Maria
Luisa Bombal
Maria Luisa Bombal (1910-1980)
Scrittrice cilena vissuta fra Parigi, Buenos Aires
e New York, molto apprezzata da Borges, ha scritto solo due romanzi
brevi e cinque racconti presenti in un libro pubblicato da Sellerio
nel 1997, "L'ultima nebbia" (ed. orig. 1935-46 trad. dallo spagnolo
di Angelo Morino).
"Proprio negli anni in cui Marìa Luisa Bombal si
formava alla scrittura, nel contesto letterario cileno predominava
una sorta di progetto nazionalista retto da una visione positivista
del mondo che, in sostanza, si traduceva nell'iperbole di un machismo
che sul dominio della natura e di tutto quello che appare passivo
- donna compresa naturalmente - fondava la liceità del caudillismo
politico. Un sistema simile non poteva non proiettarsi sulla sfera
sessuale, dove la donna si configurava come simbolo della forza
tellurica da dominare e dava luogo al binomio natura vs cultura,
che alimentò per lungo tempo le radici della cultura latino-americana.
Ora, Marìa Luisa Bombal, in un simile contesto, non poteva che apparire
una figura stravagante e trasgressiva, dato che la sua vita privata
aveva a tratti assunto toni scandalosi: un tentativo di suicidio,
l'omicidio - fallito - dell'uomo amato e la dipendenza dall'alcool…
Ma, soprattutto era la scrittura di questa donna
misteriosa e tragica - come le sue eroine - ad apparire impertinente:
Marìa Luisa Bombal è infatti la prima scrittrice latinoamericana
a descrivere l'atto sessuale secondo una prospettiva femminile.
Non solo, le figure maschili, nella sua narrativa, sono sempre figure
di sfondo, e addirittura vagamente femminilizzate, là dove in primo
piano si stagliano sensazioni, spazi ed eventi relativi a un mondo
di donne che puntualmente profanano il modello simboleggiato dall'asessuata
Maria Vergine. Anzi, l'esperienza sessuale appare - ad esempio in
"Avvolta nel sudario" - come una fase iniziatica nella
traiettoria di vita della protagonista.
Quale emerge dalle narrazioni della Bombal, il corpo
femminile, ricettacolo e agente del piacere, è al contempo inserito
nei ritmi e nei cicli della natura, integrato in un processo che
trascende la civiltà e la cultura create dall'uomo: la donna possiede,
così, i misteri ancestrali dell'acqua e della terra, come in "Segreti",
o non invecchia, ed emerge nei contorni di una creatura selvaggia
e sfuggente, come Yolanda, sorta di moderna Medusa, protagonista
del racconto "Le isole nuove", in cui, inspiegabilmente,
lingue melmose di terra sorgono e scompaiono sui laghi beffando
i tentativi degli uomini che vorrebbero esplorarle… flusso indifferenziato
di fango, alghe e meduse, le "isole nuove", insieme alla protagonista,
rappresentano tutto ciò che è preedipico, vale a dire tutto ciò
che precede l'entrata nell'ordine simbolico. La scoperta, da parte
della donna, del proprio corpo e del piacere erotico, associato
alla consapevolezza delle proprie potenzialità primigenie, rimanda
pericolosamente a quella di un'identità autonoma e sfuggente rispetto
alle maglie dell'egemonia patriarcale, sebbene ancora priva di un
linguaggio con cui nominarsi […].
Da un'intervista all'autrice del 1940: "Tutto ciò
che è mistero mi attrae. Penso che il mondo dimentichi fino a
che punto si vive poggiando sull'ignoto. Abbiamo organizzato un'esistenza
logica sopra un pozzo di misteri. Abbiamo accettato di ignorare
la parte primordiale della vita, vale a dire la morte. Tutto ciò
che è mistero rappresenta per me un mondo in cui mi è grato accedere,
sia pure soltanto con il pensiero e con l'immaginazione".
Sherazade
5: Galleria del Novecento
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