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Wildlife Photographer of The Year 2017

A Milano, fino al 10 dicembre, la Mostra di fotografie naturaliste, ospitata dalla Fondazione Matalon.

di Piero Buscemi - martedì 28 novembre 2017 - 9386 letture

Con il patrocinio del Comune di Milano, l’esposizione torna nei suggestivi spazi della Fondazione Luciana Matalon in Foro Buonaparte 67, grazie all’Associazione culturale Radicediunopercento di Roberto Di Leo che ogni autunno porta nel capoluogo lombardo le immagini premiate al concorso di fotografia indetto dal Natural History Museum di Londra e arrivate in Italia grazie all’esclusiva concessa alla PAS EVENTS di Torino.

Con questa premessa, noi di Girodivite non potevamo restare indifferenti al richiamo dell’arte fotografica, elemento trascinante della nostra redazione in ogni occasione legata ai nostri servizi giornalistici. L’immagine di promozione, che raffigura un orso intento a catturare un uccello di grosse dimensioni e che abbiamo ammirato nelle fermate della metropolitana, ha rappresentato la fine di un ultimo indugio, combattuti tra le varie proposte culturali che la città di Milano propone.

Ci siamo ritrovati così in Foro Bonaparte, alla ricerca del civico 67 che ospita la Fondazione Matalon, location ideale per l’allestimento di una mostra fotografica. Le premesse non hanno deluso le attese. Disposta sui due piani espositivi, ci siamo fatti catturare dalle immagini, suddivise in varie sezioni, dalla Diversità sulla Terra alla sezione dedicata ai giovani talenti sotto i diciotto anni, denominata Primi Scatti.

In questa sequenza ammaliante di immagini si è potuto ammirare la caparbietà e la pazienza degli autori, impegnati alla ricerca del momento propizio per un unico scatto indimenticabile. In questi tempi di digitalizzazione, dove il livello di sofisticazione delle immagini ha raggiunto un livello che rischia di pianificare e banalizzare l’arte della fotografia, l’occhio del fotografo riesce ancora a fare la differenza.

Perché, ammettiamolo, se potrebbe risultare esagerata l’affermazione ironica rivolta alle macchine fotografiche di ultima generazione, obsolete già un anno dopo la loro uscita, che cita "...e ci mancherebbe pure che le foto venissero male!" - considerazione utilizzata davanti alle cifre a tre zeri che le reflex digitali possono vantare, è anche vero che la differenza artistica, in mezzo a milioni, miliardi di immagini scambiate e pubblicate sui siti ed i social network di tutto il mondo, la fa ancora l’attimo in cui lo sguardo del fotografo viene catturato dalla scena che, in molti casi, emoziona a tal punto da bloccare l’indice sul pulsante di scatto.

Non ci soffermiamo oltre il dovuto sui giudizi espressi dalla giuria, che hanno decretato i vincitori di questo importante concorso internazionale. Invitiamo i lettori, di passaggio a Milano, ad andare a constatare di persona questi dati e confrontarli con qualunque lecita classifica di preferenza che ognuno di noi può stilare in base ai propri gusti. D’altronde, la varietà e la qualità delle immagini esposte, non consentirà mai un grado di giudizio effettivamente insindacabile.

Noi di Girodivite, abbiamo fatto la nostra scelta, che vi proponiamo nelle immagini allegate a questo articolo. Siamo coscienti di poter essere smentiti e, per assurdo, di smentirci da noi stessi nel caso di un’altra visita alla mostra. Ma pensare che, solo la vista di queste stupende foto, possa suscitare in noi delle emozioni così contrastanti, ci fa ben comprendere come l’arte figurativa abbia una presa così profonda nei confronti di miliardi di persone che, per merito o colpa dei cellulari, ha trasformato l’intera umanità in aspiranti fotografi.

Se, poi, tanto per citare un’altra considerazione in voga tra i frequentatori abituali del mondo della fotografia, si può essere d’accordo sul fatto che all’epoca dell’analogico, con un rullino di 36 pose, si poteva essere soddisfatti di avere ottenuto almeno 6 scatti di ottima qualità, e che oggi, con una reflex digitale, il numero ambito delle 6 foto da incorniciare non è variato di molto, con la differenza che di questi tempi, si scattano almeno 100 foto a soggetto, ci rimane la consolazione del numero sempre più cospicuo di persone che, anche tramite un cellulare, si sofferma ad osservare il mondo da un’angolazione in precedenza sottovaluta. Un’illusione, almeno attraverso una fotocamera, di avere a disposizione un mondo selvaggio, affascinante ed ancora degno di essere osservato.

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