Televisione. Giornalisti sempre più genuflessi ai potenti

La Rai fa di tutto per non informare, per cloroformizzare le coscienze. Vergognosi comportamenti da parte dei giornalisti. E l’Ordine cosa fa? Perché non interviene?

di Adriano Todaro - lunedì 26 settembre 2011 - 2116 letture

Una settimana qualsiasi, diciamo quella che va dal 19 al 24 settembre. L’offerta che fa la Rai, nella prima serata, è di una banalità esasperante. Se sono coraggioso posso spaziare fra "Criminal Minds", qualche fiction, il film animato "Alla ricerca di Nemo", lo show "Ti lascio una canzone", "I migliori anni", "Ncis: Los Angeles". Certo, un po’ prima ci sono i telegiornali, "L’Eredità" e, in altri orari, programmi di varia umanità come "La prova del cuoco" seguita da 2.648.218 spettatori con uno share del 20,23%. (Lo share, ricordo, è la percentuale di utenti di una certa trasmissione sul totale degli ascoltatori).

Le ferie, per quasi tutti i comuni mortali, sono ormai un ricordo, ma la nostra Tv, nonostante il pagamento del canone che è per tutti i mesi e non solo per quelli invernali, è sempre in ferie. Lorenza Lei, direttore generale della Rai, voluta e imposta da uno Stato estero (Vaticano) e da Berlusconi, ha sbattuto fuori Michele Santoro e si è tenuto Bruno Vespa, ha licenziato Serena Dandini e si è tenuto Giuliano Ferrara, ha allontanato Paolo Ruffini ed ha avvicinato Gianluigi Paragone che ottiene, con la sua trasmissione, un misero 7% di share.

Aspettando "Report" intanto ci consoliamo con il bravo Riccardo Iacona e con ripetizione di "Blu notte". Non c’è molto di più. Pensate che in prima serata si vede ancora, dopo 72 anni, Miss Italia, una delle trasmissioni più deleterie e noiose, soporifere che si siano mai fatti. I Telegiornali? Qua ormai siamo alla Caporetto dell’informazione. Se una volta i telegiornali di riferimento democristiani erano ingessati, oggi sono con le stampelle, anzi, sulla sedia a rotelle, immobili, sdraiati completamente sul vecchietto satiro che ci governa. E’ penoso vedere persone che si qualificano "giornalisti" ed invece sono solo manutengoli del Potere, di questo potere in disfacimento, un potere in cancrena ma non per questo meno pericoloso, anzi.

Qualche prova di ciò che affermiamo? Fatevi una passeggiata fra i vari telegiornali della Tv di Stato e allora scoprirete che questi giornalisti non sono "i cani da guardia del potere", ma gattini che fanno le fusa al padrone. E così se Di Pietro afferma che nel Paese c’è molta tensione e, di conseguenza, è meglio che Berlusconi "Vada via prima che ci scappi il morto", il Tg1 annuncia che Di Pietro ha affermato la seguente frase: "Vada via o ci scappa il morto". Non è la stessa cosa, anzi è una cosa completamente differente. Chi ha deciso di cambiare la frase? Il direttore, il caporedattore? Bene. Ma chi ci racconta queste cose, la videogiornalista, non ha voce in capitolo? E’ sempre disponibili a raccontare, a modificare, a sopire tutte le cose che ordina il direttore? Per far questo non è necessario essere giornalisti, basta un’annunciatrice. Nessuno o pochi si ribellano o si sono ribellati a questo decadimento della professione. Tutti coperti e allineati, tutti che "tengono famiglia". E’ possibile che l’Ordine dei Giornalisti non intervenga per arginare questa deriva?

Come si fa ad annunciare, in un Tg Rai che Berlusconi è stato assolto mentre, invece, era prescritto grazie ad una legge che si era fatto proprio lui? La stessa cosa che era avvenuta per Andreotti nel 2003 quando il Tribunale, il 2 maggio, non assolve ma prescrive Andreotti per il reato di associazione a delinquere, comunque "commesso fino alla primavera del 1980". Ma questo le Tv non l’hanno detto, hanno preferito occultare la notizia vera e raccontare un falso: da prescrizione ad assoluzione e, facendo diventare così, Andreotti prima e Berlusconi ora, un perseguitato.

