Verso
l'egemonismo romano
Verso l'egemonismo romano
[Scheda cronologica] [Sviluppi
sociali e politici a Roma] [Il comico]
[L'ellenismo a Roma] [Il
circolo degli Scipio] [Dai
Gracchi a Sulla] [L'ellenismo fuori
di Roma] [Aree extraeuropee]
Sviluppi sociali e politici
La produzione letteraria nelle regioni latine dominate da Roma
fu all'inizio decisamente rozza, almeno rispetto a quanto avveniva
nella Grecia contemporanea e delle altre regioni del mediterraneo
orientale ellenizzate, profondamente influenzata dai bagliori
di quella produzione e dalle utilities che quella civiltà
aveva elaborato, non ultimo l'alfabeto. Influenzata dalla produzione
e dalla civiltà etrusca, soprattutto nelle prime fasi (dominata
dalla dinastia dei Tarquini). A partire dalla battaglia di Sentino
(295-) iniziò il suo moto espansivo verso le altre popolazioni
italiche. Una delle caratteristiche che le classi dominanti romane
mantennero nei confronti della letteratura e della cultura in
genere fu una certa propensione allo sfruttamento pratico, orientato
alle esigenze del dominio politico. La società romana mantenne
per lungo tempo il carattere di una società contadina,
patriarcale, dominata dall'aristocrazia di origine terriera. Per
secoli si mantenne una caratteristica lotta sociale interna tra
patrizi (dominanti) e plebei (subordinati). Solo nel 366- i plebei
raggiunsero una parità formale, con l'elezione di un console.
Alla fine del IV secolo (-) l'oligarchia dominante era formata
da ricchi notabili di origine patrizia e plebea.
Le più antiche forme letterarie riguardano la lirica
religiosa ("Carmen saliare", inno rituale dei sacerdoti salii,
che già in età repubblicana risultava incomprensibile
agli stessi sacerdoti, e che ci è giunto in frammenti
oscuri e probabilmente molto corrotti; altrettanto difficile
l'interpretazione del "Carmen arvale", inno rituale dei sacerdoti
arvali ecc.), popolare (canti di lavoro, militari ecc.), canzoni
epiche sulle gesta degli antenati che furono in parte alla base
della storiografia latina, oratoria (elogi funebri, politici),
cronache elementari ("Annales maximi", redatte dai pontefici
massimi, in 80 libri la pubblicazione risalente alla fine del
II secolo -). Con l'espansione in Italia meridionale, nelle
regioni civilizzate dai greci, e nel mediterraneo occidentale,
si formò un ceto imprenditoriale. Consistente divenne
l'influsso greco, pur riuscendo, la cultura romana, a esiti
propri. La sensazione che si ha è che i romani riuscirono
a usare il materiale umano e culturale proveniente dalle regioni
greche, per costruire una cultura romana autonoma ma non distante
da quella greca, avendo sempre, nei confronti della cultura
greca un atteggiamento ambivalente: attrazione verso forme più
raffinate e superiori di cultura, e sospetto per il pericolo
di una perdita d'identità. I romani derivarono dalla
colonia calcidica di Cuma l'alfabeto. Lo stesso "saturnius",
il metro latino arcaico (sostituito poi dall'esametro dattilico
greco), sembra strutturato a partire da modelli greci. Gli inizi
della letteratura latina propriamente detta si fanno risalire
all'opera di Livius Andronicus (III secolo -). Egli è
un ex schiavo tarantino: Taranto era la città greca più
importante conquistata dai romani fino ad allora. Fatto schiavo
durante la guerra tarantina, fu condotto a Roma (272-) dove
si occupò dell'istruzione dei figli del suo padrone,
un certo Livius Salinator che poi lo affrancò. Livius
tradusse l'"Odissea" in saturni facendola così conoscere
ai romani. Nel 240- rappresentò la prima tragedia, rielaborata
da un modello greco. Con questa rappresentazione si data tradizionalmente
l'inizio della letteratura latina. Del suo teatro, tragedie
e commedie, abbiamo scarsi frammenti. Sappiamo che nel 207-,
in occasione della battaglia del Metauro (seconda guerra punica)
compose per incarico ufficiale un inno a Iuno Regina. L'opera
di Livius Andronicus fu molto popolare: in seguito fu disprezzata
come rozza. Di poco più giovane era Gneus Nevius.
Il comico
Sembra comunque che la cultura, per farsi ben accetta dalle classi
dominanti romane debba passare attraverso la strada del panegirico
e dell'esaltazione dell'ideologia e del "carattere" romano. Altrimenti
è la sopravvivenza nel comico oppure la persecuzione. Titus
Maccius
Plautus è il più
originale. Manipola modelli greci, ma per innovare la lingua e
l'espressività del latino. Le numerose commedie (ne sono
pervenute ben 21), hanno una straordinaria forza e fantasia, specie
nei "cantica".
