L'Espressionismo

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L'Espressionismo

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La Repubblica di Weimar

La sconfitta militare nella guerra del 1914-1918 e la grave crisi economica e politica seguente mette in moto in Germania un poderoso fermento culturale. Ciò che si verifica in quegli anni in Germania, nella debole e controversa repubblica di Weimar, è qualcosa di irripetibile: tra il 1918 e il 1933 (anno in cui prende il potere Hitler che metterà fine a quella esperienza) sono prodotte opere diverse e fondamentali nella storia della cultura, come "L'opera da tre soldi" (Brecht), "La montagna incantata" (Th. Mann), "Il gabinetto del dottor Caligari", opera la Bauhaus, fa i suoi primi passi un'attrice come Marlene Dietrich.
L'espressionismo, formatosi a partire dal 1910, giunge a maturazione non solo producendo i suoi effetti in opere di valore - soprattutto in campo cinematografico e pittorico -, ma anche in termini di consenso e di gusto del pubblico. Il clima intellettuale della Germania di Weimar fu determinante per far giungere a maturazione tutti i fermenti del decennio precedente la guerra. E fa parte di questa maggiore maturazione la caratteristica propria alle avanguardie tedesche di questo periodo, più simile in questo a quella russa che non a quella francese, la volontà di trasferire su un piano più ampio e meno personale gli effetti delle proprie ricerche, coinvolgendo il sistema di vita di tutti anziché le solite ristrette élites culturali. Rispetto alla Francia la situazione sociale ed economica era molto più deteriorata, e molto più attivi i movimenti vicini alle idee leniniste - come, del resto, anche più forti e attivi i movimenti reazionari: si pensi soltanto all'iperinflazione, ai tentativi di costituzione di soviet sistematicamente repressi, la crisi data dall'occupazione francese della Ruhr, alla serie di assassini politici che eliminavano attivisti e uomini politici della sinistra. Si consideri inoltre che la fine della guerra significò una cesura psicologica profonda tra Francia e Germania; gli stessi contatti intellettua li tra tedeschi e francesi furono ripresi solo alcuni anni dopo la fine della guerra. La Germania si avvicinò più delle altre nazioni alla rivoluzione bolscevica russa, che gravò maggiormente sul suo orizzonte. Ciò spiega in parte il motivo per cui il costruttivismo (nel cui nome stesso è l'idea e il desiderio di affrontare i problemi della ricostruzione di un mondo in frantumi) e lo spirito collettivista russo ebbero tanta influenza sui tedeschi (e del resto intorno al 1922 molti intellettuali russi vennero in Germania: Il'ja Ehrenburg, Belyj, Esenin, Marina Cvetaeva, Sklovskij, lo stesso Majakovskij, nella speranza di suscitare un movimento culturale rivoluzionario simile a quello russo oltre che interessati agli sviluppi delle avanguardie tedesche). A influire fu anche lo sviluppo artistico dei paesi neutrali: la visuale austera del gruppo olandese «De Stijl», l'atteggiamento nichilista e di disprezzo per le generazioni più anziane del dadaismo di Zurigo, la semplificazione dei mezzi musicali operata da un musicista come Stravinskij. Quando furono riannodati pienamente i rapporti con la Francia, da questa vennero gli sviluppi di rafforzo provenienti dalle esperienze olandese e zurighese: il dada-surrealismo, l'estetica su base tecnologica di Le Corbusier, la musica di Satie.

Satira sociale

La satira sociale trovava i suoi maggiori rappresentanti negli scrittori di cabaret come Mehring, Tucholsky, e Joachim Ringelnatz (ps di Hans Bötticher, ex marinaio, che si esibiva allo Schall und Rauch), mentre allo sviluppo del comico dà il suo contributo Karl Valentin. Alla narrativa di sinistra appartiene Franz Jung, personaggio avventuroso e bizzarro, autore di racconti e del breve romanzo La settimana rossa (Die rote woche), su un tentativo insurrezionale tedesco di quegli anni.

