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In difesa dell’articolo 3 della Costituzione

Mercoledì 9 luglio, nei locali della CGIL di Catania, si è riunito il gruppo promotore del “Comitato per la difesa dell’art. 3 della Costituzione”.

di Redazione - mercoledì 16 luglio 2008 - 5005 letture

Mercoledì 9 luglio, nei locali della CGIL di Catania, si è riunito il gruppo promotore del “Comitato per la difesa dell’art. 3 della Costituzione”. L’esigenza dell’incontro è nata dalle recenti proposte di legge che riguardano: a) la sospensione dei processi, b) il così detto lodo Alfano (l’immunità speciale conferita ai Presidenti della Repubblica, del Senato, della Camera e del Consiglio), c) le pratiche di identificazione, tramite la raccolta delle impronte digitali, di appartenenti alle etnie Rom e Sinti. I promotori del Comitato vedono in queste proposte un grave attentato al principio costituzionale enunciato dall’art. 3, secondo cui “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge”. Con motivazioni pretestuose solo alcuni sarebbero posti al riparo dalla legge. Le speciali immunità per le quattro cariche dello Stato appaiono, infatti, prefigurare la creazione di una zona franca del potere, in cui esso è considerato ed esercitato al di sopra delle leggi. Inoltre, se è già discutibile addurre, nel caso del Presidente della Repubblica e del Presidente del Consiglio la necessità di esentarli dall’applicazione della legge per non destabilizzare la direzione politica del paese, questa giustificazione non regge nel caso dei Presidenti delle due Camere, la cui attività è meno direttamente collegata alla direzione politica.

Si realizzerebbe, contestualmente, una discriminazione su base etnica, laddove l’art. 3 invece recita che la pari dignità sociale e l’eguaglianza davanti alla legge sono “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni sociali e personali”. La forma di discriminazione verso i Rom e i Sinti segue anch’essa una logica di “separazione”. Fare ricadere su di loro i problemi di ordine pubblico e di sicurezza, crea un allarme destinato a legittimare comportamenti e legislazioni eccezionali senza prendere in considerazione in modo sereno ed efficace il problema dell’immigrazione in Italia. I timori sociali vengono concentrati su un solo gruppo, che è poi il meno tutelato da eventuali rappresentanze diplomatiche del paese d’origine, visto che nella maggior parte dei casi i Sinti e i Rom, anche se conservano, come è loro diritto, caratteristiche culturali specifiche, non hanno un paese d’origine diverso dall’Italia, di cui sono cittadini. Il provvedimento di raccolta delle impronte si abbatte su una comunità che, solo per le sue caratteristiche etniche, si presume tutta criminale, dimenticando che, qualora l’atto illegale fosse compiuto, la responsabilità per la nostra legge non può essere addebitata alla collettività ma all’individualità del singolo. Cosa direbbero gli abitanti di alcuni quartieri di Catania, in cui si verificano più che altrove scippi o violenze, della proposta di schedatura preventiva e generalizzata dei loro figli in nome della sicurezza dei bambini e delle potenziali vittime? Questa situazione richiama le esclusioni cui sono stati fatti oggetto i nostri connazionali emigrati all’estero e anche la legislazione antidemocratica degli anni trenta in Italia e in Germania, che pose i detentori del potere al di sopra della legge stessa e contemporaneamente avviò discriminazioni culminanti nelle leggi razziali. Il Comitato intende quindi richiamare la collettività ai principi di uguaglianza contenuti nella Costituzione, informare sulle attività presenti nella nostra città volte a favorire l’integrazione e il dialogo interculturale, promuovere azioni che consentano che la legge sia veramente uguale per tutte le categorie di cittadini. Tutto ciò sempre nello spirito dell’art. 3 della Costituzione, che così continua: “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Seguono le firme dei presenti alla riunione del giorno 9 tranne di quelli che hanno chiesto esplicitamente di non firmare. Cordiali saluti

Primi firmatari:

Giulio Toscano Maria Concetta Siracusano Rosanna Greco Sara Curcuruto Felice Rappazzo Antonio Pioletti Giulio Bilotta Caterina Cannistrà Agata Scordino Marianna Palermo Maria Grazia Sapienza Graziella Ligresti Gabriella Grimaldi Marilù Fazio Giusi Milazzo Giuseppe Strazzulla Donata Bellante Jacopo Torrisi Giovanna Crivelli Grazia Giurato Maria Virgillito Adriana Cantaro Marisa Acagnino Antonia Scuderi Filippa La Villa Salvatore Famoso Salvatore Maurici Giuseppe Di Benedetto Rosario Di Benedetto Maria Rita Ardizzone Renata Vardì Mariella Cantarella Filippo Scaccianoce Maria Grazia Pennisi Maria Rosa Cosenza Otello Marilli


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