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La Torre Scalcinata - La Politica a Lentini tra il 1993 e il 2011

«Nessuna pretesa di dire una parola definitiva su questi ultimi anni a Lentini sotto il profilo politico e sociale. Neanche di avere prodotto un qualcosa riferibile comunque al genere parecchio frequentato della storia locale. Il fatto è che mi sono trovato tra le mani questa materia frutto di una riflessione a caldo sugli avvenimenti che hanno caratterizzato la politica locale degli ultimi 18 anni - avvenimenti che guarda caso hanno coinciso con il ventennio berlusconiano – e ho ritenuto che valesse la pena riproporli in un chiave più distesa e riflessiva al di là della fuggevole lettura su un giornale locale. Ho provato piacere a scriverli, spero che la piacevolezza possa essere condivisa con il lettore».

di Redazione Zerobook - giovedì 3 luglio 2014 - 5559 letture

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La Torre Scalcinata di Paolo Ragazzi

Motivazioni

Il filo rosso che collega gli articoli è il tentativo di legare le vicende locali con la politica nazionale. Per questo sono stati inseriti dei raccordi tra un articolo e l’altro che consentono di ricostruire con leggerezza la politica italiana dell’ultimo ventennio. Quella politica su cui ha avuto modo di riflettere Domenico Cacopardo nella sua postfazione. «Certo, l’entrata in scena di Berlusconi e della sua destra cialtrona scombina le carte.

L’Italia si avvita in un bipolarismo basato sull’antinomia Berlusconi sì-Berlusconi no, in una rinnovata spaccatura tra fascismo e antifascismo. (…) Il modello berlusconiano, organizzativo e propagandistico, sembra vincere anche a sinistra. L’area politica che s’era fondata sulla partecipazione e sul dibattito in una immensa rete di luoghi di partecipazione scopre la comunicazione diretta, il rivolgersi al popolo e cerca i leader carismatici capaci di contendere all’uomo nero la supremazia nel dialogo populistico».

Non manca negli articoli una venatura ironica sempre rispettosa dei personaggi e delle situazioni, ma anche un’analisi rigorosa e impietosa degli eventi e, nella fattispecie, delle grandi prolungate sonnolenze del corpo politico locale e della stessa classe dirigente nel suo significato più ampio.

Scrivevo nel primo articolo pubblicato su “La Notizia” di Nello La Fata nel lontano 1993 a ridosso di tangentopoli: «Purtroppo sul piano locale non si ha ancora sentore d’ iniziative giudiziarie. (…) Qui, più che altrove, è però necessario che la società civile organizzi una sua risposta alla crisi della politica e dei partiti, faccia un passo avanti affermando innanzitutto i valori dell’onestà e della competenza nella Pubblica Amministrazione.

O la società civile avanza una domanda forte di rinnovamento ai partiti e si propone con uomini nuovi, oppure i marpioni di ogni risma torneranno alla carica vanificando un grande fatto innovativo come la legge sull’elezione diretta del sindaco, a prescindere che prevalga il fronte conservatore o quello della sinistra».

Non è che avevo capito tutto 20 anni fa, ma certo che allora erano già evidenti i sintomi di un possibile degrado della vita politica, come d’altronde aveva denunciato anche Enrico Berlinguer nella sua intervista a Scalfari.

Un ringraziamento particolare devo alla neonata casa editrice DUETREDUE per la professionalità dimostrata, nonostante la giovane età dei suoi componenti, nella pubblicazione del volume e nell’organizzazione della rassegna UN GIARDINO DI LIBRI, nell’ambito della quale è stato presentato il volume.