Espressionismo

L'espressionismo sorge in Germania come reazione al naturalismo e all'impressionismo (francesi). Nel 1910-1920 si precisò in un vasto movimento che interessò tutte le arti e diede origine a diverse correnti: alcune di ispirazione mistico-cosmica, altre politico-sociali: unite tutte da un radicalismo umanitario e anarcoide. Gli espressionisti si ribellavano soprattutto al mate rialismo della borghesia capitalistica e liberale, propugnando il ritorno all'uomo primigenio (Urmensch) e l'avvento di una umanità libera e più consapevole delle proprie possibilità. Un ribellismo che non riuscì a convogliarsi in un chiaro indirizzo ideologico, così che intorno al 1920 si ha lo spezzettamento del movimento in due componenti sempre più antitetici.
Il movimento fu all'inizio un movimento pittorico e artistico: il primo gruppo di pittori espressionisti, «Il ponte» (Die Brücke), si richiamava alle esperienze di Van Gogh, Munch, Ensor; vi parteciparono Kirchner, Nolde, Pechstein. A essi fece seguito l'espressionismo astratto del gruppo di Monaco «Il cavaliere azzurro» (Der Blaue Reiter) fondato da Marc e Kandinsky, cui aderirono Kubin, Kokoschka e Grosz. In campo musicale sono le esperienze atonali di Schönberg e dei suoi allievi A. Berg e A. von Webern.
In letteratura venne considerato teorico di riferimento Nietzsche, mentre M. Scheler ne fu il profeta: la sua esaltazione dell'irrazionale e dell'istinto contro l'astrazione del pensiero costituisce la chiave tematica degli espressionisti. Il pessimismo apocalittico, il linguaggio aggressivo e grottesco, sono motivi e procedimenti fondamentali della tecnica espressionistica.
Benn nel 1933 in Professione di espressionismo (Bekenntnis zum Expressionismus), poi ripreso in gran parte nell'introduzione del 1955 all'antologia "Lyrik des Expressionistischen Jahrzents", rinvenne come antecedenti il Goethe del secondo "Faust", Nietzsche, Hölderlin dei frammenti, Kleist della "Penthesilea", Carl Hauptmann, il tardo ottocentista Hermann Conradi. Altro teorico dell'espressionismo fu Kasimir Edschmid autore del saggio "Sull'espressionismo in letteratura" (1919).
Lirica e dramma sono i generi in cui le innovazioni formali dell'espressionismo raggiunsero i maggiori e più vistosi risultati. La narrativa ne fu apparentemente meno toccata, nonostante autori come H. Mann, A. Döblin, e indirettamente F. Kafka. E tutta la serie di autori impegnati nel grottesco e nella satira (si pensi all'austriaco Albert Ehrenstein ecc.). Ma non va dimenticato almeno un'opera importante e originale come il romanzo "Bebuquin" (1912) di Carl Einstein.
Nella lirica la tensione mistica di F. Werfel, la forza visionaria di G. Heym e di T. Däubler, ma soprattutto il pathos elegiaco e spettrale di G. Trakl, riuscirono a superare i limiti di una materia troppo carica e congestionata.
Il cinema ha accentuato gli aspetti fantastici e onirici, con registi come Wiene, Murnau, Lang, Wegener, Leni.
