Gaza: sono 29 i reporter uccisi

A Feltri, i “froci” piacciono – Licenziamenti alla “Gazzetta del Mezzogiorno” – La pubblicità radiofonica va bene – Collaboratori agenzia Agi: da 15 a 10 euro (lordi!) – Giornalista campano obbligato a lasciare aula del Tribunale di Napoli

di Adriano Todaro - mercoledì 1 novembre 2023 - 763 letture

BENE PUBBLICITÀ RADIO – Crescita a due cifre per la pubblicità radiofonica. A settembre c’è stato un + 15,2%. Fra i comparti economici che hanno investito di più sulla radio, l’Automotive (+ 105%), Finanza e Assicurazioni (+90%), Bevande e alcolici (+87%), Alimentari (+84% ), Abitazione (+19%)”.

FELTRI: I FROCI MI PIACCIONO – Vittorio Feltri, 80 anni, arriva in libreria con l’ennesimo libro, edito da Rcs (Rizzoli-Corriere della Sera) dal titolo “Fascisti della parola”. Feltri si schiera contro il “«perbenismo dominante» (sic!) e afferma che «Da negro a vecchio, da frocio a zingaro, tutte le parole che il politically correct ci ha tolto di bocca». Poi così continua: «Io personalmente non ho nulla contro i gay, soprattutto da quando non rimorchiano più nei cinema… I froci mi piacciono, sebbene non sia ricchione. Ho un animo frocio, anche se non tradirei mai la patata a cui giurai devozione eterna. Sono appena riuscito a inserire due parole vietate in una stessa frase – commenta – e basta questo a fare di me un sovversivo». Sovversivo? Lasci perdere, buon uomo.

GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO: LICENZIAMENTI – Da soli due anni La Gazzetta del Mezzogiorno – che copre Puglia e Basilicata – ha nuovi proprietari, ma le vendite non vanno bene e così si utilizza la via più semplice: licenziare. Su 110 dipendenti fra giornalisti e poligrafici, la proprietà ha chiesto ben 70 licenziamenti, più della metà dell’intero personale occupato. Dopo il fallimento della Edisud di Mario Ciancio Sanfilippo, il quotidiano è finito nelle mani dei gestori dei rifiuti (Antonio Albanese) e dei trasporti della società Ecologica del Gruppo Miccolis.

GAZA: 29 I REPORTER UCCISI – Sono 29, in tutto, sino a questo momento, i giornalisti uccisi a Gaza. Ben 24 di loro sono palestinesi, quattro israeliani e un libanese. Prima Hamas e ora i massicci bombardamenti israeliani su Gaza hanno causato la morte di oltre 8.525 persone, di cui 3.542 bambini. Fra i giornalisti, otto sono feriti e nove scomparsi o detenuti. Questi numeri rappresentano il costo molto pesante di chi sta cercando di documentare e raccontare il conflitto a Gaza. Più di un giornalista al giorno. Nel rapporto del Committee to Protect Journalists (CPJ), riportate in Italia da “Valigia Blu,” si legge che «i giornalisti sono civili che svolgono un lavoro importante in tempi di crisi e non devono essere presi di mira dalle parti in conflitto… I giornalisti di tutta la regione stanno facendo grandi sacrifici per coprire questo straziante conflitto. Tutte le parti devono prendere provvedimenti per garantire la loro sicurezza». Fra l’altro sul campo ci sono quasi solo fotografi e giornalisti freelance locali, che hanno supplito all’assenza di reporter di altri paesi e hanno lavorato anche per i media internazionali. «La natura del loro lavoro richiede che siano in prima linea, spesso senza buone attrezzature, con scarse garanzie di sicurezza o una redazione dedicata dietro di loro». Come la giornalista Plestia Alaqad che, dopo aver condiviso per giorni sui social più informazioni possibili su evacuazioni, interruzioni di corrente e bambini separati dalle loro famiglie, ha pubblicato una foto del suo casco azzurro, con sopra la scritta “Press”, e ha affermato di non essere in grado di evacuare da Gaza, di essere senza connessione e di dover fare affidamento alla rete Internet di un ospedale. In Israele, le problematiche sono differenti. Quando Hamas ha sfondato la barriera di sicurezza e iniziato l’assalto, i giornalisti, anche internazionali, sono scesi per strada per documentare quanto accadeva, affrontando anche la minaccia degli missili di Hamas.

AGENZIA AGI DA 15 A 10 EURO LORDI – L’agenzia di stampa Agi (Agenzia giornalistica Italia), di proprietà dell’Eni, ha comunicato, così si apprende dalla Federazione nazionale della Stampa (il sindacato dei giornalisti), che è stato comunicato a decine di collaboratori dell’agenzia, la riduzione della retribuzione: da 15 a 10 euro lordi al pezzo. La Fnsi ha invitato l’azienda «a ritirare questa iniziativa brutale nel metodo e nella sostanza. Si tratta di lottare contro il precariato e contro lo sfruttamento dilagante in tutto il settore dell’editoria. L’equo compenso deve diventare una battaglia condivisa per garantire condizioni di lavoro dignitose a garanzia della qualità e della libertà dell’informazione».

GIORNALISTA COSTRETTO AD ABBANDONARE IL TRIBUNALE – Almeno questa è l’accusa rivolta dal giornalista Francesco Celardo, 48 anni, collaboratore di Cronache di Napoli e Fatto Quotidiano a due agenti della Guardia di Finanza che lo avrebbero aggredito e spintonato costringendolo a lasciare un’aula del Tribunale di Napoli Nord. Il giornalista per scrivere il suo “pezzo”, stava assistendo all’udienza di un processo aperto al pubblico contro alcuni agenti accusati di aver falsificato i verbali di sequestro di fuochi d’artificio, magliette e altra merce, dichiarando di aver distrutto il tutto. Gli agenti gli avrebbero proibito di stare in aula. Al rifiuto del giornalista che ha fatto notare che la seduta era pubblica, l’altro agente ha minacciato di prendere le sue generalità e lo ha sbattuto fuori, di forza, dall’aula. Secondo “Ossigeno per l’informazione”, in Campania da gennaio al 30 settembre 2023, sono stati segnalati minacce e intimidazioni nei confronti di 40 giornalisti e operatori dell’informazione.


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