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Racconti ischitani (ragazzo di strada 19)

di junior - venerdì 5 settembre 2008 - 5605 letture

Il cancello automatico si aprì dall’interno. Alessio entrò. Parcheggiò poco distante. Non c’era nessuno ad attenderli.
- Dobbiamo attraversare il viale a piedi...- disse l’ingegnere alla segretaria - Poi ci sono le scale. -
- Viva la comodità... - esclamò la donna prima di seguirlo. Lungo il percorso si potevano ammirare molte varietà di piante. I muri di tufo verde erano rivestiti da buganvillee di colore rosso cardinale. Le palme avevano un aspetto magnifico. I grusoni sfilavano in capienti vasi di terracotta. Al termine del viale Silvia si fermò ad ammirare il panorama. La scalinata di pietra era stretta e ripida. Scendeva lungo la parete rocciosa. La baia di San Francesco sembrava vicinissima. Allungando lo sguardo si potevano ammirare il promontorio del Soccorso e la collina di punta Imperatore. Una manciata di case bianche accompagnava l’occhio verso il mare.
- Chi abita in questo posto bellissimo...? - chiese la donna.
- Il proprietario è di Roma... - rispose Alessio - Viene ad Ischia solo per le vacanze. Non fargli troppe domande. E’ molto riservato. -
- Ok capo... - esclamò Silvia con una smorfia militaresca. L’uomo le diede un’occhiata indagatrice.
- Dove hai preso quel vestito...? - chiese lui.
- E’ un abito leggero... - rispose lei - L’ho comprato ai saldi. Ti piace...? -
- Sei un po’ sgonfia per indossare certi tessuti... - osservò l’amico. Silvia gli lanciò contro la borsetta. L’accessorio mancò il bersaglio cadendo per terra.
- Ehiiii...! - esclamò Alessio - Cosa ti succede...? Stavo scherzando. - Il padrone di casa li raggiunse sul bordo della piscina. Era un uomo di mezza età. Aveva un aspetto gradevole. Indossava polo e bermuda bianchi.
- Benvenuto ingegnere... - disse allungando la mano in segno di saluto.
- Grazie dell’ospitalità dr. Sebastiano... - rispose Alessio - Sono venuto con la mia segretaria. -
- Molto lieto... - aggiunse lui. In soggiorno una donna di colore venne loro incontro con il vassoio delle bibite.
- E’ un posto magnifico... - osservò Silvia - E’ fortunato a vivere qui... -
- Sono perfettamente d’accordo... - spiegò il padrone di casa - E’ il luogo ideale per rilassarsi e recuperare le energie... - Alessio estrasse il computer portatile dal fodero. Lo poggiò sul tavolino basso. Spostò il posacenere in un lato.
- Ho pensato ad alcune soluzioni al nostro problema... - spiegò l’ingegnere.
- Vediamo... - disse il dr. Sebastiano sedendo accanto a lui sul divano. Intanto Silvia diede un’occhiata alla cameriera. Era rimasta immobile con il vassoio svuotato tra le mani. Non sembrava intenzionata ad andarsene.
- Mi piacerebbe conoscere l’opinione di Silvia... - interruppe il padrone di casa.
- Cosa...? - esclamò la donna rivolgendogli lo sguardo.
- In realtà mi stava ignorando... - spiegò Alessio.
- Non è vero... - aggiunse Sebastiano con un sorriso - Sono sicuro che Silvia è molto interessata. -
- L’ingegnere ha ragione... - continuò la donna - Lo stavo ignorando. E’ sempre meno interessante. -
- Parla così perchè sa che non posso licenziarla... - replicò Alessio.
- Perchè...? - domandò il dr. Sebastiano.
- Silvia non è solo la mia segretaria... - spiegò l’ingegnere.
- Noooo...? - esclamò il padrone di casa.
- Noooo... - ripetè Alessio - Silvia è anche la mia governante. - L’uomo scoppiò in una sonora risata.
- Non ti credo... - rispose facendo cenno alla cameriera di allontanarsi - Sei la persona più ingovernabile ch’io abbia mai conosciuto... -