In un momento in cui tutto frana, moralmente e materialmente, nel momento in cui la maggioranza governativa non c’è più e in un solo giorno per ben cinque volte è andata in minoranza, il Tg1 afferma, soavemente, come se stesse raccontando la cronaca di un altro Paese, che "La maggioranza fa quadrato; un vertice delicato mentre le questioni economiche e giudiziarie restano al centro di polemiche e riflessioni".

Polemiche e riflessioni? Ma come: le agenzie economiche internazionali ci declassano, la Banca europea ci commissaria, tutti i giornali del mondo ci prendono per i fondelli e questi del Tg1 parlano di polemiche e riflessioni. Chi fa le polemiche? Non è dato sapere. E le riflessioni? Per farle ci vuole uno profondo e così chiamano un certo Capezzone il quale incurante del ridicolo afferma urbi et orbi, in modo criptico, che "Chi chiede le dimissioni di Berlusconi dovrebbe chiedere anche quelle di Obama e della Merkel".

E questa l’informazione della Rai? No, c’è di peggio. Subito dopo il superfluo Capezzone, una giornalista, diciamo così, prende le difese del governo e guardandomi negli occhi dal teleschermo, con sicurezza, mi fa sapere che "La maggioranza tiene, avanti fino al 2013. I governi non si abbattono con le Procure". Posso dormire tranquillo.

In effetti, non dormo tranquillo perché quando i Tg cambiano argomento e parlano di cronaca nera, lo fanno sempre in forma ansiogena, un’alterazione mediatica che produce nello spettatore una specie di "serialità", che trasforma lo spazio nei Tg come una rubrica "fissa" e, come dice, il politologo Ilvo Diamanti, il crimine viene trattato come argomento di vita quotidiana e "sceneggiato per bilanciare la spinta emotiva prodotta dalle preoccupazioni economiche e dalla paura suscitata dalla disoccupazione. Il crimine come un reality usato come un antidoto, un tema alternativo a cui appassionarsi. Perché ritenuto maggiormente notiziabile e in grado di tenere alta l’audience". E così, nel 2010, il Tg1 dedica 1.000 notizie a fatti criminali e come opportunamente fa notare Erika Crispo in un articolo per Tabloid, esse rappresentano il doppio di quelle trasmesse dal Tg pubblico spagnolo, il triplo di quello inglese, quattro volte quello francese e 18 volte il Tg pubblico tedesco. Negli ultimi quattro mesi del 2011, i Tg in prima serata (ad esclusione di Tg3 e La7) hanno dedicato 1.200 servizi al caso Scazzi e alla scomparsa di Yara.

Cane da guardia. Non diciamo fesserie. Con un cane simile il Potere può fare quello che vuole. Eppure all’articolo 2 dell’ordinamento della professione di giornalista si recita che è obbligo "inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede". E all’articolo 48 si dice che gli iscritti all’albo che si rendano "colpevoli di fatti non conformi al decoro e alla dignità professionale, o di fatti che compromettano la propria reputazione o la dignità dell’Ordine, sono sottoposti a procedimento disciplinare".

Il direttore del Tg1, Minzolini ha usato la carta di credito aziendale per spese personali o per andare in ferie in isole esotiche. Interviene la magistratura, ma l’Ordine? Comportarsi in questo modo fa parte del decoro e dignità professionale? Non incidono anche nello screditare la "dignità dell’Ordine"? Nella Carta dei doveri del giornalista ad un certo punto si scrive che "Il giornalista rifiuta pagamenti, rimborsi spese, elargizioni, vacanze gratuite, trasferte, inviti a viaggi, regali, facilitazioni o prebende, da privati o da enti pubblici, che possono condizionare il suo lavoro e l’attività redazionale o ledere la sua credibilità e dignità professionale". E per passare alla concorrenza (si fa per dire), cosa ne pensa l’Ordine dei giornalisti di un certo Emilio Fede? Anche lui rispetta la "verità sostanziale dei fatti"? E’ decoroso, per l’Ordine, un personaggio di questo tipo con i procedimenti che ha sulle spalle? Nel 1997 i radicali proposero, fra tanti altri, un referendum per l’abolizione dell’Ordine dei giornalisti. Fu un fallimento perché non raggiunse il quorum. Se si ripresentasse oggi credo proprio che i risultati sarebbero diversi.

