazionale degli stupefacenti e siede a pieno titolo nel governo di Cosa Nostra. Commisso ha progressivamente aumentato il proprio prestigio mafioso subentrando allo zio Cosimo, protagonista di una vittoriosa quanto sanguinaria guerra con la famiglia dei Costa di Siderno e artefice della penetrazione in Canada, Stati Uniti e Australia, da un lato con il traffico di droghe, dall’ altro con attività estorsive a danno di imprenditori di origini italiane.

Dopo il suo arresto gli inquirenti non esclusero la possibilità dello scatenarsi di una nuova guerra per il riassetto degli equilibri dell’organizzazione criminale che avrebbe coinvolto tutti i paesi della costa ionica.


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