L'ellenismo a Roma
Nella prima metà del II secolo (-) cresce l'influenza della
cultura ellenistica, per i contatti con Pergamo, Atene, Rodi,
Alessandria, anche se Roma rispetto ai livelli raggiunti dell'ellenismo
rimane ancora una provincia, anche se sempre più aspirante
al ruolo di grande potenza militare e economica, e in prospettiva
anche culturale. A partire dal II secolo si verifica anche una
divaricazione del carattere della produzione: da una parte una
letteratura colta, rivolta alle classi che sono a conoscenza dei
prodotti ellenistici, e dall'altra una letteratura a carattere
più popolaresco, gran parte della quale non ci è
più attestata.
Il circolo degli Scipio
Con Quintus
Ennius, Afro Publius
Terentius, e con i greci Polibius
e Panetius, siamo nell'ambito della cerchia sociale e culturale
del "circolo degli Scipioni". Con gli Scipioni, e soprattutto
con
Scipio Aemilianus, si compie un'operazione culturale
di primaria importanza, la elaborazione di forme e modelli che
si pongono in funzione di mediazione tra la cultura ellenistica
e il senso realistico e l'etica romane. Qui si elabora l'ideologia
aristocratica, imperialistica, di origine neostoica, che ebbe
grande influenza sul mondo culturale e politico. E ancora una
volta gli intellettuali più importanti sono di origine
non romana. E' una influenza a cui non sfugge neppure il grande
oppositore all'infiltrazione ellenistica, Marcus Porcius
Cato, ed è rilevabile anche in Cecilius
Statius.
La denominazione di Circolo degli Scipioni risale a
Cicero, ed è sostanzialmente azzeccata. Il "circolo"
si formò intorno alla metà del II secolo (-) attorno
alla potente famiglia degli Scipioni. Vi fecero parte nobili
come Scipio Aemilianus, Gaius Laelius, Furius
Filus. Essi promossero a Roma interessi letterari e filosofici,
protettori di Terentius e di Lucilius, ebbero stretti contatti
con grandi personalità della cultura greca del tempo,
tra cui Panetius e Polibius. Ebbero una notevole influenza sullo
sviluppo della letteratura e della cultura latina.
Nella seconda metà del II secolo (-), i Gracchi cercano
di interrompere il processo di dissoluzione del ceto dei piccoli
proprietari agricoli, ossatura del sistema politico e militare
romano. Di contro, gli esponenti di una cultura aristocratica,
individualistica: al circolo degli Scipioni appartiene Gaius
Lucilius
che con le Satire rileva la dimensione individualistica, autobiografica
fino ad allora poco evidente della produzione romana. E' un carattere
che rimane realistico, e che ebbe significativa fortuna presso
gli autori successivi.
Dai Gracchi a Sulla
Del periodo pieno di fermenti compreso tra i Gracchi e la restaurazione
di Sulla (prima di Cicero), non ci sono rimaste opere intere.
Al teatro tragico enniusiano appartengono Marcus
Pacuvius e Lucius
Accius.
Titinius, Lucius Afranius,
Titus Quintus Acta provano la
commedia di ambiente italico (fabula togata).
Lucius Pomponius e
Novius, nel periodo sullano, danno dignità
artistica all'antico teatro popolare italico (fabula atellana).
Nel settore storiografico Polibios
produce una grossa trasformazione, che produce opere maggiormente
riflessive dal punto di vista concettuale e tecnicamente più
solide con Lucius Coelius
Antipatrus, e soprattutto Lucius Cornelius Sisenna
continuato da Sallustius.
Ellenistici sono un gruppo di poeti che traducono nella lirica
breve il loro individualismo e precorrono il gruppo dei neòteroi:
Quintus Lutatius Catulus,
Porcius Licinius, Gaius Valerius
Edituus.
L'Ellenismo fuori Roma
L'attenzione degli studiosi per la nuova stella data da Roma
e dal suo portere sempre più vasto e onnivoro, ha spesso
offuscato quella sulle produzioni ellenistiche del Secondo secolo.
L'impressione generale, in prospettiva, è quella di un
mondo culturale giunto al suo apice e che un po' rimastica situazioni
e generi, senza riuscire a esprimere più forti personalità.
Si tratta in ogni caso di una cultura di alto livello medio, localizzata
attorno ai vari centri politici e economici del ricco mondo ellenistico.
Uno dei maggiori scienziati e letterati dell'epoca fu Herathostenes,
successore di Apollion da Rodi nella direzione della biblioteca
di Alessandria e autore di importi contributi geografici.
Continua la produzione nei vari generi tipici dell'ellenismo,
dal romanzo alla poesia, alla memorialistica (Egesandros
da Delfi) ecc.
[Aree extraeuropee]
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