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Martha Nussbaum

Martha Nussbaum insegna Diritto ed Etica all'Università di Chicago, ha scritto diversi libri pressoché assenti nelle librerie ma recensiti spesso dalla rivista "Il sole24ore". I miei appunti sono tratti da alcune di queste recensioni. A proposito del libro Terapia del desiderio, Vita e pensiero, recensito da Giovanni reale nel numero del 26 luglio '98, scopriamo il metodo di indagine filosofica e il periodo che interessa all'autrice. Siamo in epoca ellenistica e l'indagine, al contrario di altri studiosi del periodo - "che puntano su un rigore e una precisione di carattere "esoterico" - cerca invece "di riportare in vita il costume seguito dagli stessi filosofi dell'età ellenistica" perché Nussbaum "ritiene che il rigore e la precisione siano sì necessari, ma non sufficienti. In effetti, dice giustamente l'autrice, 'rigore e precisione innestati su un linguaggio accademico arido, pedante o appesantito dagli usi gergali' non aiutano certamente a comunicare a largo raggio i messaggi e inoltre non aiutano a risolvere i problemi della vita e a rispondere alle esigenze più profonde dell'uomo. Con un metodo assai raffinato, la Nussbaum scrive numerose pagine che comunicano chiari messaggi a tutti gli uomini di cultura, ben al di là della élite degli "addetti ai lavori". Marta Nussbaum sceglie allora una figura di donna come protagonista presentandola in cerca della pace dello spirito . Si tenga però presente che perfino in Atene la libertà di frequentare scuole filosofiche non era concessa alle donne in generale; in particolare solo certe etere, che avevano rotto con le regole della società, ma erano dotate di intelligenza, di sensibilità e soprattutto del desiderio di fare ordine nel proprio animo, entravano nei circoli filosofici. Diogene Laerzio ci informa che insieme con Epicuro e Metrodoro "vivevano molte etere e fra queste c'era Mammario, Edia, Erozio,e Nikidion"[piccola vittoria]. E come dramatis persona la Nussbaum sceglie proprio quest'ultima. Nella scuola dei peripatetici non erano ammessi se non uomini e di un certo rango; e, allora, Nikidion, per potervi entrare, non avrà altra scelta se non quella di travestirsi da uomo e, vedremo, con quali conseguenze. La scuola peripatetica non le insegnerà nulla mentre dalle altre e soprattutto dagli stoici imparerà l'arte di vivere che cercava nella comprensione di "quali siano i limiti dell'aspirazione umana alla virtù perfetta. Scopre l'umiltà e la giusta misura, l'approccio razionale alla vita. In un opera che miscela narrazione e meditazioni a discussioni rigorose e dettagliate scopriamo quindi che la filosofia ellenistica è attualissima, soprattutto quando, o perché, si presenta come cura dell'anima.

Martha Nussbaum, "Coltivare l'umanità. I classici, il multiculturalismo, l'educazione contemporanea", Carocci, Roma 1999, pagg.338, L. 34.000 Da "il Sole24ore" di Domenica 6 giugno 1999 , recensione di Armando Massarenti
Le Humanities americane meritano solo in parte le critiche che vengono loro rivolte. Non promuovono relativismo culturale, ma impediscono che lo studio superiore consista solo in una lista predefinita di classici del pensiero occidentale. Promuovono invece il dialogo fra diverse etnie. "In Coltivare l'umanità la Nussbaum continua la sua riflessione sulla cittadinanza concentrandosi in particolare su Socrate (con la sua idea di una "vita esaminata" costantemente aperta alla critica e all'autocritica) e sullo stoicismo antico: Cicerone e Seneca, in particolare, antesignani di una nozione allargata e cosmopolita di umanità, capace di guardare oltre, senza però svalutarle, la tradizione e la patria in cui casualmente ci è capitati di nascere. Il terzo elemento di questa nuova nozione di cittadinanza (già esemplificato in Il giudizio del poeta, Feltrinelli) è quello che lei chiama "immaginazione narrativa": 'la capacità di immaginarsi nei panni di un'altra persona, di capire la sua storia personale, di intuire le sue emozioni, i suoi desideri e le sue speranze'. Certo Nussbaum non nasconde i rischi , anche nell'attuale mondo accademico, del celebrare la differenza in maniera acritica. Per questo occorre coltivare l'umanità. "Presto noi tutti moriremo. Intanto, mentre viviamo , facciamo in modo di coltivare la nostra umanità" (Seneca)

