Giro81
/ Movimento Caro Babbo Natale, il regalo che vorrei di Stefano Benni (da Repubblica?)
Caro Babbo Natale, sono un bambino
italiano medio e ti spedisco la consueta letterina per i
regali. Ti avverto subito che il tono sarà diverso
da quello degli anni passati, ma viviamo tempi difficili
e mi sono dovuto adeguare: comunque, leggila con attenzione.
Anzitutto ti prometto che non sarò buono.
Buono è un termine adatto a una telenovela, a una
partita del Cuore, a un lacrimatoio in diretta tivù.
Ma una bontà senza telecamere e senza Auditel è
fatica inutile.
Non ti dico neanche che sarò onesto
e corretto, perché mi giocherei la carriera parlamentare.
Per prima cosa, quindi, non ti chiedo perdono dei peccatucci
commessi. Sì, ho rubato qualche lira dal portafoglio
di papà, ma ti prometto che non lo farò più.
Dal prossimo anno ruberò solo euro. Ho usato il rossetto
al silicone di mamma sul cane e l'ho quasi trasformato in
un tapiro. Ho sostituito il calendario di Frate Indovino
del nonno col
calendario di Martina Colombari e non sono neanche andato
a trovarlo nel reparto rianimazione.
Ho corrotto il bidello per una piccola modifica
costituzionale: gli ho fatto
cambiare i miei voti nel registro. Ho investito uno in motorino
e non mi
sono fermato, ma avrei fatto tardi a scuola. Ebbene sì,
qualche carognata l'ho fatta, ma come dice un paleovinile
dei tuoi tempi, "nessuno mi può giudicare".
Tu vieni da un nevoso paese scandinavo-stalinista che non
conosce neanche il prosciutto, e nessun giudice straniero
ficcherà il suo fottuto naso giacobino negli affari
del popolo italiano. Perciò lascia da parte rimproveri
e rogatorie. Se vuoi proprio saperlo, ho anche detto un
sacco di bugie e ho fatto la spia in classe, ma non è
certo un peccato, anzi è vivamente consigliato dai
nostri governanti.
Ho denunciato un professore che ci faceva
leggere A Silvia di Leopardi, con evidente derisione del
nostro premier. Ho picchiato un mio compagno di scuola,
ma era di colore e vendeva temi prefabbricati, se questi
sono venuti in Italia per rubarci il lavoro, se ne stiano
a casa loro. Quando la maestra fa lezione, io, insieme a
tutta la classe, le parlo sopra, sbraito e la interrompo.
Una volta lei si è incazzata urlandoci: ma dove avete
imparato
queste cose, e noi abbiamo risposto: nei talkshow, signora
professoressa. Ha dovuto darci ragione. Naturalmente sono
stato disonesto. Ho falsificato la mia firma sul libretto
delle assenze. Dovevo andare a scuola, ma c'era anche una
partita di pallone. Era un caso lampante di conflitto di
interessi e tu sai come vanno queste cose in Italia.
Una notte ho visto dei miei compagni che
bruciavano un asilo e li ho lasciati fare, era un asilo
pubblico e l'ho interpretato come un gesto di solidarietà
con la Moratti. Ti sembran tempi per lezioni di moralità?
Vedo quei signori con il cravattone verde, che una volta
erano i campioni della lotta alla corruzione e del sempreduro
e adesso sono ministeriali e bazzotti, una volta gli facevano
schifo i fascisti e adesso ci scodinzolano insieme. Se loro
hanno fatto carriera così, perché non dovrei
farlo io?
E adesso passiamo alle cose serie, cioè
ai regali. Per prima cosa voglio altre due playstation.
Non ricordarmi che ne ho già una, il nostro premier
ha sette televisioni e si lamenta che l'informazione è
tutta in mano ai comunisti. Beh, anche io voglio tre playstation
per contrastare l'avanzata marxista nella tecnologia ludica.
Poi voglio videogiochi di guerra e armi. E non pensare di
rifilarmi le solite spade di plastica. Guardando gli esperti
militari in televisione, ho capito che ci sono armi buone
e armi cattive. Il kalashnikov è cattivo perché
fa rumore, il B 52 è buono perché quando ti
sorvola romba silenzioso lassù in alto, e tu puoi
continuare a fare i
compiti.
