Libertà per Dario Giulio Alessandro Gabriele

Ho promosso una petizione su change.org per un grande intellettuale già finito nei gulag italiani

di Adriano Todaro - mercoledì 19 giugno 2019 - 4190 letture

Il nostro Paese sta diventando, sempre più, illiberale. Ed è in questi duri frangenti che chi scrive sui giornali ha il dovere morale di denunciare le turpitudini di questo, appunto, Stato illiberale. So che in questo modo mi espongo a ritorsioni, a minacce, a tentativi di corruzione. Ma io, come Pasolini, so e ho anche le prove di quanto sto affermando.

Oggi, nel nostro Paese, gli intellettuali sono bersagliati, colpiti, sono messi in condizione di non lavorare, spesso sono arrestati, messi nei gulag carcerari. In questo momento c’è un intellettuale noto in tutto il mondo che gli si impedisce di lavorare, di scrivere, di far arrivare a noi la sua voce libera. Malgrado i consigli, le esortazioni della direzione di girodivite di stare attento a quello che scrivo, di sfumare i giudizi, di sopire, la mia natura di libertario si ribella e ho deciso, vada come vada, di dire la verità, anzi la Verità.

L’intellettuale bistrattato si chiama Dario Giulio Alessandro Gabriele Mora. E già, solo perché ha quattro nomi di battesimo, bisognerebbe portare a lui rispetto. La sua è una vicenda che ha dell’incredibile. Accusato di ogni nefandezza, ha saputo sempre, grazie alla sua forte e maschia volontà, risorgere dalle proprie ceneri come fosse l’araba fenice. In realtà, Dario Giulio Alessandro Gabriele sembra più un bignè infracidito piuttosto che l’uccello di fuoco mitologico noto per il fatto di rinascere dalle proprie ceneri dopo la morte.

Comunque le turpitudini di cui è stato accusato si ritorceranno contro i suoi accusatori. Pensate che è stato accusato di avere, come suoneria telefonica, “Faccetta Nera”, un canto libero e appassionato che parla di Abissinia, di sole, di territori liberi. Il suo guaio è stato di innamorarsi di un altro grande intellettuale, Fabrizio Corona anche lui, purtroppo, stritolato dalla stampa asservita al potere e finito nei gulag. Dario Giulio Alessandro Gabriele ha scritto così di Fabrizio Corona: "Ebbi una relazione con Corona, spesi per lui circa 2 milioni di euro nel periodo 2004-2006. I soldi provenivano da fatture false. Gli ho comprato 8 autovetture a partire da una Audi cabriolet per arrivare alla Bentley Continental. Anche l’appartamento a Milano in via De Cristoforis gliel’ho comprato io, o meglio, ho rifornito Corona di circa 1 milione 500 mila euro in contanti che doveva utilizzare per l’acquisto dell’appartamento".

Come si vede siamo nel lirismo più alto, una teoria estetica intesa come pura soggettività. Questo suo essere libero lo ha portato in carcere varie volte con accuse di tutti i generi. Ha cominciato con il traffico di droga, poi con l’evasione fiscale, Vallettopoli, bancarotta fraudolenta, favoreggiamento della prostituzione (quando portava ad Arcore un po’ di mignotte per sollazzare l’Omino Indecente stanco dalle responsabilità di governo). Ma lui, bignè di tempra forte, risorgerà come, appunto, l’uccello di fuoco.

In queste ultime settimane, ad esempio, la Guardia di Finanza di Imperia ha fermato alla frontiera di Ventimiglia una Rolls Royce e ha sequestrato 2 milioni di euro in contanti. Ora portare all’estero soldi con una Rolls Royce non va bene non fosse altro perché l’auto è un tantinello vistosa. Alla guida c’era una bella signora bionda di 59 anni, Ana Bettz, cantante e imprenditrice di chiara fama. In realtà lei si chiamerebbe più casarecciamente Anna Bettozzi ma anni fa era nel mondo dello spettacolo con il nome d’arte, appunto, di Ana Bettz. Poi ha sposato Sergio Di Cesare un discusso petroliere padrone della Europetroli. Gli affari non vanno bene e nel 2015 Sergio Di Cesare è arrestato per contrabbando di prodotti petroliferi ed evasione delle accise. Nell’agosto del 2018, Di Cesare muore e la falsa bionda Ann diventa la padrona della benzina. A Verona c’è la fiera “Oil&Nonoil” e Ana partecipa con uno stand in cui è esposta una Ferrari “Edizione limitata” così, tanto per non dare nell’occhio. Lo stand di Ana si chiama Max Petroli Italia.

E chi cura l’immagine della benzinaia? Sì è lui: è Dario Giulio Alessandro Gabriele. Ha saputo risorgere dalle ceneri e si è messo a lavorare duramente. Da vero intellettuale non disdegna servizi umili, come appunto, quello del benzinaio. Dichiara che fa affari commerciali con la società petrolifera di stato iracheno e venezuelano. Ora non vorremmo proprio che i soldi sequestrati alla frontiera di Ventimiglia portassero, di nuovo, nel gulag Dario Giulio Alessandro Gabriele.

Per scongiurare tale possibilità ho deciso di promuovere un appello-petizione con change.org dal titolo “Libertà per Dario Giulio Alessandro Gabriele”. È il minimo che posso fare. Il minimo che voi tutti potete e dovete fare. Per quello che ci ha saputo trasmettere il grande intellettuale, per averci fatto conoscere in tutto il mondo come culla della cultura. Per il suo sapere. Per la sua onestà intellettuale e non solo. Firmate e fate firmare.


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