Produzione jiddish e ebraismo tra le due guerre

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Produzione jiddish e ebraismo tra le due guerre

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Figura di primo piano dell'ebraismo è Martin Buber. Oltre a lui sono anche l'ebreo ceco Jri Langer autore de Le nove porte (1937), mentre una raccolta antologica tematica è la Hasidic Anthology (1934) di Louis I. Newman. Scrittrice che abbonda nel folklore è Shami. Importante la figura del narratore Shemel Josef Agnon. Mentre Asher Barash che con Ja'aqov Rabinowitz fondò la rivista «Hedim» (1922-1930), ebbe un importante ruolo nella promozione dei giovani scrittori.
I più importanti poeti ebraici in Israele del periodo tra le due guerre sono Shneur e Cernichovskij, oltre a Chajjim Nachman Bjalik, già attivi prima della guerra europea.

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Tra le due guerre il teatro jiddish, specie attraverso la compagnia ebraica Ha-bimah fondata a Mosca nel 1917, acquistò risonanza mondiale soprattutto con i drammi di J. Gordin, il Dibbûq (1918) di S. An-Ski, e Golem (rappresentato per la prima volta a Mosca al teatro Ha-bimah nel 1921) di Halper Leivick. J. Gordin, autore di oltre cento commedie, è autore del dramma Mirele Efros (1898), una delle commedie più popolari del teatro jiddish: attraverso la sua eroina, una specie di re Lear al femminile, affrontò il tema del conflitto tra generazioni. Tra gli altri autori jiddish del teatro dell'europa orientale si ricorda anche Leon Kobrin, autore con J. Gordin della commedia Mina (1899), e curatore dell'adattamento di grandi opere della letteratura mondiale (Goethe, Chirikov, Shakespeare, Tolstoj, Zangwill), traduttore in jiddish dell'opera omnia di Guy de Maupassant, e di testi di Turgenev, Cechov, Zola. Lodz, Vilnius, Varsavia, furono, fino alla seconda guerra mondiale, centri del teatro jiddish, dove lavorò una pleiade di attori e direttori di grande valore; all'alba della guerra esistevano almeno 20 compagnie in Polonia. Anche in Russia dopo la rivoluzione si ebbe un periodo di intensa sperimentazione: A. Granovsky nel 1925 fondò il Teatro Ebraico di Stato (Goset): con l'aiuto di M. Chagall e del musicista Krein allestì tutta una serie di lavori teatrali di grande livello (tra cui Bay nakht oyfn altn mark, di Perez): attaccato violen- temente dalle autorità sovietiche, dovette andare in esilio negli Stati Uniti; il suo successore S. Mikhoels continuò la sua opera scegliendo un repertorio più in sintonia con la linea del regime: dopo aver partecipato alla lotta antinazista, fu assassinato nel 1948 dalla polizia segreta, all'inizio di un'ondata di purghe e liquidazioni; nel 1949 il Teatro Ebraico di Mosca fu chiuso.
Quello tra le due guerre è un periodo di pauperizzazione crescente per le comunità ebraiche dell'europa orientale: cresce l'antisemitismo, mentre i villaggi ebraici (gli shtetlekh) sono in lenta agonia. Eppure proprio questo periodo vede una vera esplosione di talenti, di opere e di correnti. La letteratura jiddish si diffonde nel mondo grazie all'emigrazione, si formano i tre grandi poli dell'ebraismo precedenti la guerra: Stati Uniti, Polonia e Russia. La letteratura divenne l'espressione delle speranze e dei sogni del popolo ebraico nel momento in cui la rapida secolarizzazione aveva tolto alle masse il senso di appartenenza, la letteratura diventava il riferimento simbolico comune grazie al quale ricreare una identità ebraica.
