Giro81
/ Zoom Giornalismo alla deriva all'aumentare della richiesta di informazione,
la qualità scende
di rocco rossitto
Parlare di giornalismo non è
cosa facile.
Non cercherò quindi di esporre teorie e previsioni
più o meno attendibili sul futuro del giornalismo
nell'era delle tecnologie e della comunicazione.
I recenti tragici fatti dell'undici settembre e dell'attuale
guerra in Afghanistan hanno fatto aumentare la domanda di
informazione che da parte degli operatori ha significato
l'aumento degli inviati, dei servizi delegati ad essi e
delle ore complessive dedicate all'informazione sui palinsesti
nazionali.
Guardando i numerosi telegiornali in
questi ultimi tempi ho notato, e non sono l'unico, che è
immancabile uno, se non più di uno, servizi dall'inviato
di turno, soprattutto se la notizia riguarda la guerra.
Forse meno visibile è apparso che questi giornalisti
potrebbero essere anche in Italia poiché non fanno
altro che stare negli alberghi e leggere i comunicati che
diramano le agenzie di stampa nazionali ed internazionali.
Questi episodi mi hanno fatto riflettere su come, proprio
in un periodo in cui la domanda di informazione sale e l'offerta
aumenta la quantità scenda drasticamente. A conferma
di questo straordianario aumento di informazione, basta
guardare una puntata di "La vita in diretta",
con l'ex giornalista Michele Cocuzza e i suoi numerosi inviati
da New York.
Sono pochi oggi gli esempi di un giornalismo
di inchiesta che tenti di spiegare cause e meccanismi di
ciò che accade realmente, e non di informare con
minime notiziuole che per la maggior parte delle volte sono
inutili (mi viene in mente i "dispacci di agenzia "
che arrivavano a Bruno Vespa durante i suoi numerosi "Porta
a Porta" nel periodo successivo all'attacco delle torri
gemelle. Dispacci che avevano l'unica funzione di interrompere
le persone che parlavano e che non informavano di nulla
o quasi).
In questo mare di informazione realisticamente scadente
ci sono alcune voci fuori dal coro.
Giornalisti forse politicamente schierati che però
hanno l'onestà di spiegare il proprio punto di vista
e tentano comunque di informare su ciò che accade.
Penso al modo di fare giornalismo da
parte dello staff di Sciuscià, giornalisti che indagano
e che non hanno timori (o forse ce l'hanno però svolgono
il loro lavoro) di trovarsi in mezzo ad una sassaiola in
Palestina o di informarci sui bombardamenti da parte dell'esercito
israeliano su centri nevralgici della polizia Palestinese
di Arafat, polizia a cui Israele chiede di arrestare i terroristi.
Questa notizia non è molto circolata, ma in una puntata
scorsa di Sciuscià sul caso Palestinese molte verità
come questa sono emerse, così come è emerso
il dolore di una madre israeliana che ha perso un figlio
in un attentato terrorista.
Altro esempio. Sempre Sciuscià.
Si parla del caso Previti, uno dei giornalisti di Santoro
è riuscito a filmare quando Previti è andato
a casa del giudice Squillante (indagato con lui in diversi
processi per corruzione) e invece non si presentava nello
stesso periodo ai processi che lo vedono imputato per problemi
di salute.
Tipo di giornalismo che tende ad informare indagando e non
diramando "dispacci di agenzia"
Ma Santoro non è l'unico modo
di fare giornalismo, anche a Mediaset ci sono "note
stonate" nel campo della "disinformazione":
Le Iene. Sì, proprio le Iene, programma ironico-satirico.
Alcuni esempi: Enrico Lucci che smaschera alcuni servizi
Telecom automaticamente attivati a persone che non ne facevano
richiesta o i servizi recentissimi di Alessandro Sortino,
che ha avvisato il comune di Roma su una frana causata da
un cantiere che costruiva un parcheggio, o che ha ripreso
una notizia uscita sull' Unità ma non riportata in
televisione, sul pubblicizzatissimo libro di Bruno Vespa,
"La Scossa", in cui si ometteva la frase di Silvio
Berlusconi, Presidente del Consiglio in carica, che definiva
la nostra civiltà superiore a quella islamica. Il
commento di Vespa è stato che lui ha chiesto alla
segreteria di Berlusconi il discorso stenografato e che
è stato un errore loro. "Ma Bruno Vespa non
è un dei più grandi ( a detta sua) giornalisti
italiani?" si è chiesto allegramente La Iena
Sortino.
Striscia la Notizia ci informa quotidianamente
su quello che di assurdo c'è nella nostra amata Italia
e che riesce a far partire indagini da parte della guardia
di finanza, ovvero il caso Wanna Marchi.
Sicuramente stiamo vivendo un periodo
di informazione quantitativamente elevato che riabbassa
la qualità dell'informazione e spero che questa almeno
sia un opinione diffusa, altrimenti saremo costretti a vedere
Bruno Vespa per altri vent'anni, o un magnifico Tg2 che
ormai è un tutt'uno con la sua rubrica Costume e
società.
Certo, sparare a zero sul Telegiornale
di Emilio Fede è troppo facile, quindi su di lui
NoComment.
Buona informazione a tutti!