Un altro articolo apparso sul Sole24ore del 17 ottobre 1999, è dedicato a Martha Nussbaum, di Francesca Rigotti, col bel titolo "Se la tradizione viola i diritti". Si parla dell'ultimo libro della filosofa di Chicago ( vi insegna Diritto ed Etica all'Università), non in traduzione italiana, dal titolo Sex and Social Justice, Oxford University Press, New York-Oxford 1999, pagg. 476, $ 35.
"Che cosa hanno a che spartire l'amor platonico e la legislazione del Colorado? Basta leggere l'omonimo saggio ( Platonic Love and Colorado Law) di Martha C. Nussbaum, contenuto in questo libro, per scoprire che la filosofia greca classica può contribuire costruttivamente al moderno dibattito sull'omosessualità, anzi sulla "queer theory", come viene chiamata negli USA la discussione sulla sessualità non eterosessuale. La lettura dei classici della filosofia e della tragedia greca può portarci per esempio a capire - secondo Martha Nussbaum - che le relazioni tra lo stesso sesso non portano necessariamente all'erosione dell'edificio sociale e nemmeno al crollo della civiltà. Anzi, incoraggiare relazioni tra partner dello stesso sesso, come avviene nel Simposio e nel Fedro di Platone, può diventare un metodo valido per per rafforzare le strutture sociali perché tali coppie di amanti, grazie alla loro devozione al coraggio, alla lealtà e alla libertà politica, "rendono" molto di più insieme che separatamente. Proprio in base a questi argomenti il tentativo di alcuni cittadini dello stato del Colorado di togliere i diritti politici agli omosessuali fu, grazie a Platone e a Nussbaum, scongiurato. Questo è solo un esempio del modo di procedere e di argomentare della filosofa nordamericana Martha Nussbaum in questo libro che porta il titolo di Sex and Social Justice ma non riguarda affatto la giusta ripartizione del sesso, che diversamente dal buon senso di Cartesio, è forse la cosa peggio distribuita al mondo. Si tratta di una raccolta di 15 saggi, scritti negli anni 90 e riscritti poi per la pubblicazione in volume, che spaziano dallo sfruttamento delle donne in Bangladesh all'introspezione della sig.ra Ramsey in Gita al faro di Virginia Woolf. Già la scelta del termine Sex in prima posizione nel titolo rivela la scelta di Nussbaum di distanziarsi dagli studi di "gender". Questo benché ella citi e difenda le femministe più "arrabbiate" della scena nordamericana, Andrea Dworkin e Catharine MacKinnon, e benché dichiari di partire dal femminismo, purché questo rispetti determinate caratteristiche come l'internazionalismo, l'umanesimo, il liberalismo, l'impegno per la ricerca di preferenze e desideri e, infine, l'interesse a una conoscenza simpatetica. Il suo è piuttosto un appello a difesa di un universo di eguaglianza e mutualità per la situazione delle donne e degli omosessuali, anzi, a difesa di tutti gli esseri umani e delle donne viste come esseri pienamente umani. Insomma un appello per il rispetto generale della dignità umana e dei diritti umani anche quando la loro protezione venga a collidere con alcuni elementi del discorso e della pratica tradizionale, per esempio religiosa: in questo caso è la tradizione che deve soccombere, non i diritti. Nussbaum prende chiaramente posizione contro coloro che difendono pratiche tradizionali di umiliazione in nome appunto della tradizione, sostenendo che regimi settari intolleranti come quelli dell'Iran, del Sudan, del Pakistan e, sotto certi aspetti, di Israele, sono inaccettabili. Il libro è scritto con lo stile e la padronanza