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Lentini brucia

L’Antico Lavatoio di Lentini brucia. Nel giro di qualche mese il fuoco ha colpito più volte. La macchina di un tecnico del Comune, un supermercato...

di Sergej - sabato 14 luglio 2007 - 7283 letture

E’ abbastanza singolare che nel giro di pochi mesi Lentini abbia perso i due maggiori centri di aggregazione sociali. Il centro commerciale del Cityper (ex Smau) per un cortocircuito qualche mese fa. Ora il Lavatoio, stavolta per dolo. Nei giorni del gran caldo dei primi di giugno, erano andati a fuoco alcuni capannoni alla periferia di Lentini, e con esse le relative attività - l’azienda di riciclo di materiali elettronici di Alberto La Ferla. Con il fuoco è stata colpita, mi dicono, la macchina del capo Ufficio Tecnico del Comune di Lentini, Salvo D’Anna.

Il Lavatoio, per chi come me ha fatto attività culturale a Lentini, è stato un luogo aggregativo importante. Lo volemmo fortemente anche noi del circolo ARCI di Lentini, assieme a Insolia e Bosco. Non c’era all’epoca nessun luogo dove poter fare seminari e dibattiti. Veramente avremmo voluto farne anche centro per mostre - ma fu scelto di impiantare le sedie al suolo, per evitare furti o per rispetto al nome di Auditorium che al Lavatoio fu affibiato. Con quelle sedie in mezzo, fare mostre di quadri era difficoltoso, ma lo stesso ne facemmo - oltre a dibattiti, proiezioni, incontri. I ragazzi dell’Arci: Alfio Caruso, Alfio Grimaldi, Alfio La Ferla, Carmelo Adagio, Enzo Pupillo, Pippo Cardillo, Rosalba Mugno, Agostina, Cettina Caruso... Ok, sono passati più di vent’anni e la memoria fa cilecca, quelche nome l’ho scordato :-(. Nell’impossibilità di usare il Palazzo Beneventano, l’ex Lavatoio era un buon punto d’incontro.

Pochi giorni prima dell’incendio, il neo sindaco di Lentini Mangiameli aveva decretato si rifacessero i segnali a terra del Mercato del Giovedì. Non c’è niente di peggio di un semplice ristabilire di diritti e di un minimo d’ordine per far scattare nei pochi che si sentono - a torto o a rgaione offesi - l’istinto dell’ira e la voglia della rivalsa. Non so se questo c’entri. In ogni caso, l’incendio del Lavatoio si configura come un vero e proprio sgarro (mafioso) fatto alla città e ai lentinesi.

Pubblichiamo e mettiamo in circolo (in giro) la lettera di Guglielmo Tocco.


L’antico Lavatoio, l’Auditorium Comunale di via Focea non cè più. Un incendio lo ha distrutto in un caldo pomeriggio di questa orribile estate lentinese (pochi giorni fa altri incendi hanno distrutto magazzini e depositi, per non dire dell’incendio della Cityper di qualche mese fa).

L’auditorium fu ricavato dalla struttura del vecchio lavatoio comunale (poi deposito di mezzi e utensili della Nettezza Urbana) poco più di vent’anni fa. Il progetto fu redatto dall’istituto per Geometri, ma la volontà politica, bisogna riconoscerlo, fu dell’on.le Mario Bosco, allora sindaco, del preside Giuseppe Moncada, all’epoca assessore ai Lavori Pubblici, e del maestro Riccardo Insolia, già sindaco e in quel periodo segretario del PCI.

Per oltre vent’anni e fino a ieri l’Antico Lavatoio è stato l’Agorà della città: è stato il luogo dove si sono tenuti gli incontri, i dibattiti, i convegni, i congressi di partito, il battesimo di nuove formazioni politiche, recital di poesie, la presentazioni di liste e di candidati, la presentazione delle squadre di calcio ad inizio stagione, le rappresentazioni e i saggi scolastici, ma anche qualche concerto, qualche rappresentazione teatrale.

Io e la mia vasta cerchia di amici vi abbiamo tenuto la presentazione di tutti i San Valentino, le serate delle Cicogne (una dedicata alla poesia di Papa Giovanni Paolo II, una a Carlo Lo Presti, una a Sebastiano Addamo, una a Nino Uccello, una ai sindaci-poeti di Lentini, Carlentini e Francofonte…).

