L’"udienza forzata", principale causa di inefficienza nel processo civile

di Ferdinando Gattuccio - martedì 13 luglio 2010 - 2977 letture

Al di là delle tante soluzioni immaginabili per un miglioramento dell’efficienza della giustizia civile, vi è un aspetto del processo che, a modesto avviso dello scrivente, appesantisce in modo irrazionale e spropositato il rito e ne costituisce la principale causa di rallentamento. Come ben sanno gli operatori, infatti, il processo civile (ormai quasi interamente telematico) è scandito da ben precisi passaggi, ciascuno teso ad assicurare le varie fasi del contraddittorio, fino alla formazione della prova ed alla decisione. Eppure, nonostante questa precisa cadenza, il codice di rito prescrive ancora delle "udienze obbligatorie", che costringono giudici ed avvocati a perdere intere mattinate, i primi cercando di fare ordine in aule stracolme di avvocati presi in chiacchiere, i secondi in attesa del proprio turno per formulare richieste banalissime come "chiedo un termine per memorie ex art. 183 VI co." o per "insistere" o per chiedere che la causa venga posta "in decisione". Quando non si tratti di assistere al giuramento del consulente tecnico d’ufficio (che potrebbe ben più razionalmente giurare in cancelleria quando per lui più comodo, se il codice lo consentisse). Uno statunitense inorridirebbe davanti allo spettacolo pietoso offerto da una nostra udienza civile. Orbene: il processo civile italiano ha di fatto già rinunciato all’oralità; e visto che esso è scandito da passaggi precisi, e che i termini per memorie (termini la cui misura è già suggerita dal codice) vengono comunque prudenzialmente sempre chiesti dagli avvocati (anche se poi, per avventura, non sfruttati), ci si chiede che utilità effettiva abbiano queste "udienze forzate". De iure condendo, è opinione dello scrivente che dovrebbe essere concessa udienza alle parti soltanto su richiesta (ovviamente, nel rispetto del contraddittorio). Forse sarebbe opportuno conservare il controllo immediato del giudice solo sulla vera e propria assunzione della prova per testi, ma davvero sarebbe meglio se giudici e avvocati civilisti passassero le loro mattinate a scrivere sentenze e atti. avv. Ferdinando Gattuccio


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