della materia tipici di Martha Nussbaum, una delle menti più creative, profonde e brillanti dello scenario filosofico attuale. Bisogna inoltre aggiungere che Nussbaum, professore di diritto ed Etica all'Università di Chicago, ha anche lavorato per alcuni anni a un progetto delle Nazioni Unite di analisi comparata dei diversi modi di vivere sul pianeta. Questo le ha dato l'occasione per conoscere e trattare diversi casi empirici, che vengono introdotti e discussi con vivacità nel dibattito teorico, conferendogli un aspetto particolare. Come il caso di Fauziya Kassindja, una ragazza di 19 anni che fugge dal Togo nel 1997 per sottrarsi alla mutilazione genitale e che vede infine riconosciuto il diritto d'asilo negli Stati Uniti. Il carattere dei saggi è eterogeneo. Vi sono recensioni di libri , una delle quali, Sex, Truth,and Solitude, in lode di Sir Kenneth Dover, apre degli squarci indimenticabili sulla vita e sull'opera del grande studioso dell'antichità classica, facendoci solo sognare di essere un giorno anche noi invitati nella sua casa di St. Andrew, Scozia, come è capitato a Nussbaum. Vi sono saggi militanti, come quello contro le pratiche di mutilazione genitale femminile, ove la tesi culturale, quella che dice che tali pratiche rispecchiano culture locali accettate e che stanno al mondo africano e orientale (non tutto fortunatamente) come le diete dimagranti stanno al mondo occidentale, è discussa con finezza. Discussa ma poi respinta in quanto i due eventi vengono dichiarati imparagonabili, benché pure le diete alimentari e le ginnastiche dimagranti possano essere imposte dall'ambiente e produrre risultati devastanti sul fisico delle donne. Vi sono saggi teorici, tra i quali quello che propone l'"approccio secondo le possibilità": in parziale accordo con Amartya Sen, l'economista-filosofo premio Nobel 1999, Nussbaum vi sostiene che lo scopo centrale della progettazione pubblica dovrebbe essere lo sviluppo delle possibilità dei cittadini di svolgere diverse funzioni vitali importanti. L'elenco di queste possibilità contiene quelle di vivere una vita di lunghezza normale e degna di essere vissuta, di conservare l'integrità e la salute fisica, di usare i sensi, il pensiero, la ragione in modo pienamente umano, di esprimere sentimenti e stringere amicizie, di vivere in sintonia con la natura, di avere controllo sull'ambiente, di giocare e divertirsi. Recentemente si parlava in queste pagine di Kymlicka e del suo approccio liberale al multiculturalismo (vedi il sole24Ore del 22 agosto): ebbene, Nussbaum non risparmia neppure il filosofo canadese, accusato di non far rientrare la negazione dei diritti legali e politici alle donne fra le violazioni "gravi e sistematiche" dei diritti umani E neppure è risparmiata la sua definizione di "gruppo": se un gruppo infatti non fa parlare i suoi membri più deboli, tra cui quasi sempre le donne, ma solo gli esponenti maschili più potenti, non andrà considerato rappresentativo degli interessi e dei bisogni generali, come pare invece ritenerlo Kymlicka. Interloquendo con Aristotele, Seneca e gli stoici, John Stuart Mill, Immanuel Kant e John Rawls e rendendo comprensibile anche al lettore comune ciò che questi autori hanno da dire sullo sfruttamento e l'umiliazione nel mondo contemporaneo, Martha Nussbaum ha insomma svolto ancora una volta un intelligente esercizio di scrittura colta e impegnata mostrando come argomenti all'apparenza disparati possano essere tenuti insieme dall'unità di stile e di scopi."

