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La Favola del Re Basso

...e degli Idioti del Regno della Fantasia. Questa è una favola del nostro paese (Italia-Campania)

di Enzo Maddaloni - giovedì 4 gennaio 2007 - 5166 letture

C’era una volta,

un Re Basso, ma tanto Basso, che ultimamente era anch’egli così depresso che era giù, giù, quasi in linea con la terra e, per questo, tutti gli avevano appioppiato il nomigliolo di Bassolineo.

Lui aveva regnato per molti anni il “Paese del Sole”, vi era stato anche un nuovo rinascimento, aveva ricostruito piazze e palazzi, riportanto i vecchi luoghi al suo antico splendore.

Negli ultimi anni, però aveva perso la sua coscienza e rischiava di farla perdere anche ai suoi sudditi.

Era diventato moralmente cieco e non riconosceva più di essere soggetto ai limiti della sua natura umana.

Egli regnava ormai senza amore, solo con avidità di potere e la vecchiaia lo aveva fatto diventare anche un po’ tiranno.

Non era più simbolo per il suo Popolo e della sua originaria saggezza, perché il super-io “Governatore” si era impossessato di Lui e lo faceva resistere al rinnovamento, e tutti i contenuti positivi di un tempo si erano ridotti a gusci vuoti.

Governava dispoticamente, bloccando così il fluire della vita nel paese del sole e del regno della fantasia.

La sua terra, il Suo regno, una volta pieno di sole e di calore, di gioia e di fantastica creatività si era quasi magicamente perduto in una desolazione senza limiti.

Sacchetti della spazzatura ovunque, ospedali vuoti dove i malati vagavano trasparenti senza pigiami, nel mentre per le strade i topi uscivano dalle fogne padroni ormai di tutti i borghi e bande di predatori rubavo i poveri contadini e lavoratori. I sudditi languivano. Nessuno riusciva più a trovare nuove fonti di vita o sorgenti dimenticate.

Un giorno alcuni Idioti, chiamati così perché ormai privati di ogni ruolo sociale perché erano stati tutti rimossi dai loro precedenti incarichi e defraudati dei loro beni, (per capirci dei veri è propri “Emeriti Idioti”) pure quello di semplice suddito, dopo essere riusciti a fuggire dal regno si riunirono segretamente, per trovare una strategia comune per sconfiggere il male che regnava sovrano.

Ormai, le idee buone erano tutte svanite nel nulla, ed il popolo seguiva solo il “dio denaro” tutta l’aristocrazia del regno, pur apparendo buoni, succhiavano anche il sangue ai pochi sudditi che ancora riuscivano a pagare le cabelle, avendo il coraggio di affermare che non era colpa loro.

Per tutti questi motivi gli idioti alla fine della loro riunione, furono convinti che non bastava più semplicemente lottare per essere uomini, seguendo i dettami di ormai sterile e vecchie ideologie, rivolte ormai più ad uso e consumo dei potenti, dei signorotti del momento e delle loro famiglie aristocratiche, che del popolo.

Era invece necessario mettersi insieme per intraprendere un tipo di lotta responsabile ed eccellente, senza ingaggiare una lotta qualsiasi, per una vittoria qualsiasi, ma solo per la vittoria che facesse ritornare il sole e la fantasia nel loro regno.

Dovevano intraprendere una battaglia di luce, forte decisa, per far ritornare a splendere il sole nel Paese del Sole e della Fantasia, dove ora l’oscurità, trionfava assoluta con il male sovrano che stava portando alla morte gli ultimi uomini e le donne. Condannando anche il futuro dei bambini e dei giovani ormai solo costretti a fuggire per salvarsi.

Certo, erano consapevoli che c’era il rischio di morire, ma questa era anche l’unica speranza per rinascere a nuova vita. Cadere per risollevarsi. Soffrire per riacquistare, attraverso la conoscenza delle cose, non un sacrificio ma un servizio per recuperare la consapevolezza del sé e farla riconquistare, non solo al Re ma anche a tutti gli altri.

