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Rubrica : {Attualità e società}

Del male che uccide

Il domenica 30 giugno 2024 di Massimo Stefano Russo

I volti del male atterriscono, fanno provare orrore, soprattutto se riguardano i minori, gli adolescenti. Il delitto minorile, mentre si va affermando una nuova delinquenza minorile, richiama la follia, le pulsioni incontrollabili. Il riferimento identitario oggi passa sempre più attraverso il mito dell’influencer e del blogger. Incapaci di gestire le pulsioni, aggressive diventa difficile tollerare le frustrazioni e reggere l’intensità degli affetti; si preannunciano reazioni violente. Inconsapevoli delle proprie motivazioni rimangono sconosciute le ragioni dietro i propri gesti e l’intervento legale suscita reazioni di stupore.

Il male come luogo comune nasce, si afferma ed evolve nel disagio, a partire dalle condizioni sociali, economiche, culturali e tra molte assenze affettive e relazionali che rafforzano il malessere. Manca l’autocritica dei propri comportamenti, incapaci di controllare l’aggressività che in molte forme esalta il proprio sé e la volontà di sopraffare l’altro. Senza una percezione chiara e immediata della propria responsabilità rispetto all’azione sociale, l’esserci stati, la presenza di sé nel luogo e nel tempo del reato.

Violenza quotidiana nelle società contemporanee

La responsabilità personale di carattere lesivo spostata su altri e sottratta a sé viene distribuita ampiamente per evitare di considerarsi singolarmente responsabili. Gli effetti nocivi delle proprie azioni distorti, minimizzati e perfino ignorati. Spogliare la vittima delle qualità umane e attribuirvi caratteristiche animalesche rende subumane le vittime e indebolisce gli scrupoli morali. Il disimpegno morale rispetto alle vittime le incolpa dei maltrattamenti che ricevono. Sottrarre alla moralità i comportamenti lesivi alleggerisce la propria responsabilità e mantiene una considerazione positiva di sé mentre si commette il male. La responsabilità personale di carattere lesivo una volta spostata su altri e sottratta a sé, redistribuita ampiamente per evitare il considerarsi singolarmente responsabile.

Si esprime un disimpegno morale rispetto alle vittime, incolpate dei maltrattamenti che ricevono. Si dimentica che chi agisce esercita prevalentemente un’influenza intenzionale sul proprio agire e le azioni che determina. Il pensiero anticipatorio motiva e orienta il proprio comportamento, crea piani di azione e guarda agli obiettivi, alle sfide e immagina i probabili esiti.

Il futuro immaginato riportato nel presente guida e motiva l’agire. La prospettiva lungimirante orienta nel dare coerenza e significato alla propria vita. La paura di essere scoperti e subire conseguenze giudiziarie, la censura sociale e altre ricadute fa astenere dai comportamenti trasgressivi. L’autocensura dissuade a comportarsi trasgressivamente. Il controllo sociale e legale si basa su sanzioni esterne. Le sanzioni legali, sociali e autovalutative regolano il comportamento trasgressivo, fanno da deterrenti.

Le persone devono vivere in pace con sé, con le scelte fatte e il modo in cui si comportano nella vita quotidiana. La società civile che prevalentemente si autogoverna deve prendere in carico gli aggressori e uscire dalla logica del mostro da sbattere in galera e buttare la chiave. Le condizioni strutturali e culturali riguardano l’assenza di riferimenti normativi condivisi. Reazioni, opinioni e responsabilità hanno una loro significativa importanza nel percepire il fenomeno. La deprivazione materiale e soprattutto culturale rende incapaci di dialogare e rispondere adeguatamente ai comportamenti problematici.

Quale ruolo avere di fronte alla violenza? Possiamo rimanere passivi di fronte ad affermazioni e fatti di violenza e arrivare a convalidare la violenza per risolvere i problemi?

Essere autorevoli senza autoritarismo, sensibili a ogni forma di violenza, nel rilevarne l’importanza, evita la trappola di minacce e punizioni. I comportamenti disturbanti rischiano di ignorare la violenza o normalizzarla, nel tenere in scarso conto l’importanza delle relazioni, gli aspetti sociali e familiari invalidanti.

La violenza che caratterizza intrinsecamente alcune condotte ha un potere invisibile nel regolare i rapporti interpersonali. Nel dolore percepito ci si appropria del male. Al divino che permette il male senza crearlo, né volerlo o negarlo, si assegna la capacità di vincere il male stesso e convertirlo in bene. L’umano che sceglie il male, nel lasciarsi trascinare dal male, spettro di odio e fanatismo, ne porta la responsabilità. Chi agisce esercita un’influenza intenzionale sul proprio agire e le azioni che determina.

Il pensiero anticipatorio motiva e orienta il comportamento: crea piani di azione, guarda agli obiettivi, alle sfide e immagina i probabili esiti. Il futuro immaginato riportato nel presente guida e motiva ad agire. La prospettiva lungimirante orienta nel dare coerenza e significato alla vita. Le sanzioni legali, sociali e autovalutative regolano il comportamento trasgressivo, comportano l’astenersi dai comportamenti trasgressivi per paura della censura sociale, di essere scoperti e subire conseguenze giudiziarie e altre ricadute. L’autocensura dissuade a comportarsi trasgressivamente.

Le sanzioni sociali non devono perdere peso come deterrenti, nel far sì che le persone vivano in pace con sé, con le scelte fatte e come si comportano nella vita quotidiana. La società civile prevalentemente si autogoverna, col controllo sociale e legale basato su sanzioni esterne, nell’educare a rispettare la legalità, le norme e i diritti degli altri.

Quale ruolo avere di fronte alla violenza? L’attenzione mediatica e il discorso pubblico devono avere la capacità di dialogare e rispondere adeguatamente ai comportamenti problematici, senza rimanere passivi di fronte ad affermazioni e fatti che hanno a che fare con la violenza, devono agire per contrastare il fenomeno. Nel ritenere irrilevanti i problemi, poco attenti ai bisogni dei figli, si vede la situazione, ma senza coglierne la gravità.

Gli adulti, soprattutto in quanto genitori, hanno il compito difficile di sostenere la crescita dei figli, proteggerli e guidarli ma anche lasciarli liberi di esplorare e saperli ascoltare e motivare per stimarli. Diventare sensibili a ogni forma di violenza e rilevarla permette l’essere autorevoli senza autoritarismo ed evitare così la trappola di minacce e punizioni. Nel dare peso rilevante a quanto sta dietro i comportamenti disturbanti si corre sempre il rischio di ignorare la violenza o normalizzarla: dirsi estranei alla violenza, evita di rilevarne il problema, di coglierne la gravità o addirittura di arrivare a convalidarla per risolvere i problemi, con colpevoli distrazioni, valutazioni, minimizzazioni e banalizzazioni.

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Rubrica : {Centro Studi Est Europa}

SERBIA: Crossbow assailant killed after attack at Israel embassy in Serbia

Il sabato 29 giugno 2024 di Emanuele G.

An attacker who fired a crossbow and wounded a police officer guarding the Israeli embassy in Belgrade was shot and killed in what officials described as a “terrorist attack against Serbia“.

The officer was in a guardhouse and the attacker approached him several times asking for the location of a museum, Interior Minister Ivica Dacic said. He carried a bag from which, at one point, he pulled out the crossbow and shot the guard.

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The police officer was hit in the neck with an arrow and fired several shots at the attacker, who later “died as a result of his injuries”. The identity of the assailant is still being determined.

“This is a terrorist attack against Serbia,” said Dacic. “We are still talking about possible motives.”

He said one person was arrested near the scene of the shooting. Police are investigating a possible network and ties with “foreign terrorist groups”, he added.

“There are indications that those are individuals already known to the security services,” Dacic said.

The policeman was conscious when he was transported to Belgrade’s main hospital and underwent an operation to remove the arrow from his neck. Hospital officials said he’s in stable condition after surgery.

Israel’s embassy is located not far from the United States embassy in an upscale Belgrade district. It is guarded by an elite police unit with officers armed with automatic weapons.

Serbia has maintained close relations with Israel during its war on Gaza. Israel-linked institutions around the world have been on high alert for attacks and protests since Israel launched its invasion in October.

In a statement, the Israeli foreign ministry said the embassy in Belgrade remains closed and no employees were injured. It added the “circumstances of the incident are being investigated”.

‘Act of insanity’

Serbia’s populist President Aleksandar Vucic visited the wounded officer in the hospital, promising a sweeping crackdown.

“We are hunting them down. We will have no mercy for terrorism in Serbia,” said Vucic.

Investigators in white forensic suits surrounded the body of the suspect on the street outside the building, which was swarmed with police vehicles.

Dacic said later several people believed to have been linked to the incident were arrested. “There are some indications they [those arrested] are already known to security services,” he said.

Serbian Prime Minister Milos Vucevic strongly condemned what he labelled a “heinous terrorist act”. Advertisement

“This was an act of insanity, which cannot be attributed to any religion and any nation. It is a crime of an individual,” he said, according to quotes from the Beta news agency.

Vucevic promised his country would firmly respond to the “threat of terrorism” and stressed Serbian citizens could “feel safe”.

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Rubrica : {Movimento}

Alex Zanotelli, le armi che alimentano i conflitti e il G7 a guida italiana. “Bisogna avere il coraggio di protestare”

Il sabato 29 giugno 2024 di Laura Tussi

"Le armi pesano sull’ecosistema. Per cui ci sta letteralmente saltando l’ecosistema. Attualmente siamo in un mondo che praticamente davanti ha due realtà. Ho fatto questo appello a voi giovani. Avete un ruolo unico e fondamentale in questo momento dove si gioca la sopravvivenza della vita stessa, l’esistenza umana su questo pianeta".

La nostra Laura Tussi ha parlato con Padre Alex Zanotelli di G7 e C7, di giovani e attivismo, di pace e di guerra, di elezioni e di disobbedienza civile. Abbiamo chiesto ad Alex Zanotelli, padre comboniano e attivista per la pace, di commentare il recente meeting dei G7 tenutosi a Fasano, in provincia di Brindisi. Da lì il discorso si è ampliato toccando temi cruciali come l’obiezione fiscale, il potere politico ed economico dell’industria bellica e l’importanza di coinvolgere le giovani generazioni.

Brindisi, Puglia - «I G7 sono i leader mondiali che oggi guidano il mondo, soprattutto quello occidentale. Ma oggi è come Genova 2001 e questo vertice deve essere contestato, perché quelli che siedono attorno a quel tavolo sono gli stessi che stanno provocando le guerre e che stanno fabbricando armi». Non usa mezze parole Alex Zanotelli per commentare il meeting che si è tenuto dal 13 al 15 giugno a Fasano, in Puglia, e che ha visto incontrare i leader dei G7, che fino al 31 dicembre di quest’anno saranno guidati dalla presidenza italiana.

Una piccola novità rispetto all’attività di questo forum, che si incontra regolarmente da ormai quasi cinquant’anni, è la nascita di una specie di alter ego chiamato C7 – ovvero Civil 7 –, un organismo che dovrebbe rappresentare la società civile e dialogare con il G7. «Avevano detto che volevano portare i documenti al G7 e andare direttamente da Giorgia Meloni – commenta in proposito Alex Zanotelli – ma io dalla Meloni non ci vado. Non serve a nulla e dobbiamo mettere sul terreno la contestazione».

Alex Zanotelli contro il G7. Una lettera collettiva del pacifismo contro i potenti del mondo e contro chi vuole ‘dialogare’ con il sistema di guerra Lettera al C7 da parte di importanti Pacifisti.

L’organismo pseudodialogico e non costruttivo del C7 che incontra l’economia di guerra e il sistema bellicista del vertice G7

Prima di tutto perché questo documento del C7 inizia con "noi la società civile che rappresentiamo" cioè loro non rappresentano una società civile perché nessuno lo sapeva di questo ’dialogo costruttivo’ del C7 con G7 e si interrelazionano con i potenti, nulla a che fare con gli anni del G8 di Genova, quando si protestava.

Una parte della società civile è organizzata, ma come è mai possibile che non ascoltate prima la società civile di Bari e Brindisi che si è organizzata e che si è preparata nel contro forum in contrasto al G7? Seconda cosa è inutile trattare e sono lì, ossia la società dal basso, ovvero i pacifisti hanno deciso di contestare il G7 non andare a parlare alla Meloni per determinate cose. Pensano di avere il monopolio della pace; il monopolio della società civile sembra in mano loro e decidono come C7 in ’dialogo costruttivo’ (secondo loro) con il G7.