Quando Minzolini legge i suoi editoriali contro le intercettazioni disposte dalla magistratura, deve cercare assolutamente di non chiarire nulla sulle intercettazioni. Deve fare una grande marmellata, una melassa dove far risaltare che a lui sta a cuore se la "signora Maria" è intercettata. Ma non spiega perché mai lo dovrebbe essere. Dimentica di dire che Berlusconi e compagnia non erano intercettati, ma erano intercettati papponi e cocainomani che a lui telefonavano. Ci si può forse meravigliare se dopo l’editoriale di Minzolini in difesa di Berlusconi, domenica 18 settembre, il Tg1 ha perso il confronto con il Tg5 scendendo sotto il 20% di share?

E’ questa l’informazione nel nostro Paese. Questi personaggi possono decidere anche di difendere uno squallido personaggio come il vecchietto ossessionato dalle ragazzine, accusato di reati infamanti. Ma non possono pretenderlo di farlo con i nostri soldi. Giuliano Ferrara, altro campione di giornalismo anglosassone, con l’aplomb necessario, poche sere fa, dagli schermi di Rai1, pagato da noi, ha definito Berlusconi un "Eroe popolare", "Un’anomalia felice della Storia", "Uomo umile e sorridente". Per Ferrara, non dimentichiamolo spia confessa per conto della Cia, i magistrati di Napoli sono "ragazzotti in cerca di protagonismo".

Cosa resterà in testa al telespettatore? Soprattutto a quello che ha come unica fonte informativa la Tv? Forse, però, il telespettatore è meno scemo di quello che credono i dirigenti televisivi visto che ogni volta che il prode palafreniere Ferrara appare sullo schermo televisivo cambiano canale. La trasmissione "Radio Londra" è stata venduta agli inserzionisti pubblicitari per uno share del 18%. Invece, in sette minuti, dalla fine del non esaltante Tg1 alla fine della trasmissione di Ferrara, si perdono 2,1 milioni di spettatori con una diminuzione dello share dell’8,65%. Alla fine del Tg1 lo share era del 22,64%; alla fine di "Radio Londra" siamo al 14%. D’altronde anche "Porta a Porta" non è messa bene. Ha cambiato arredamento dello studio per una spesa di 500 mila euro. Ma non basta per avere più ascolti anche quando fa accomodare in studio il salvato poco onorevole Marco Mario Milanese. Siamo attorno al 10% di share e circa un milione e mezzo di spettatori. (Ricordo che ogni punto di share, calcolato sul lungo periodo vale 60 milioni di euro).

I dirigenti di questo carrozzone, però, non se ne preoccupano. D’altronde "Annozero" portava nelle casse della Rai tanti soldi e, quindi, meglio eliminarlo. E non si preoccupano neppure i politici perché, tutti, hanno da mungere dalle tette portentose di mamma Rai. Le segreterie politiche hanno le mani sulla Rai perché fanno parte del sistema e questo sistema deve perpetuarsi. Non paghiamo più l’abbonamento? C’è sempre qualche solone di sinistra che pazientemente mi spiega che ho il complesso di Tafazzi. Fuori i partiti dalla Rai? Ma dove vivi? Se ce ne andiamo, dicono sempre i sinistri, gli altri farebbero quello che vogliono. Ah sì? Perché, quello che vogliono, non lo fanno anche con i partiti d’opposizione nel Consiglio di amministrazione?

Intanto, per rinfrescarci la memoria, è meglio ricordare sempre chi sono coloro che siedono, da noi retribuiti, nel Cda della Rai.

La legge Gasparri (che è ancora in vigore) prevede per la composizione del Cda Rai 9 membri: 7 eletti dalla commissione di Vigilanza (cioè dai partiti) e 2 nominati dall’azionista unico, il ministero del Tesoro (il presidente e un altro componente). La Commissione Vigilanza Rai è composta da 38 membri con presidente Sergio Zavoli, classe 1923, senatore Pd, eletto il 4 febbraio 2009.

I sette consiglieri del Cda Rai nominati dalla Vigilanza, nel 2009, sono tutti − come sempre − espressione dei partiti: Giovanna Bianchi Clerici, deputata Lega Nord; Antonino Verro, siciliano, ex parlamentare FI; Alessio Gorla, prima a Mediaset e poi in Rai, organizzatore della campagna elettorale 1994 di Berlusconi; Guglielmo Rositani, classe 1938, sindaco di paese in provincia di Reggio Calabria, 4 volte deputato An; Rodolfo de Laurentiis, Udc, ex commissario Vigilanza; Giorgio Van Straten, Pd, scrittore fiorentino, imposto da Walter Veltroni; Nino Rizzo Nervo, ex direttore del giornale della Margherita Europa, ora Pd.