I ricavi dell’autore per la vendita del libro saranno interamente devoluti all’associazione "Manuela e Michele"

Paolo Ragazzi

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P R E F A Z I O N E

E’ opinione diffusa che la politica sia ormai scomparsa, per lasciare il posto a ruspanti faccendieri ed arrivisti di tutte le scuole, impegnati soprattutto a realizzare le proprie aspirazioni. Il giudizio è eccessivo, e spesso ingiusto. Diciamo piuttosto che essa, nei tempi più recenti, ha mutato rituali strutture e prospettive, rendendo addirittura incerto – secondo alcuni - il confine tra destra, sinistra e centro (come sembrano dimostrare i frequenti e disinvolti “traslochi”) e adottando perfino una nuova terminologia (il tavolo al posto della riunione, il coordinatore al posto del segretario, ecc.).

La struttura territoriale dei partiti, la sezione soprattutto, è diventata evanescente, a volte inesistente, mentre un tempo (non così lontano in verità) essa era un centro di aggregazione democratica, in cui gli iscritti, a mezzo dei loro rappresentanti, ed anche direttamente, costituivano un forte canale di collegamento fra i cittadini e le istituzioni. Oggi, a decidere, sono soprattutto gli eletti, gli autorizzati ad entrare nella “stanza dei bottoni”.

Ma la politica, nel senso di amministrazione della cosa pubblica e delle scelte che ciò comporta, non è scomparsa; ad essa non si sfugge perché – è stato detto – “anche se noi non ci interessiamo di politica, è la politica che si interessa di noi”; lo fa in moltissimi momenti della nostra vita, vista la dilatazione raggiunta dall’intervento pubblico nella regolamentazione dei rapporti sociali.

Le cause di questi mutamenti in buona parte sono ascrivibili alla caduta delle ideologie, dei muri, alla crisi della socialità, alla decadenza dell’associazionismo tramortito dall’intrattenimento televisivo, al corrispettivo diffondersi di un marcato edonismo, che a volte travalica nell’egoismo, alla personalizzazione della lotta sociale, all’accentuato leaderismo nei gruppi politici (partiti o correnti, anzi “componenti”, di partiti), organizzati attorno ad un personaggio, il cui nome spesso compare nel simbolo.

E neanche la “buona” politica, quella costruttiva e disinteressata, al servizio della collettività, è scomparsa. Lo dimostra, ad esempio, la diffusione del volontariato, lo dimostra l’impegno di uomini come Paolo Ragazzi che, se non ci fossero, bisognerebbe inventarli. Lo dimostra, fra le tante altre cose, anche questo suo libro.

Paolo Ragazzi, lucido ragionatore alieno dalle astrattezze parolaie e inconcludenti, intellettuale coi piedi sempre per terra nell’affrontare le varie situazioni, può ormai vantare una lunga presenza nella scena politica e culturale locale.

La sua instancabile azione volta a sciogliere i nodi delle complesse problematiche locali è stata una continua ricerca di soluzioni concrete, condotta da diverse barricate: da quella di degno rappresentante delle istituzioni locali, a quella di appassionato esponente politico, a quella di semplice cittadino interessato al destino della cosa pubblica. Una battaglia civile, la sua, a volte solitaria, a volte inserita in un contesto collettivo, ma sempre condotta con coerenza nell’ambito della sinistra democratica; sempre volta a coinvolgere le forze migliori della società, come ad esempio i quadri più impegnati della FUCI di una volta, riferendosi ai quali egli, in un suo scritto, si chiede: << e se questi ex, uomini e donne, impegnati in prima persona o meno, di sinistra o meno, rispetto all’impotenza dimostrata dai partiti tradizionali, nonché alla richiesta unanime di produttività, qualità e trasparenza sulla conduzione della cosa pubblica, si ritrovassero, si parlassero, si confrontassero nel merito delle problematiche che interessano il territorio e…avanzassero una proposta alla città, semplice e dura, schietta e coraggiosa, come il linguaggio cui ci avevano abituato!?>>.

Il libro che avete in mano è dunque più di una raccolta di articoli, quasi tutti pubblicati sulla stampa locale “a caldo”, seguendo il corso degli avvenimenti di oltre un decennio (1993/2010); è il percorso umano e civile di un cittadino impegnato nella lotta per il progresso, armato solo della sua penna, della sua cultura, della sua passione.