Il sincretismo del movimento permette le più varie partenze culturali: dall'iperbole decadentista e baudelairiana e 'maledetta' (particolarmente Heym), da quella estetizzante georgiana e dannunziana (Trakl); si va dall'uso di sonetti e strofi (quartine, terzine ecc.) regolari o lievemente ritoccati, al binarismo tipico della poesia biblica (Lasker-Schüler), al verso lungo di ascendenza whitmaniana (Stadler e Rubiner), al verso moderatamente libero e a quello accentuato in direzione futurista (Stramm), alle visioni cosmiche dell'industria e della tecnica come esseri mitici (Gerrit Engelke). Nessun espressionista ha puntato su una poetica barocca della me raviglia, ma in tutti è l'uso di una grana linguistica semantica mente e foneticamente resistente e ruvida. L'obiettivo in tutti è di precisare quella "dissipazione della lingua" mirante alla "dissipazione del mondo", descritta da Benn come fine di quella generazione. L'espressionismo fu anche linguisticamente espressionistico. Frequenti i verbi che denotano urlo e urto, una lacerazione e una rottura: "brechen"= rompere, "stossen"= urtare, "reissen"= lacerare, opposti agli impressionistici "wehen"= ali tare, "schweben"= levitare, "gleiten"= scivolare; una predilezio ne rafforzata da vari procedimenti metrici e grammaticali. La violenza del moto si riflette ad esempio: E' stato notato come lo sperimentalismo linguistico dell'espressionismo tedesco si differenzia sostanzialmente da quello ad esempio di Joyce o di Pound : nell'espressionismo domina la monoglottia. Le sperimentazioni si svolgono all'interno di un contenitore linguistico chiuso, quello della lingua tedesca. Tuttavia può essere indicativo delle affinità esistenti tra i vari autori il fatto che Stadler tradusse Jammes e Péguy (corse poi la leggenda che Standler e Péguy si riconoscessero dall'opposta parte del fronte dove sarebbero presto caduti, e si scambiassero dei bigliettini); Paul Zech tradusse fecondamente Emile Verhaeren; Becher adattò Majakovskij; Goll si adoperò per la versione tedesca dell'"Ulysses".
Espressionismo tedesco in breve: riviste La tempesta, L'azione (Berlin), La rivoluzione (Monaco). Idealità borghesi e valori, come fittizio intonaco che nasconde un tragico futuro. Scrive Hermann Bahr (1863\1934): "Nessuna età è mai stata squassata da tanto orrore, da un così orrendo senso della morte. Mai sul mondo ha gravato un tale silenzio di tomba. Mai l'uomo è stato così piccolo. Mai ha avuto altrettanta paura. Mai la pace è stata così lontana e la libertà così morta. Ed ecco che l'angoscia leva il suo grido: l'uomo invoca urlando la sua anima, tutta la nostra generazione non è che un unico grido d'angoscia. E grida anche l'arte, verso le tenebre profonde, invoca aiuto, invoca lo spirito: e questo è l'espressionismo".
Il rifiuto radicale della società costituita porta: In complesso l'espressionismo ha una dimensione angosciosa, un risentito senso della estraneità dell'uomo rispetto al mondo che non si riscontra negli altri movimenti dell'avanguardia. Il futurismo era vistosamente fiducioso nella macchina e nel moderno; il surrealismo ipotizza la possibilità della scoperta di una soprarealtà, di una essenza con la quale l'uomo possa venire a contatto; nella produzione poetica che va da Baudelaire a Mallarmé, il gioco di corrispondenze e simboli che, se decifrato dal poeta, portava alla orgogliosa scoperta di una realtà più vera. Con l'espressionismo invece le cose acquistano una paurosa ontologia, l'uomo non sa più imporre il suo metro umano, l'uomo è staccato dalle cose.
L'esperienza lacerante della prima guerra mondiale ispira molta di questa produzione, caratterizzata in poesia da versi secchi e essenziali che raggrumano una molteplicità di sensazioni in un breve componimento: Ungaretti (L'Allegria), August Stramm, Gottfried Benn, Wilhelm Klemm, Georg Trakl, Ernst Toller.
Il teatro espressionista

