I mille colori di Sigonella
La carovana della pace parte da Sigonella, una delle più grandi basi americane in Sicilia, e nel Mediterraneo. Perché la guerra non è solo in Irak.
29 febbraio 2004, domenica. Sono qualche centinaio i pacifisti partiti da Catania, Lentini, dal calatino e dalle città più lontane della Sicilia. Decine di sigle e gruppi, bandiere colorate, furgoncini, musica, striscioni. Una domenica ventosa, ma il cielo limpido. La carovana della pace ha deciso di partire da Sigonella, una delle maggiori base americane in Sicilia e nel Mediterraneo, per ribadire un "no" deciso e netto a tutte le guerre e a tutti i soprusi.
Lo spiegamento di forze di polizia è imponente. Tutte le forze sono democraticamente rappresentate. Per ogni pacifista ci sono tre poliziotti e un giornalista. Il clima è sereno, quello delle scampagnate e delle manifestazioni pacifiche. Il blocco, poco dopo il ponte che porta all’entrata della base americana. Il grosso dei pacifisti arriva con furgoni e auto da Catania - punto di riunione a piazza Stesicoro. Noi di Girodivite siamo partiti da Lentini e da Palagonia.
La base di Sigonella è un "appuntamento storico" per i pacifisti siciliani. Quelli più vecchi di noi ricordano le prime manifestazioni negli anni Sessanta. Allora c’era la guerra del Vietnam, i primi pacifisti leggevano i comunicati in inglese (Anna Vio). Si era davvero in pochi, allora. Poi la lotta per i missili di Comiso, le manifestazioni a Comiso e a Sigonella contro l’aberrante idea della militarizzazione dell’isola. Sigonella è stata in tutti questi decenni una presenza costante, il simbolo di una presenza e di un modo di governare il territorio. Perché l’intreccio tra i ceti politici che hanno governato la Sicilia dal 1943 in poi, la presenza dei militari americani e la pax mafiosa, è stato sempre strettissimo e condizionante per la vita nostra, di tutti i giorni.
Il movimento pacifista nell’isola si è progressivamente ingrossato nel corso degli anni. Probabilmente il momento più alto è stato con la lotta dei missili a Comiso: Pio La Torre, non a caso ucciso dalla "mafia". E con l’invasione americana dell’Irak i balconi dell’isola sono stati riempiti di bandiere arcobaleno: non solo nelle grandi città, ma anche nei paesi, nei casolari lungo le strade, e in campagna. Segno che c’è un valore, quello della pace, che non ha partito ma ha cuore anche in Sicilia.
Domenica la manifestazione non ha avuto una grande affluenza. Una manifestazione povera, fatta dai "militanti". Ci si è rivisti assieme, compagni che non ci si vedeva da tempo. Il tentativo di chiedere di potersi avvicinare ai cancelli della base è stato rigettato. E tuttavia è stato importante esserci, e testimoniare: che qui in Sicilia c’è un nocciolo duro che non intende delegare alla politica del giorno per giorno e del ritorno democristiano al potere, il valore della pace.
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Peccato che solo pochi sapevano di questa manifestazione a Sigonella. Ne faccio una colpa ai movimenti che non l’hanno abbastanza reclamizzata. Io ad esempio sono iscritto a diverse liste di diversi movimenti e nessuno mi ha avvertito preventivamente di questa manifestazione. Ho saputo di essa dopo che si era conclusa. Non parlo a titolo personale: tanta gente appartenente alla "Grande Superpotenza Pacifista" non ha potuto partecipare perchè non lo sapeva. Pazienza, ci vedremo il 20 Marzo a Roma e spero che almeno lì saremo numerosi. Ciao Puccio
razza di ignoranti....abbiamo tutti bisogno degli americani..studiatevi un po’ di storia prima di aprire bocca!
E tu credi che gli americani non abbiano bisogno di noi?? di queste nostre lotte?? La pace, la giustizia e la libertà non sono antiamericani, ma appartengono a tutti gli uomini, e questo la storia di cui parla lo insegna bene.
chi ha mai detto che si tratta di un bisogno univoco?! io accuso solo chi non ammette che noi ne abbiamo bisogno!
Le rispondo con uno striscione che ho letto a San Francisco nel Novembre 2001 (a due mesi dalle twin towers): "il dissenso non è antiamericano". Non si tratta di negare i legami (più che bisogno) con gli USA, ma di non piegarsi agli interessi egemonici di pochi su molti,in nome di una qualsivoglia caccia alle streghe.
é tutto inutile girarci intorno ad un problema tale.Qui non si tratta ormai neppure di terrorismo, si tratta solo di un benessere evidente. parlando degli usa si finisce sempre col parlare di rischio come ha fatto lei finora portando l’esempio delle twin towers e abbiamo messo un po’ da parte il vero ed unico motivo di discussione, le basi nato.fondamentali, anche se non sotto un punto di vista economico o magari difensivo politicamente importanti.
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