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Haidi Giuliani: “Raccontiamo la storia di Carlo per spiegare come è possibile manipolare la verità”

Haidi Giuliani parla, a Palagonia, poco prima della proiezione del documentario su Piazza Alimonda: “Ho forti dubbi che sia stato proprio Placanica a sparare a mio figlio”

di Cesare Piccitto - mercoledì 4 ottobre 2006 - 6470 letture

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La memoria da non archiviare. Nonostante siano passati ben cinque anni dall’ormai noto “G8 di Genova 2001”, è stata fatta ben poca chiarezza su come si svolsero realmente i fatti durante quelle giornate di scontri. Se ne discute a Palagonia all’interno della locale festa di “Liberazione”. Poco prima della proiezione del video “Quale verità su piazza Alimonda”. Tra gli intervenuti: Pierpaolo Montalto – PRC Catania -, Valerio Marletta – PRC Palagonia - , Giuseppe Vacirca – ATTAC - Caltagirone, Alfonso di Stefano ATTAC Catania e Haidi Giuliani madre di Carlo Giuliani, morto durante quelle giornate. Gli intervenuti ricostruiscono i fatti, facendo anche il punto sullo stato del “movimento dei movimenti” prima e dopo Genova, introducendo le proprie esperienze personali e collettive. E’ necessario tener viva la memoria su quelle giornate di luglio dove non può esser ancora scritta la parola fine. Perché le responsabilità devono esser accertate in modo definitivo, perché gli stessi iter giudiziari sono ancora ben lontani dal potersi considerare conclusi.

A margine dell’incontro intervistiamo Haidi Giuliani:

Come è stato realizzato e cosa ci racconta il documentario “Quale verità su Piazza Alimonda”?

Sia io che mio marito abbiamo contribuito a realizzarlo. Abbiamo raccolto tutte le immagini e i filmati, un lavoro di selezione fatto anche da archivisti ed esperti, e poi la pubblicazione. Prodotto da l’ARCI Liguria e poi diffuso grazie a Liberazione.

Qual è stato il percorso umano, dopo i fatti di Genova, che ti ha portato a raccontare in pubblico ed ad esporti in prima persona…

Ero contraria come persona ad espormi pubblicamente. Accadde che prima cercai di capire, conosci tuo figlio sai che le cose non possono essere andate come te le hanno raccontate. Dopo aver capito, ti viene l’ansia di raccontarlo. Raccontare a quante più persone ciò che hai compreso, soprattutto per evitare che cose del genere si ripetano. Ed è per questa ansia che ho iniziato a raccontare la vicenda di Carlo.

Su piazza Alimonda, almeno dal punto di vista giudiziario, è stata fatta piena luce?

E’ chiusa dal punto di vista del giudice archiviata per: "Uso legittimo delle armi in manifestazione". Se una persona squilibrata o alterata, un domani, farà uso delle armi oggi sa che esiste un precedente che lo autorizza a farlo. Precedente a parte, le forze dell’ordine hanno già usato le armi durante le manifestazioni, mai nessuno li ha inquisiti. Come comitato abbiamo aperto www.piazzacarlogiuliani.org; in seguito ho cercato tutte le vicende simili a quelle di Carlo, su tutti quelli ammazzati durante le manifestazioni, e li ho raccolti in una altro sito www.reti-invisibili.net. Raccoglie tutti i casi in cui lo stato ha direttamente ucciso o partecipato a stravolgere i casi di uccisioni delle persone durante delle manifestazioni. Anche se storie simili ci sono state, purtroppo, anche di recente. Non sono lontani nel tempo i casi di Federico Aldrovandi a Ferrara o di Rumesh a Como.

La commissione d’inchiesta sul G8, essendo tu vicina al gruppo parlamentare, quali sono le difficoltà e se un giorno si farà o meno questa commissione.