Gli articoli dall’autore selezionati non appaiono affatto datati; essi non hanno perso nulla della loro freschezza, anche perché molte delle questioni affrontate sono ancor oggi sul tappeto. A renderne piacevole la lettura contribuisce il linguaggio, vigoroso e raffinato ad un tempo, come avviene, ad esempio, per quello usato quando l’iniziativa che sale dai gruppi più impegnati nel sociale fatalmente viene compressa e scoraggiata dalla crisi dei partiti, detentori del potere e dunque interlocutori indispensabili. Assistiamo allora ad una battaglia dialettica, diretta a scuotere la politica, quando essa sembra illanguidirsi in un lascivo nullismo; o quando l’azione dei più volenterosi è frenata dalla presuntuosa protervia del notabilato locale o provinciale. All’impeto dialettico di uno che non le manda a dire si alterna, in altri casi, il lucido ragionamento, puntuale e documentato, ma anche elegante e suadente, come quando si affrontano i temi della cultura, dell’ambiente, dello sviluppo economico, del rilancio turistico.

La vis polemica e il rigore dell’analisi spesso si fondono in una prosa, per certe sfumature quasi aristocratica, che riesce a tenere desta l’attenzione del lettore e, spesso, ad accenderne le passioni.

La pubblicazione di questi articoli, collegati fra loro da una cornice storica che tiene sempre conto degli avvenimenti di contorno e della loro relazione con le vicende nazionali, rappresenta, oltre che una testimonianza di prima mano, un atto di coraggio. Di coraggio, perché essi affrontano tematiche contemporanee, e per giunta con un’ottica di parte, sanguigna e senza veli, capaci di suscitare, o risuscitare, polemiche. Ma il dibattito è vita, e se è condotto con rispetto e lealtà, può comportare soluzioni valide e passi avanti nella strada del progresso civile, che è in fondo ciò che il libro si propone. La tenacia della lotta del suo autore, inoltre, rappresenta un messaggio di fiducia verso l’avvenire e verso i giovani che dell’avvenire devono essere i protagonisti.

Un’ultima considerazione. E’ ormai comunemente apprezzata la “microstoria”, in quanto giustamente si ritiene che attraverso indagini dirette sul territorio si può desumere o allargare il quadro generale dello svolgimento dei fatti storici: la Storia si alimenta dalla microstoria. Sotto questo aspetto il lavoro di Paolo Ragazzi merita l’apprezzamento di quanti hanno a cuore la salvaguardia delle radici della nostra società.

Ferdinando Leonzio

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La Torre Scalcinata di Paolo Ragazzi

PREMESSA

Ci sono aspettative spesso consegnate alla politica, nonostante l’entità dei problemi vada nettamente oltre la portata di quest’ultima. Così quando ci misuriamo con la cosiddetta globalizzazione e con le sue ricadute nella realtà locale, così quando analizziamo il rapporto o, meglio, il crescente distacco tra politica e potere con il trasferimento di molte leve di comando dalla politica appunto ai poteri economici e finanziari, o quando ci troviamo a dovere gestire scelte economiche o normative approvate in sede di Unione Europea. Stessa cosa quando dobbiamo fare i conti con la precarizzazione del lavoro e la fine delle tutele personali e sociali. Tuttavia la politica, specie sul piano locale, continua a rappresentare un formidabile strumento per fare fronte a situazioni di degrado, per indurre comportamenti virtuosi da parte dei suoi cittadini, per incentivare uno sviluppo economico rispettoso dell’ambiente. Come dice Zygmunt Bauman, <>. [Z. Bauman, Modus vivendi, La Terza p.95]

