Constance
Markieviwicz
Constance Markieviwicz
"L'indipendenza nazionale era il sogno di Constance
Markiewicz, contessa irlandese con un nome polacco quasi impossibile
da pronunciare, figlia primogenita di ricchi proprietari terrieri
trasformata dalla storia nella "madame" del quartiere operaio
di Dublino. Maggiore dell'Ira e comandante di settore nella tragica
insurrezione del 1916, braccata dai Black and Tan e pluricarcerata,
fu la prima donna eletta in parlamento e ministro del Lavoro nel
governo di De Valera. Vera "figlia d'Irlanda" e fondatrice dell'organizzazione
giovanile Fianna, aveva un'idea di indipendenza nazionale del
tutto anomala: refrattaria al monolinguismo e a qualsiasi identità
etnica, svincolata da ogni credo religioso e con una forte venatura
femminista.
Lottò per i diritti civili e sociali, per l'emancipazione
delle donne e dei lavoratori, sempre fedele alla sua idea di nazione
anche quando la carta dell'irlandesità contro il nemico inglese
venne giocata imponendo precisi canoni linguistici e lasciando
spazio alla censura ecclesiastica e il clima culturale si fece
così soffocante da spingere all'emigrazione molti intellettuali.
Constance morì nel 1927 all'ospedale dei poveri come una semplice
"pauper". E forse non è retorico augurarsi, come fece De Valera
nell'orazione funebre, "Gura fada buan a saothar", possano durare
a lungo i frutti del suo lavoro. Per quella terra d'Irlanda che
ancora oggi non trova pace" (Cristiana Acquati sul Sole24ore di
domenica 12 luglio 1998, recensendo, col titolo "Il sogno di Constance"
il libro di Marta Petrusewicz, "Un sogno irlandese. La storia
di Constance Markieviwicz comandante dell'Ira", edizioni manifestolibri,
Roma 1998, pagg.156, L.26.000)
Sherazade
5: Galleria del Novecento
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