Né tanto potevano lasciare la soluzione del problema solo ai giovani ed ai bambini, ormai già segnati nel loro destino.

Si convinsero così che solo loro, potevano restare imperturbati di fronte anche all’ignominia di tanti e, nonostante tutto, riscattare tutti ad una vita più dignotosa di uomini e non più di sudditi.

Questo solo grazie al fatto che erano tutti veramente degli idioti, folli ed irresponsabili, e gli unici che avrebbero potuto far comprendere al Re le sue miserie.

Erano anche coscienti che ogni popolo ha bisogno di un Re e lo stesso Re ha bisogno dei suoi eroi, dei suoi villani.

Il Re non se ne era accorto in tempo purtroppo, ma ormai non aveva più a fianco a se gli idioti, i giullari di corte, i folli, i soli che potevano aprire i suoi occhi e far vedere il cuore della gente che piangeva dalla tristezza.

Ormai Lui si era attorniato solo da lestofanti ed imbroglioni che gli rubavano, oltre ai suoi averi, anche quelli del popolo, ormai affamati dalle tasse e dalla moneta dimezzata da un costo sempre più alto delle cose da mangiare.

Il Re non aveva neppure più consapevolezza che gli idioti erano i soli, con la loro sana follia, capaci di sollevare la popolazione contro di Lui.

In verità c’era stato anche un momento, che Lui seguendo il consiglio di qualcuno, aveva tentato anche di legarli a fianco al trono per sorvegliarli e punirli, nel caso si fossero ribellati, ma questi erano comunque riusciti a fuggire con un astuto stratagemma. Si erano nascosti nei sacchetti della spazzatura. Lui chiamo anche le guardie per cercarli, ma loro non riuscirono a trovarli.

Lui era consapevole del loro potere, perché erano gli unici che potevano parlare al popolo con quell’irriverenza che solo ai folli è dato di sapere, e quanto ciò poteva essere rischioso per Lui, perché in maniera anche oscura e magica Egli riconosceva loro molti poteri che Lui stesso gli aveva negato. Lui sapeva che essi, erano i più vicini alle sorgenti di vita, proprio perchè erano unici e divini.

Negli ultimi anni però la situazione si era talmente aggravata che nessuno era più in grado di fare niente per cambiarla, e tutti erano coscienti che gli strumenti tradizionali di cambiamento era come si fossero persi.

Il Re aveva degenerato, era ostruzionista e disadattato. Questa degenerazione i suoi sudditi la osservavano tutti i giorni e lui nonostante tutto rimaneva ostinato, tanto che la sua presenza soffocava e reprimeva chiunque gli stesse intorno, anche chi accortosi dell’esigenza di cambiare non riusciva però più a trovare il coraggio di una soluzione, qualsiasi essa fosse.

Quindi il regno si trovava imprigionato da un’incatesimo fatto da vecchi stregoni. Era ormai diventato un incantesimo di morte anche per Lui.

Ormai lo stesso Re era indifeso anche contro le angherie del Drago Montemarranus, colui che ripeteva sempre la colpa non è mia con la sua faccia di pacoccione placida che nascondeva però la sua vera indole divoratrice.

Il Re era esposto così a tutti i pericoli rappresentati da questi demoni e nemici come anche: Demitos - Dio del mito democraticus e Mastellatus - Dio del mito A Sto Latus e dall’Altrus.

Il rischio concreto era che si poteva rivivere un’altra “Sodoma e Gomorra”. Il rischio che avrebbe corso il popolo nel liquefarsi sotto la pioggia di cenere e lapilli, faceva accapponare la pelle a tutti gli idioti del regno.

Questa cosa l’aveva detta anche il Mago Savionellus, il Mago della Luce, che proprio per questo fu mandato in esilio dalle guardie del Re, ostacolando così anche l’ultimo tentativo di far tornare la speranza del cambiamento, con il suo libro magico.

