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Immigrazione: I governatori pronti a sfidare il Governo

Botta e risposta tra Amnesty ed il ministro Pisanu sui centri temporanei di accoglienza - intanto aumenta il numero dei governatori che ne chiede la chiusura

di Vincenzo Raimondo Greco - mercoledì 29 giugno 2005 - 4059 letture

Si allarga il fronte di quanti sono contrari ai “centri di permanenza temporanea”. Ora i governatori che hanno risposto all’appello di Nichi Vendola sono undici e si ritroveranno a Bari il prossimo 11 luglio.

Le adesioni hanno avuto una sensibile impennata dopo il rapporto reso noto da Amnesty International che rivela una serie di violazioni dei diritti umani cui i cittadini stranieri vengono sottoposti durante la detenzione nei Centri di permanenza temporanea e assistenza (Cpta).

Luoghi dove, scrive Maurizio Musolino del Pdci, “l’ingresso agli avvocati è negato, come l’ingresso ai giornalisti. Il diritto e l’informazione: due pilastri di una democrazia” che in Italia pare scricchiolare. Secondo il rapporto, ogni anno l’Italia espelle o rifiuta l’ingresso a migliaia di cittadini stranieri, alcuni dei quali richiedenti asilo, sulla base del loro tentato o effettivo ingresso illegale o soggiorno irregolare. Nell’attesa dell’espulsione, molte di queste persone sono detenute nei Cpta, a volte anche fino a 60 giorni. La legislazione entrata in vigore due mesi fa consente la detenzione della maggior parte dei richiedenti asilo in “centri di identificazione” mentre le loro richieste di asilo vengono esaminate con una procedura accelerata. Più di 15 mila persone che, per il verde Bulgarelli rappresentano “una cifra indegna per una democrazia moderna” che viola sistematicamente “gli standard internazionali” per i quali la detenzione è prevista solo “in circostanze eccezionali e per brevi periodi”.

Il rapporto contiene dettagliate denunce secondo cui persone detenute nei Cpta sono state sottoposte ad aggressioni fisiche da parte di agenti delle forze dell’ordine e del personale di sorveglianza e alla somministrazione eccessiva e abusiva di sedativi e tranquillanti. Molte persone incontrano difficoltà nell’accedere alla consulenza di esperti, necessaria a contestare la legalità della loro detenzione e del relativo ordine di espulsione. La tensione nei centri è alta, con frequenti proteste, inclusi tentativi di fuga e alti livelli di autolesionismo.

I centri sono spesso sovraffollati, con strutture inadeguate, condizioni di vita contrarie alle norme dell’igiene e cure mediche non soddisfacenti. Il rapporto "di Amnesty, che contiene resoconti dettagliati degli abusi e delle violazioni degli standard internazionali in materia di diritto d’asilo perpetrati all’interno dei centri", secondo la senatrice Tana de Zulueta "sottolinea anche con preoccupazione la crescente tendenza del governo italiano a detenere richiedenti asilo ed immigrati irregolari, una prassi consentita dal diritto internazionale solo in casi eccezionali e dopo un’analisi accurata dei casi individuali".

Centri di accoglienza che sono, invece, difesi a spada tratta dal Ministro Pisanu. “Chi li vuole chiudere deve allora dire anche che vuole la libera circolazione sul proprio territorio degli immigrati clandestini”, dichiara il responsabile del Viminale che aggiunge “questi, come è noto, costituiscono una delle fonti principali di approvvigionamento del mercato ignobile del lavoro nero, della prostituzione e della manovalanza criminale”. Non è un caso, dichiara Pisanu, se “il 38,81% delle persone arrestate l’anno scorso in Italia per reati vari è costituito da extracomunitari irregolari (171.907) e da persone di cittadinanza ignota o apolide (65.322)”.Cos’ì come deve far riflettere un latro dato: “oggi il 30,84% della popolazione carceraria (17.719 persone) è costituito da stranieri extracomunitari, nella quasi totalità immigrati clandestini”. Clandestini che, secondo il leghista Gibelli, vengono nel nostro paese per girare “impunemente con delle scimitarre pronti ad uccidere”. Ma Amnesty non è la voce isolata di chi, come dichiara Pisanu, “ cerca visibilità diffamando le istituzioni che hanno il dovere di contrastare l’immigrazione clandestina”.

Il rapporto segue, infatti, di pochi giorni, la visita di alcuni CPT italiani da parte del Commissario per i Diritti umani del Consiglio d’Europa, Alvaro Gil-Robles, che ha chiesto più trasparenza nella gestione dei centri e l’accesso di legali, ONG e dell’ACNUR. E sull’Italia pesano, come una Spada di Damocle, anche, la relazione dell’Inviato Speciale del Segretario Generale dell’ONU sui migranti; quella del Comitato per la Prevenzione della Tortura; le risoluzioni del Parlamento europeo; le decisioni della Corte europea dei Diritti umani; i rapporti di Medici Senza Frontiere e della Federazione Internazionale dei Diritti dell’Uomo. “E’ evidente che i CPT ed i nuovi Centri d’Identificazione per richiedenti asilo costituiscono un vulnus del diritto internazionale e dei diritti umani", aggiunge Tana de Zulueta. "La mobilitazione dei presidenti di regione contro i CPT", conclude de Zulueta, "non è affatto da ’irresponsabili’, come sostiene Pisanu, ma una battaglia per il rispetto del diritto e dei diritti umani sostenuta da autorevoli organizzazioni ed organismi internazionali". Una bocciatura dell’Italia, per le violazioni dei diritti umani nei Centri di permanenza temporanea, che è ritenuta gravissima da un nutrito gruppo di senatori (tra i quali Iovene, Malabarba, Manzella,de Zulueta, Zancan, Cossiga, Pedrini, Pagliarulo) che ha presentato un disegno di legge per la creazione di una “Istituzione nazionale di garanzia dei diritti umani”.

"In questo modo - ricordano i firmatari della proposta - si darebbe finalmente attuazione a una risoluzione Onu fino ad ora rimasta disattesa, che già dal 1993 ha chiesto a ogni stato di dare vita a un’ istituzione con la missione di garantire il rispetto dei diritti umani”. E quanto richiede, anche Amnesty, secondo la quale “è giunto il momento che le autorità italiane riconsiderino profondamente la loro attuale politica, legislazione e prassi circa la detenzione, le condizioni ed il trattamento dei migranti irregolari e dei richiedenti asilo, assicurandone un adeguamento agli standard internazionali dei diritti umani e del diritto dei rifugiati”.

L’appuntamento di Bari farà capire se la rottura tra le Regioni ed il governo è irreversibile o se esistono dei margini di mediazione.

Girodivite.it/Oltrenews.it


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