Il Kiwanis club, tra le tante iniziative, vi ha tenuto molte edizioni del premio Nazionale di Poesia dialettale intitolato a Ciccio Carrà Tringali. Vi si sono tenute mostre d’arte, presentazioni di libri (Cardillo, Cardello, Tinnirello, Siracusano, Martines, Zagarella, Cannone, io stesso).

Sul suo piccolo palcoscenico sono passati il senatore Macaluso, il giudice Santiapichi, lo scrittore Vincenzo Consolo, il professore Sylvano Nigro, il Filosofo Manlio Sgalambro, lo scrittore Sebastiano Addamo, il regista e scrittore Turi Vasile, don Ciotti, tutti i politici della provincia ancora in auge, dal presidente della provincia Marziano agli on.li Santi Nicita, Pippo Gianni, Rino Piscitello, Centaro, Zappulla, De benedictis, Consiglio…

Ora questo luogo non c’è più.

Ma non manca solo il luogo della memoria, del ricordo di momenti indimenticabili e di confronti appassionati, di eleborazione di idee. Manca anche il posto dove continuare ad incontrarsi, a confrontarsi, ad elaborare. Immagino che il comune provvederà, prima o poi, a ricostruirlo o a sostituirlo con un altro.

Ma credo che si possa fare qualcosa di più, di meglio, di più veloce, di molto onorevole: mobilitare l’intera città perché l’antico lavatoio venga ricostruito subito da tutti noi. Molte delle personalità citate hanno la possibilità di dare un contributo in denaro. Molte imprese, molti studi tecnici, molti comercianti possono dare anch’essi un piccolo contributo. Ma possono essere organizzate anche mille serate di spettacolo, di musica, di teatro con l’obbiettivo di destinare gli incassi interamente alla ricostruzione dell’Antico Lavatoio (penso alla Compagnia dell’Encelado Superbo, ad Alfio Antico, ai Sikania, ai fratelli Cattano, a Enzo Ferraro per lo spettacolo, a tanti artisti che potrebbero donare loro opere per un’asta, ecc.)

Dalla sciagura può nascere un’opportunità: fare nascere uno spirito comunitario, attualmente perduto, attorno al nobile obbiettivo della ricostruzione del lavatorio. Si può costituire immediatamente un comitato di cittadini dinamici, conosciuti, apprezzati, fuori dalla mischia, in grado di unire e di collegarsi con i più vari e vasti ambiti della città. A me vengono in mente i nomi dell’avvocato Aldo Failla, del professore Alfredo Sgroi, dell’opinionista Salvatore Martines, del professor Armando Anzaldo, del maestro Enzo Ferraro, del dott. Franco Belfiore, ma chissà quanti altri potranno essere chiamati o potranno offrirsi volontari per questo ruolo.

Da qua a Natale potremmo raggiungere un traguardo di tappa abbastanza vicino a quello finale.

Guglielmo Tocco


- Ci sono 4 contributi al forum. - Policy sui Forum -
Lentini brucia
14 luglio 2007, di : emanuele gentile

Perchè non si apre una sottoscrizione popolare a livello nazionale per raccogliere parte dei fondi che serviranno a far riaprire questo luogo che è la Memoria collettiva del nostro territorio?

Ciò sarebbe un modo intelligente ed innovativo di farci sentire l’Auditorium di Via Focea come parte di noi.

In breve, la collettività acquisisce uno degli identificativi che caratterizzano la sua storia e il suo territorio. Il rilancio delle nostre Città passa anche per queste iniziative.

Lentini brucia
17 luglio 2007

Nella maggior parte dei casi archiviare un incendio semplicemente come tale è indice di supeficialità.

C’è la scusa del forte sole.

Non vi è mai capitato di vedere dipendenti dell’ANAS (ex Anas) dar fuoco al verde lungo le strade invece di usare decespugliatori? Si fa prima e soprattutto è meno faticoso.

Quando poi a bruciare è un centro commerciale o un luogo magari sottoposto a vincoli di natura culturale, certi dubbi, diciamo così, nascono spontanei.

Lentini brucia
17 luglio 2007

Il titolo comunque evoca i giorni di Pompei o lo spettro di Nerone.
dimenticanza voluta?
17 luglio 2007

Certo che dopo vent’anni ci si può dimenticare di qualcuno, ma guardacaso quel qualcuno è stato l’artefice in prima persona di due iniziative (di cinema e di poesia)e, cosa ancora più strana, è praticamente l’unico della vecchia arci che cerca di dire qualcosa sulla Lentini di oggi: mi dispiace, non hai scuse, Sergio Failla. Alessandro Sudano