Del tempo libero come tempo ecologico

L’ecologia, sfida nuova con una visione a lungo termine di responsabilità verso il pianeta e la vita, ci porta a riflettere sull’uso del tempo libero che mette in relazione la libertà personale dell’individuo, l’agire individuale con quello collettivo, nel privilegio assegnato ai consumi e a soddisfare i desideri.

di Massimo Stefano Russo - giovedì 25 maggio 2023 - 1430 letture

Lo sviluppo tecnologico, che libera l’essere umano dalla fatica del lavoro, permette di risparmiare tempo e vi assegna valore aggiunto. Nella società tecnologica il tempo libero assume così sempre più significato per l’esperienza di vita, nell’interagire con l’ambiente, realizzare i propri sogni e desideri, ma è un tempo, sempre meno naturale e più tecnologico.

Ambiguo e pieno di contraddizioni entra in conflitto col tempo ecologico, un tempo lungo, sedimentato nel passato e proiettato nel futuro che, vissuto nel presente, incide significativamente sui cambiamenti e le trasformazioni e ricade pienamente sugli ecosistemi.

L’ecologia è scienza giovane: solo negli ultimi decenni ha trovato riconoscimento ma fatica ancora a conquistare centralità nel dibattito socio-politico, per quanto riguarda i cambiamenti generati dalle ricadute dell’attività umana sulla natura, nonostante il degrado ambientale che ci circonda sia sotto gli occhi di tutti.

Come garantire e affermare il diritto universale della natura a esistere senza subire lo sfruttamento umano e riuscire a tutelarla? Negli anni Settanta il Club di Roma stilò un rapporto e analizzò in profondità le conseguenze nefaste del modello di sviluppo dominante.

Il grido d’allarme, lanciato sin d’allora, a lungo è rimasto inascoltato. Per recuperare l’equilibrio è necessaria formulare una forma nuova di tempo che smentisca l’idea di una durata infinita, con una crescita perpetua. Dobbiamo ripensare il nostro rapporto con le generazioni future e i destini stessi del pianeta, senza dimenticare il ruolo del tempo libero. Le rovine e le tracce del passato invalidano la nozione lineare del tempo. La nostra presenza e l’organizzazione economica e sociale impattano profondamente sul pianeta che ci ospita, in modo sempre più devastante e dalle conseguenze imprevedibili.

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Tempo libero ed ecologia

L’Antropocene, termine coniato da Eugene Stoermer e Paul Crutzen, reso pubblico a Cuernavaca in Messico nel 2000 all’International Geosphere-Biosphere Progamme (IGBP), definisce l’era dove la specie umana altera la geologia e le dinamiche biofisiche del pianeta, lasciando impronte decisive.

L’Antropocene e le molte emergenze che lo contraddistinguono, frutto di un percorso storico specifico e di una peculiare organizzazione dell’economia della natura e della società, nell’intrecciare molte temporalità rappresentano uno spartiacque, che pone interrogativi tecnici, scientifici, etici e politici, mentre c’è chi si ostina a negare l’emergenza e ostenta ottimismo confidando nelle capacità tecnologiche dell’umanità. Quanto tempo abbiamo ancora a disposizione per contenere il riscaldamento globale ed evitare l’autodistruzione dell’umanità?

Nonostante l’argomento del riscaldamento globale e del cambiamento climatico sia sempre più presente sui media, i decisori politici, di fronte ai provvedimenti impopolari da prendere, col rischio di perdere voti, applicano l’arte del rinvio. L’indifferenza dei politici minaccia seriamente il futuro dei giovani, mentre si assiste a un mutamento irreversibile del clima globale con un aumento eccezionale degli eventi atmosferici estremi negli ultimi decenni. L’attuale sistema, fondato su crescita e accumulazione continua di capitale, è il motore principale delle alterazioni ecologiche e climatiche. Il sistema attuale è insostenibile. Lo sguardo va posto agli strumenti teorici e pratici per aprire in tempo ad alternative reali. Vanno promossi altri modelli di società di fronte alla crisi ampia e sistemica che acuisce le tensioni globali. Necessitano scelte urgenti.

Le dinamiche di riproduzione del capitalismo globale, incompatibili con la tutela della biosfera, la convivenza e la salute pubblica, impongono percorsi obbligati. Nei millenni la Terra ha sviluppato strumenti e forme di organizzazione sociale che le hanno consentito di adattarsi alle condizioni ambientali, ma oggi ci troviamo di fronte a un bivio. Si ha un legame indissolubile tra il crescere dell’economia capitalistica e il ricorrere ai combustibili fossili. Gli esseri umani stanno distruggendo gli ecosistemi naturali a una velocità inaudita.

L’attività umana, diventata agente geologico, rappresenta una svolta nel nostro modo di intendere la relazione con la Terra. Le popolazioni meno responsabili del riscaldamento globale ne sono le principali vittime. I poveri e i vulnerabili pagano il prezzo più alto delle emergenze climatiche. Incendi devastanti si sono verificati in Australia, California e nella Foresta amazzonica, ondate di caldo e inondazioni mai visti prima in Europa e il persistere della siccità in Africa. Come costruire in teoria e nella pratica un modo diverso di stare al mondo e assicurarsi una vita piena e degna?

