Assassinio di un grande poeta-sindacalista / di Gianluca Scroccu

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Assassinio di un grande poeta-sindacalista

di Gianluca Scroccu,  30 dicembre 2007 (Aprileonline.info)

Peppino Marotto è stato uno dei protagonisti delle lotte e delle battaglie politiche della Sardegna contemporanea, con momenti importanti come quelli del '68 sardo.

Peppino Marotto è stato ucciso ad 82 anni nella sua Orgosolo, all'ingresso dell'edicola dove ogni mattina comprava i giornali; chi lo ha assassinato, sparandogli vilmente alle spalle, ha ucciso in questo modo una delle voci più importanti del panorama politico-culturale della Sardegna.

Un omicidio assurdo e brutale, che richiama alla mente un'altra feroce esecuzione, avvenuta sempre nel centro barbaricino, e che attende ancora di conoscere i colpevoli: l'uccisione, proprio alla vigilia di Natale di otto anni fa, del vice-parroco Don Graziano Muntoni.
Peppino Marotto è stato uno dei protagonisti delle lotte e delle battaglie politiche della Sardegna contemporanea, con momenti importanti come quelli del «'68 sardo», che ebbero proprio a Orgosolo due dei fatti più significativi con l'occupazione del Municipio e la protesta popolare contro l'utilizzo come poligono di tiro delle terre comunali di Pratobello, tutte immortalate dai celebri murales che ancora oggi sono ammirati da turisti di tutto il mondo che vengono a leggervi la storia di quelle lotte sociali e delle più importanti vicende della storia della Sardegna.

Quello di Peppino era un impegno che continuava ancora, nonostante l'età, presso i locali della Camera del Lavoro di Orgosolo, dove lavorava ogni giorno presso il locale sportello dello SPI-CGIL; un percorso politico e culturale che si inseriva all'interno di quel processo di cambiamento che ambiva, e ambisce, a sfruttare in pieno le potenzialità della Sardegna per farla entrare con tutta la carica della sua soggettività all'interno delle dinamiche europee e mondiali attraverso quelli che sono degli strumenti prettamente gramsciani, vale a dire lo studio e la conoscenza finalizzati al progresso popolare. Marotto è stato in questo senso un intellettuale gramsciano, perché ha sempre creduto che la chiave dello sviluppo della Sardegna fosse nello studio e nel lavoro, per costruire una regione che non si chiude ma che vuole costruirsi un'immagine di serietà capace di andare oltre luoghi comuni sedimentati (purtroppo oggi, specie nei paesi dell'interno dell'isola, si sta assistendo sempre più ad un impoverimento del senso di comunità e dialogo che sta allentando i vincoli di solidarietà tra i cittadini).

Un grande dirigente sindacale, ascoltato da uomini come Berlinguer e Lama, ma anche un grande poeta civile autore di bellissime composizioni in sardo tra i quali spiccano i componimenti per Gramsci, Lussu, Pertini e in generale quelli per la sua Barbagia (e proprio a Gramsci aveva dedicato uno dei suoi ultimi canti in occasione di una manifestazione inserita all'interno delle celebrazioni per il 70 anniversario della morte dell'autore dei "Quaderni del carcere".)
La sua Orgosolo era stata famosa negli anni passati, identificata come la culla della "società del malessere e del banditismo" che aveva dato i natali a Graziano Mesina. Marotto aveva raccontato la sua vita in uno dei capitoli più belli di «La società del malessere», il bellissimo libro di Giuseppe Fiori su Orgosolo, edito da Laterza nel 1968, narrando in particolare la sua esistenza di giovane e povero pastore semianalfabeta che, durante il servizio militare nel 1945, di fronte alle scene di miseria di un'Italia devastata dal conflitto, aveva scoperto la politica grazie alle conversazioni con un commilitone bolognese e aveva compiuto in tal modo la sua trasformazione: "Se prima arrabbiato, rispondevo a pugni e colpi di testa, forse perché ero privo di altri argomenti, ora cercavo di vincerla con la discussione". La forza di questa sua frase raccolta da Giuseppe Fiori mi sembra emblematica perché sintetizza al meglio il percorso di un uomo che si era sforzato di raggiungere il progresso suo e della sua terra con la cultura, la conoscenza e il valore sociale del lavoro, rifiutando la violenza. Il killer che ha ucciso Peppino Marotto ha posto fine alla sua vita terrena; ma nessun fucile può resistere alla forza della parola, destinata a durare per sempre. Addio, compagno Peppino.

Fonte: Aprileonline.info

Contesto

Peppino Marotto



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