Un’ora più tardi si salutarono. Alessio e Silvia percorsero la strada a ritroso. Raggiunsero l’automobile nel parcheggio. Uscito dal cancello principale l’uomo imboccò la strada statale. La segretaria era seduta accanto a lui. Rimasero alcuni minuti in silenzio.
- Perdonami... - disse finalmente l’ingegnere.
- Per cosa...? - chiese lei.
- Per quello che ho detto prima... - rispose lui.
- Non ti ho ascoltato... - aggiunse la donna.
- Meglio così... - continuò Alessio - andiamo a casa mia...? -
- Perchè...? - chiese Silvia.
- Ti va di fare all’amore...? - domandò l’amico rivolgendole uno sguardo complice.
- No, non mi va... - rispose lei.
- Perchè...? - incalzò lui.
- Non lo so... - spiegò la segretaria.
- Ti accompagno a casa...? - domandò ancora l’ingegnere.
- No, lasciami qui... - la segretaria indicò il ciglio della strada.
- Dove...? Dove...? - insistè Alessio guardando davanti a se.
- Proprio qui... - esclamò Silvia tirando bruscamente il freno a mano. La macchina s’incollò al manto stradale. Slittò finendo contro un palo dell’alta tensione. Alessio slacciò la cintura di sicurezza. Aprì la portiera. Scese a terra. Era furioso.
- Guarda cosa hai fatto... - esclamò osservando i danni. Silvia lo guardò con attenzione. Era rosso in viso. Aveva gli occhi fuori dalle orbite.
- Guarda...guarda cos’hai fatto alla mia macchina... - ripetè lui urlando più forte. Alessio sembrava avere perso il controllo. Una piccola folla di curiosi si avvicinò alla coppia. Fu in quel momento che la donna scese dalla macchina. Si sistemò i capelli con le mani. Infilò rapidamente gli occhiali scuri come se avesse la necessità impellente di proteggerli da una luce accecante. Cominciò ad allontanarsi dal gruppo a passo lento. L’ingegnere rimase a guardarla di spalle. Aveva un’andatura morbida.
- Puttana...puttana...puttana... - urlò l’uomo con tutto il fiato che aveva in gola. Pareva stesse per sputare i polmoni sull’asfalto. Silvia non si girò. Continuò ad allontanarsi tranquillamente.

Era tardo pomeriggio quando Alessio rientrò a casa. Sostò il motorino nel garage. Afferrò la borsa di pelle con i documenti ed il fodero del computer portatile. Si affrettò ad entrare. Il cellulare gli cadde dalla tasca dei pantaloni. Si piegò a raccoglierlo. Fu in quel momento che si accorse della chiamata senza risposta. Guardò il numero. Era Alessandro. Entrò nell’abitazione. Superò l’ingresso. In soggiorno aprì le tende. Spalancò la vetrata. La luce del tramonto era color arancio. Tolse gli abiti. Li gettò sul divano in maniera scomposta. Era nervoso. Adirato. Infastidito. Affamato. Avrebbe divorato volentieri un’intera tavoletta di cioccolato fondente. Il telefonino cominciò a squillare. Era ancora Alessandro.
- Che vuoi...? - chiese bruscamente.
- Sei nervoso...? - domandò il ragazzo.
- No, sono incazzato nero... - rispose l’ingegnere.
- Peggio per te... - continuò il giovane - Rischi un abbassamento delle difese immunitarie. -
- Dimmi cosa ti serve...? - ripetè Alessio.
- Posso venire a casa tua...? - chiese lo studente.
- No, chiamami un altro giorno... - rispose l’ingegnere.
- Perchè...? - insistè Alessandro.
- Ho da fare... - spiegò l’uomo.
- Cosa devi fare...? - aggiunse il ragazzo.
- Il bagno al gatto... - continuò lui.
- E’ pericoloso... - osservò Alessandro - Potrebbe graffiarti. I graffi del gatto possono provocare problemi al sistema linfatico. -
- Lo hai letto sul manuale del piccolo medico...? - interruppe l’ingegnere.
- Allora...posso venire a casa tua...? -
- Ho detto noooo....... - esclamò Alessio.
- Sto arrivando... - disse il ragazzo - Se non mi apri scavalco dal retro... -
- Bastardo... - replicò il padrone di casa.
- Cos’hai detto...? - chiese Alessandro.
- Bastardo e figlio di puttana... - rispose l’ingegnere.
- Ok.ok... sarò da te in venti minuti esatti... - Il giovane interruppe la conversazione prima che Alessio potesse replicare. L’uomo lanciò il cellulare sul divano. Raggiunse il bagno. Aprì il rubinetto sotto la doccia. L’acqua cominciò a scorrere.

continua...

Angela Colella


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