Al vertice G7 in Puglia ci sono le potenti nazioni quindi è l’incontro dei leader chiamiamoli pure dell’Occidente; leader mondiali occidentali e questo C7 sarebbe in opposizione? E’ una certa società civile che si organizza per dire la propria, ma senza sentire prima il contro forum, ossia la cittadinanza attiva di Bari e Brindisi contro il G7.

I G7 sono i leader mondiali che oggi guidano il mondo soprattutto dell’Occidente. Lo scontro è anche sul fatto che il C7 voleva consegnare dei documenti o altro chiedendo determinate cose mentre la società civile di Bari e Brindisi e anche altri, che contestano il G7, non ne sapevano niente. Il G7 è come quello che era successo a Genova e deve essere contestato perché sono quelli che stanno provocando le guerre e che stanno fabbricando armi.

Cosa ne pensi della società civile del C7?

Avevano detto che volevano qualcuno dell’arena di Verona per portare i documenti al G7 e andare dalla Meloni. Ma io dalla Meloni non ci vado. Non serve a nulla e dobbiamo mettere sul terreno la contestazione.

Una tragica situazione sussiste in Europa, ma anche in Medioriente. Con questi forti venti di guerra; con queste volontà e con questi contrasti. Come possiamo in quanto società civile attivarci e cosa possiamo fare per porre un freno e per cercare di invertire la rotta e per cercare di bloccare il genocidio in Palestina e la possibilità di un’escalation nucleare in Ucraina?

L’ho detto anche altre volte: la penso come padre Berrigan; forse voi non lo conoscete. Berrigan era un gesuita, non so se sia ancora vivo. E’ un gesuita americano che ha animato la resistenza nei giovani americani contro la guerra in Vietnam. Si è fatto la bellezza di quattro mesi di galera e lui diceva "inutile parlare di pace se non perché parlare di pace costa tanto quanto fare la guerra", almeno a livello di onorabilità e nel pagare col carcere; è questa la sfida. Se non siamo capaci di giocarci queste cose bisogna avere il coraggio che ha Ultima Generazione di disobbedienza civile, per protestare. Di finire in galera.

I cittadini ascoltano i media e vengono distratti da queste politiche di promesse, ossia "è importante fare la guerra perché altrimenti non si vince". Cioè il trasformare la guerra quasi in un atto dovuto; in una cosa bella, ma quello che Scholtz e Macron stanno iniziando a dire è che da qui al 2029 dobbiamo addestrare i giovani a andare in guerra?

Vale a dire prima guerra mondiale. Ma quello è già successo. Se vuoi la mia analisi della situazione è un’analisi brutale: andando avanti così, armandoci come ci stiamo armando, siamo obbligati ad entrare in conflitto armato e a fare la guerra mondiale. A questo punto e non è solo l’Europa e quando e come si sta armando l’Asia e in questo caso la Cina e Taiwan. Scoppia la situazione. E’ di una gravità estrema, ma veramente non penso che si sia mai arrivati a un punto come questo di situazione mondiale. Almeno non ho visto mai una situazione del genere soprattutto in armamenti. E’ sufficiente osservare Crosetto che si accorda con la Leonardo. Siamo prigionieri dei complessi militari e industriali. Sono loro che comandano. Infatti sappiamo di questa multinazionale che spinge la Nato a determinate azioni cioè siamo proprio all’economia di guerra per autosostenerci. E Leonardo la nostra multinazionale nelle armi è la più grossa. E’ al terzo posto mondiale per valore in borsa della produzione. Al terzo posto mondiale ! E’ quindi chiaro che anche l’Italia è prigioniera di questo complesso militare e industriale e quindi adesso il pericolo è che procedendo così, con queste politiche, allora venga reinserito il servizio militare obbligatorio per i giovani.

Allora bisognerà veramente pensare all’obiezione di coscienza militare; ma una volta che questo avvenisse penso che quella richiesta sarà "tu sei un cristiano?" oppure "hai determinati principi?" Devi disobbedire! ed è quello che chiamiamo l’obiezione al servizio militare; è andare in galera. Ritorniamo sempre a quell’obiezione fiscale. Ossia tu governo spendi in armi percentualmente in Italia, per esempio, io mi rifiuto di pagare quello che sarà il 3% del Pil.

Mi rifiuto di pagarlo in tasse e la detrazione e questa è una delle cose importanti. Quando l’hanno fatto Beati i costruttori di pace è avvenuto il finimondo con Spadolini il ministro della difesa. E il Ministro della difesa ha protestato.

Penso che oggi veramente in politica tranne qualche "meraviglia" qua e là ci sia un servilismo al potere totale cioè i politici sono lì perché messi da qualcuno o comunque non devono disturbare qualcuno che altrimenti li fa sparire

Avremmo bisogno veramente di politici di spessore capaci anche di andare contro determinate posizioni. Però giustissimo. Il problema è che i politici si sentono totalmente legati a quello che decide il partito e quindi devono obbedire prima di tutto al partito. Dobbiamo pensare qualcosa e comunque per me la carta da giocare e da spendere con tutte le nostre forze è quella del totale coinvolgimento dei giovani. Perché i giovani anche nelle votazione abbiamo visto dove sono andati. Sono andati a sostenere delle ingiustizie. Ad esempio Mimmo Lucano perché sta subendo tutto questo e il grosso dell’elettorato sono stati giovani sotto i trent’anni, quindi i giovani non sono sganciati dalla politica, ma semplicemente vengono tenuti lontani; vengono storditi da tutta una serie di sistemi che li distraggono. I social con le stupidate.

Però Alex stiamo facendo un esperimento che sta funzionando benissimo a livello di TikTok con una pagina di spot su questioni e personaggi di rilevanza storica e sociale che ha quasi 2 milioni di visualizzazioni

Per i vostri social vorrei accennare a degli stralci del brano della Lettera alla tribù bianca, per voi e per tutti i giovani.

Carissimi giovani chi vi parla non è un giovane, ma è un vecchio. Ho 85 anni e la mia generazione sarà la generazione più maledetta della storia, perché nessuna generazione come la mia ha talmente violentato il pianeta terra. A voi ragazze e ragazzi, giovani e giovanissimi noi vi consegniamo un mondo malato, anzi gravemente malato. Toccherà a voi, se volete salvarvi insieme al pianeta, cambiare radicalmente tutto, perché siamo arrivati a un punto della storia umana in cui ci stiamo giocando letteralmente tutto. Siamo dentro un sistema economico e finanziario che permette al 10% della popolazione mondiale di consumare da sola il 90% di beni su questo pianeta. E chi produce tutti questi disastri? abbiamo 800 milioni di persone che stanno soffrendo la fame. Per fare questo ci stiamo armando. Per proteggere l’Occidente e il nostro stile di vita e ottenere quello che non abbiamo e spendiamo soldi all’infinito.

"Non è vero che i giovani sono sganciati dalla politica, semplicemente vengono tenuti lontani"

Le armi pesano sull’ecosistema. Per cui ci sta letteralmente saltando l’ecosistema. Attualmente siamo in un mondo che praticamente davanti ha due realtà. E’ facilissimo ormai decadere in una guerra che sarà mondiale e sarà nucleare e quindi ci attende l’inverno nucleare e dall’altra parte quello che ci attende è il disastro ecologico. Il problema oggi che toccherà la vostra generazione, che decide se l’uomo e la donna, ossia se homo sapiens è diventato demens. Ho fatto questo appello a voi giovani. Avete un ruolo unico e fondamentale in questo momento dove si gioca la sopravvivenza della vita stessa, l’esistenza umana su questo pianeta. Un potere enorme hanno i giovani di non piegarsi a questo sistema, ma impegnarsi a cambiare. Non lasciarsi paralizzare dalla paura, ma reagire con coraggio. Non stare in silenzio, ma alzarsi e uscire di casa e unirsi in piazza per chiedere al Potere di cambiare. Un sogno. Un bel sogno. Il sogno di un mondo più giusto. Il sogno di tutta una vita. Il sogno di rendere felice l’umanità e bella e affascinante per il bene comune; per un mondo più fraterno e Vi confesso che nella mia vita, donata ai poveri e agli emarginati, ho sperimentato la gioia di vivere. E’ proprio quanto afferma quel povero Gesù di Nazareth in quelle sue parole evangeliche straordinarie... Abbiate il coraggio giovani di indignarvi e ripensare e reinventare tutto per far sbocciare un mondo un po’ più umano ora tocca a voi giovani umanizzare l’uomo.


Questa intervista è stata diffusa anche su Italia che cambia e Faro di Roma.


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Rubrica : {Scuola & Università}

Allevare immaturi

Il sabato 29 giugno 2024 di Salvatore A. Bravo

Allevare immaturi

La decadenza antropologica di un popolo si svela nelle pratiche sociali ed educative. Sono in corso gli esami di maturità. Si assiste in questi giorni alla società dello spettacolo che divora ogni gesto, comportamento e finalità. La società dello spettacolo è totalitaria per sua essenza, essa procede per svuotamento dei contenuti e del senso, alla fine di tale operazione pianificata non resta che la forma con il suo gracile guscio vuoto al cui interno c’è solo l’avanzata dell’ignoranza. Durante la prova orale i maturandi, non tutti, ma in un numero sempre maggiore di anno in anno, sono accompagnati dai genitori. La maturità presuppone l’autonomia del sapere e del fare, per cui i genitori consapevoli della rilevanza del “momento”, in passato, non erano presenti durante la prova che sanciva l’indipendenza simbolica del figlio. Essi effettuavano un passo indietro, affinchè il figlio potesse fare un passo in avanti verso l’indipendenza e la libertà. L’orgoglio era nella preparazione che si coniugava con l’autonomia. Crescere un figlio significava renderlo adulto.

I genitori che accompagnano i figli alla maturità, in qualche modo evidenziano la dipendenza del figlio dai genitori. I figli sono liberi in tutto, ma in realtà dietro l’eterno “sì” ai desideri dei giovani, c’è sempre la mano dei genitori a sorreggerli.

La presenza dei genitori durante il colloquio assume aspetti al limite dell’irrazionale tanto più che l’esame è a zero rischio di bocciatura. Dalla maturità si esce sempre diplomati con il voto che oscilla sempre intorno alla media dell’ultimo anno. La commissione in generale incoraggia l’alunno, se avverte il minimo segno di cedimento emotivo. I docenti sono ormai sempre meno professori e sempre più “prof”, ovvero psicologici e amici. La relazione emotiva dev’esserci, ma gli eccessi distorcono la funzione docente coprendola a volte di imbarazzante ridicolo.

Insomma la prova non incontra in media difficoltà di nessun genere. Fior di pedagogisti e di medici entrano in scena in questo contesto per denunciare l’inutile stress a cui sono sottoposte le nuove generazioni. Gli stessi tacciono sullo stress in campo lavorativo, sull’aziendalizazione della scuola, sulla cultura umanistica ridotta a semplice presenza senza spessore e si potrebbe continuare, perché il male ha le sue ramificazioni rizomatiche, poiché ogni elemento porta con sé nell’abisso dell’analfabetismo dello Stato-Mercato tutto il resto.

Le sciocchezze dovute all’impreparazione di taluni sono abilmente baipassate e giustificate. Per essere bocciati bisogna impegnarsi davvero tanto, ma questo fortunatamente avviene in casi eccezionali, ed anche se non ci si presenta, c’è sempre la possibilità di recuperare tra certificati medici e supplettive.

Superate le forche caudine dell’orale che verte “sugli interessi” dell’alunno, fuori dall’aula si festeggia lo scampato pericolo con coriandoli, selfie e applausi.

Il voto finale su cui pende la spada di Damocle del TAR non ha valore alcuno, non è più titolo di accesso ai concorsi dal 2015.