Il 26 marzo 2009 è stato eletto Presidente della Rai Paolo Garimberti, classe 1943, ex direttore del Tg2 ed ex giornalista di Repubblica. Non riuscirò mai a capire quale sia il ruolo di Zavoli e Garimberti. E non riesco a capire perché due personaggi di grande spessore professionale e culturale si debbano assoggettare a fare le belle statuine. Qual è la molla che li ha convinti ad accettare l’incarico? Soldi? Notorietà? Sfilare sul tappeto rosso del festival del cinema di Venezia? Perché giocarsi tanti anni di carriera giornalistica per essere strumenti nelle mani delle segreterie dei partiti?

Rimangono a deliziarci le serate, i due sacrestani di Rai 3, Fabio Fazio e Giovanni Floris. Sono diventati i replicanti di se stessi. Mai, da parte loro, un guizzo di autonomia, mai una domanda che non sia in ginocchio. Si arriva all’assurdo che in una delle ultime puntate, Fazio intervista la segretaria della Cgil. Si potevano fare mille domande, anche cattive, ma il nostro ragazzo-oratorio domanda a Susanna Camusso se lo sciopero "si poteva fare in un giorno non lavorativo". Magari la domenica, suggeriamo noi, oppure a Natale o a Ferragosto. Di Floris poi non si può dire nulla di male. La sua è una trasmissione-camomilla che va bene a tutti, destra e sinistra, un conduttore che prende vivacità solo quando gli comunicano che al telefono c’è Berlusconi, come è avvenuto qualche sera fa e come era già avvenuto nel 2005 quando Berlusconi, pur non invitato alla trasmissione, era intervenuto e si era seduto al posto dell’invitato ministro La Loggia. Floris, in quella occasione, aveva gli occhietti luminosi e felici così come li aveva pochi giorni fa quando maldestramente non era riuscito a parlare al telefono con Berlusconi. Ma quando vuole sa essere anche duro, soprattutto nei confronti di chi politico non è. E’ avvenuto diverse volte nei confronti di alcuni giornalisti quando affermano cose sgradite. E’ rimasto famoso quello nei confronti di Gianni Barbaceto quando il giornalista si stava esprimendo sulla condanna di Dell’Utri. Non è un caso che nel 2009, l’allora ministro Bondi, nello studio di Ballarò dichiari: "Voglio che ‘Ballarò’ continui".

Eccoli qua i conduttori televisivi, quelli democratici. L’ospite in queste trasmissioni è rilassato, sa che deve fare il gioco che gli è stato cucito addosso. Deve litigare con il politico avverso, deve gridare, fare un po’ di sceneggiata. L’importante, per questa compagnia di giro, non far capire nulla al telespettatore che non è aiutato dal conduttore che non incalza l’ospite, che non è il "cane da guardia del potere", che non sta comunque e sempre all’opposizione rispetto a chi comanda. Porge solo domande-tappetino, cercando di disturbare il meno possibile l’ospite politico o gli ospiti.

Alcune sere fa, il Tg2, forse preso da questo vento del "scappi chi può" che aleggia in questi giorni, si è fatto coraggio e ha posto una domanda interessante e secca all’avvocato Ghedini. La domanda era: "Come mai Berlusconi non va a Napoli?". Già, bella domanda. Sapete cosa ha risposto Ghedini: "Si frappongono alcune problematiche". Credete che il giornalista abbia incalzato l’avvocato chiedendogli, magari: "Ma che razza di risposta è questa?". Per niente. Si è passati ad altro servizio.

Abbiamo un canale radio, GR Parlamento, che dovrebbe informare i cittadini dei lavori parlamentari. Usiamo il condizionale perché ormai non si riesce più a distinguere cosa è l’informazione parlamentare considerato che in una recente trasmissione, durante la mattinata, uno dei soliti esperti che abbondano nelle nostre radio e Tv ci ha fatto sapere che agli italiani piace "fare sesso anale". Notizia sconvolgente. Ma vorremmo proprio sapere che informazione è questa. O meglio è sì un’informazione ma cosa ci "azzecca" con i lavori di Camera e Senato? O forse ci "azzecca"?


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