Il terzo Matteo

L’inflessibile Orfini come Mastro Lindo. Er Pirata, er Cane e Spezzapollici tremano

di Adriano Todaro - mercoledì 17 dicembre 2014 - 2755 letture

C’è il Terzo segreto di Fatima e il terzo Matteo. Se il segreto è stato consegnato ai pastorelli portoghesi, il terzo Matteo ce lo dobbiamo sorbire perché imposto nientepopodimenoche dal Grande e Giovin Condottiero.

Come facevamo notare qualche tempo fa, Matteo è un nome molto in voga e il nostro terzo Matteo è addirittura presidente del Pd. Ora non voglio fare polemiche e confronti disdicevoli ma se Matteo Orfini è diventato presidente del più grosso partito italiano, il Pd, perché mai io non riesco a diventare presidente del mio condominio? Evidentemente perché non sono intelligente come lui e non possiedo le sue capacità dialettiche e politiche.

Quando c’era il Pci, presidenti sono stati personaggi come Luigi Longo, Alessandro Natta e Aldo Tortorella. Oggi il presidente che non presiede è Matteo Orfini. Ha un viso triste ma non sappiamo se perché è presidente del Pd, se perché è stato nominato commissario del Pd romano o perché soffre di emorroidi. Sappiamo, però, che l’infelicità consiste, soprattutto, nel sentirsi incompresi. E il terzo Matteo è incompreso tanto che, periodicamente, è costretto a cambiare riferimenti politici. E’ stato portavoce di Baffetto di Ferro, responsabile delle relazioni istituzionali della Fondazione Italianieuropei, responsabile informazione e Cultura del Pd con Pierluigi segretario, Giovane Turco, renziano e, naturalmente, oggi, è parlamentare.

Ora questa questione dei Giovani Turchi è una storia appassionante. Stanno sempre sulle barricate ma poi, per responsabilità, votano per Renzi. Se i Giovani Turchi sono così, figuriamoci i Vecchi Turchi! Questo non arriva mai in un posto. Ci piomba ed ora è piombato a Roma nello stesso ambiente dove lui si è formato come politico. E’ proprio l’uomo giusto al posto giusto e Matteo I non poteva che scegliere lui. Certo, davanti a sé ha una missione difficilissima da compiere e in questi giorni lo vediamo con gli occhi arrossati e il viso tirato, tipico di chi dorme poco. Ma Matteo III è politico fine e sagace e si è fatto subito notare per la chiarezza dei suoi pensieri.

Il terrorizzante Matteo III ha parlato chiaro e tutti hanno tremato: "Lancio un appello ai dirigenti e agli amministratori del Pd. Se qualcuno ha dei dubbi, se qualcuno ha delle sensazioni, parli. Vada in Procura e parli. Abbiamo tutti il dovere di vigilare: la situazione è delicatissima, siamo in presenza di un’associazione a delinquere di stampo mafioso". Guardate che lanciare un appello e come lanciare una bomba a mano, una molotov, ci vuole un bel coraggio e lui l’ha fatto. Il prefetto ha proposto di sciogliere il Comune di Roma per mafia ma Matteo III ha tenuto la barra dritta, stoicamente, senza nessun tentennamento: "Sarebbe ‒ ha affermato il presidente del Pd ‒ un favore alla criminalità che ha trovato nella Giunta Marino un muro contro il malaffare".

Come no. C’è la questione dei finanziamenti a Marino ma sono quisquilie, bazzecole, pinzillacchere, sciocchezzuole. Mezzo Pd romano è in galera e questo parla della Giunta Marino come muro contro la criminalità. Probabilmente era un muro molto debole che è crollato subito. Che ne dice Matteo III che vuole scatenare il Terrore, ad esempio dei signori delle tessere? Lo sa che nei congressi locali chiunque può votare purché paghi 20 euro anche pochi minuti prima della chiusura della votazione? E lo sa chi ha voluto questa norma? Lo domandi a Matteo I.

Con uno come Matteo III, novello Mastro Lindo che fredda lo sporco, Romafiapopoli comincia a tremare. Hanno tutti paura, anche alcuni gentiluomini come "er Cecato", "er Pirata", "Spezzapollici", "er Ziparo", "er Puma", "Rommel", il "Porcone" alias il "Maialetto", "er Cane", "Massimetto la guardia" ecc.

E intanto che c’è, faccia alcune domande all’ex presidente della Coop ed oggi ministro, quello che si è battuto strenuamente contro l’articolo 18. Certo, mica sapeva che veniva fotografato ad una cena un po’ compromettente e forse non conosceva tutti. Ma Alemanno lo conosceva. E’ vero che gli affari sono affari e i soldi non puzzano ma il Poletti non aveva un po’ di schifo ad andare a mangiare con un fascista?

Spesso ci siamo interessati delle Coop e dell’Unipol, di come questi dirigenti abbiano ridotto quelli che una volta erano i fiori all’occhiello del movimento operaio e spesso ci siamo chiesti che cosa potesse unire personaggi come Carlo Cimbri (Unipol) ai "Probi pionieri di Rochdale". Scusate se la metto sul personale. Sono socio Coop e a me fa schifo che l’ex presidente, oggi ministro, sia andato a mangiare con Alemanno e Casamonica. Mi sa che aveva ragione Carletto Marx che nel 1864, a proposito di cooperative scriveva: "Il lavoro cooperativo per quanto eccellente in via di principio e utile nella pratica, finché rimane limitato all’angusta cerchia di tentativi occasionali di operai singoli, non sarà mai in grado di arrestare l’aumento del monopolio che avviene in progressione geometrica, di liberare le masse e nemmeno di alleviare in modo sensibile il peso delle loro miserie".

Qua non solo non arrestano l’aumento dei monopoli ma lo incentivano. In quanto alle miserie, il rosso Buzzi pigliava 24 mila euro al mese. Vanno bene tutti per fare affari, da Casamonica a Buzzi, da Alemanno a "er Cecato". Magari, per Natale, Matteo III potrebbe regalare al Poletti lo Statuto della Lega Nazionale delle Cooperative così, durante le feste, se lo ripassa.

Ah, dimenticavo. Mi sono scordato di darvi qualche dato su Matteo III. In realtà il suo curriculum è molto scarno, poche righe. Inizia così: "Sono nato a Roma nel 1974. Archeologo, per ora mancato, ho lavorato per anni in diversi cantieri di scavo...".

Traduzione: "Non ho mai lavorato in vita mia". La nostra modesta proposta è quella di permettergli di continuare a scavare e quindi di lavorare. Il piccone lo offriamo noi.

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Il Vangelo secondo Renzi /8 ‒ "Roma non sarà lasciata in mano ai ladri" ‒ 8 dicembre ‒ (continua).


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