Nel mentre, la principessa Iervolinus per non vedere, l’oscurità che gli si era fatta intorno si fece costruire degli occhiali con dei fari enormi auto incandescenti, ma questa falsa luce le stava facendo diventare "strabica" e prima o poi avrebbe perso la vista.

Finalmente, valutata la situazione, gli Idioti, furono coscienti che per liberare nuove energie, doveva rinnovare quella che si era esaurita nell’istituzione primitiva del Re del Regno del Paese del Sole: la gioia di vivere.

La situazione era ormai cosi grave che non salvaguardava più i suoi sudditi risucchiandoli in uno stato letargico, causato anche dalle scorregge puzzolenti del Drago mangia tutto Montemarranus e quindi dovevano accellerare il lor intervento risolutore.

Così, decisero di praticare una nuova strategia provando a percorrere una strada nuova per arrivare a ricostruire il cuore del Re.

Uno di loro quindi propose la “strategia della farfalla”, che avrebbero dovuto mettere in atto attraverso la realizzazione di uno spettacolo. Nella sostanza un piccolo battito d’ali sulle Ande può provocare un uragano nel Golfo Messico.

Per realizzare questa strategia del "piccolo gesto" pensarono di allestire una festa popolare tratta da una favola la loro.

Questa favola che a tutti potrebbe sembrare fantastica doveva riuscire ad essere vista dal popolo, come quelle feste che ogni rincorrevano e venivano affidate proprio ai folli del regno per far rinsavire il Re.

Ogni diota avrebbero partecipato, ognuno raccontando e rappresentando la propria storia.

Lo scopo era che attraverso questa festa, favola, spettacolo, lo stesso Re Basso ridesse delle loro esperienze di vita, del loro disagio del vivere in quelle condizioni, al di la di quello che strobbazzavano in giro i suoi portavoce.

Nella sostanza dovevano realizzare di fronte al Re “divorante”, un’opposizione ad esso, attraverso una semplice resistenza “eroicomica”, opposta al potere che li perseguitava.

Lo stesso “eroismo” degli idoti doveva essere dissacrato, nella sua “ridicola rappresentazione”, non rappresentando affatto un’eccezione di pochi, ma semplicemente la capacità di tutti di ridere di se e della propria condizione di vita da idioti.

Tutto al cospetto anche dei furbi, degli aristocratici che nel frattempo si erano mangiati ingenti patrimoni del regno e tutti i risparmi dei sudditi.

La cosa più grave, era che avevano operato attraverso un falso perbenismo per il male e ciò senza quell’amore incondizionato, utile per servire la comunità ed il popolo.

Lo scopo dello spettacolo degli idioti, doveva essere quello di rendere inutile ogni atto di governo del Re, non con un’azione di forza scatenata per uccidere gli avversari, in questo caso il Re despote e tutti i suoi miti che si erano creati intorno a Lui, ma per farli ridere tutti attraverso di sé e facendogli aprire gli occhi.

Dopvevano far ridere a crepapelle il Re dell’inutilità di tutto quello che aveva fatto loro ed al suo regno, e tanto doveva essere forte la sua risata da raggiungere il suo animo, il suo cuore affinché riconquistasse la sua consapevolezza.

Per questo motivo era fondamentale che ognuno degli idioti rappresentasse la propria storia personale attraverso l’emozioni del momento. Gli idioti erano gli unici che potevano provare emozioni, nonostante la desolazione dell’animo di tutti gli altri.

Immagino già tante storie fatte di scoramento, di pene e di sofferenza, ma anche di grande forza emotiva, le uniche capaci, anche se con un piccolo gesto, di scuotere, come un uragano, il cuore del Re.

Adesso, tocca ad ognuno di voi, non serve più che ci raccontiamo solo le favole che ci hanno scritto gli altri, dobbiamo raccontare le nostre e solo gli idioti del regno del sole e della fantasia possono adesso raccontare la propria.

Scrivente con il cuore...................................................................


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