Sei all'interno di >> :.: Primo Piano | Attualità e società |

Un Ponte per sulla nuova ondata xenofoba italiana

Un Ponte per, associazione non profit ritiene utile esprimere alcune considerazioni di fondo sul fenomeno xenofobo.

di Enzo Maddaloni - giovedì 5 giugno 2008 - 3660 letture

Il Comitato Nazionale di “Un ponte per…” esprime una giudizio fortemente negativo sulle misure prese dal Governo in merito alle politiche verso la immigrazione e il popolo rom, nel merito e sul loro significato complessivo. Il razzismo istituzionale che esprimono intrecciato con la xenofobia dilagante può mettere a rischio la stessa natura democratica del nostro paese.

Il comitato nazionale di "Un ponte per…" esprime un forte allarme per la crescente xenofobia che si sta sviluppando nel nostro paese e di cui anche il risultato elettorale è specchio. Il nostro allarme nasce dalla convinzione che la storia può ripetersi e che la banalizzazione del razzismo, o il suo sfruttamento politico, sia già parte di questa ripetizione.

Siamo allarmati perché il razzismo si accompagna sempre con la guerra, anzi la giustifica e la sostiene. Siamo allarmati perché vediamo la possibilità, nella competizione globale per le risorse in corso, che la guerra nella sua forma più devastante conosciuta già due volte nel secolo passato possa tornare ad essere elemento determinante della vita quotidiana di ognuno di noi.

Chiediamo a noi stessi ed a tutti di non sottovalutare i fenomeni a cui stiamo assistendo, dagli assalti ai campi zingari, alle ronde, dalla nomina di commissari straordinari anti rom, al divieto di pulizia dei vetri ai semafori.

Particolare allarme desta la criminalizzazione dell’intera popolazione zingara. E’ un fenomeno ed una politica che si è già vista in Europa e che a portato a tragedie ancora troppo misconosciute. L’Italia, per aver partecipato con il fascismo alla loro persecuzione, ha un debito nei confronti delle popolazioni zingare. Le leggi razziali, i campi di concentramento, il tentativo di sterminio ha riguardato, oltre agli ebrei, anche gli zingari ed anche l’Italia ne è stata coinvolta. Ricordiamo che le popolazioni zingare hanno tributato centinaia di migliaia di vittime alla follia nazista.

Riteniamo utile esprimere alcune considerazioni di fondo sul fenomeno xenofobo:

La incertezza del futuro determinata dalla competizione selvaggia tra economie, sistemi paese, imprese, lavoratori, che caratterizza la presente fase di globalizzazione iperliberista sta innescando in tutto il mondo reazioni identitarie e di “ricerca del nemico” o del capro espiatorio. Il fenomeno xenofobo a cui assistiamo in Italia fa il paio infatti con il diffondersi di fondamentalismi religiosi, nazionalismi e comunitarismi settari in tutto il mondo. Questo processo favorisce la formazione di contesti culturali utili alla guerra.

Anche la mancanza di alternative politiche ed economiche, percepite come realistiche, all’attuale dominio del mercato è responsabile di questo processo. Nella percepita impossibilità di contrastare i processi che sono alla radice dell’impoverimento e del furto di futuro di masse crescenti di popolazione anche in occidente si sviluppa la guerra tra poveri.

Occorre quindi che, oltre che sul piano culturale ed educativo, il fenomeno sia contrastato alla radice innanzi tutto ridando il primato alla politica, intesa come ricerca del bene comune, difesa delle parti più deboli della società, mediazione tra interessi legittimi, il primato sul mercato, sul profitto, sui centri di potere economico e finanziari. Occorre una proposta politica in grado di individuare nel mercato, nel comportamento antisociale delle imprese, nello strapotere dei centri di potere finanziari, nel trasferimento di reddito dal lavoro dipendente, nella evasione fiscale, le cause reali della minaccia alla sicurezza dei cittadini.

Sul piano culturale non è più sufficiente lavorare sui concetti di convivenza e di rispetto e accettazione dell’altro, ma occorre contrastare con forza il sistema di valori insediatisi come corollario dalla globalizzazione neoliberale, a cominciare dal negare valore positivo alla competizione per riscoprire la collaborazione e la solidarietà soprattutto tra lavoratori, tra poveri, tra classi sociali, e ridare valore alla persona umana, non vista solo come lavoratore o consumatore, ma alla sua complessità e ai suoi bisogni culturali e spirituali, alle suo sistema di relazioni sociali, familiari, comunitarie, proporre modelli di convivenza in cui le relazioni e non il possesso ed il consumo di beni definiscano il benessere delle persone.

Occorre invece promuovere politiche per garantire i diritti umani di tutti i residenti in Italia e il riconoscimento dell’apporto che i lavoratori immigrati danno alla nostra economia e il contributo culturale che possono dare alla elaborazione di una cultura adeguata alla nuova composizione etnica che il nostro paese è destinato ad assumere nei prossimi decenni. Il riconoscimento dei diritto di voto è parte dovuta al riconoscimento di questi contributi. Una politica dei diritti per tutti, quindi, alla casa, al giusto reddito, alla sicurezza del lavoro e sul lavoro, che unisca su questo piano le masse popolari del nostro paese e contrasti la guerra tra poveri.