Per scoraggiare allo studio e avvilire i docenti i test universitari si esplicano durante l’anno, perché si sa, saranno tutti promossi. La società dello spettacolo festeggia una farsa con la complicità di generazioni addestrate a trasformare ogni esperienza in visibilità social. Ci sono alunni seri e preparati, anche, ma che forse avranno un’esistenza più difficile degli adattati, perché ciò che fa la differenza, per il dopo, è il reddito famigliare e non certo la preparazione culturale oggetto di discredito continuo in questi anni. Si pensi ai test per entrare nella Facoltà di Medicina, chi ha denaro studia nei paesi dell’est o nelle Università private, se non riesce a superare lo sbarramento finale.

C’è da temere per il futuro, chi a prescindere dai meriti ricoprirà ruoli da cui dipende la salute e la vita dei più fragili, potrebbe recare seri danni. In questo clima di incoscienza generale si continua a festeggiare; la società dello spettacolo non ha né razionalità né realtà, essa procede per automatismi. Il male non ha profondità, è superficiale, pertanto ci viene incontro con innocenza.

Vallisneria

I nostri alunni hanno bisogno di cura reale e razionale. La cultura non è un ballo, è conquista quotidiana, è crescita qualitativa che umanizza e insegna a partecipare alla vita politica e sociale e affinchè ciò possa essere, i contenuti sono imprescindibili. Non c’è ragionamento critico senza contenuti. Il carattere si forma anche nelle difficoltà e nella capacità acqusita con esperienza graduale di resistere alle ordinarie difficoltà e ansie che ogni vita deve affrontare. Il facilismo e lo spettacolo ad esso associato destruttura le menti e rende i caratteri dipendenti. Non più cittadini, ma consumatori compulsivi adattabili al sistema deve formare-deformare la scuola.

La scuola è uno dei corpi medi, in cui si imparava a vivere la democrazia; i corpi medi erano forze che contenevano il capitalismo. Il capitalismo era relativo, in quanto formazione, partiti e sindacati ne contenevano gli effetti. Ora invece nei corpi medi si annida il capitale. Se desideriamo aver cura dei nostri giovani, i quali sono i custodi del nostro martoriato patrimonio, dobbiamo deviare dalla società dello spettacolo con i suoi laschi inganni per rientrare nella realtà. Senza tale Rivoluzione copernicana il nichilismo porterà con sé tragedie che dobbiamo comprendere per poterle evitare. La misura è la buona regola di ogni formazione, ma questo principio in un’epoca di smarrimento capitalistico sembra essere stato perso.

La maturità ha un senso, ed è un bene che ci sia, ma bisogna ridonarle senso e serietà. Gli alunni seri e motivati saranno più gratificati dalla prova, in cui mostreranno le capacità acquisite.

Gli alunni meno impegnati saranno motivati ad impegnarsi maggiormente, se il clima è didattico è nell’ottica della crescita comune. La scuola è ancora una comunità, possiamo salvarla se docenti, genitori e alunni non sono lasciati soli a difenderla dall’assedio del mercato. In ultimo poniamoci la domanda principale: A chi giova allevare giovani immaturi e ignoranti? Ciascuno cerchi la risposta.

In attesa di parole nuove che possano riportare la scuola ad “organo costituzionale” come affermava Calamandrei, ebbene riflettere sulle sue parole per avere la chiarezza del disastro in cui annaspa la scuola:

La scuola, organo centrale della democrazia, perché serve a risolvere quello che secondo noi è il problema centrale della democrazia: la formazione della classe dirigente. La formazione della classe dirigente, non solo nel senso di classe politica, di quella classe cioè che siede in Parlamento e discute e parla (e magari urla) che è al vertice degli organi più propriamente politici, ma anche classe dirigente nel senso culturale e tecnico: coloro che sono a capo delle officine e delle aziende, che insegnano, che scrivono, artisti, professionisti, poeti. Questo è il problema della democrazia, la creazione di questa classe, la quale non deve essere una casta ereditaria, chiusa, una oligarchia, una chiesa, un clero, un ordine. No. Nel nostro pensiero di democrazia, la classe dirigente deve essere aperta e sempre rinnovata dall’afflusso verso l’alto degli elementi migliori di tutte le classi, di tutte le categorie.

Ogni classe, ogni categoria deve avere la possibilità di liberare verso l’alto i suoi elementi migliori, perché ciascuno di essi possa temporaneamente, transitoriamente, per quel breve istante di vita che la sorte concede a ciascuno di noi, contribuire a portare il suo lavoro, le sue migliori qualità personali al progresso della società.

Vi ho detto che io sono un giurista; ma ho l’abitudine, che mi deriva forse un po’ da una certa affezione toscana al disegno ben fatto, di associare i concetti giuridici e politici a qualche immagine, che poi mi serve ad affezionarmi a questi concetti. Ora, quando io penso a questo concetto della classe dirigente aperta in continuo rinnovamento, che deriva dall’affluire dal basso di questi elementi migliori, cui la scuola deve dare la possibilità di affiorare, mi viene in mente (se c’è qui qualche collega botanico mi corregga se dico degli errori) una certa pianticella che vive negli stagni e che ha le sue radici immerse al fondo, che si chiama vallisneria e che nella stagione invernale non si vede perché è giù nella melma. Ma quando viene la primavera, quando attraverso le acque queste radici che sono in fondo si accorgono che è tornata la primavera, da ognuna di queste pianticelle comincia a svolgersi uno stelo a spirale, che pian piano si snoda, si allunga finché arriva alla superficie dello stagno: e insieme con essa altre cento pianticelle e anche esse in cerca del sole. E quando arriva su, ognuna, appena sente l’aria, fiorisce, ed in pochi giorni la superficie dello stagno, che era cupa e buia, appare coperta da tutta una fioritura, come un prato. Anche nella società avviene, dovrà avvenire qualche cosa di simile. Da tutta la bassura della sorte umana originaria, dall’incultura originaria dovrà ciascuno poter lanciare su, snodare il suo piccolo stelo per arrivare a prendere la sua parte di sole. A questo deve servire la democrazia, permettere ad ogni uomo degno di avere la sua parte di sole e di dignità. Ma questo può farlo soltanto la scuola, la quale è il complemento necessario del suffragio universale. La scuola, che ha proprio questo carattere in alto senso politico, perché solo essa può aiutare a scegliere, essa sola può aiutare a creare le persone degne di essere scelte, che affiorino da tutti i ceti sociali” [1].

La vallisneria è l’immagine della scuola che non lascia indietro nessuno, ma insegna a crescere anche a coloro che vivono le condizioni più difficili, ma senza impegno, contenuti, continuità e disciplina del pensiero ciò non è possibile. Una scuola che non insegna a disporsi verso l’universale è istituzione che agonizza con la società tutta e di questo bisogna prendere atto per mutare radicalmente comportamenti adattivi, i quali sono complicità mascherate e lardellate di “belle parole con cui si commettono cose terribili”.

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Rubrica : {Qualche parola / di Luigi Boggio}

Elly e attorno a Elly

Il sabato 29 giugno 2024 di Luigi Boggio

Non essendo un iscritto al partito democratico non entro nelle loro complesse e travagliate dinamiche interne, però come elettore alcuni interrogativi li pongo, anche per capire se questo partito potrà continuare a contare sul mio consenso e di tanti altri che sono in attese di risposte. Risposte politiche, programmatiche e di comportamento.

Come si può tollerare, come è avvenuto in questa campagna elettorale, vedere qualche eletto nelle proprie file o presunti dirigenti di circoli fantasmi chiedere il voto per partiti avversi ignorando l’importanza dello scontro politico in atto? Si tollerano per giochi di potere meschini e di comparaggio. Come si fa a non far votare Elly con la motivazione che non la si riconosce come segretaria? Una segretaria che ha animato un partito in agonia come hanno dimostrato i risultati elettorali, la tenacia nel prosieguo delle iniziative e la verve intelligente nella polemica contro Giorgia di Colle Oppio.

Elly però deve fare tutto il possibile per mettere ordine al suo partito rivisitando le regole democratiche interne e promuovere un reale rinnovamento generazionale, non figurine da tappezzeria, ma ragazze/i che dimostrano passione politica e impegno. La sfida è generazionale in particolare in alcune regioni meridionali come nella Sicilia dei gattopardi o delle iene. Accovacciati all’ombra dei campanili o delle mura normanne in attesa che cala la notte per sbranarsi o sbranare per marcare il territorio. Territori dai numeri sempre più asfittici e di facili controlli attraverso sbriga facendi di stagione in rapporto al mese in cui si vota.

Se Elly procederà senza fermarsi per dare un senso alla politica avrà con sé una parte della società italiana desiderosa di vedere un’altra Italia. Quella delle nuove generazioni in campo con idee rinnovate e non più fughe verso l’estero.

Ma una parte non piccola dipenderà dal vecchio ceto politico del partito di non creare intralci e di dimostrare quella generosità necessaria al ricambio. Non deve suonare strano, in un’epoca di egoismi, essere generosi per un progetto che riguarda una comunità. Una comunità parte della società da promuovere e rinnovare nella laicità e nel pluralismo. Su questi valori il confronto sarà molto aspro contro chi vuole riscrivere la Carta costituzionale nata dalla resistenza.

Per questo un partito coeso nella sua dialettica interna è necessario non per sé ma per l’Italia. Insieme alle altre forze politiche disponibili alla costruzione non di un’alternativa, come sostengono alcuni che vogliono giocare, ma dell’alternativa su un’idea di paese che abbia il suo nucleo centrale nella pace e nel lavoro da portare in Europa. Un’europa da svegliare.

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Rubrica : {Guerre Globali}

Israele: Nuovo fronte di guerra con il Libano

Il sabato 29 giugno 2024 di cirignotta

Dopo i fatti del 9 ottobre 2023 che hanno colpito Israele con 1139 morti e dopo la distruzione della striscia di Gaza che ha provocato 37.765 morti tra cui 15.000 bambini inizia una nuova rotta di guerra per Israele. Una distruzione epocale del popolo palestinese che ha dovuto subire l’azzeramento delle nuove generazioni e un esodo di 1 milione e mezzo di sfollati civili rispetto alla popolazione residente del 2020 di 2,048 milioni di abitanti verso le zone limitrofe, tra cui il Libano dove attualmente si trovano 250.000 palestinesi, sfollati nei campi del Libano al confine con Israele. Entrati a gaza City nelle ultime ore le truppe israeliane mietono altre 47 vittime ed hanno provocato 52 feriti ma sotto le macerie di una città fantasma i corpi di migliaia di bambini restano sepolti sotto le macerie come riferisce il vicecapo dell’Unicef. Gli sfollati aumentano e tutto si svolge sotto gli occhi dell’Onu. Ma il clima di guerra si infiamma anche ai confini con il Libano dove Israele deve scontrarsi con i missili di Hezbollah e con i residui di Hamas ora in Libano.

Per Israele si apre la lotta verso gli attacchi Hezbollah che secondo gli strateghi di guerra vengono proprio dal Libano. Israele ha informato gli Stati Uniti che inizierà il suo attacco via terra contro il sud del Libano, sotto la copertura di intensi attacchi aerei. Molti i paesi che hanno consigliato ai propri cittadini di andare via dal Libano. Israele avrebbe informato gli Stati Uniti dell’intenzione di usare armi “senza precedenti” in caso di guerra totale con Hezbollah, per risolvere rapidamente la guerra forse armi nucleari per risolvere nel breve la guerra.

Gli americani alleati di Israele si preoccupano di un allargamento del conflitto verso l’Iran e qualche alleato importante. L’IDF continua a concentrare le truppe al confine con il Libano. Le bombe israeliane al fosforo hanno reso inabitabile la zona vicino al confine con la Repubblica libanese secondo il Financial Times. Gli osservatori hanno chiarito che la distruzione principale è avvenuta in una zona di cinque chilometri a nord della cosiddetta "linea blu" - il confine tra Israele e Libano, oggi definito dalle Nazioni Unite.

Ma la guerra deve essere fatta e ad oggi un totale di 173 aerei cargo militari e civili sono atterrati in Israele dalle basi statunitensi con un carico di 100.000 proiettili da 155 mm, decine di JDAM, migliaia di droni e intercettori per sistemi di difesa aerea. Dalla parte di Hezbollah dichiarano che l’arsenale militare supera di gran lunga Hamas nel suo potenziale militare, soprattutto nel numero di missili. Ciò aumenta il rischio di coinvolgere l’Iran e i suoi alleati, il che potrebbe portare a un conflitto regionale molto più ampio. La situazione è certamente molto sensibile perché a Shatila a Beirut dove la resistenza è molto attiva e appoggeranno Hezbollah ma hanno paura che Israele possa colpire proprio le aree residenziali molto popolate dei campi palestinesi dove decine di migliaia di persone vivono ammassate in grande quantità secondo le loro dichiarazioni Israele non ha etica non rispettano i diritti umani e dei bambini e Gaza è solo l’esempio. I 250.000 sfollati non avranno altra scelta che quella di ritornare a gaza terra dei palestinesi ma che in atto è solo oggetto di una dura discriminazione legale a livello internazionale.