In Russia la pratica della lingua jiddish negli anni seguenti alla "rivoluzione" fu incoraggiata dagli ambienti ufficiali in opposizione all'ebraico, lingua "clericale e reazionaria" legata al movimento sionista. Lo jiddish doveva servire per educare le masse ebree e diffondere l'ideologia comunista: fu creata una rete di scuole, giornali, gruppi teatrali, case editrici, istituti di ricerca; gli scrittori ebrei si impegnarono in una intensa attività artistica nel desiderio di rafforzare la giustizia sociale. Un gruppo di autori aderì con convinzione alle tesi del realismo socialista: I. Kharik, I. Fefer (la cui poesia fu influenzata da Majakovskij). La situazione politica rapidamente venne a peggiorare: quanti non aderivano al realismo socialista furono aspramente criticati: M. Kulbak (Zelminianer), David Bergelson (Yosef Shur), Der Nister (Unter a ployt), P. Markish (Brider). Tra il 1930 e il 1940 i segni premonitori delle liquidazioni.
Mentre la maggioranza degli scrittori si piegava ai canoni del realismo socialista, furono pubblicati alcuni libri di valore come Baym Dniepr (1932-1940) di David Bergelson, affresco autobiografico sugli ebrei dell'Ucraina, e soprattutto Di mishpokhe Mashber (il cui primo tomo uscì a Mosca nel 1938, il secondo a New York nel 1948), affresco storico- simbolico sulla disgregazione della società ebraica tradizionale. Si ricordano anche i drammi storici di S. Halkine (Bar Kochba, 1939; Shulamis, 1940). Durante questo periodo avvenne la prima ondata di liquidazioni tra gli scrittori: M. Kulbak, I. Kharik, Z. Akselrod, accanto a scienziati [si ricordano qui: I. Zinberg, M. Erik] e critici [I. Bronstein, M. Litvakov]. Una seconda ondata, negli anni succes sivi alla guerra, sempre grazie alle purghe staliniane.
In Polonia, prima del 1939, vivevano 3 milioni e mezzo di ebrei, costituenti il cuore della cultura jiddish mondiale. In Polonia Romania Lituania Galizia sono nati gli autori moderni più importanti, tra cui molti salvatisi dallo sterminio solo grazie all'emigrazione negli Stati Uniti e Israele (I. Bashvis Singer, H. Grade, A. Sutzekever, I. Manger). Nella letteratura jiddish polacca troviamo riflesse sia le tradizioni folkloriche popolari, l'attaccamento all'eredità ebraica, sia le correnti più innovatrici della letteratura jiddish moderna. La posizione di questo paese, punto di contatto culturale tra gli intellettuali ebrei dell'URSS e degli Stati Uniti, spazio di elaborazione di molteplici correnti politiche sociali ed estetiche, è il motivo per cui la letteratura jiddish vi ha conosciuto uno sviluppo così alto e complesso. La letteratura riflette i conflitti tra cultura religiosa e cultura secolare, le sofferenze provocate dall'urba nizzazione, l'industrializzazione e la disintegrazione della so cietà di villaggio. La rivista «Khaliastre» (1922), influenzata dalle correnti delle avanguardie europee, rifletteva bene questa atmosfera da fine del mondo. E così gli scrittori: O. Warshawsky (autore del romanzo Shmuglers), A.M. Fuchs, Z. Segalovitch, J. Perle, I.J. Trunk, M. Weissenberg, E. Kaganovski, A. Kaczyne, J.M. Neiman, S. Horontchik, F. Bimko.
Tra le figure di maggior rilievo della letteratura jiddish del secolo è I. Manger, originario della Romania, vissuto in Polonia a Paris in Inghilterra e morto infine in Israele. Nelle sue poesie rivisita con ritmi vicini a quelli delle canzoni popolari i temi della letteratura sacra; traspose situazioni e personaggi tratti dal racconto biblico e dalle aggadot talmudiche nel mondo dello shtetl (il villaggio eurorientale). Faceva parlare le figure del passato di Israele nel dialetto jiddish romeno della sua infanzia, in testi come Medresh Itzchok (1935), Chumesh lider (1935), Megile lider (1936). Il suo romanzo Dos bukh fun gan-eden mescola leggende folklore e racconti biblici, riunisce in un racconto pieno di insolente umorismo le sue esperienze infantili.
Nel romanzo e nel racconto si verificò una grande creatività, soprattutto negli Stati Uniti ma non esclusivamente: David Bergelson, L. Shapiro, Der Nister, D. Ignatoff, J. Opatoshu con i suoi romanzi storici, I. Raboy, Zalman Shneur, Israel Ioshua Singer autore di saghe familiari, i romanzi a tesi di Scholem Asch.

Contesto

Indice 1917-1939



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