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Immigrazione e Emigrazione: che differenza c’è?

Eppure ci fu un profeta, noto blasfemo per gli uomini di vera cultura politica, che predisse questo fenomeno nel secolo scorso...

di Gaetano Sgalambro - venerdì 13 marzo 2020 - 1977 letture

Una mia risposta a latere (4 marzo 2018)

Mi viene difficoltoso contare sulla credibilità delle soluzioni suggerite dal M5S sul tema degli immigrati, quando, come tutti i partiti, lo ha posto su cardini sbagliati per fini elettorali. Così come avviene per tantissimi altri problemi del paese. Prendiamo ciò come una necessità di fatto: noblesse oblige. Infatti, non si può pensare di poterlo affrontare, come tutti inopinatamente sostengono, solo applicando l’accordo europeo di Dublino.

Questo risale, nonostante i suoi aggiornamenti, ai tempi della logica delle inviolabili frontiere nazionali e regolamenta esclusivamente le “immigrazioni” da fuga dalla guerre e da persecuzioni politiche, Noi ci troviamo di fronte a un fenomeno opposto: una lenta e inarrestabile “emigrazione” di popoli. E la si può regolamentare sottoscrivendo un altro trattato apposito, che contempli anche i modi giusti per intervenire sulla miseria dei paesi, da dove nasce il bisogno di emigrare.

Per non dire, poi, che questo fenomeno dell’emigrazione di popoli altro non è che il boomerang del colonialismo europeo e quindi, se si volesse sul serio (Salvini mi perdoni), si potrebbe iniziare a parlarne con i nostri confinanti. Eppure ci fu un profeta, noto blasfemo per tanti uomini di vera cultura politica, che predisse questo fenomeno nel secolo scorso, quando la domenica, a mezzogiorno, gridava da una finestra all’ultimo piano di un grande palazzo: affrancate i popoli africani dalla schiavitù dei loro debiti; vi hanno pagato interessi per tre volte il vostro capitale! Liberate le loro ricchezze! Altrimenti tutto vi si ritorcerà contro(!)



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