E’ anche vero che la politica non può essere lasciata sola in questo compito. Che il migliore assetto politico, sia sotto il profilo normativo, sia in chiave di risorse umane, è destinato a mancare l’obiettivo laddove la società civile è ostaggio di una pervasiva presenza mafiosa. Ma anche questo quadro va letto in termini di rapporti di forza e di conflito all’interno di una comunità, tra forze che si battono per affrancare l’economia da condizionamenti illeciti, e forze che invece tendono a conservare i propri privilegi o, nel peggiore dei casi, il proprio controllo del territorio. In questo conflitto un ruolo importante è svolto dal cosiddetto ‘quarto potere’, la stampa, spesso strettamente legata a corpose partecipazioni economiche se non a odiosi conflitti di interesse. Questo schema, ben saldo sul territorio nazionale, presenta qualche variante su scala locale. La stampa locale, prevalentemente a distribuzione gratuita, è quella che si avvale di contributi personali non remunerati, quella che sopravvive spesso a prezzo di grandi sacrifici personali e, cionondimeno, costituisce un riferimento importante, se non l’unico, come fonte d’informazione, per molti cittadini. Ciò non vuol dire che non esistano altri fenomeni distorsivi, ma certamente non sono quelli riconducibili a condizionamenti e a interessi economici preponderanti. Grazie alla stampa locale i problemi del territorio superano la soglia della percepibilità. Un evento non trattato dalla stampa locale, di fatto, non esiste. A questa stampa locale ho affidato i miei interventi, ora a raccontare quello che avveniva nel territorio, ora a commentarne i risvolti più significativi.

Ho escluso dalla rassegna di articoli (in buona parte pubblicati, in parte neanche spediti e, raramente, non pubblicati), quelli che contenevano un mio diretto coinvolgimento, poiché, per mia disavventura, in qualche caso, ho svolto anche un ruolo politico.

Un filo rosso collega questi interventi, a prescindere dalla coerenza che si può rintracciare in essi e che, comunque non sta a me evidenziare: il tentativo di intrecciare sempre le vicende politiche nazionali con quelle locali. Questa è, infatti, una chiave di lettura delle vicende che ci consente, da un lato di non banalizzare i contenuti riducendoli tutti a fattori endogeni o, peggio, alle note caratteriali dei singoli personaggi in campo; dall’altro di non arretrare di fronte a comportamenti e scelte più che censurabili. Non si tratta del solito ‘metterla in politica’ o, peggio, in politichese, ma di dare, comunque, dignità politica, a quanto accade dentro le mura di quella che fu la città di Gorgia e poco oltre. La ‘torre scalcinata’ è, ovviamente, quella immortalata nello stendardo del comune simbolo della città che ha conosciuto, anche nel recente passato, una stagione felice, e che, adesso, si trova sicuramente alle prese con uno dei suoi momenti meno felici.

La rassegna consente una ricostruzione certamente parziale (nel senso che è di parte) degli avvenimenti politici susseguitisi in città negli ultimi 20 anni. Non sta a me esprimere un giudizio d’insieme o giungere a una qualsiasi conclusione. Anzi questo è proprio lo scopo per cui mi sono deciso a pubblicare questo libro: l’auspicio che queste pagine e la rilettura a mente fredda di quegli eventi possano innescare una discussione fertile e positiva, precostituendo almeno quelle condizioni che possano portare la città di Lentini a riflettere utilmente su quanto accaduto e, dunque, a uscire dall’immobilismo amministrativo e dalla stagnazione economica. Un caloroso ringraziamento devo agli amici delle testate locali che hanno voluto ospitare i miei interventi: a Nello La Fata direttore de “La Notizia”, Giuseppe Parisi fondatore e direttore di “Informasicilia” e, in particolare, a Salvatore Martines, fondatore e direttore editoriale de “Il Murganzio”, per avermi dato lo spazio e la visibilità che nessun altro prima mi aveva concesso. Un sentito ringraziamento va rivolto anche a Ferdinando Leonzio, mio amico personale e scrittore limpidissimo. Attraverso il suo volume “Lentini vota: 1946-2006” ho potuto ricostruire le principali vicende elettorali che hanno fatto da raccordo tra i vari articoli.

Paolo Ragazzi


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