I palestinesi sfollati che sanno dove andare: "Gli unici posti in cui potrei andare sono la Palestina o l’Europa", ha detto Abu Ali ad Al Jazeera. “Ma per andare in Europa, mi servono 10.000 o 12.000 dollari perché un trafficante possa farmi uscire da qui. È impossibile." Una nuova Gaza sta per nascere sotto il tetto della Democrazia globale fatta di armi e guerre in tutto il mondo oltre che in Europa.

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Rubrica : {Eventi in giro}

Roma, 3 luglio 2024: Festa dell’Unità - Rileggere Mario Tronti

Il sabato 29 giugno 2024 di Redazione

Mercoledì 3 luglio 2024, alla Festa dell’Unità del Partito Democratico di Roma alle Terme di Caracalla, l’incontro per la presentazione dei volumi di Mario Tronti "Per un atlante della memoria operaia", "Scritti su Gramsci" e "La politica al tramonto", editi da DeriveApprodi. Intervengo Michele Prospero, Lorenzo Teodonio, Pasquale Serra e Francesco Verducci.

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Roma, 3 luglio 2024 - Rileggere Mario Tronti

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Rubrica : {Guerre Globali}

L’escalation militare può portare a una guerra nucleare

Il sabato 29 giugno 2024 di Laura Tussi

SIPRI, l’agenzia e istituzione analitica sugli armamenti nel mondo e ICAN, la campagna internazionale per il disarmo universale, Premio Nobel per la pace nel 2017, apportano ancora altre prove e nuova documentazione sul fatto che gli Stati Uniti spendono e investono più di tutti per le armi e gli ordigni di distruzione di massa nucleari.

Una quantità esorbitante di ordigni e testate e armamenti nucleari secondo Sipri e Ican che possono portare all’annientamento del sistema planetario Sono attualmente quasi 10mila le testate nucleari in stato di allerta. Più di duemila possono essere lanciate con un breve preavviso ossia sono pronte al lancio. Le potenze nucleari stanno incrementando i loro arsenali atomici in una situazione geopolitica sempre più pericolosa e in forte stato di allerta e tensione strategica. La guerra nucleare in questo stato di escalation militare e bellicista può scoppiare per errore in questa congiuntura tragica storica e politica altamente conflittuale.

Gli Stati Uniti si attestano sempre come la maggiore potenza nucleare

Se la Russia fosse la potenza con un primato maggiore accertato negli investimenti per gli armamenti nucleari leggeremmo dati e titolazioni altamente allarmanti su tutte le più note testate giornalistiche.

Una situazione allarmante e una congiuntura storica tragicamente foriera di distruzione nucleare a livello globale

L’ultimo rapporto annuale del SIPRI, l’Istituto di Ricerca di Stoccolma per la Pace Internazionale, ritrae una situazione allarmante e un quadro inquietante sulla condizione dell’armamentario nucleare a livello mondiale.

La tensione militare tra le potenze nucleari

Le potenze nucleari stanno incrementando e aumentando in modalità scellerata e criminale e a dismisura i loro arsenali stracolmi di ordigni nucleari, spronati da una situazione e congiuntura geopolitica internazionale e mondiale sempre più di forte tensione militare e ancora più tesa rispetto agli ultimi anni. Questa corsa agli armamenti nucleari rappresenta una seria minaccia e una emergenza disastrosa di carattere globale per la sicurezza dell’intero pianeta e tutto questo richiede una risposta urgente e un impegno estremamente coordinato da parte del movimento pacifista a livello mondiale.

L’energia propulsiva del movimento pacifista internazionale e a livello mondiale. Dobbiamo rinunciare alle divisioni e ai conflitti al nostro interno per affrontare e sventare il baratro e la fine di tutto

È di estrema urgenza fondamentale che il movimento pacifista che gli attivisti della pace e tutti gli ecopacifisti si impegnino e si mobilitino con il massimo delle loro energie a disposizione, superando divisioni e litigi e schieramenti anomali, e chiedano a tutta la popolazione di prendere posizione. Possiamo tutti nutrire le speranze di pace e sperare di porre fine all’escalation nucleare incredibile e terrificante e di invertire questa pericolosa tendenza e costruire un mondo più sicuro per le generazioni future solo attraverso uno sforzo di impegno pacifista e nonviolento collettivo e determinato e costante.

La salvezza per l’umanità: porre fine alle divisioni e lacerazioni nell’ambito del movimento pacifista

Dobbiamo raccogliere tutte le energie del mondo pacifista per inaugurare in ogni città, in ogni luogo e paese e centro abitato una piazza per il disarmo nucleare dove riunirsi e incontrarsi per testimoniare l’impegno e l’attivismo di pace contro l’Armageddon nucleare, in quanto è proprio questo il momento e la condizione più tragica per poter creare e aprire tutti uniti uno spiraglio di salvezza per l’intera umanità e per tutto il genere umano: ossia è arrivato il momento di dichiararsi collettivamente pacifisti.

Gli ordigni atomici e nucleari sempre più sofisticati e mortiferi e forieri di situazioni e epiloghi di annientamento globale

Le nazioni dotate di armi nucleari, ossia Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Francia, Cina, India, Pakistan, Corea del Nord e Israele, hanno continuato a armarsi e a aumentare a dismisura nuovi e sempre più sofisticati ordigni atomici e si sono spinti molto avanti con le nuove tecnologie nel modernizzare i loro arsenali e nel dispiegare nuovi sistemi d’arma nucleare o con capacità nucleare. Questo processo e modo di procedere in rapporto a un determinato fine e successione di fatti o fenomeni aventi tra loro un nesso più o meno profondo di modernizzazione rende gli armamenti atomici sempre più sofisticati e accentuatamente ricercati, artificiosamente raffinati e potenti.

Anche la Cina rincorre l’escalation assurda al riarmo nucleare sempre più diabolico e inverosimile per l’intera umanità

Il rapporto di SIPRI mette in evidenzia che a gennaio 2024 erano presenti nel mondo circa 12.121 testate nucleari, di cui quasi 10mila in stato di allerta e pronte al lancio. Particolarmente allarmante è il dato secondo cui circa 2.100 di queste testate atomiche sono in massima allerta sui missili balistici. Quasi tutte le testate appartengono alla Russia e agli Stati Uniti, ma anche la Cina ha messo in allerta alcune di esse per la prima volta e punta a oltre il migliaio di testate entro il 2030, in totale dispregio e non ottemperanza di Agenda Onu 2030 per lo sviluppo sostenibile che all’obiettivo numero 16 auspica un mondo di pace e istituzioni solide.

Un aumento esponenziale nell’investimento economico per il riarmo con ordigni di distruzione di massa nucleari

Anche la spesa per le armi nucleari ha raggiunto livelli esponenziali e cifre esorbitanti, ma non solo, il numero di testate è in continuo incremento. Questo incremento, calcolato e valutato dall’équipe e dal gruppo di professionisti di International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (ICAN) rappresenta un aumento di 10,7 miliardi di dollari in questo periodo rispetto all’anno precedente.

Incremento di armamenti nucleari per le guerre in corso, dall’Ucraina alla Palestina e dal Sudan al Congo

La maggior parte di questo incremento esponenziale e esorbitante è dovuto al significativo incremento dei fondi economici per la difesa negli Stati Uniti, in un momento di più ampia incertezza geopolitica causata dal conflitto tra Russia e Ucraina e dal genocidio perpetrato in Palestina dal governo di Israele.

La retorica militarista e la propaganda di guerra dove dominano e prevaricano gli Stati Uniti d’America

Anche se Putin si atteggia a fare il padrone e il capo indiscusso a proposito delle armi nucleari, le percentuali diffuse allo stato attuale confermano il fatto che siano gli Stati Uniti i padroni indiscussi negli investimenti per le armi nucleari. Quindi la supremazia militare statunitense continua a dominare nonostante la retorica di guerra e la propaganda aggressiva e guerrafondaia di altre nazioni potenti a livello mondiale.

Personalità nel corso della storia che con la disobbedienza civile sono riusciti a sventare la guerra nucleare

La storia è costellata di episodi che evidenziano come tensioni geopolitiche ravvicinate possano condurre a errori che rischiano di scatenare una guerra atomica. Alcuni esempi. Il sottomarino sovietico del 1962. Durante la crisi dei missili di Cuba. Solo il rifiuto del comandante secondario, Vasili Arkhipov, evitò il lancio e potenzialmente una guerra nucleare. L’incidente al Norad del 1979. Un errore nel computer del sistema di difesa americano NORAD fece scattare il 9 novembre 1979 un falso allarme che indicava un massiccio attacco missilistico sovietico contro gli Stati Uniti. Gli incidenti del 1983. In due occasioni, uno a settembre e uno a novembre, le tensioni della Guerra Fredda portarono il mondo vicino alla guerra nucleare. Il colonnello sovietico Stanislav Petrov evitò una catastrofe nucleare rifiutandosi di segnalare un attacco missilistico apparente, che si rivelò un falso allarme causato da un errore del sistema di rilevamento satellitare sovietico.

Eventi di pace che portano a spiragli di speranza purtroppo trascurati dai libri di storia nelle scuole

Questi eventi storici, purtroppo trascurati dai libri di storia a scuola, dimostrano come, in situazioni di alta tensione geopolitica internazionale e a livello globale, il rischio di un errore apocalittico che conduca a un baratro nucleare irreversibile è sempre presente e quanto mai attuale e di estremo allarmismo.

La lotta dei pacifisti contro la guerra e il crinale del baratro nucleare a livello mondiale

Rispetto a questa condizione allarmante risulta quanto mai necessaria e molto utile una mobilitazione a livello mondiale per lottare, battersi, combattere e cercare di impedire e ostacolare la proliferazione nucleare e incitare tutta la popolazione pacifista e gli intellettuali e gli studenti a spendersi a oltranza per il disarmo.

I metodi per debellare la rincorsa al riarmo nucleare

E’ altamente necessario e quasi risolutivo informare le persone sui pericoli reali e imminenti legati alla corsa agli armamenti nucleari e sull’impatto devastante che un conflitto nucleare avrebbe sull’umanità e di conseguenza sull’ecosistema planetario e l’ambiente circoscritto. E’ davvero indispensabile organizzare campagne e manifestazioni per spingere i governi a ridurre le spese militari e a investire invece in programmi di disarmo e di sviluppo sostenibile.

E ancora collaborare con organizzazioni internazionali

Ossia unire le energie a disposizione con ONG, istituzioni internazionali e movimenti di pace in tutto il mondo per creare una rete solida e una campagna di pace influente capace di esercitare una pressione efficace sui potentati politici.

L’importanza della scuola e del ruolo dell’educazione alla pace

Preparare programmi didattici nelle scuole. Insegnanti e studenti potrebbero preparare materiali di educazione alla pace e alla cittadinanza attiva e consapevole e alla nonviolenza attiva e efficace, promuovendo ambiti di dialogo costruttivo e creativo sulle mobilitazioni per la pace e momenti brevi, ma intensi di informazione e formazione, ad esempio con spot video particolarmente efficaci, che si possono trovare su alcuni canali video di social ad esempio TikTok.

