Attacchi xenofobi in Sud-Africa
Armati di coltelli, di bastoni o di bidoni di benzina, gruppi di abitanti delle zone disagiate perseguitano i lavoratori immigrati, originari per la maggior parte dello Zimbabwe o del Mozambico.
Le violenze contro gli immigrati, iniziate nella seconda metà del mese di Maggio 2008 hanno continuato ad estendersi lunedì 19 nei sobborghi poveri di Johannesburg. Quest’onda di attacchi xenofobi ha già fatto almeno 22 morti e fa crescere l’instabilità politica in un Sud-Africa che si confronta con penurie di elettricità e con l’aumento dell’inflazione.
Armati di coltelli, di bastoni o di bidoni di benzina, gruppi di abitanti delle zone disagiate perseguitano i lavoratori immigrati, originari per la maggior parte dello Zimbabwe o del Mozambico, accusandoli di alimentare la criminalità e di occupare i rari posti di lavoro disponibili. Donne violentate, negozi e case saccheggiati, tetti delle bidonvilles incendiati.
La stampa locale ed internazionale ha diffuso le fotografie di un uomo bruciato vivo dalla folla durante il fine settimana tra venerdì 16 e Domenica 18 Maggio; immagini che fanno tornare alla mente il triste trattamento, che, a volte, la popolazione riservava ai civili sospettati di essere degli informatori della polizia durante la lotta contro la segregazione razziale.
Alcune vittime ritengono che bande criminali approfittino degli incidenti per rubare e saccheggiare. La polizia ha annunciato la spedizione di rinforzi nelle zone interessate. "E’ una guerra" dichiara Lucas Zimila, un cittadino di 60 anni, originario del Mozambico, che porta alla testa una ferita da machete lunga quindici centimetri.
Zimila è stato attaccato la sera di Domenica 16 Maggio nella sua capanna di Tembisa, al nord di Johannesburg. "Mi hanno intimato di partire, dicendo che non avevo nulla da fare in questa nazione. Poi, hanno bruciato tutto nella mia casa”.
Centinaia di stranieri si sono rifugiati nelle chiese e nei commissariati di polizia per cercare protezione. "Ho conosciuto numerosi campi profughi e questa situazione è realmente simile", ha dichiarato Eric Goemare, portavoce di Medici Senza Frontiere, all’agenzia di stampa locale SAPA. "Ho curato ferite da pallottole, persone picchiate, vittime di stupri, e bisogna precisare che la gente è terrorizzata."
Questi attacchi appannano l’immagine di un paese precedentemente apprezzato per la buona accoglienza riservata agli immigranti ed ai richiedenti di asilo, per la maggior parte Africani. La nazione arcobaleno, che accoglierà la Coppa del Mondo di calcio tra due anni, ha sempre elogiato il suo spirito di tolleranza da quando è finita l’Apartheid.
Su una popolazione di 50 milioni di abitanti, gli immigrati sono stimati a 5 milioni, tra cui circa tre milioni provenienti dallo Zimbabwe che si sono rifugiati proprio in Sud-Africa a causa della crisi economica e politica nel loro Paese. Quest’esplosione di violenza mette anche in rilievo la sensazione crescente, fra la popolazione povera, di essere stata trascurata a scapito della politica di promozione degli affari e degli investimenti attuata dal Presidente Thabo Mbeki.
Il Capo dello Stato, indebolito dall’elezione del suo rivale Jacob Zuma (avvenuta nel Dicembre scorso) alla presidenza dell’African National Congress, il partito al potere, ha ordinato alla polizia di trovare il più rapidamente possibile gli istigatori di queste violenze.
Nelson Mandela e Desmond Tutu, icone viventi della lotta contro la segregazione razziale, hanno lanciato appelli alla calma. L’Arcivescovo anglicano Tutu ha, in modo particolare, tenuto a sottolineare che, durante la lotta contro il potere bianco, i Paesi vicini dell’Africa australe avevano accolto un gran numero di Sudafricani e quindi, oggi sarebbe auspicabile che i suoi connazionali, a loro volta, dessero asilo a chi ne ha bisogno, per poi aggiungere: "Dobbiamo essere riconoscenti nei confronti di coloro che ci hanno aiutato nel passato e certamente non dobbiamo ammazzare i loro figli, che oggi vengono nella nostra nazione in cerca di benessere.”
Il Centro Sudafricano di Studio sulla Sicurezza ha dichiarato di temere sommosse xenofobe su scala nazionale che potrebbero minacciare seriamente la tranquillità del Paese.
- Ci sono 3 contributi al forum. - Policy sui Forum -
Scoprire che anche l’Africa è xenofoba non è una novità.
Anche lì esistono differenti gradazioni di nero.
Cosa dovremmo fare? Mandiamo l’esercito?
Onestamente questo continuo assetto emergenziale è snervante, non credete?
Altra soluzione: facciamo l’embargo (così muoiono di fame gli innocenti)?
Oppure che cosa?
Certo porre un problema così grande e limitarsi a fare solo proclami è un privilegio da Papi.
Ci penserà dio dunque e la provvida sventura.
E’ del tutto improprio parlare di apartheid che storicamente è sinonimo di razzismo bianco contro i neri.
L’apartheid in Sud Africa è finito da tempo.
In Africa oggi c’è solo una lotta abominevole per la sopravvivenza, di cui un certo razzismo è solo un ingrediente. Quelli che scappano dai paesi centro-africani per cercare fortuna in Europa (e in Italia in particolare) sono tutti coloro che odiano la violenza dei loro regimi dittatoriali e delle bande armate al soldo di questi.
L’unica cosa che possiamo fare è accoglierli quando chiedono asilo politico, accertando che vi siano i presupposti per concederlo ma senza barare nell’intento di non riconoscerlo mai a nessuno.
Buon Pranzo a tutti.
A proposito del primo contributo all’articolo: Se pensi che dare informazioni su ciò che avviene fuori dall’Italia è un assetto snervante, ti consiglierei di leggere soltanto articoli che si riferiscono alla realtà italiana e quindi di rimanere limitato nel tuo modo di capire come va il mondo. Nessuno cerca di fare proclami, ma mi sembra di capire che questo sito sia un forum di informazioni.