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Un’articolata risposta ad un amico (sulla guerra in Ucraina)

"Altrimenti, chi altri potrà fermare Putin? E in che modo? Con le nostre insistenti condanne morali? Con la sconfitta militare? Con le sanzioni economiche? Con il colpo di stato intestino?"

di Gaetano Sgalambro - giovedì 11 agosto 2022 - 3991 letture

Antefatto: “Vedo che partiamo da A e arriviamo io a B tu a C. Eppure usiamo entrambi la logica. E siamo entrambi onestuomini.”

Ma che avvengano tali diversioni mi pare fisiologico e il nostro vecchio e inossidabile rapporto lo conferma. Il pensiero che esce dalle varie teste è sempre proteiforme. Se si riconosce questa realtà e si accetta diventa inutile schierarsi e possibile, ancorché utile, confrontarsi. Nella fattispecie, ambedue condanniamo inequivocabilmente l’aggressione militare di un paese, sebbene debba registrare che una reazione così accanita stia avvenendo solo per l’Ucraina, dopo quella lontanissima per il Vietnam, tra le tante meritevoli di attenzioni. Ambedue riteniamo doveroso fornire ogni aiuto umano ai civili. Questi rappresentano il “comune punto A”, dal quale partono le due nostre diversioni. Vediamo perché.

Mi pare che tu consideri l’aggressione dell’Ucraina un fenomeno geograficamente locale, solo frutto delle follie di un super-autarchico Putin, pervaso da mire espansionistiche minacciose per tutti. Da qui assumi la coerente e ferma posizione politica, che così sintetizzo: valido sostegno militare per respingere l’aggressore, nel mentre lo si fiacca ai fianchi con sanzioni economiche e commerciali; ripristino dello status ucraino quo ante; neutralizzare l’autocrate perché pericoloso.

Io parto da un dato geopolitico oggettivo: al confine ovest della Federazione Russa si sta formando una cintura militare, addestrata dalla Nato, che va dal Baltico al Mar Nero, costituiti dai paesi ex sovietici, i quali, peraltro, stanno chiedendo di aderirvi a pieno titolo. In queste condizioni, pur tenendo conto dei legittimi diritti nazionali e internazionali di questi paesi indipendenti, nessuno può pretendere che la Russia sia democraticamente contenta. Così come non lo sarebbe nessuna delle altre superpotenze: vigente tra loro, com’è assodato storicamente, un’estrema competitività economica e militare. Per non dire della conseguenza più importante, che non si vuole intravedere. L’attuale quadro geopolitico è ben diverso da quello pattuito tra le superpotenze a Jalta e poi sempre aggiornato, che ci ha tenuti lontani da un terzo conflitto mondiale. Per questo e per l’aggiungersi della Cina come neo superpotenza, ad alterare ulteriormente il quadro, oggi, la pace mondiale è ad alto rischio.

Da tutto questo nasce la mia convinzione che la Russia si stia muovendo in questo contesto per riguadagnare spazio e prestigio e per fermare il passo alla NATO, ovverosia che siamo nel cuore delle vertenze geopolitiche internazionali. Altro che fenomeno territoriale locale. Che sia giusto per questo fare una guerra nessuno lo può sostenere. Che rientri nella logica dell’ordinamento mondiale vigente fra tutte le superpotenze, non lo si può disconoscere. Ed è a loro livello che la guerra si può fermare e che si può sancire una pace. Ed essendo in tempo di pace, questo può avvenire solo in seno al Consiglio di Sicurezza dell’ONU o in seno a una Conferenza Internazionale di pace, promossa dai paesi sanamente democratici. Altrimenti, chi altri potrà fermare Putin? E in che modo? Con le nostre insistenti condanne morali? Con la sconfitta militare? Con le sanzioni economiche? Con il colpo di stato intestino?


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