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Rubrica : {Eventi in giro}

Catania, luglio 2024: i film all’Arena Argentina

Il venerdì 28 giugno 2024 di redazione cinema

PROGRAMMA 1- 31 LUGLIO 2024

lunedì 1: Tampopo, di Jūzō Itami, Giappone 1985 – v.o.s. – 1h e 54 min – ore 20.35 – 22.45 (Rassegna "Saggiare" in collaborazione con Aitho) - IN LINGUA ORIGINALE E SOTTOTITOLI ITALIANI

martedì 2: Asteroid city, di Wes Anderson; USA 2023 – 1h e 44 min. - ore 20.40 – 22.40

mercoledì 3: Buena vista social club, di Wim Wenders; Germania 1998 – 1h e 41 min. - ore 20.40 – 22.30

giovedì 4: Gli oceani sono i veri continenti, di Tommaso Santambrogio; Italia/Cuba 2023 – 2h - ore 20.45

venerdì 5: Perfect days, di Wim Wenders; Giappone/Germania 2023 – 2h e 5 min. - ore 21.00

sabato 6: Perfect days, di Wim Wenders; Giappone/Germania 2023 – 2h e 5 min. ore 21.00

domenica 7: Perfect days, di Wim Wenders; Giappone/Germania 2023 – 2h e 5 min. - ore 21.00

lunedì 8: The dreamers, di Bernardo Bertolucci; GB/Francia/Italia 2003 – 1h e 55 min. - ore 20.35 – 22.45

martedì 9: Napoleon, di Ridley Scott; USA/GB 2023 – 2h e 38 min. - ore 20.45

mercoledì 10: Napoleon, di Ridley Scott; USA/GB 2023 – 2h e 38 min. - ore 20.45

giovedì 11: La zona d’interesse, di Jonathan Glazer; GB/Polonia 2023– 1h e 45 min. - ore 20:40 – 22.40

venerdì 12: La zona d’interesse, di Jonathan Glazer; GB/Polonia 2023– 1h e 45 min. - ore 20:40 – 22.40

sabato 13: Un colpo di fortuna, di Woody Allen; Francia/GB 2023 – 1h e 36 min. - ore 20.40 – 22.30

domenica 14: Un colpo di fortuna, di Woody Allen; Francia/GB 2023 – 1h e 36 min. - ore 20.40 – 22.30

lunedì 15: Bianca, di Nanni Moretti; Italia 1984, 1h e 34 min. Ore 20.40 – 22.30 (Rassegna "Saggiare" in collaborazione con Aitho)

martedì 16: The holdovers, di Alexander Payne; USA 2023 – 2h e 13 min. - ore 20.45

mercoledì 17: Scarface, di Brian De Palma; USA 1983 – 2h e 45 min. - ore 20.45

giovedì 18: Back to black, di Sam Taylor-Johnson; USA 2024 – 2h e 2 min. - ore 21.00

venerdì 19: Povere creature!, di Yorgos Lanthimos; USA 2023 - 2h e 21 min.- ore 20.45

sabato 20: Povere creature!, di Yorgos Lanthimos; USA 2023 - 2h e 21 min. - ore 20.45

domenica 21: Anatomia di una caduta, di Justine Triet; Francia 2023 – 2h e 30 min. - ore 20.45

lunedì 22: Anatomia di una caduta, di Justine Triet; Francia 2023 – 2h e 30 min. - ore 20.45

martedì 23: Un altro ferragosto, di Paolo Virzì; Italia 2024 – 1h e 55 min. - ore 20.35 – 22.45

mercoledì 24: Un altro ferragosto, di Paolo Virzì; Italia 2024 – 1h e 55 min. - ore 20.35 – 22.45

giovedì 25: Il grande Lebowski, di Joel Coen; USA 1997 – 1h e 58 min. - ore 20.35 – 22.50

venerdì 26: C’è ancora domani, di Paola Cortellesi; Italia 2023 – 1h e 58 min. - ore 21.00

sabato 27: C’è ancora domani, di Paola Cortellesi; Italia 2023 – 1h e 58 min. - ore 21.00

domenica 28: C’è ancora domani, di Paola Cortellesi; Italia 2023 – 1h e 58 min. - ore 21.00

lunedì 29: Persepolis, di Marjane Satrapi, Vincent Paronnaud; Francia 2007 – 1h e 36 min. - ore 20.40 – 22.30

martedì 30: La storia infinita, di Wolfgang Petersen; Germania 1984 – 1h e 32 min. - ore 20.40 – 22.30

mercoledì 31: Quell’estate con Irene, di Carlo Sironi; Italia/Francia 2024 - 1h e 30 min. - ore 20.40 – 22.30

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Rubrica : {Centro Studi Est Europa}

BOSNIA: Elvira Mujčić, questioni di cittadinanza

Il venerdì 28 giugno 2024 di Emanuele G.

Oggi sei cittadina italiana e bosniaca. Quale cittadinanza avevi alla nascita?

Sono nata nel 1980, quindi ero cittadina della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia. Quando la Jugoslavia si è dissolta, sono poi diventata cittadina della Bosnia Erzegovina e, solo dopo molto tempo, ho ottenuto anche la cittadinanza italiana.

Quando hai ottenuto la cittadinanza della Bosnia Erzegovina?

Con l’inizio della guerra, prima in Slovenia e Croazia dal 1991, e poi in Bosnia Erzegovina dal 1992, mi sono trovata in una situazione “border”… Alcuni mesi dallo scoppio della guerra, alla fine del 1992 dalla Bosnia centrale, dove ci eravamo già spostati – fuggiti da Srebrenica – con mia madre, mia nonna e i miei due fratelli ci siamo rifugiati da amici in Croazia con i documenti che avevamo, cioè quelli jugoslavi.

Nella Croazia indipendente i nostri documenti, che prima valevano per i cittadini di tutte le sei repubbliche della Jugoslavia, non valevano più. Ci siamo quindi trovati in una situazione surreale: essere clandestini in un paese di cui solo un anno prima eravamo cittadini. In Croazia sono iniziate le trafile per ottenere lo status di profughi… mentre i documenti nuovi, di cittadini della Bosnia Erzegovina, li abbiamo ricevuti solo una volta arrivati in Italia. [La prima rappresentanza della BiH a Zagabria viene istituita nel 1993, con l’ambasciatrice Bisera Turković, e nel periodo della guerra sarà la più grande ambasciata della Bosnia, anche con un servizio medico di assistenza a rifugiati e feriti, ndr]

Arrivati in Italia, cosa è accaduto?

Nata nel 1980 a Loznica (Serbia), vive a Srebrenica fino all’inizio della guerra, nel 1992. Dopo un periodo da rifugiata in Croazia si sposta poi in Italia. Laureata in Lingue e Letterature straniere, esordisce come scrittrice nel 2007 con Al di là del caos. Cosa rimane dopo Srebrenica (Infinito Edizioni) a cui seguono: E se Fuad avesse avuto la dinamite? (Infinito Edizioni, 2009); La lingua di Ana (Infinito Edizioni, 2012), Dieci prugne ai fascisti (Elliot Editore, 2016) e Consigli per essere un bravo immigrato (Elliot Editore, 2019); La buona condotta (2023, Crocetti Editore). Da alcuni anni è traduttrice in italiano di libri di autori dei Balcani.

Ascolta "Ritorno a Srebrenica ", l’audio-intervista a Elvira Mujčić realizzata nel 2014 dai giornalisti di OBCT Andrea Oskari Rossini e Nicole Corritore, a Srebrenica presso il cimitero Memoriale di Potočari.

Siamo arrivati nel 1994, grazie a un progetto che ospitava profughi bosniaci in vari paesi. Nel nostro caso in un paese della provincia di Brescia, con una sorta di garanzia da parte del sindaco che ci ha reso possibile ottenere subito un permesso di soggiorno per motivi umanitari [viene istituito con decreto legge 24 luglio 1992, n. 350, convertito nella legge 24 settembre 1992, n. 390 “Interventi straordinari di carattere umanitario a favore degli sfollati delle Repubbliche sorte nei territori della ex Jugoslavia ” valido un anno e rinnovabile, ndr].

Ottenuto questo permesso, assieme al codice fiscale e la tessera sanitaria, siamo andati al consolato bosniaco a Milano che ci ha rilasciato il primo passaporto della BiH. Che poi, per un certo periodo abbiamo dovuto cambiare ogni tot mesi: perché non si mettevano d’accordo sul colore del passaporto, che non doveva essere né un colore come il verde che era da “musulmani”, ma nemmeno rosso perché colore da “comunisti”… o perché partiva la diatriba se dovesse essere scritto in entrambi gli alfabeti - latino e cirillico – e in quale ordine, se prima in cirillico e poi in latino o viceversa…

Ottenuto lo status di rifugiati in Italia, quali diritti avete ottenuto e quali difficoltà avete incontrato?

All’inizio pensavamo di restare in Italia per un breve periodo, fino alla fine della guerra. Per cui i documenti che avevamo, della validità di alcuni mesi, non ci preoccupavano più di tanto. Quando non pensi di vivere in maniera definitiva in un luogo, questo aspetto non ti pesa. Inoltre, quando siamo arrivati noi, nei primi anni ‘90, nella provincia bresciana che ci ha accolto c’erano ancora pochi stranieri, per cui le attese per i rinnovi e le code agli uffici non erano infinite.

Per il primo anno e mezzo è andata così. Un grosso cambiamento invece c’è stato quando siamo entrati nell’ottica di rimanere definitivamente in Italia, cioè quando c’è stato il genocidio a Srebrenica nel luglio del 1995. Abbiamo capito che non saremo tornati...

Finita la guerra, però, non potevamo continuare ad avere il permesso di soggiorno per motivi umanitari, e da lì le difficoltà sono aumentate.

Ci puoi raccontare qualche esempio concreto e dirci quanto hanno pesato nella vita di tutti i giorni?

Avere il permesso di soggiorno scaduto è un grosso problema. Anche solo uscire dal paese diventa complesso. Ricordo che quando scadeva il permesso avevamo delle ricevute che attestavano la richiesta di rinnovo, e ogni volta alla dogana iniziavo a giustificarmi tirando fuori tutte le carte possibili e immaginabili che mi portavo dietro. La nostra vita era condizionata dal dover giustificare, una volta perso lo status di rifugiato, la nostra presenza in Italia.

Mia madre doveva sempre avere un lavoro, pena la perdita del permesso di soggiorno, noi figli dovevamo o studiare o lavorare appena finita la scuola o l’università. Io, ad esempio, mi sono laureata in lingue e letterature straniere, ed è una di quelle lauree in cui di solito ti orienti verso l’insegnamento. Ma in quanto straniera, non potevo accedere ai concorsi pubblici per insegnare nelle scuole.

Oltre ad essere tutto diventato molto più complicato e lungo dal punto di vista burocratico, di fatto non potevamo non avere un lavoro. Quando mi sono laureata, dopo pochi mesi mi scadeva il permesso di soggiorno e ho dovuto farmi assumere da amici che avevano un locale, per poterlo rinnovare. Da neolaureata, non ho avuto scelta...

Psicologicamente molto pesante…

Anche molto umiliante e stressante l’idea che dovevi continuamente giustificare il tuo essere qui. Senza parlare poi di tutti i diritti negati, come quello di non poter votare, dopo anni che vivevamo in Italia ed eravamo parte integrante della vita del paese.

Poi è arrivato il periodo in cui è stato introdotto l’obbligo del rilascio delle impronte digitali. Per cui, ad esempio mia nonna, molto anziana e con un glaucoma che la rendeva cieca, era obbligata dalla questura a fare delle file infinite per prenderle le impronte.

Pur essendo totalmente tracciabili, entrati legalmente in Italia con un progetto di accoglienza riconosciuto, per anni la nostra presenza nel paese è sempre stata sotto una lente di ingrandimento. La parola giusta credo sia proprio questa… essere continuamente umiliati di fronte a un diritto che non puoi mai ottenere.

Questa condizione vi ha mai fatto pensare di lasciare l’Italia?

No, per diversi motivi. Innanzitutto eravamo una famiglia che ha subìto una grande perdita. Siamo rimasti letteralmente appesi a mia madre, unico adulto se escludiamo mia nonna. Perché mio padre è stato ucciso a Srebrenica nel genocidio, così come tutti i parenti maschi in età adulta. Per mia madre, pensare di emigrare un’altra volta con tre figli minorenni e un’anziana al seguito, dover imparare una nuova lingua, cercare un nuovo lavoro… sarebbe stato molto difficile.

Ma anche per un aspetto positivo, diversamente da quello negativo della burocrazia. Abbiamo avuto un’esperienza di comunità molto importante durante la nostra accoglienza in Italia. Tante persone si sono adoperate per aiutarci nell’insegnarci l’italiano, ma anche a sostenerci dal punto di vista emotivo. Un intero paese ha fatto rete attorno a mia madre e l’hanno fatta sentire molto meno sola. Per cui non abbiamo mai preso in considerazione di abbandonare questa parte umana molto importante.

