Katherine Mansfield
Katherine Mansfield
Nasce come Kathleen Beauchamp (Mansfield è il nome
della nonna, Margaret Isabella Mansfield Dyer, l'affettuosa e amatissima
"Grammy") a Wellington in Nuova Zelanda il 14 ottobre 1888,da una
famiglia borghese emigrata prima dall'Inghilterra e poi dall'Australia.
Un paesaggio sempre nostalgicamente rievocato come eden perduto,
dominato dalle tinte e dalle voci cicliche del mare (a nove anni
vince un premio scolastico col racconto "A sea voyage"); e il mare,
poi ammirato nei racconti di Conrad, sarà un suo intenso Leit-motiv
simbolico. Ha, nelle prime foto, l'aspetto goffo di una bambina
grassoccia e occhialuta, rapace osservatrice. Mentre la famiglia
si trasferisce a Tinakori road, in una casa in collina con vista
sul porto, Kass frequenta con le sorelle maggiori (Vera e Charlotte;
ne ha poi due minori, Gwendolen, morta a un anno e Jeanne, e un
fratello, Leslie) la Girl's High School della sua città - sul cui
giornale escono nel 1898 due suoi raccontini, "Emma Blake" e "Una
bella vigilia di Natale "(A Happy Christmans Eve). Attratta dalla
musica, comincia a prendere lezioni di piano e frequenta, nel 1900-1902,
la scuola privata di Miss Swainson, dove si fa la fama di ribelle
e provoca un'impeccabile insegnante, Miss Butts con domande sul
libero amore; vi fonda un giornaletto e vi scopre in recite di beneficenza
il proprio versatile talento istrionico. Nel 1903 viaggio a Londra:
nell'aprile, rimasta nella capityale con lo "chaperonnage" della
zia Belle, entra con le sorelle maggiori al Queen's College - pionieristica
istituzione inglese per l'istruzione universitaria femminile. Studia
il tedesco e legge Tolstoj, Poe, Ibsen, Maeterlinck, Shaw,Symons,
Verlaine e soprattutto Oscar Wilde. E' però la compagna "corruttrice"
Vere Bartrick-Baker - con cui progetta un ménage, e che è la partner
innominata del bozzetto saffico "Leves amores", come poi la Eve
di "Carnation" (Garofano) - a prestarle un esemplare non espurgato
del "Portrit of Dorian Gray", da cui ricopia nel diario gli aforismi
sulla posa della naturalezza e sull'autorealizzazione. Fra il 1904
e il 1906 pubblica diversi racconti sul Queen's College magazine,
di cui diventa vicedirettrice: "The Pine Tree" (Il pino), The Sparrows,
and You and I" (I passeri, io e te) e "Die Einsame" (La solitaria).
Prelevata dalla famiglia e rientrata controvoglia a wellington nell'ottobre
1906 vi resta per quasi due anni, dominata da un acuto senso di
infelicità e di sradicamento dalla patria elettiva londinese (nella
quale tuttavia la sua origine coloniale peserà come persistente
elemento di non omologazione. Sopravviverà con le sue relazioni
amorose con la ritrovata Maata e con Edth Bendall. Leggerà Browning,
Yats, Whitman, Heine, D'Annunzio e il Nietzsche di "Aurora", nonché
l'allora famoso diario postumo di Marie Bashkirstev. Ma soprattutto
subisce l'influsso di Cechov, maestro prediletto di un lirismo oggettivato,
essenziale ma vibrante di vita multiforme ed animato da una vasta
partitura di correlativi simbolici. Rifiutando il cognome patreno
pubblica delle "Vignettes" e "Silhouttes" sul giornale di Melbourne
"The native Companuion", e su The Trial il wildiano "Study: the
death of a Rose"(Studio: morte di una rosa): bozzetti nel cui giovanile
estetismo spicca già il tema della della finestra-osservatorio e
della porta come soglia diun'inseguyito altrove percettivo e conoscitivo.
Il padre la coinvolge in una spedizione esplorativa di tre settimane
nella regione centrale dell'isola: l'incontro con il paesaggio violento
e con gli indigeni lascia tracce determinanti nel taccuino di viaggio
(il cosiddetto "Urewera Notebook) e in molti racconti successivi.
Anche se guardò poi con ironico distacco alle manifestazioni delle
suffragette londinesi, nel diario individua con sicuerzza, vent'anni
prima del pur più complesso manifesto woolfiano "Una stanza tutta
per sé", il proprio intimo bisogno di "potere, ricchezza e libertà",
e vi denuncia accesamente lo stato di inferiorità femminile come
dovuto alle "catene che ci siamo forgiate da sole" e alla dottrina
"desolatamente insipida che l'amore è l'unica cosa al mondo, insegnata,
martellata in testa alle donne di generazione in generazione[…].
Dobbiamo liberarci di quello spauracchio - e allora, allora potremo
avere felicità e libertà" Coerentemente, convince infine il padre
a lasciarla ripartire per l'Inghilterra, con un assegno di 100 sterline
annue (gradualmente aumentato); dopo un canonico party d'addio,
arriva nell'agognata Londra ("Londra è la vita") nell'agosto del
1908, dopo un mese e mezzo di viaggio. Si stabilisce a Paddington,
alla Beauchamp Lodge.
Sherazade
5: Galleria del Novecento
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