Le mine antiuomo, come dice il nome, non
colpiscono le donne e i bambini. Io vorrei quella meravigliosa
bomba Usa che si chiama tagliamargherite, quella che spazza
via tutto nel raggio di dieci chilometri. La tirerei nel
mio quartiere, così finalmente noi bambini avremmo
uno spazio libero dove
giocare a pallone. Se non me la porti, allora vuol dire
che sei contrario a una città vivibile per l'infanzia.
Dici che sono giochi violenti? Beh, ho visto il video di
Osama che festeggia lo sterminio degli odiati nemici, ma
sono convinto che anche Bush e Sharon festeggiano dopo aver
bombardato, e anche il nostro presidente del consiglio ha
brindato alla notizia che entravamo in guerra.
Insomma, la guerra eccita tutti e non vedo
perché solo noi bambini dovremmo essere esclusi.
Oltretutto, a differenza dei guerrafondai, noi sappiamo
anche godere in altri modi. Ma qua invoco la legge sulla
privacy. Naturalmente, non dimenticare la mia famiglia.
Il mio fratellino minore vorrebbe una sedia elettrica per
criceti e mio fratello maggiore un lanciagranate da stadio.
Mia sorella vorrebbe tanto il Lego Lunardi, quello che ti
danno la scatola gratis ma appena hai costruito qualcosa
arriva un tecnico nominato da Lunardi e ti fa una perizia
da cinquanta milioni. Non scordarti del mio papà
che è leghista e fa il presepe con due buoi perché
dice che l'asino è da terroni. Portagli una divisa
da sceriffo della polizia padana. A mio zio che è
di Forzitalia il salvavviso Beghelli che trilla quando sta
per arrivare la finanza. Per mia mamma progressista un ombrello,
oppure va bene anche un vecchio regalo riciclato, dopo il
ritorno di D'Alema è rassegnata a tutto.
E passiamo ai videogiochi. Anzitutto vorrei
Guazzalook, un gioco dove hai un anno di tempo per soffocare
gli abitanti di una città col traffico, lo smog,
il cemento selvaggio e la svendita del verde pubblico. Poi
vorrei il Processo del Lunedì, ma se pensi che sia
troppo violento mi accontento di Mortal Kombat. Come ultima
cosa, vorrei un osso di juventino per il mio cane e il kit
della mia squadra con le maglie, le scarpette e una bottiglia
di nandrolone. Portami questi regali in fretta e senza discutere.
Anzi, a
proposito di velocità, perché vai in giro
con quelle renne puzzolenti e radioattive? Hai visto la
motoslitta biposto della Fiat con turbo e
sospensioni anticrepaccio? Ma perché non ti modernizzi?
E poi cambia stile: non farti chiamare Babbo
Natale, ma Padrino Natale o Don Natale, o meglio di tutto
Venerabile Natale, e nel mio paese ti saranno spalancate
tutte le porte e i camini. Via la barba, che tutti i cattivi
hanno la barba, e via l'abito rosso. Ma soprattutto, stai
attento. Se mi porti del carbone, potrei telefonare a Scaiola
segnalando che nello spazio aereo italiano si aggira un
extracomunitario su un mezzo volante. Poi dovrai spiegare
cos'è quella polverina d'oro sulle tue letterine.
Per finire: non passare dal camino, papà l'ha murato
per paura dei ladri, e ha anche messo
un cancello con l'allarme e sei rottweiler che in confronto
Gasparri è un chihuahua. Perciò consegna i
regali al mio amico Ciccio, sul ponte della tangenziale
alla mezzanotte del ventiquattro. E bada che non manchi
niente o farai una brutta fine. Lo so che questa letterina
ti stupirà, ma mi sono dovuto adeguare. Naturalmente
so benissimo che al mondo ci sono penosi inconvenienti come
la fame, la guerra e lo statuto dei lavoratori, ma intanto
riempimi la saccoccia. Ho imparato bene la lezione?
P.S.
L'anno scorso pensavo che tu non esistessi, ma poi ho visto
Castelli ministro guardasigilli e salvasilvi, la Pidue riabilitata,
le balle di Fini su Genova e la corsa a ruffianarsi il ducetto
nelle adunate
pariolinobrianzole di Leccolandia. E questa bella sinistra
di zucchero
filato, che aspetta che il cavaliere sostituisca la costituzione
con un
palinsesto, dove magari, per l'opposizione più moderata,
ci sarà un
posticino, un divanino, un programmino dopo le quattro di
notte. Allora ho capito che c'era posto anche per te, nell'immaginario
collettivo. Ti aspetto.