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Barone (Help Senza Confini): "Torno tra i miei bambini in Congo, minacciati dalla guerra"

Alla vigilia della partenza per la 61esima missione umanitaria in Congo, abbiamo intervistato Francesco Barone. Abruzzese, originario di Bussi (Pescara) è presidente di Help Senza Confini onlus e autore di 60 missioni umanitarie in Ruanda, Burundi, Senegal, oltre che nella Repubblica Democratica del Congo

di Fabio Iuliano - sabato 20 luglio 2024 - 799 letture

Quali sono gli interventi programmati per la prossima missione?

Intendiamo proseguire con gli interventi avviati nei precedenti anni. Gli aiuti umanitari interesseranno gli orfanotrofi Mama wa wote e Flamme d’amour, le strutture sanitarie che curano i bambini e gli adulti che vivono in condizioni di povertà, il Centro KWETU per quanto concerne i progetti di scolarizzazione rivolti a circa mille bambini e bambine. Inoltre, consegneremo cibo e medicinali nei campi profughi che si trovano attorno alla città di Goma.

Qual è l’attuale situazione del Nord Kivu?

La situazione è critica. Continuano le violenze da parte del gruppo ribelle M23 e di altre milizie nei confronti di persone innocenti. Gli ultimi mesi sono stati caratterizzati da una drammatica evoluzione del conflitto. Sono molte migliaia le persone costrette a fuggire dai loro villaggi a causa di numerosi saccheggi, trovando poi rifugio nei campi profughi. Il sistema sanitario è quasi al collasso. Numerose donne sono state violentate. Bambini, donne e uomini vivono in capanne coperte da teli di plastica. Sono abitazioni di fortuna dove si vive scappando dalle torture e dalle violenze per finire nell’abbandono.

Quali sono a suo avviso le cause del conflitto che dura ormai da molti anni?

La parte orientale della Repubblica Democratica del Congo è ricca di risorse naturali, quali: coltan, cobalto, oro, uranio. Nella regione del Nord kivu alcuni minerali sono particolarmente appetibili per la costruzione di batterie e strumenti tecnologici come computer, tablet e cellulari. Purtroppo questa drammatica situazione non sta riscuotendo l’attenzione che merita a livello internazionale. Si tratta dell’ennesima dimostrazione delle logiche economiche che prevalgono e che sfruttano i luoghi e le persone senza alcuna esitazione; è la dimostrazione delle profonde ingiustizie e disuguaglianze che influenzano le opportunità iniziali della vita, perciò quando si fa riferimento alle nozioni di valore e di merito, le ingiustizie e le disuguaglianze non possono meritare alcuna giustificazione.

Si può essere ottimisti di fronte a questa realtà?

Per sperare che le cose cambino non si può che essere ottimisti. Il cambiamento potrà esserci mettendo in atto interventi concreti e non soffermarsi alle dichiarazioni di intenti. Cibo, acqua, istruzione, garanzia dei diritti, salute, lotta alla corruzione, sono le parole chiave per favorire lo sviluppo di un continente a lungo sfruttato. Porre l’accento su questo aspetto, significa richiamare l’attenzione di coloro che governano il mondo e assumerci la responsabilità di fronte alle ingiustificabili forme di disuguaglianze e vulnerabilità. Bisogna avere la consapevolezza che in alcune parti del pianeta, gli esseri umani non sono persone e viceversa. Vittime di incertezze esistenziali stiamo diventando testimoni muti di una crescente e dilagante prevaricazione nei confronti dei più poveri e fragili.

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Barone
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I bambini congolesi


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