Mayra Montero

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Mayra Montero


Mayra Montero è una scrittrice cubana, ha esordito nel 1987 con La treccia della bella luna (La trenza de la hermosa luna) edito in Spagna, cui sono seguiti vari libri di racconti per bam bini, e un romanzo erotico, L'ultima notte a letto con te . Roman zo interessante è Da Haiti venne il sangue , opera complessa di amore e morte, di passione incontrollabile e destino senza rime dio, ambientato nella Haiti dei misteri religiosi e dei riti vu du; tecnicamente si alterna nella narrazione, capitolo per capi tolo, la storia in svolgimento e il ripescaggio del passato. Montero è studiosa dei culti afro-caraibici. L'attenzione degli scrittori cubani per questo aspetto del mondo caraibico si è af fermato già nella prima metà del XX secolo, con scrittori come Alejo Carpentier ("Il regno di questo mondo"); oltre che diretta mente con gli scrittori afro- antillani come Jacques Roumain, René Dépestre; ma è una attenzione presente anche in molti scrittori brasiliani, si pensi solo a Jorge Amado. Montero prende lo spunto da un fatto realmente accaduto a La Romana, nella parte spagnola di Haiti, occultando i nomi e dando all'insieme il carattere di una grande tragedia collettiva: lotta tra 'società' religiose, con i loro riti, le presenze di orijas e di loas , quelle degli dèi malefici e delle divinità protettrici, su uno sfondo di vita miserabile: l'uomo è vittima del mondo infraterrestre e celeste, ma anche da queste presenze sostenuto nella lotta per la sopravvivenza. Sono poveri lavoratori della canna da zucchero, donne umili ma fiere. Immersi in un clima di intensa passionalità, che conduce a morte violenta la mambo Zulè, sacerdotessa del vu du, in lotta di amore e morte con l'haitiano Similà Bolosse, anch'egli sacerdote del vudu ma anche ex capo dei "tonton macoutes" (la sanguinaria polizia del defunto Papà Doc, dittatore di Haiti) in parte rifugiatasi per sopravvivere nella Dominicana, dove han portato violenza, sopruso, stupro, morte. Una persisten te e irresistibile attrazione erotica domina la donna nei con fronti dell'uomo demoniaco, tra desiderio d'amore e di distruzio ne, ansia di confronto e di morte. Forze occulte e misteriose presiedono alla catastrofe: sono gli stessi dèi a combattere, in trodottisi negli uomini, come ad affermare che nulla accade senza il loro volere e che l'essere umano è infinitamente debole di fronte a loro. Lo scontro definitivo è riassorbito nel dramma di sangue della gelosia, l'azione disperata di un innamorato timido e infelice che, posseduto dal «grande Corfù» trova la forza di uccidere la donna liberandola dall'attrazione del male:
«Il machete cala sfiorando la guancia, affonda nel collo e le tronca la punta del capezzolo. Lei solleva leggermente un braccio per proteggersi il volto, e il secondo fendente le taglia di netto quelle dita che si contorcono a terra co me vermi».
Il rito interviene nelle parti finali a fare tenero il clima, a colorare di sentimento l'atto del lavacro e della vestizione. Gesti semplici del rito, frasi scarne, sottolineano con la trage dia l'inevitabilità del destino cui sono sottomessi gli uomini in potere assoluto delle divinità, del tutto indifferenti alla loro tragedia giornaliera.



© Antenati - 1994-1997


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