Riteniamo gravissime le responsabilità della classe dirigente italiana, sia di destra che di sinistra, che invece di contrastare il fenomeno sia sul piano culturale che sul piano del modello socio economico che lo produce, corre dietro ai sondaggi e alle cosiddette percezioni contribuendo a sviluppare un circolo vizioso che alimenta la violenza.

Riteniamo gravissime le responsabilità dei mezzi di comunicazione di massa che, nel correre dietro all’audience e alle vendite, amplifica il fenomeno contribuendo all’innalzamento della percezione di pericolo, all’allarme sociale e alla diffusione della paura.

La mancata integrazione nel sistema socioeconomico dei cittadini europei di origine nomade è essa stessa una fallimento delle istituzioni nazionali e comunitarie che non sono state in grado, dopo lo sterminio a cui gli zingari sono stati sottoposti dal nazismo e dal fascismo di proporre modelli di convivenza che, nel rispetto delle tradizioni, permettessero di ridare valore e funzione a tali popoli , proponendo solo ghetti o assimilazione.

Chiede a tutti i propri volontari e ai propri comitati locali di attivarsi nei modi e nei tempi in cui sono in grado, insieme alla società civile responsabile dei loro territori per contrastare il fenomeno, lanciare l’allarme, partecipare alle iniziative e promuovere, laddove possibile, la costruzione di coordinamenti di associazioni, gruppi, istituzioni per contrapporsi, attraverso una presenza attiva nei territori, alle logiche della paura, dell’insicurezza, del pericolo.

Si propone di verificare la fattibilità di due iniziative:

1.la costituzione di una banca dati degli episodi di razzismo finalizzata a studiare il fenomeno e ad attivare azioni volte al rispetto delle legge contro l’istigazione all’odio razziale;

2.promuovere iniziative volte a ricordare la strage di rom perpetrata dal nazismo.

http://www.unponteper.it/ Loretta Mussi Direttore Un ponte per.. tel:+39.06.44702906 fax:+39.06.44703172

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari

e fui contento perché rubacchiavano.

Poi vennero a prendere gli ebrei

e stetti zitto perché mi stavano antipatici.

Poi vennero a prendere gli omosessuali

e fui sollevato perché mi erano fastidiosi.

Poi vennero a prendere i comunisti

ed io non dissi niente perché non ero comunista.

Un giorno vennero a prendere me

e non c’era rimasto nessuno a protestare.

Bertold Brecht


- Ci sono 3 contributi al forum. - Policy sui Forum -
Un Ponte per sulla nuova ondata xenofoba italiana
7 giugno 2008

Coloro che vogliono che siano rispettate le proprie tradizioni,perchè non si sforzano minimamente di rispettare le tradizioni e la cultura del Paese che li ospita? Di quale integrazione bisogna parlare?Alcune persone non hanno alcuna intenzione d’integrarsi,anzi pretendono che siano gli altri ad adeguarsi a loro.La religione cristiana da fastidio.....che fare allora? Eliminiamola dalla tradizione italiana ed europea, così dimostriamo a quelli di altra professione religiosa di essere più laici,più democratici e più tolleranti.Tollerare gli altri non significa perdere la propria identità e la propria cultura .Di questo passo,come dice Brecht, da inquadrare fra l’altro in un altro contesto storico, quando verranno a prendere noi, di noi non sarà rimasto più niente, perchè ci saremo spogliati di tutto. Si continua a sbandierare lo spauracchio del fascimo e del nazismo, quando basterebbe rispettare i principi basilari della convivenza civile basata sul rispetto reciproco.Il popolo italiano non è mai stato razzista, ma se si perde di vista il problema dell’ordine pubblico e della sicurezza, qualcuno lo diventerà sicuramente.Devo aggiungere che tutte queste diatribe di destra e di sinistra hanno veramente stancato.Il diritto alla sicurezza, al lavoro,alla pacifica convivenza civile, non è nè di destra nè di sinistra. Lorenza
Un Ponte per sulla nuova ondata xenofoba italiana
10 giugno 2008

Stanchi di sentir parlare del ’ponte di Messina’ e con la testa al ’ponte di Ferragosto’ prossimo venturo dubito che la maggior parte degli italiani avranno attenzione per i ponti umanitari.

Certo molto l’Italia ha fatto!? Mi piacerebbe sapere chi sono i nuovi ricchi del solidarismo umanitario e perchè nel Darfur sono morti migliaia di bambini in tenera età: è per caso crollato il ponte umanitario costruito per salvare loro la vita? Oppure questo ponte era come quello dello Stretto: si dice che esista già ma si deve ancora iniziare a farlo (forse proprio come il ponte umanitario per il Darfur).

Un Ponte per sulla nuova ondata xenofoba italiana
10 giugno 2008

Sulla xenofobia di certi italiani ho una soluzione pronta ed efficace: decreto di espulsione per i razzisti italiani e regolarizzazione dei clandestini onesti con assegnazione dell’abitazione degli italiani espulsi.

W il duce.. ma dove ci conduce?