Quindi l’essere riconosciuti come parte di una comunità, vi ha spinto a restare, nonostante lo stato italiano vi rendesse tutto molto complesso?

Sì, e ne abbiamo sempre parlato, anche pubblicamente, di queste due esperienze legate all’Italia. Da un lato una vita pratica e quotidiana con persone accanto che ci hanno reso tutto molto semplice e che, almeno emotivamente, ha fatto passare in secondo piano l’aspetto burocratico. Dall’altro però una burocrazia con cui ci scontravamo e contro i cui intoppi non c’era rete sociale che tenesse.

Quando è arrivata la cittadinanza italiana e come è stato il percorso?

Dopo dieci anni di residenza continuativa abbiamo potuto presentare la domanda. Quindi parliamo del 2004, eccetto per mia nonna che non ne ha avuto diritto per limite di età. Seguivano poi dai tre ai sei anni di attesa per la risposta. Per me e mia madre la risposta positiva è arrivata nel 2009, mentre è stata rifiutata ai miei due fratelli perché non avevamo presentato parte della documentazione… le fedine penali. Non ci avevamo proprio pensato: dato che erano entrati in Italia uno a due e l’altro a quattro anni di età e avevano vissuto tutto il tempo in Italia, semplicemente ci erano sembrate non necessarie.

Invece lo erano. Per cui le abbiamo richieste in Bosnia e integrato la richiesta. La loro cittadinanza italiana è poi arrivata un paio di anni dopo. Siamo diventati cittadini italiani rispettivamente 15 e 17 anni dopo l’arrivo nel paese.

Ottenere la cittadinanza, psicologicamente che cosa ha significato per te?

È una nozione che non sono riuscita a elaborare per molto tempo. Ho continuato ad avere tutta quella serie di paure che si hanno quando i tuoi documenti e la tua cittadinanza sono una fonte di problemi. Ad esempio, non mi portavo mai dietro il permesso di soggiorno, avevo più paura di perderlo che di essere fermata ed essere portata in caserma… Per cui mi capitava spesso di ritrovarmi in giro e nel vedere magari i carabinieri sentir salire la paura di essere fermata.

Questa paura ha continuato ad esistere per un lungo tempo, anche dopo aver ottenuto la cittadinanza! Se mi trovavo in un’altra città pensavo “Oddio, ho lasciato a casa il permesso, cosa faccio se mi fermano!”. Oppure all’aeroporto mi mettevo nella fila lunghissima dei cittadini extraeuropei, arrivavo al controllo con il passaporto italiano e mi chiedevano “Perché ha fatto questa fila?”… Perché mi sembrava un privilegio, che a lungo era stato di altri, e che non mi apparteneva.

Ecco, forse il più grande cambiamento psicologico è avvenuto quando, finalmente, dopo tantissimo tempo, ho smesso di temere di non poter stare qui. Quando si è stranieri il rapporto con i controlli delle forze di polizia, con il passaggio delle dogane, è così traumatico che ci si mette davvero parecchio tempo a liberarsene.

Inoltre, noi eravamo cittadini bosniaci della diaspora, per cui cittadini di “nessun luogo”. Per lo meno per me è stato così. Mi sono sentita per molto tempo cittadina di una terra di mezzo: diaspora da un lato, extracomunitari dall’altro. Una sensazione di “non appartenenza”, che poi è anche diventata il mio modo di stare al mondo.

Essere cittadina italiana e bosniaca, bilingue, si è riflettuto nel tuo lavoro di scrittrice e traduttrice di libri?

Pian piano, possedere due cittadinanze ha iniziato ad avere diverse facce. La cittadinanza bosniaca è quella che definirei “affettiva”, mentre viaggio sempre con il passaporto italiano perché essendo dell’Ue è ovviamente più comodo... Ecco, magari uso quello bosniaco quando torno in Bosnia Erzegovina, per affetto.

Le due cittadinanze non sono per me solo due pezzi di carta, nel mio lavoro hanno avuto un ruolo diverso, sono due appartenenze che ho sempre sentito. L’Italia l’ho sentita come un paese mio dopo pochi anni, pur non essendolo ancora sulla carta. L’italiano è diventato la mia lingua madre, per assurdo una lingua nella quale scrivo libri e nella quale traduco autori dal bosniaco all’italiano, mentre i traduttori professionisti di solito traducono verso la lingua originale.

Se la lingua madre è quella in cui senti di potere esprimere al meglio ciò che sei, oggi per me lo è l’italiano più del bosniaco. Ma, dato che la lingua madre ha a che fare anche con l’affetto e le emozioni viscerali, lo è anche il bosniaco...

Dopodiché, la burocrazia è uno dei temi di cui scrivo di più in assoluto. Mentre era un tema che mi paralizzava, perché mi spaventava molto, da quando ho ottenuto la cittadinanza italiana riesco a scriverne con l’ironia che prima usavo per tutti gli altri temi della mia vita. È un tema che oggi posso sarcasticamente irridere, perché ne sono uscita salva e posso raccontarne gli aspetti grotteschi. Mentre quando si è dentro è molto difficile, sai che è tutto un po’ fuori di testa e surreale, ma ne sei protagonista e prigioniero... come nel "Processo" di Kafka.

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Rubrica : {Movimento}

Colpirne uno, educarne cento. Il caso Assange

Il venerdì 28 giugno 2024 di Salvatore A. Bravo

Unum castigabis, centum emendabis

Il caso Assange sembra risolversi nel modo migliore possibile, benché nulla potrà cancellare la lunga e ingiusta detenzione a cui il giornalista è stato sottoposto. Detenzione, isolamento e terrore sono stati i compagni di “cella” del giornalista. Assange è marchiato per sempre, nella sua psiche e nel suo corpo il dominio ha impresso la sua verità. Il Totalitarismo liberista ha mostrato il suo volto autoritario; si è semplicemente svelato. La democrazia oligarchica e atlantista ha bandito la verità dalla sua struttura politica e sociale. Si è liberi di comprare, vendere e saccheggiare, ma la verità deve restare distante e oscura. Ai sudditi è dato il divertissement come strumento per derealizzarsi e illudersi di vivere in uno Stato libero e democratico. Il potere sempre più simile al Celeste Impero si cela nella sua nicchia dorata, ai sudditi non è dato di vederlo e di comprenderlo.

Ora che la verità non è più aggirabile, abbiamo dinanzi a noi il quadro reale della realtà. La violenza è la sostanza della democrazia plutocratica, il Ministero della verità non rispetta nessuna legge internazionale, anzi quest’ultima serve solo a giustificare la legge del più forte. La legge vale solo per gli Stati canaglia e per i nemici di turno, chi detiene il potere, come gli antichi sovrani, è al di sopra della legge, è unto dal “capitale”. La sacra unzione medioevale è stata sostituita dal tocco miracoloso della finanza.

Assange ha reso noto ciò che sapevamo o sospettavamo. Dopo dodici anni Assange è libero, sembra dunque che giustizia, un minimo, sia stata fatta. L’azione internazionale a suo sostegno ha sicuramente avuto il suo peso. Il potere teme i popoli, è demofobico pertanto le pressioni non sono state indifferenti. Eppure è possibile congetturare sulle motivazioni della liberazione. Liberarlo dopo dodici anni di sofferenze e torture è un chiaro messaggio che il potere lancia ai dissenzienti “Unum castigabis, centum emendabis”. Chiunque voglia lottare per la democrazia e per la legge sa bene d’ora in avanti che va incontro a pericoli e ad inaudite sofferenze, per lui lo stato di diritto è sospeso. Solo figure eroiche possono ipotizzare di attraversare la cruenta Odissea di Assange. Assange libero è inviato tra i normali cittadini ad eterna memoria di ciò che potrebbe accadere anche a loro. Si scoraggiano così i dissenzienti, pertanto liberarlo è il modo con cui il dominio segnala a chiunque voglia svelare la verità con documenti e dati oggettivi che le conseguenze saranno terribili. A novembre ci saranno le elezioni negli Stati Uniti, probabilmente Biden già affaticato dalla guerra ucraina ha risolto l’imbarazzo del caso Assange. Insomma una liberazione molto proficua…

Lo splendore del patibolo

Un altro aspetto rivela il clima da Tribunale dell’Inquisizione in cui siamo. Assange è stato liberato dopo essersi dichiarato colpevole di cospirazione per aver divulgato documenti da cui dipendeva la sicurezza nazionale. Rammenta tutto ciò l’abiura di Galileo Galilei che tornò parzialmente libero dopo aver dichiarato di abbandonare “completamente la falsa teoria che il sole è centro del mondo”. L’abiura è del 1633, similmente Assange dichiara di aver messo in pericolo la sicurezza nazionale e si affida alla bontà dei carcerieri che con le loro politiche minacciano le vite di popoli e singoli. In entrambi i casi il potere chiede al trasgressore di riconoscere la superiore autorità dell’Istituzione e di assoggettarsi ad esso nel corpo e nella psiche. Lo splendore del patibolo, solo simbolico, deve educare i servi a tacere e a non fare domande.

Il dominio in entrambi casi rende pubblico che il ribelle ha accettato e riconosciuto il potere, è solo un omuncolo tra omuncoli e quindi alla fine la ribellione è stata spezzata. In entrambi casi l’abiura può essere letta anche in questi termini: i calcoli per Galileo Galilei e i documenti per Assange sono i dati oggettivi che malgrado pentimenti e inginocchiatoi reali e psicologici restano a mostrare la verità. Essi hanno ceduto, ma in realtà l’obiettivo è stato raggiunto: la verità è stata resa pubblica e nessun atto di abiura potrà cancellarla.

Si spera che Assange abbia lunga vita, in quanto innumerevoli sono i casi di morte improvvisa, il potere ha memoria elefantiaca e lunghe e nere mani.

Il caso Assange non ha trovato accoglienza in nessuno dei partiti ufficiali. La lotta per i diritti civili denuncia con l’indifferenza verso il caso Assange la sua menzogna: nessun partito politico o movimento di massa che sfila per i diritti di chiunque si è lasciato coinvolgere da un caso che non trova gradimento nelle alte sfere. I diritti non valicano i desideri dei padroni. Si è grati al sistema che concede i diritti, purché si resti fedeli al “politicamente corretto” e si perpetui la fiaba che il nostro è il mondo dei diritti e della verità e dunque abbiamo il diritto-dovere di intervenire per liberare gli oppressi con ogni mezzo.

Ogni uomo è parte dell’umanità, fin quando un solo essere umano sarà perseguitato per la giustizia e per la verità nell’indifferenza o nell’accettazione passiva del "fatto ormai avvenuto”, saremo lontani dalla civiltà del diritto. Il diritto negato ad Assange prepara altri diritti negati, per cui coloro che corrono sul carro dei vincitori ed evitano di confrontarsi con il suddetto caso potrebbero un giorno trovarsi in situazione simile. I diritti concessi e poi rigettati sono la prova che la nostra democrazia è imperfetta e solo l’azione collettiva e politica può trasformare la deriva autoritaria in consapevolezza comunitaria tesa a proteggere i diritti e i doveri di ogni essere umano. Tanto abbiamo da imparare e da pensare sul caso Assange. Il caso non è chiuso con la sua liberazione, adesso inizia un percorso di consapevolezza di ciò che è stato per poter organizzare la difesa reale dei diritti senza “ottriate concessioni”. Assange ha fatto il suo, ci lascia un patrimonio di verità che gli è costata una vita intera e anche molto di più, la liberazione non potrà cancellare ciò che è stato. Sta a noi, ora, continuare la sua opera di verità nel mondo della propaganda. Abbiamo il dovere etico di parlarne ovunque e di organizzare occasioni affinché se ne discuta.

Nel tempo del vittimismo dobbiamo trasmettere alle nuove generazioni gli esempi di uomini e di donne che hanno lottato per la verità, perché vivere nella menzogna non è come vivere nella verità; la differenza è la linea che divide una vita a misura di essere umano e una vita da “bruti reificati”.