Mi sta molto a cuore questa commissione d’inchiesta. Ed è per questa che ho accettato di candidarmi. La commissione è nel programma dell’Unione, ed il programma va rispettato. C’è chi dice ma, c’è chi dice no, c’è chi dice ni… Alla fine credo che la commissione ci sarà. Anche una parte della sinistra pensa che la commissione sia sconveniente. Uno perché nessuna commissione d’inchiesta ad oggi ha mai portato alla verità. Secondo, una commissione potrebbe essere diretta nuovamente contro i manifestanti anzi che contro chi ha commesso le violenze. Sul primo punto, è vero, basta guardare le altre commissioni del passato. Comunque, io penso, una commissione fa parlare, fa discutere, porta nuovi elementi quindi è utile alla verità. Ricordo, sul secondo punto, che la commissione non deve indagare sulle singole responsabilità, deve indagare, su chi ha diretto condotto, organizzato quelle giornate che non sono certo i manifestanti.

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L’informazione durante e dopo il G8, anche sulla vicenda di Carlo, come pensi si sia comportata?

Ci sono dei media, pochissimi, che hanno fatto una informazione corretta. La maggior parte dei media anche i più benevoli hanno sostenuto la tesi: "ci sono stati frange di manifestanti violenti tanto violenti che le forze dell’ordine hanno dovuto reagire in modo altrettanto violento, quindi nella mischia non hanno potuto far distinzioni". Questo è totalmente falso! Di manifestanti violenti, in ore e ore di immagini, non se ne vedono. I violenti sono quelli che spaccano le teste e i manifestanti non spaccano le teste. Si vedono gruppi di black block veri o presunti; anche questo andrebbe accertato, che se la prendono con le cose. Se andavano, ad esempio, a fermare quelli che spaccavano le vetrine, sarebbe stato meno inspiegabile il comportamento delle forze dell’ordine. Invece non è andata affatto così. La polizia e i carabinieri non hanno fatto nulla per fermare le devastazioni. Nelle udienze in corso a Genova c’è chi racconta di essersi rivolto a una pattuglia, durante i danneggiamenti, e questi hanno risposto: "Abbiamo l’ordine di non intervenire". Questo, insieme alle immagini di presunti black block a braccetto con i carabinieri, fa pensare che si volesse, o addirittura si sia lavorato, per aumentare la confusione per poi appesantire la repressione. Anche sulla vicenda di Carlo si sono inventate storie e dinamiche fantasiose. Gli stessi periti che hanno lavorato con i PM si sono arrampicati su gli specchi. Noi non raccontiamo la storia di Carlo per caso. Noi la raccontiamo per spiegare come è possibile che la verità venga manipolata.

Nelle tue ultime dichiarazioni, rispondevi ad una richiesta di danni da parte del Placanica, unico indagato per la morte di Carlo. Di cosa si trattava esattamente?

Personalmente ho dei forti dubbi che sia stato Placanica a sparare. Per tutte le immagini che abbiamo analizzato e anche per tutte le dichiarazioni contrastanti che lo stesso ha rilasciato nel tempo. Secondo noi è stato tacitato con molti soldi. Non so se ricordate all’epoca avevano fatto raccolta soldi per il povero carabiniere ferito: solo sette giorni di prognosi, un taglio in testa. Tanti soldi, non so se hanno goduto lui o i suoi avvocati, ma a un certo punto i soldi finiscono. Placanica chiede allo stato di esser risarcito ma lo Stato fa orecchie da mercante. Secondo lui, dunque, dovevamo noi risarcirlo. Come se noi avessimo fatto apposta a fare in modo che nostro figlio lo costringesse a sparargli! Le altre volte abbiamo fatto finta di niente stavolta abbiamo risposto pubblicamente.

Per continuare a tener viva la memoria, sui fatti ancora non compresi, su quali percorsi bisogna muoversi?

Mantenere viva la memoria, sono in giro da quasi 5 anni, proprio per far questo. C’è anche un altro modo: evitare che queste cose si ripetano. Invece abbiamo visto cose simili anche ora continuano ad accadere. Come a Milano dopo l’uccisione di Dax ci sono stati episodi che hanno ricordato Genova. L’uccisone di Aldrovandi ricorda la violenza e la barbarie di Genova. Come Milano 11 marzo, la manifestazione antifascista, ragazzi poi scoperti estranei ai fatti tenuti in carcere per quattro mesi. Pochi dei rimasti condannato non sono accusati per la devastazione, la sentenza ha parlato di “concorso morale”, cioè solo per il fatto di esser lì fisicamente senza aver commesso alcun ché. Siamo veramente all’assurdo.


l’intervista in streaming su: http://invisibile.podomatic.com/entry/2006-10-20T00_36_19-07_00


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