Miti e filosofia hanno narrato le conseguenze funeste dell’aggressione umana ai danni della natura. Il regime coloniale che si abbatté nella sua “insaziabile ingordigia” su una natura considerata esclusivamente come mezzo per generare profitti, ridusse in schiavitù moltitudini di uomini e donne. Gli europei arrivati nel Nuovo Mondo, crearono le basi materiali indispensabili per affermare globalmente il capitalismo: sterminarono 54 milioni di nativi americani.

Se la tecnica e le conoscenze scientifiche modellano il futuro della specie umana e dell’ambiente, oggi la crisi climatica è la grande minaccia esistenziale per il pianeta. Come proteggere il genere umano e il pianeta? Il riscaldamento globale, causato dall’uomo non è un’astrazione scientifica: rappresenta una minaccia che colpisce tutti quanti, ma particolarmente i più vulnerabili. Chi è già fragile e povero ne esce più danneggiato.

Carestie, inquinamento e povertà mettono a repentaglio decenni di progressi. Tra riscaldamento globale e cambiamenti sociali si ha un legame indissolubile. Il ruolo interconnesso delle alterazioni ambientali, data la stretta connessione tra l’ambiente, il clima e la povertà, può ricadere sulla salute umana: l’ambiente malato ammala anche noi. La struttura economica della società va ripensata profondamente: centrale la prevenzione. Venezia oggi ha quindici centimetri di mare in più rispetto a un secolo fa. Il riscaldamento globale pone problemi che necessitano una forte organizzazione istituzionale.

Dipendiamo dall’ambiente e dobbiamo rispettarlo. L’evoluzione è frutto di innumerevoli innesti e accelerazioni. Come passare dalla logica del dominio a quella del rispetto, nel vivere un triplice eccesso: una produzione illimitata di merci, un’eccessiva produzione di bisogni e di immensi rifiuti? L’uomo ha iniziato dal 1950 a varcare i confini della sostenibilità ed è diventato il maggiore responsabile dei mutamenti ecologici. I combustibili fossili, derivano dalle trasformazioni di sostanze organiche presenti sottoterra o nelle piante, non sono infiniti, né rinnovabili, tendono all’esaurimento.

Il futuro giudica soprattutto quello che nel passato si poteva fare, senza averlo fatto. Duecento anni di crescita economica sostenuta hanno causato più shock ambientali globali connessi tra loro. I gas serra assorbono calore nell’atmosfera. L’anidride carbonica emessa dai combustibili fossili è il maggior colpevole, poi si ha la perdita della biodiversità, causata dalla conversione massiccia di terreni alla produzione agricola, che sottrae habitat ad altre specie, spinte sull’orlo dell’estinzione. L’ambiente subisce l’assalto di prodotti chimici industriali, plastica e altri rifiuti riciclati in modo inappropriato, senza diminuire la produzione e il consumo.

Il mondo, spronato ad adottare le regole dello sviluppo sostenibile, contro le disuguaglianze, la crisi ambientale e la fragilità della pace, deve combinare la crescita economica con l’inclusione sociale, la sostenibilità ambientale e le società pacifiche. Il crescere del mercato è insufficiente per le sfide ambientali complesse che investono tutto il globo: tecnologie e progressi tecnologici creano vincitori e perdenti.

L’ecologia, sfida nuova con una visione a lungo termine di responsabilità verso il pianeta e la vita, ci porta a riflettere sull’uso del tempo libero che mette in relazione la libertà personale dell’individuo, l’agire individuale con quello collettivo, nel privilegio assegnato ai consumi e a soddisfare i desideri. La rivoluzione ecologia è una rivoluzione culturale che esige nuove visioni e nuove risposte, a partire dai consumi. La sfida investe l’educazione e la vita sia personale che comunitaria. È l’Ipertempo che, nel dilatare smisuratamente il presente immediato, porta a confondere, condannare e ignorare quel tempo ecologico, discreto e silenzioso, fondamentale per un riequilibrio naturale e una vita sobria.


Per saperne di più

- A. Bodini-A. Merusi, La sfida di oggi. Il cambiamento climatico e il rapporto tra uomo e natura, Infinito Edizioni 2013.

- P. Crutzen, Benvenuti nell’Antrokpocene. L’uomo ha cambiato il clima, la Terra entra in un nuova era, Mondadori, Milano 2005.

- A. Fantini, Un autunno caldo. Crisi ecologica, emergenza climatica e altre catastrofi innaturali, Codice edizioni, Torino 2023.

- B. Latour, La sfida di Gaia, Meltemi, Roma 2020.

- S. L. Lewis-M. A. Maslin, Il pianeta umano. Come abbiamo creato l’Antropocene, Einaudi, Torino 2019.

- D. H. Medadows et al., I limiti dello sviluppo. Rapporto del System Dynamics Group Massachussets Institute of Technology (MIT) per il progetto del Club di Roma sui dilemmi dell’umanità, Mondadori, Milano 1972.

- L. Mercalli, Non c’è più tempo, Einaudi, Torino 2016.

- Id., La terra sfregiata, Edizioni Gruppo Abele, Torino 2020.



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