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Rubrica : {Eventi in giro}

Sassari, 29 giugno 2024: DA LU RIU A LU MARI - Rap Sardu pro sa Palestina

Il giovedì 27 giugno 2024 di Redazione Risonanze

Segnaliamo l’evento/concerto "DA LU RIU A LU MARI - Rap Sardu pro sa Palestina" che si terrà sabato 29 giugno allo Spazio TEV di Sassari organizzato dal movimento A Foras contra a s’ocupatzione militare de sa Sardigna, in collaborazione con il Theatre en vol e con la comunità Hip Hop sarda.

DA LU RIU A LU MARI

Rap Sardu pro sa Palestina

Sabato 29 Giugno allo Spazio TEV di Sassari

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Sassari, 29 giugno concerto DA LU RIU A LU MARI - Rap Sardu pro sa Palestina

Il movimento A Foras contra a s’ocupatzione militare de sa Sardigna, in collaborazione con il Theatre en vol e la comunità Hip Hop sarda, dopo la grande manifestazione del 2 giugno contro l’occupazione militare sarda e in solidarietà alla popolazione palestinese vittima di apartheid e genocidio, prosegue il suo percorso con un grande evento/concerto a sostegno della causa palestinese per sabato 29 giugno presso lo Spazio TEV in Via de Martini, 15 a Sassari. L’intero ricavato dell’evento verrà devoluto in beneficenza alla Crew palestinese Campz Breaker che si occupa della scuola di Break Dance bombardata nel febbraio del 2024 e di preparare i pasti quotidiani e fare le raccolte di vestiti per la propria comunità a Gaza.

L’ingresso è libero e a posti limitati, raccomandiamo a tutti i partecipanti di ritirare il proprio invito per tempo presso il Circolo Tirrindò in Via Masia, 2 a Sassari o presso i militanti del nodo territoriale sassarese di A Foras.

⌚️Di seguito il programma.

Ore 17.00: apertura cancelli e Dj set di Dj Lu Profeta, show di Break Dance della Sirbones Crew. Interventi politici e poetici con i poeti e performer dei collettivi Poetry Slam Sardegna e CLIP e con le testimonianze degli studenti dell’Assemblea per la Palestina di Sassari e degli attivisti delle associazioni Emergency e Ponti non Muri. Chiusura graffiti.

Ore 20.00: Rap Sardu pro sa Palestina con W.raiderz, Giocca, Bakis Beks, Malam & Dj A-Solo, Futta, Don Malo & Dj Padrino, Menhir. Chiusura evento ore 2.00.

Vi aspettiamo in tante e tanti per lottare contro il genocidio della popolazione palestinese a suon di musica, rime e graffiti.

Per info:

email aforasinfo@gmail.com

web https://aforas.noblogs.org/

facebook https://www.facebook.com/aforas2016

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Ultime brevi

Rubrica : {Eventi in giro}

Assordanti silenzi

Il mercoledì 6 giugno 2012

Dall’8 giugno e fino al 23, a Ortigia (Siracusa) in via Roma 30 - da Spazio30 Ortigia - collettiva di Bertrand/ Lasagna/Mirabile

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Una collettiva di pittura , che spazia dal figurativo all’astrazione, il titolo prende spunto da una citazione del libro di Francesco Antonio Lepore (la bestemmia del silenzio), a proposito di un libro di Milan Kundera (la vita è altrove) dove si parla di silenzio assordante ”solo il vero poeta sa che cosa sia l’immenso desiderio di non essere poeta, il desiderio di abbandonare la casa degli specchi, in cui regna un silenzio assordante”

In expo:

Bertrand / Lasagna / Mrabile

Spazio 30, Via Roma 30, Siracusa. Dall’8 Giugno 2012

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Rubrica : {Eventi in giro}

A Niscemi la Carovana antimafie e No MUOS

Il domenica 3 giugno 2012

A Niscemi la Carovana antimafie e No MUOS

La Carovana contro tutte le mafie alza il tiro contro il dilagante processo di militarizzazione del Mezzogiorno. Lunedì 4 giugno, Niscemi ospiterà la tappa chiave siciliana dell’evento internazionale promosso da Arci, Libera e Avviso Pubblico con la collaborazione di Cgil, Cisl, Uil, Banca Etica, Ligue de L’Enseignement e Ucca. L’appuntamento è per le ore 17 per un giro di conoscenza della “Sughereta”, la riserva naturale in contrada Ulmo sono in corso i devastanti lavori di realizzazione di uno dei quattro terminali terrestri del MUOS, il nuovo sistema di telecomunicazione satellitare delle forze armate Usa. Alle 18, proprio di fronte ai cantieri i quella che nelle logiche dei Signori di Morte darà l’arma perfetta per i conflitti del XXI secolo, Comitati No MUOS, giornalisti, ricercatori ed esponenti del volontariato denunceranno in diretta streaming la rilevanza criminale e criminogena dello strumento militare. Poi, alle 20, tutti in piazza per un happening di parole, suoni e immagini per ribadire il No al MUOS e per un Mediterraneo di pace, con un legame ideale con la straordinaria stagione di manifestazioni, 30 anni fa, contro i missili nucleari Cruise di Comiso.

Saranno in tanti a giungere a Niscemi per testimoniare la centralità della lotta contro le disumanizzanti tecnologie di guerra che Usa e Nato puntano a installare in Sicilia (oltre al MUOS, gli aerei senza pilota Global Hawk e Predator). Da Paolo Beni (presidente nazionale Arci) ad Alessandro Cobianchi (responsabile nazionale Carovane antimafie), da Luigi Ciotti (presidente Libera) a Giovanni Di Martino (vicepresidente di Avviso Pubblico) e Antonio Riolo (segreteria regionale Cgil). E i giornalisti Nino Amadore, Oliviero Beha, Attilio Bolzoni e Riccardo Orioles con i musicisti Toti Poeta e Cisco dei Modena City Ramblers. Ma saranno soprattutto le ragazze e i ragazzi dei Comitati No MUOS sorti in Sicilia ad animare l’evento e raccontare la loro voglia di vivere liberi dall’orrore delle guerre e dalle micidiali microonde elettromagnetiche. “Il 4 giugno, così come è stato lo scorso 4 aprile a Comiso e il 19 maggio a Vittoria, ricorderemo attivamente il sacrificio di Pio la Torre e Rosario Di Salvo, vittime del connubio mafia-militarizzazione”, spiega Irene C. del Movimento No MUOS di Niscemi. “Dalla realizzazione della base nucleare di Comiso all’espansione dello scalo di Sigonella, l’infiltrazione nei lavori delle grandi organizzazioni criminali è stata una costante. Ciò sta avvenendo nella più totale impunità pure per i lavori di realizzazione del sistema satellitare di Niscemi”. Le basi in cemento armato su cui stanno per essere montate le maxiantenne del MUOS portano la firma della Calcestruzzi Piazza Srl, un’azienda locale che a fine 2011 è stata esclusa dall’albo dei fornitori di fiducia dell’amministrazione provinciale di Caltanissetta e del Comune di Niscemi. I provvedimenti sono stati decisi dopo che la Prefettura, il 7 novembre, aveva reso noto che a seguito delle verifiche disposte dalle normative in materia di certificazione antimafia erano “emersi elementi tali da non potere escludere la sussistenza di tentativi di infiltrazione mafiosa tendenti a condizionare le scelte e gli indirizzi della società”. Secondo quando evidenziato dal sen. Giuseppe Lumia (Pd), il titolare de facto, Vincenzo Piazza, apparirebbe infatti “fortemente legato al noto esponente mafioso del clan Giugno-Arcerito, Giancarlo Giugno, attualmente libero a Niscemi”. Ciononostante, le forze armate italiane e statunitensi non hanno ritenuto di dover intervenire per revocare il subappalto alla Calcestruzzi Piazza. L’1 aprile 2012, i titolari dell’azienda hanno deciso di rispondere ai presunti “detrattori”. Con un colpo ad effetto, hanno annunciato la chiusura dell’azienda e il licenziamento degli otto dipendenti con contratto a tempo indeterminato. “Dobbiamo interrompere il rapporto di lavoro a causa dei gravi problemi economici che attraversa l’azienda per la mancanza di commesse”, ha spiegato uno dei titolari. I responsabili? “Alcuni giornalisti e i soliti professionisti antimafia che infangano il nostro buon nome”. Lunedì 7 maggio, mentre a Niscemi erano ancora aperte le urne per il rinnovo del consiglio comunale, uno dei Piazza ha minacciato in piazza di darsi fuoco con la benzina. Al centro delle invettive, sempre gli stessi cronisti “calunniatori” e gli “invidiosi” per la commessa militare.

Da quando No MUOS significa No Mafia, il clima in città è tornato a farsi pesante. E la Carovana assume il compito di portare solidarietà a tutti quei giovani che sognano ancora una Niscemi libera dalle basi di guerra e dalla criminalità.

Antonio Mazzeo

CG

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Rubrica : {Eventi in giro}

Catania: i film di Giugno all’Arena Argentina

Il venerdì 1 giugno 2012

Catania: i film di Giugno all’Arena Argentina

http://www.cinestudio.eu/arena-argentina-programma-giugno/

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Rubrica : {Flash}

“Non si svolgerà la parata militare del 2 giugno"

Il mercoledì 30 maggio 2012

“Non si svolgerà la parata militare del 2 giugno Roma. La parata militare del 2 giugno, quest’anno, non si svolgerà. Lo ha comunicato il ministro della difesa Forlani, con una nota ufficiale. La decisione è stata presa a seguito della grave sciagura del Friuli e per far si che i militari e i mezzi di stanza al nord siano utilizzati per aiutare i terremotati anziché per sfilare a via dei Fori imperiali.” 11 maggio 1976

Via: http://3nding.tumblr.com/

Vedi online: 3nding.tumblr.com

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Rubrica : {Flash}

Sidra, la vertenza continua

Il domenica 27 maggio 2012

Si è tenuta ieri mattina la conferenza stampa del circolo Città Futura PRC – FdS sulla questione della mancata restituzione agli utenti Sidra del canone « fognature e depurazione ». Maria Merlini, segretaria del circolo, ha brevemente ripreso le varie tappe della vicenda: questo canone – riscosso dalla Sidra dal 2006 al 2008, raddoppiando le bollette – è stato dichiarato illegittimo dalla sentenza n.335/2008 della Corte Costituzionale nel caso di abitazioni la cui rete fognaria non sia collegata ad un depuratore, cioè – per quanto riguarda Catania – per l’80% degli utenti. Già all’indomani della sentenza il circolo Città Futura, che fin dall’inizio aveva denunciato l’iniquità della riscossione di questo canone, si era subito attivato per permettere ai cittadini di chiedere alla Sidra il rimborso delle somme riscosse illegittimamente, consegnando moltissime richieste formali di rimborso agli uffici della società. Un provvedimento normativo del 2009 ha imposto la restituzione del canone entro il 2013, previa autorizzazione degli ATO. Ma nonostante l’ATO competente abbia deliberato già nel 2010 la restituzione del canone, quantificandone l’ammontare complessivo in quasi 2 milioni e mezzo di euro, la Sidra non ha ancora restituito nulla agli utenti, nascondendosi dietro un ipotetico conflitto di attribuzione tra l’ATO, la Sidra ed il Comune di Catania, che della Sidra è unico azionista. Per questa ragione il circolo Città Futura nei giorni scorsi ha incontrato il Prefetto di Catania, che ha dichiarato che si attiverà immediatamente contattando i tre soggetti interessati, affinchè venga fatta chiarezza sulla vicenda e vengano finalmente restituite ai cittadini le somme illegittimamente loro imposte. A conclusione della conferenza stampa, Luca Cangemi – del coordinamento nazionale della Federazione della Sinistra – ha denunciato come l’atteggiamento della Sidra sia ancor più inaccettabile in un contesto di grave crisi economica ed occupazionale, in cui la restituzione di queste somme indebitamente riscosse potrebbe dare un pur piccolo sollievo ai cittadini, già alle prese con l’aumento di altre tasse e servizi come la TARSU e l’IMU, annunciando che in mancanza di una rapida soluzione della vicenda il circolo Città Futura organizzerà un’azione legale degli utenti per pretendere dalla Sidra quanto dovuto.

http://circolocittafutura.blogspot.it/2012/05/sidra-la-vertenza-continua.html

Vedi online: http://circolocittafutura.blogspot....

