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La pallamano uno sport "romantico". Intervista a Martìn Viscovich

Intervista ad un campione di pallamano. Ovvero parliamo di uno sport che non sia il calcio

di Donatella Guarino - giovedì 4 ottobre 2007 - 3410 letture

Martin lo incontro a casa sua, mentre sta vedendo in tv una partita di pallamano. Osserva tattiche e strategie, di cui l’indomani dovrà parlare con il suo allenatore… Martìn Viscovich (nella foto) è di Buenos Aires, ha 32 anni, anche se sembra più giovane. Vive in Italia, a Siracusa, e gioca nella squadra di pallamano della città, la società Albatro. Lo sport della pallamano è la sua passione…ma non l’unica della sua vita. Ama l’arte e i viaggi, la storia, e Patrizia sua moglie.

Da quanto tempo sei in Italia?

“Sono qui da un anno; mi ha chiamato la società Albatro che aveva un progetto interessante per rinnovare la squadra che prima era in A2, una categoria inferiore. Ora è in A1Elite, la massima categoria, che comprende solo otto squadre”.

Come sei arrivato alla pallamano? Per scelta o per caso?

“Ho cominciato a 10 anni a praticare la pallamano, per caso, e da allora non ho più smesso…Dopo la scuola con altri ragazzi rimanevamo a giocare…Avevo un allenatore molto bravo”.

Allora è lui il responsabile…

“A lui piace molto questo sport non molto popolare e così tanti grazie a lui lo hanno conosciuto e amato…Anche mio fratello (che gioca con me nell’Albatro) frequentava la mia stessa scuola e si allenava con lui”.

E qui in Italia come ti hanno conosciuto?

“Ho giocato nella nazionale argentina di pallamano per dieci anni, dal ‘95 al 2005, fino al mondiale in Tunisia. Mi hanno notato, e mi hanno proposto di venire a giocare a Siracusa. Questo era il momento giusto per spostarsi…Anche in passato, altre squadre italiane mi avevano proposto dei contratti ma allora non ero pronto”.

E un anno fa invece?

“Sono cambiate alcune cose…Mi sono laureato, mi sono sposato con Patrizia e ora la scelta non riguarda solo lo sport ma è un’esperienza di vita. Quando sono libero dagli impegni sportivi partiamo… Sono curioso, mi piace sapere. Conosciamo bene la Sicilia e un po’ anche il resto dell’Italia”.

Raccontami dei tuoi studi…

“Ho studiato mentre giocavo. Prima per diventare giornalista, poi per diventare avvocato. Ho lavorato per tre anni come dipendente statale…Studiavo e giocavo, lavoravo e giocavo…La pallamano è la mia passione!

Questo è uno sport non molto conosciuto, e dove circola meno danaro rispetto ad altri ambienti sportivi. Cosa c’è di diverso?

“E’ diverso…Si gioca col cuore. Sono pochi i professionisti. Alcuni studiano, altri lavorano. (Sorride…) E’ un po’ più romantico… Qui generalmente i soldi non sono tutto. Certo dipende dalle persone, ma generalmente è così”.

Quanto dura mediamente la carriera?

“Fino a 36, 37 anni. Se non si hanno avuto infortuni…”

E il campionato?

“Otto mesi, da settembre a maggio. Abbiamo già giocato due partite ma abbiamo perso…(anche se la difesa diretta da Martin è stata ottima ndr)”.

Come ti trovi in Italia? Hai parenti qua?

“Tanti argentini emigravano dall’Italia e perciò quasi tutti gli argentini hanno parenti italiani. Mio nonno era nato a Pola. Io in Italia mi trovo bene. Le abitudini e i costumi sono simili, il cibo è buono. Anche per noi è importante la famiglia, si mangia insieme. Mi sono adattato subito”.

C’è qualcosa che ti manca dell’Argentina?

“La carne… (risponde d’istinto ndr). E poi gli affetti. Genitori, sorella, amici”.

Pensi di ritornarvi? “Per ora ho un contratto di tre anni con l’Albatro. Non so dopo cosa potrà accadere. Quando non giocherò più penso di ritornare in Argentina. Vedremo…”.


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