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Binomi di parole (9): Intelligenza e Ignoranza

Purtroppo dove regna l’intelligenza segreta, la democrazia svanisce come la galaverna sotto il sole...

di Evaristo Lodi - mercoledì 8 novembre 2023 - 474 letture

Mi sento un po’ schiacciato dal peso di queste due parole, così importanti, così roboanti. E poi sono un po’ antico e quindi mi affiderò ai classici per definirle:

Intelligenza: 1. Capacità di attribuire un conveniente significato pratico o concettuale ai vari momenti dell’esperienza e della contingenza.

Ignoranza: 1. Inconsapevolezza o incompetenza (genrl. più o meno colpevole). 2. Condizione determinata dalla mancanza di istruzione o di educazione [1].

Fanno rima se incastrate in una strofa. Fanno assonanza e vengono usate quotidianamente, aggettivandole, per giudicare le persone ma guai a identificare un discente con tali appellativi: orde di genitori, separati ma imbestialiti, si accanirebbero contro gli insegnanti rei di lesa maestà. In caso di profonda ignoranza, meglio usare il termine fragile, soprattutto se tale situazione è certificata dalle istituzioni sanitarie.

Continuando ad usare queste definizioni, viene spontaneo esprimerli nei confronti della classe politica nostrana ma, se ci spingiamo un po’ più in là, oltre il nostro orticello, potremmo estendere la scarsa intelligenza e, come conseguenza, la profonda ignoranza di tutti i potenti della terra che, di fronte al moloch della globalizzazione, bramoso di mettere tutti d’accordo, vorrebbero risolvere le liti con la guerra, il genocidio, i cambiamenti radicali delle carte geografiche o, Dio non voglia, con l’uso delle armi nucleari, in barba a qualunque accordo o trattato precedente.

In realtà queste parole hanno assunto, ai nostri giorni, valori e significati differenti che permettono a tutti di complicare a dismisura la comprensione della realtà.

L’estate scorsa mi trovavo all’aeroporto di Istanbul, la cui enormità rende un povero anziano come me, preda dello sconforto di un pesce fuor d’acqua. Anch’io sono caduto nella trappola dell’A.I. Dovendo trascorrere là più di cinque ore, non riuscivo a capire dove rivolgermi per avere un accesso alla rete wi-fi, fino a che un inserviente sgarbato e saccente mi spiegò di rivolgermi al totem, poco distante. Rimasi un po’ spazientito ma con il furente desiderio di essere connesso anche in un luogo tanto moderno, quanto estraneo. Mi recai al totem più vicino. Dopo un momento di spaesamento per la scelta della lingua e soprattutto per decidere come descrivere a una macchina un problema umano che mi sembrava legittimo, mi apparve sul video una ragazza affascinante che non smetteva di sorridere in modo seducente e inequivocabile. Non riuscivo a toglierle lo sguardo di dosso, quando mi chiese di attendere un’istante perché mi avrebbe mostrato una pianta della zona in cui mi trovavo con il percorso che avrei dovuto intraprendere per raggiungere l’agognata connessione. Il tempo di attesa fu brevissimo e capii che avevo fatto una domanda degna della migliore A.I., intesa come profonda ignoranza artificiale e tecnologica. Ringraziai e salutai mestamente, preso da una sottile vergogna per la mia solitudine in quell’enorme deserto tecnologico. Dopo pochi passi mi resi conto che quell’avvenente ragazza turca non poteva essere reale: mi ero imbattuto per la prima volta in un essere effimero.

La domanda cruciale è Ma sarà veramente intelligente? [2] Ciò mi sgomenta perché l’alternativa è davvero desolante. Il bell’articolo di Sergej, sull’Intelligenza Artificiale, ci mette in guardia di come questa possa divorare le nostre identità o meglio di come verrà utilizzata dai potenti che già hanno messo mano alle enormi possibilità (economiche) che la nuova tecnologia potrà generare alle spese del popolo bue e ignorante. Ma se questi potenti sono a loro volta ignoranti e saccenti?

