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Un giorno di folle normalità

La storia che ci viene raccontata in Un giorno di ordinaria follia non è la storia di una singola persona, di un caso isolato, di un’eccezione, ma è la nostra società, quella che stiamo lasciando in eredità ai nostri figli. E’ la società che sta precipitando

di Fabrizio Cirnigliaro - venerdì 25 dicembre 2009 - 4369 letture

Un giorno di ordinaria follia è un film del 1993 diretto da Joel Schumacher.

Bill (Michael Douglas) è in auto, bloccato nel traffico di Los Angeles in uno dei giorni più caldi dell’anno. I superflui lavori stradali, l’aria condizionata che non funziona, una mosca che ronza nell’abitacolo sono alcune delle cause che fanno scattare Bill, il quale abbandona l’auto nel traffico e fugge a piedi, urlando di voler tornare a casa. Inizia cosi un’odissea del protagonista, in cui dovrà affrontare i lati peggiori della vita metropolitana, in un crescendo di violenza. Quando Bill scende dall’auto indossa gli abiti che contraddistinguono il classico “white man della middle class”, camicia bianca, cravatta, pennini nel taschino, e in mano solo una valigetta. Nulla in lui fa presagire l’imminente scatto di ira e di violenza. Entra disarmato in un piccolo negozio gestito da un coreano, vuole solo scambiare delle monetine per poter telefonare alla moglie, uscirà armato di una mazza, rubata al proprietario, con cui ha distrutto tutto il negozio. I prezzi alti e la mancata padronanza della lingua inglese dell’immigrato coreano fanno scattare la sua ira. Le persone in cui si scontrerà durante il suo viaggio non saranno solamente stranieri, ci sarà anche il manager di un fast food e un nostalgico naziskin con un negozio pieno di cimeli del Terzo Reich.

Sembra che nessuno riesca a fermarlo, solo un poliziotto pare riuscire ad intuire le sue “mosse”, decodificare la sua “follia”. Si tratta di Prendergast (Robert Duvall), sergente all’ultimo giorno di servizio, che solitamente svolge del lavoro di ufficio. Durante la pellicola si scoprirà che Bill è divorziato, un’ordinanza del giudica gli impedisce di vedere la famiglia, e nonostante sia stato sempre un grande lavoratore, è stato licenziato perché “obsoleto”. Alle difficoltà di vivere lontano dalla propria figli si aggiungeranno anche quelle economiche. Dal momento in cui abbandonerà l’auto metterà da parte le sue inibizioni e affronterà di petto il “logorio della vita moderna”.

Al Fast Food, dove non gli vogliono servire la colazione perché da 2 minuti servono solo il pranzo, prima si lamenterà perché i nomi sulla targhetta degli impiegati impongono di chiamare in tono confidenziale delle persone che comunque sono degli estranei, poi farà notare al manager che gli hamburger che vengono serviti sono sottili, brutti, e non somigliano per niente a quelli nelle fotografie che reclamizzano il prodotto. Per raggiungere casa dovrà attraversare un campo dia golf, ma dei vecchietti che stanno giocando proveranno a colpirlo con delle palline da golf. Lui inizia a sparare, lamentandosi dell’ingordigia di queste persone , che per uno stupido gioco privano la città di grandi appezzamenti di territorio verde che poteva essere sfruttato per far dei parchi giochi per i bambini.

Gli scontri per “ragioni territoriali”, la tensione sociale, razziale, economica , sono alcuni dei temi affrontati nella pellicola. Grandi città in cui i grandi sogni possono improvvisamente tramutarsi nel peggiore degli incubi, e la violenza trova facilmente la strada per seminare vittime. Una persona che da un giorno all’altro perde la famiglia, il lavoro, e con esse anche la ragione, “precipita” (Falling Down è il titolo originale del film). Viene anche evidenziata la facilità con cui una persona qualunque riesce a procurarsi delle armi, coltelli, mitragliatrici, fino al bazooka con cui il protagonista vuole mettere fine agli eterni lavori di manutenzione di una strada.

La pellicola è stato criticata per l’eccessiva violenza mostrata e per l’immagine che viene data di alcune minoranza etniche. La realtà è che negli anni successivi all’uscita del film, negli States non sono mancati giorni di ordinaria follia. Dal tentato attentato di Oklahoma City nel 1995, alla strage di Colombine raccontata poi da Michael Moore in Bowling a Colombine, senza dimenticare la strage nel campus del Virginia Tech Institute, alla scuola Amish in Pennsylvania, o l’ultima in ordine di tempo, la strage avvenuta alla base militare del Texas. La storia che ci viene raccontata in Un giorno di ordinaria follia non è la storia di una singola persona, di un caso isolato, di un’eccezione, ma è la nostra società, quella che stiamo lasciando in eredità ai nostri figli. E’ la società che sta precipitando

è la storia di una società che precipita, e che mentre sta precipitando si ripete per farsi coraggio: "fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene". il problema non è la caduta, ma l’atterraggio


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