Nel nuovo libro di Martha Nussbaum un approccio alla Amartya Sen sulla questione femminile Sesso, diritti e capacità Di Francesca Rigotti
Il lavoro filosofico di Martha Nussbaum è abbastanza noto al lettore specialistico. Nel suo nuovo libro però la filosofa americana si propone di indirizzarsi anche al pubblico dei non specialisti. Oggetto del suo studio è il problema del pieno dispiegamento del potenziale umano, femminile e maschile, nel mondo che ci aspetta. Per avvicinare il lettore meno abituato al linguaggio teorico, Nussbaum ha incluso nel lavoro la narrazione di casi concreti (in particolare quelli di due donne indiane, Vasanti e Jayamma) e materiale pratico filtrato dalla sua esperienza empirica e di osservazione sul campo.

L'impianto teorico del lavoro parte dalla posizione della donna nei Paesi del Terzo mondo, in base all'assunto che la disuguaglianza di "genere" è strettamente correlata alla povertà. La prospettiva adottata permette di non compromettersi con le questioni di casa ma consente allo stesso tempo di lanciare uno sguardo lungo al fenomeno della subordinazione femminile in posti lontani, per ritirarlo magari fino a luoghi a noi più vicini.

La tesi forte di Martha Nussbaum è che per arrivare a una soglia minima di rispetto della dignità umana (femminile e maschile) l'approccio migliore risulti quello fondato sulle capacità umane, anzi sul principio delle capacità di ogni persona, basato a sua volta sul principio di considerare ogni persona un fine in sé. Nonostante questa enunciazione chiaramente kantiana, non è Kant il referente della Nussbaum, o meglio non il Kant assertore di una concezione non cognitiva delle passioni e dei sentimenti, che Nussbaum non approva; né lo sono Rawls e Habermas, che sulla scia di Kant ignorano il peso degli "strong feelings" nei loro modelli procedurali di scelta politica. L'approccio secondo le capacità difeso da Martha Nussbaum infatti non solo dà un posto preminente all'immaginazione e ai sentimenti ma fa anche affidamento su di essi sul piano metodologico. Il referente principale della teoria del "capability approach" è l'idea marxiano-aristotelica del pieno dispiegarsi delle capacità e delle funzioni umane. Quel che le interessa è la soglia più alta di questo dispiegamento, quella raggiunta la quale la persona diventa un essere "veramente umano", degno di essere tale (Marx). L'idea centrale che Nussbaum accoglie è quindi il principio marxiano dell'essere umano in quanto essere libero e dignitoso che modella la propria vita in cooperazione e reciprocità con gli altri, invece di essere guidato o spinto per il mondo come l'animale di un gregge. È un vero peccato che l'autrice non sviluppi questo punto, che mi sembra di grande interesse. Ella invece preferisce solo accennare al suo debito marxiano-aristotelico per poi dedicarsi a spiegare minuziosamente in che cosa il suo approccio differisca da quello di Amartya Sen, che per primo lo ha introdotto in economia e che ne fornisce una trattazione completa nel suo recente "Development as Freedom" (ora pubblicato da Mondadori), e poi nello specificarne i caratteri. Noi ci chiediamo, dice Nussbaum sottolineando la propria specificità e originalità, che cosa le persone sanno o non sanno fare e le invitiamo a pretendere dai loro governi dei principi costituzionali che garantiscano un livello minimo di capacità. L'elenco delle capacità umane principali è lungo: vita, integrità fisica, libertà di pensiero, rapporto libero con le altre specie, svago, gioco... ed è diretto agli esseri umani in generale, con particolare attenzione al mondo delle donne. In molti Paesi del mondo per esempio le bambine non vengono incoraggiate a giocare: indirizzate come sono ai lavori domestici e alla sedentarietà, non sanno nemmeno come si fa. Diventeranno, se ricche, quelle matrone dalle curve morbide e dai gesti posati, non abituate a muoversi all'aperto, a cui il fisico magro e slanciato di Martha Nussbaum appare quasi peccaminoso. È chiaro a tutti a questo punto che le capacità di cui parla Nussbaum prendono nella sua teoria il posto dei diritti: sono imprescrittibili né possono mai venire eluse a favore di altri tipi di vantaggi sociali. Se noi guardiamo a ogni persona come a un fine in sé e non come a uno strumento per soddisfare bisogni altrui, questa concezione acquista corpo e spessore. È una prospettiva che può aiutare le donne a uscire dalla "logica del sacrificio", quella che chiede loro di porre il soddisfacimento dei bisogni dei familiari davanti alla realizzazione del proprio sé. In India, racconta Martha Nussbaum, lo zucchero costa molto meno del latte, così che le donne indiane povere mettono il latte nella tazza di té dei figli e del marito e lo zucchero nella propria. Eppure, mi viene da commentare, non sono gesti che facciamo tutti, che fanno tutti i genitori, madri e padri, per un tradizionale amore familiare che non mi sentirei di condannare, e che peraltro anche l´autrice esalta come condizione per il pieno fiorire del reciproco rispetto e dello sviluppo delle capacità umane. L'approccio secondo le capacità presenta comunque, ella spiega, dei vantaggi rispetto all'approccio secondo i diritti: non rischia di essere considerato di importazione occidentale perché non è legato a una cultura particolare o a una tradizione storica delimitata: se noi parliamo di ciò che le persone sono di fatto in grado di fare e di non fare, non diamo infatti nessun privilegio a un'idea occidentale, perché le idee di attività e capacità si trovano in qualsiasi cultura. Questo approccio inoltre salvaguarda il valore della diversità dei costumi senza preservare la brutalità di alcune pratiche: la violenza domestica, la monarchia assoluta o la mutilazione genitale. Ancora una volta, se la tradizione viola i diritti - o comunque vogliamo chiamarli - è la tradizione che deve soccombere, non i diritti (vedi "Se la tradizione viola i diritti", "Il Sole-24 Ore-Domenica", 17 ottobre 1999).

L'approccio secondo le capacità è universalistico, come lo sono la tolleranza religiosa, la libertà di associazione e le altre libertà maggiori, come lo è il principio di considerare ogni persona come un fine, ma la strategia migliore è quella di formulare norme e diritti universali come un insieme di capacità ("set of capabilities") per il pieno dispiegamento della persona umana e per la protezione delle sue sfere di libertà. - Martha C. Nussbaum, "Woman and Human Development. The Capabilities Approach", Cambridge University Press, Cambridge 2000, pagg. 304. - Amartya Sen, "Lo sviluppo è libertà", Mondadori, Milano 2000, pagg. 356, L. 35.000.

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