Una trasmissione d’intrattenimento televisivo che si trasmette nel primo mattino e che non ha certo bisogno della mia pubblicità, già da tempo, ha dedicato una piccola parte all’ignoranza artificiale che, guarda caso, ad ogni domanda, si profonde in una logorrea senza il benché minimo costrutto. Sembra essere un inno sfrenato alla voglia di magnificare l’ignoranza imperante nella nostra realtà e nella società postindustriale, dominata ormai dal metaverso.

Ma la traduzione della parola intelligenza nella lingua dominata dalle democrazie anglosassoni è ormai stata sdoganata nei centri del potere dell’informazione ruspante, nei palinsesti più o meno pubblici e più o meno venati di spazi dedicati ai consigli per gli acquisti anche se stanno discutendo, con un filo di commozione, di stragi efferate e inenarrabili.

INTELLIGENCE: 1. Capacità di comprendere; abilità di comprendere e percepire il significato. 2. Buona capacità mentale 3. [in italiano le abbreviazioni direbbero desueto o arcaico] Ultime notizie, informazioni. 4. Informazioni militari riguardo i nemici, le spie, ecc. 5. Un gruppo o un dipartimento che si riunisce o si trova d’accordo in merito a queste informazioni [3].

Sono le prime cinque definizioni, su sette, che il Collins fornisce mentre sul termine Ignorance si limita a due righe striminzite e lapidarie che si condensano nell’essere privi di conoscenze.

Quanto sono vanitosi gli americani e quante volte udiamo distintamente la parola Intelligence in riferimento ai servizi segreti dei vari paesi.

Ora bestemmio: questa anglofilia fa venire voglia di rifugiarsi nell’autarchia linguistica del ventennio. Ma anche se il ventennio ci risulta ripugnante, proviamo a tradurre la parola inglese in italiano: tutti i giorni sentiamo parlare di intelligenza russa, americana, ucraina, cinese, indiana e perfino dei più o meno recenti ed efferati gruppi terroristici sparsi per il mondo. Come ha fatto Hamas a compiere l’invasione e la strage del 7 ottobre scorso? E come ha fatto l’intelligenza israeliana a farsi sorprendere come fosse un tardo adolescente obnubilato dalla gioia di essere entrato in possesso di un pezzo di Terra Promessa. Ormai parlare dell’intelligenza russa e ucraina e della guerra ibrida, quasi fosse un’automobile di penultima generazione, non è più di moda e ha lasciato spazio agli orrori che si stanno svolgendo in terra palestinese.

Sono sempre più convinto che l’intelligenza italiana sia di un livello superiore, almeno dopo quelli che sono stati definiti gli anni di piombo. Quegli anni furono una dura scuola di apprendimento e di contatti a 360° per i nostri servizi segreti e, quando i giornalisti usano le nuove sigle e tentano di farci capire come operano, sembrano dei bambini che provano la gioia di aver scoperto dove è stata rinchiusa la marmellata.

Non a caso l’Italia, per nostra fortuna, non ha mai subito gravi attentati terroristici come quelli che si sono celebrati in quasi tutti i paesi europei. Non mi resta che dire: brava Intelligence Italiana.

Purtroppo dove regna l’intelligenza segreta, la democrazia svanisce come la galaverna sotto il sole.

[1] Devoto Oli, Dizionario della lingua italiana, stampa del 1982

[2] Cfr: Girodivite.

[3] L’indegna traduzione è mia: INTELLIGENCE: 1. The capacity for understanding; ability to perceive and comprehend meaning. 2. Good mental capacity. 3. Old-fashioned, news; information. 4. Military information about enemies, spies, ect. 5. A group or department that gathers or deals with such information. (Collins, English Dictionary, 1984 printed edition)


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