Più vasta l'influenza dell'espressionismo sul teatro. Ispirandosi a G. Büchner, e soprattutto a A. Strindberg e F. Wedekind, l'espressionismo sottopose a una critica feroce le strutture so ciali borghesi; sul piano tecnico isolava i personaggi in un clima irreale, per accrescerne la portata simbolica. Soprattutto im portante l'azione di alcuni registi innovatori come Rein- hardt, Schreyer e Piscator. A parte B. Brecht, espressionista solo in alcuni drammi giovanili, le personalità più notevoli nell'ambito del teatro sono E. Toller, G. Kaiser, R. Goering, Fritz von Unruh, Ernst Barlach.

In teatro, in parte perché convinti della distruzione della individualità personale operata dalla società moderna, in parte per la componente misticheggiante e metastorica, rifiutano lo sviluppo psicologico dei personaggi nel corso dell'azione rappresentata, che era caratteristica del teatro borghese. Sono portati sulle scene personaggi privi di connotazione psicologica individuale, privi di nome: si hanno "il" Padre, "il" Giovane, "il" Banchiere ecc. Inoltre, infrangendo la regola della verosimiglianza naturalistica, si procede per "stazioni", per scene slegate l'una all'altra, o per scene multiple (sul palcoscenico, due o più scene contemporaneamente). Tra gli autori teatrali: Karl Sternheim con le sue anti-borghesi Le mutandine, Tabula rasa; Toller che ha insistito sulla condizione del reduce nel suo difficile inserimento nella società del dopoguerra (Oplà, noi viviamo!) e sulla condizione delle masse proletarie (Uomo-massa); Ferdinand Bruckner con Gioventù malata.

Oltre la Germania


L'espressionismo fu un fenomeno che ebbe vaste ripercussioni, anche indipendenti dalla Germania, a testimonianza di un clima culturale diffuso e "trasversale" alle varie aree linguistiche. E se l'espressionismo ebbe una eco nelle regioni limitrofe alla Germania (quelle scandinave e olandesi, ma si pensi anche alla Praga di Max Brod e agli amici di Franz Kafka), indirettamente all'espressionismo possono ricollegarsi una serie di fenomeni culturali legati al grottesco e al farsesco, un uso del linguaggio volto a descrivere la nuova realtà industriale e borghese (si pensi, in Portogallo, a Raul Brandâo ecc.).

L'espressionismo finlandese

Tra il 1920 e il 1930 l'espressionismo tedesco ha un profondo influsso sugli intellettuali finlandesi del circolo letterario dei "Tulenkantajat" (Portatori di fuoco): ardite sperimentazioni tecniche provano poeti come U. Kailas (1901\1933) e K. Vala.
Contributo originale viene dagli scrittori finlandesi di lingua svedese, come il poeta Edith Södergran, e il movimento promosso dalla rivista modernista «Quosego» (1928-29), che fece conoscere l'espressionismo tedesco e i poeti americani (da Whitman a Pound). Alla rivista collaborò anche Rabbe Enckell, anche lui fautore di un rinnovamento alla luce delle poetiche futuriste e espressioniste.
Alla rivista aderirono: Gunnar Olof Björling, Elmer Rafael Diktonius proveniente dall'esperienza della precedente rivista modernista «Ultra», Ö. Tigerstedt, R. Henckell, H. Parland.

Espressionismo olandese

Nei Paesi Bassi la rivista «Het getij» (Le maree, 1916-1924) raccoglie nelle sue pagine i contributi delle più varie correnti moderniste, dall'espressionismo al surrealismo.
La figura più rappresentativa del rinnovamento dei codici letterari è quella del poeta Hendrik Marsman, legata alla rivista «De vrije bladen» (I fogli liberi).
Il periodo tra le due guerre è caratterizzato anche da una polarizzazione della vita letteraria attorno alle istituzioni ecclesiastiche e politiche. I cattolici fondano le riviste «Roe ping» (Vocazione, 1922-1963) e «De gemeenschap» (La comunità, 1922-1941); i protestanti si raggruppano attorno a «Opwaartsche wegen» (Strade che salgono, 1922-1940) che ha in Gerrit Achterberg il maggior esponente. Il programma di una letteratura antiformalista, e d'impegno umanitario, trova elaborazione nella rivista «Forum» fondata nel 1932 da Menno ter Braak (e da Charles Edgar du Perron), e poi nelle pagine di «Groot Nederland» (Grande Olanda, 1935).

Narrativa fiamminga e olandese

Aderisce alla poetica antiformalista e umanitarista il fiammingo Willem Elsschot con la sua prosa ironica e disincantata. Alla stessa poetica aderiscono i cultori del romanzo psicologico: S. Vestdijk e il fiammingo G. Walschap.

Figura eccentrica, e che sarà riletta con attenzione nel secondo Novecento, quella di Jan Jacob Slauerhoff.

Contesto

Indice 1917-1939



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