A GAZA non c’è neve e neppure nebbia

Vi invio queste foto ricevute da Bruna Orlandi, una fotografa che ha partecipato a molte delle nostre delegazioni in Palestina e fatto un gran lavoro sul muro. Fanno molto male, ma mi sembra utile guardare, è un modo di essere vicini.

di Enzo Maddaloni - martedì 13 gennaio 2009 - 3762 letture

Carissimi amici, vi scrivo con molto, molto ritardo, ma il fatto è che nell’ambito delle associazioni al momento, dopo lo speronamento di free gaza, non per paura, ma perchè non c’è modo di arrivare (a Tiro stanno cercando di aggiustare la nave oppure di trovarne un altra) non ci sono iniziative specifiche. Qui sotto trovi comunque degli indirizzi utili a gaza, oppure se riesci a metterti in contatto con Vittorio Arrigoni.Di lui, se non avete contatti voi, li trovo domani in ufficio. Io proverei anche con medici senza frontiere.

Ciao Loretta Mussi

(Direttore) Associazione "Un Ponte per"

http://www.unponteper.it/index.php

Voci nella rete:

Non ci sono forse manco più telefoni ma solo email qui a casa. Ho il telefono, ma di Istituto, di Yahia Sarraj, che mi aveva fornito i contatti con l’ospedale. Gli ho scritto ma non risponde. +970 8 2868999.

Credo che il modo più rapido sia contattare Arrigoni oppure Eyad Sarraj +972599400424 che è un medico anche lui e credo che abbia di sicuro contatti. Quando torno dopodomani al lavoro in ufficio ho altri telefoni di gente dell’ospedale.

Mi ha chiamato un giornalista di MISNA chiedendo un contatto telefonico con l’ospedale di Shifa, io non ne ho, c’e’ qualcuno che ne ha?

Vi invio queste foto ricevute da Bruna Orlandi, una fotografa che ha partecipato a molte delle nostre delegazioni in Palestina e fatto un gran lavoro sul muro.

Fanno molto male, ma mi sembra utile guardare, è un modo di essere vicini.

http://www.slide.com/r/APj-K7gFqj_8wlYDZZ3JKooRd2Rg5Zd9?sz=original&view=original

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Cosi muore anche la speranza.


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A Gaza "transito con catene"
16 gennaio 2009, di : Enzo Maddaloni

Sembra assodato l’utilizzo da parte dell’esercito israeliano di bombe DIME (Dense Inert Metal Esplosive).

Si tratta di un tipo innovativo di bomba, con una testata di fibra di carbonio e resina epossidica integrata con acciaio, e che fa uso di una lega di tungsteno.

Queste armi hanno un enorme potere esplosivo, ma il potere dell’esplosione si dissipa molto rapidamente e il raggio interessato non è molto lungo, forse dieci metri: le persone travolte da questa esplosione, dall’onda d’urto, vengono letteralmente tagliate a pezzi.

Come se tagliate da una catena.

Di DIME avevano già parlato ad esempio Masella e Torrealta di RaiNews24 nel 2006 http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=3469

A GAZA non c’è neve e neppure nebbia
16 gennaio 2009, di : Enzo Maddaloni

S.O.S. GAZA

L’associazione “Un ponte per…” invita ad aderire alla raccolta fondi promossa dal Free Gaza Movement: per sostenere le attività delle sue navi, per rompere l’embargo umanitaro alla popolazione palestinese di Gaza e documentarne la tragedia.

http://www.unponteper.it/informati/article.php?sid=1677

A GAZA non c’è neve e neppure nebbia
16 gennaio 2009, di : Enzo Maddaloni

La compassione è pensiero senza attaccamento al risultato, è amorevole distacco, è non desiderio di vendetta, è essere testimoni del dolore e della mancanza di speranza.

Provo adesso un grande sentimento di smarrimento di fronte alle foto di tanti, tantissimi bambini morti in Palestina.

Testimonio qui la storia di un Clown SHADY - Palestinese - dell’associazione REC di Jabalia (Gaza).

Come tanti di noi, andava negli ospedali a portare un sorriso certo in un posto scordato dal mondo dove i bambini rischiano sempre di essere in guerra.

Shady così cercava di curare una delle ferite più dolorose: la paura e l’odio, rompendo con un sorriso la catena.

Lui era convinto che il futuro sarà nelle mani dei nostri bambini.

Poi, due anni fà, partecipò ad un corteo a "favore della pace" (non contro la guerra). E, lì, nella sua terra, un cecchino Palestinese lo uccise.

Allora, stavo al raduno della nostra associazione di Clown e mi posi, ci ponemmo una domanda: quanti popoli si è trovato a fronteggiare SHADY?

La risposta per me, e non solo credo fu: solo uno! Quello dei bambini, di tutti i bambini del mondo, vittime dell’odio dei grandi.

Perchè con la loro morte si rischia di perdere la speranza della pace.

Ecco Shady ci ha insegnato cos’è la compassione: spezzare la catena dell’odio con un sorriso.

Sapete come chiamano gli arabi i Clown? Molti popoli arabi li chiamano “Malak" o "Mulak”, questo nome deriva da “Malakût” che in arabo significa "il regno degli angeli".

Ne sono cero, Shady El Ajla è il primo angelo con il naso rosso.

http://www.girodivite.it/Il-Clown-Shady-va-a-fare-la-pace.html