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Rubrica : {Eventi in giro}

31 maggio Catania circolo città futura ore 19,30: inaugurazione mostra ORGOGLIOSE R/ESISTENZE

Il venerdì 25 maggio 2012

giovedì 31 maggio, dalle ore 19,30, al circolo città futura, via Gargano 37 Catania inaugurazione della mostra, a cura del collettivo LGBTQ IbrideVoci, ORGOGLIOSE R/ESISTENZE: 18 anni di movimento gay/lesbo/trans/queer a Catania videoproiezione "Orgogliosa Resistenza: volti e corpi del Pride", foto di Alberta Dionisi AperiCena... una serata di incontro e socialità con bar e buffet a volontà a prezzi anticrisi

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Rubrica : {Eventi in giro}

martedì 29 maggio ore 19 seminario su "Attacco al valore legale del titolo di studio e distruzione dell’università pubblica"

Il venerdì 25 maggio 2012

ATTACCO AL VALORE LEGALE DEL TITOLO DI STUDIO E DISTRUZIONE DELL’UNIVERSITÀ PUBBLICA

Seminario di approfondimento

martedì 29 maggio ore 19 via Gargano 37

Coordina:

Luca Cangemi (segretario circolo PRC Olga Benario)

Intervengono:

Giuliana Barbarino (collettivo Gatti Fisici);

Nunzio Famoso (già preside Facoltà di Lingue);

Felice Rappazzo (docente Università di Catania);

Chiara Rizzica (coordinamento precari della ricerca)

Circolo Olga Benario

Rifondazione Comunista – FdS

Via Gargano, 37 Catania

Fb: PRC Catania Olga Benario - circolo.olgabenario@libero.it

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Rubrica : {Eventi in giro}

Giovedi’ 24 Maggio ore 18:30, Catania, la Feltrinelli presenta: Chi ha ucciso Pio La Torre?

Il mercoledì 23 maggio 2012

la Feltrinelli Libri e Musica

Giovedi’ 24 Maggio

alle ore 18

presso il bistrot de la Feltrinelli Libri e Musica

di via Etnea 285 a Catania

PAOLO MONDANI

e

ARMANDO SORRENTINO

presentano

CHI HA UCCISO

PIO LA TORRE?

Omicidio di mafia o politico?

La verità sulla morte

del più importante dirigente comunista assassinato in Italia

CASTELVECCHI

intervengono

ADRIANA LAUDANI

e

PINELLA LEOCATA

inoltre ha assicurato la sua presenza

il Procuratore della Repubblica di Catania

GIOVANNI SALVI

Pio La Torre viene ucciso il 30 aprile 1982. Indagini farraginose e un lunghissimo processo indicheranno come movente dell’omicidio la proposta di legge sulla confisca dei patrimoni mafiosi, di cui era stato il più deciso sostenitore. Esecutore: Cosa Nostra. Un movente tranquillizzante. Un mandante rimasto nell’ombra. In realtà, con la morte di La Torre si compie un ciclo di grandi omicidi politici iniziati con l’uccisione, nel 1978, di Aldo Moro e proseguito, nel 1980, con la soppressione di Piersanti Mattarella, presidente democristiano della Regione Sicilia. Uomini che volevano un’Italia libera dal peso della mafia politica e dall’influenza delle superpotenze. Dalle carte dei servizi segreti risulta che La Torre viene pedinato fino a una settimana prima della morte. Nel 1976, la sua relazione di minoranza alla Commissione parlamentare Antimafia passerà alla storia come il primo atto di accusa contro la Dc di Lima, Gioia, Ciancimino e la mafia finanziaria. Nel 1980, in Parlamento non teme di “spiegare” l’omicidio Mattarella con il caso Sindona e con la riscoperta di una vocazione americana della mafia siciliana. È La Torre a conoscere i risvolti più segreti dell’attività del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa; a comprendere il peso della P2; a intuire la posta in gioco con l’installazione della base missilistica Usa a Comiso; a intravedere, con nove anni di anticipo, il peso di strutture come Gladio. Raccoglie e riceve documenti riservati, appunta tutto in una grande agenda: di questo non si troverà nulla. Nei mesi che precedono il suo assassinio, La Torre torna in Sicilia a guidare il Pci fuori dalle secche del consociativismo, nel tormentato tentativo di ridare smalto a un partito spento. Trent’anni dopo l’omicidio, l’esperienza complessa e straordinaria di La Torre spiega molto delle sorti attuali della sinistra e della democrazia nel nostro Paese. E, per la prima volta, si cerca di leggere in controluce un delitto colmo di episodi per troppo tempo tenuti all’oscuro.

Paolo Mondani è giornalista d’inchiesta. Nel 1997 ha collaborato agli Speciali di Raidue. Sempre per la Rai ha lavorato come inviato per Circus, Raggio Verde, Sciuscià, ed Emergenza Guerra. Nel 2003 è stato coautore di Report insieme a Milena Gabanelli. Nel 2006 è stato a fianco di Michele Santoro in AnnoZero. Dal 2007 è di nuovo firma di punta di Report su Raitre. Tra le suo pubblicazioni «Soldi di famiglia» (Rizzoli).

Armando Sorrentino è avvocato. E’ stato il legale della parte civile Pci-Pds nel processo per l’uccisione di Pio La Torre e di Rosario Salvo. Ha rappresentato la parte civile nei processi per la Strage di Capaci e nel «Borsellino ter». Inizia l’attività negli uffici legali della Cgil, a lungo militante e dirigente locale del Pci-Prs, oggi è impegnato nell’Anpi e con l’Associazione dei Giuristi Democratici.

Grazie e a ritrovarci

Sonia Patanìa

Sonia Patanìa
 Responsabile Comunicazione e Eventi
 La Feltrinelli Libri e Musica
 via Etnea 285, Catania
 eventi.catania@lafeltrinelli.it

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Rubrica : {Flash}

Un tentativo di strage: comunicato stampa UDI

Il martedì 22 maggio 2012

Comunicato stampa

19 maggio 2012 – Italia Scuola Morvillo-Falcone

Un sabato mattina di primavera: attentato in istituto professionale di Brindisi - Una morta, un’altra in pericolo di vita, altre ferite e feriti.

Un tentativo di strage …

Una strage di giovani che andavano a imparare in un istituto professionale di tecnica, di moda.

Un istituto frequentato prevalentemente da giovani donne.

Altissimo è il valore simbolico della scelta del luogo, una scuola dove le giovani vanno ad apprendere conoscenze e costruire saperi per lavorare e costruirsi una vita libera e migliore. Significa tante cose la scelta del luogo, basta volerli vedere tutti questi significati, come li ha visti chi ha preparato l’attentato.

Qualunque sia la matrice, qualsiasi possa essere la valenza politica sia di attacco alle istituzioni, o terrorismo di vario stampo, una cosa è certa, che la conta delle morti violente di giovani donne subisce un aumento repentino nel panorama miserevole dei femminicidi quasi quotidiani in ogni parte d’Italia. Che la violenza spietata e disumana, singola o collettiva che sia, si manifesta ancora una volta.

Comunque la si voglia chiamare, questa è la cronaca della arretratezza di un paese che si annovera fra le potenze economiche mondiali, e che si ammanta di una democrazia di cui le donne non possono usufruire né in casa né fuori casa.

Quante sono le morti violente delle donne ogni anno? Nel 2012 in aumento progressivo e, nell’insieme, ogni anno centinaia, una strage che è solo la punta dell’iceberg della violenza maschile. Violenza a cui si aggiunge questa che crea lutto, dolore e terrore in tutto il paese. Paura che entra nelle coscienze perché abbatte uno degli ultimi luoghi, la scuola, considerati generalmente sicuri. Bisogna fermare questa violenza singola e collettiva.

Bisogna porre argine in ogni modo alla strage, prima, durante e dopo qualsiasi indagine o summit.

Non è più tempo di parole e di opinioni, è tempo di scelte, rimedi e di coscienza civile.

Un intero anno abbiamo passato con l’UDI, in tante e tante in tutta Italia con la Staffetta di donne contro la violenza sulle donne, da 25 novembre 2008 al 25 novembre 2009. Su, su dalla Sicilia alla Lombardia.

Fino all’ONU, a New York siamo andate. E ancora siamo qui a fare la conta delle morte e ferite, senza una legge, senza un allarme, senza prevenzione, senza contrasto, senza nessun tentativo di modificare seriamente la cultura della violenza individuandone le radici storiche e politiche.

In poche parole senza alcun intervento adeguato di chi ci rappresenta, amministra ed emana leggi.

Le nostre istituzioni dovrebbero condividere con noi il nostro perenne lutto, e devono riconoscere la nostra grande generosità di donne che sempre collaborano e sopportano nella speranza di una pace meritata. Devono riconoscere l’ingiustizia della condizione di terrore quotidiano in cui siamo costrette a vivere, e devono trovare sempre i colpevoli e garantire una pena certa, devono adoperarsi a promulgare leggi di contrasto e prevenzione alla violenza, di qualsiasi forma e tipo. Perché è un guadagno per tutte e tutti.

Quante volte ancora dovremo piangere vite di donne spezzate per capriccio o per esercizio arbitrario di un potere personale o collettivo, che in Italia purtroppo è ancora monopolio del genere maschile?

Il dolore per Melissa e le altre ragazze e ragazzi è indicibile e può essere espresso solo in parte con la condivisione del terribile dolore dei loro genitori, degli insegnanti e di tutti coloro che riconoscono il valore della vita umana.

UDI Unione Donne in Italia

Sede nazionale Archivio centrale Via dell’Arco di Parma 15 - 00186 Roma Tel 06 6865884 Fax 06 68807103 udinazionale@gmail.com www.udinazionale.org

“Io non compro Golden Lady, Omsa, SiSi, Filodoro, Philippe Matignon, NY Legs, Hue, Arwa fino a quando tutte le operaie OMSA - Faenza non verranno riassunte”

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Rubrica : {Eventi in giro}

Un mito antropologico televisivo, di Maria Helene Bertino, Dario Castelli e Alessandro Gagliardo Catania, mercoledì 9 maggio 2012, ore 21 ZO centro culture contemporanee

Il lunedì 21 maggio 2012

“L’Italia che non si vede” Rassegna di cinema del reale

Un mito antropologico televisivo, di Maria Helene Bertino, Dario Castelli e Alessandro Gagliardo Catania, mercoledì 9 maggio 2012, ore 21 ZO centro culture contemporanee

Martedì 22 maggio, alle ore 21, presso il centro culture contemporanee ZO, quinto e ultimo appuntamento con “L’Italia che non si vede”, rassegna nazionale di cinema del reale promossa a Catania dall’officina culturale South Media (circolo UCCA). In programma, per la sezione “Le immagini perdute”, “Un mito antropologico televisivo”, un film nato attraverso il lavoro e la ricerca di malastradafilm film, pensato, discusso e montato da Helene Bertino, Dario Castelli e Alessandro Gagliardo.

Presentato con successo all’ultima edizione del Torino Film Festival, nella sezione Italiana.doc, Menzione Speciale “Premio UCCA Venticittà”, Un mito antropologico televisivo è un film pretesto pensato per introdurre nel dibattito culturale l’idea di antropologia televisiva, intesa come chiave di lettura di un racconto popolare non ancora affrontato dalla storiografia, nonché strumento di ricostituzione di comunità attraverso la visione della televisione come soggetto di narrazione. In mezzo un patrimonio enorme custodito da centinaia di piccole emittenti che passo dopo passo gli autori stanno cercando di recuperare, conservare e pubblicare.

Attraverso l’uso di riprese video realizzate tra il 1992 e il 1994 (periodo chiave per la storia siciliana e italiana) e provenienti da una televisione locale della provincia di Catania il racconto televisivo penetra nella storia popolare di una nazione per comporre così il quadro delle sue difficoltà, descrivendone la sua natura più profonda. La telecamera coglie frammenti di quotidiano e li restituisce dopo anni ancora carichi della loro capacità di descrivere la nostra società, invitandoci a mettere in atto una lettura antropologica della narrazione televisiva.

Ufficio stampa: info@southmedia.it 349 1549450 www.southmedia.it

CG

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NOTE :

[1] Piero Calamandrei al III Congresso dell’Associazione a difesa della scuola nazionale (ADSN), tenutosi a Roma l’11 febbraio 1950 e pubblicato in Scuola democratica, periodico di battaglia per una nuova scuola, Roma, iv, suppl. al n. 2 del 20 marzo 1950


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