Frank
Wedekind
Frank Wedekind
Frank Wedekind era nato a Hannover nel 1864,
fu direttore del settore pubblicitario di una ditta svizzera,
poi giornalista a Monaco, Paris e London. Morì a München
[Baviera] nel 1918.
Wedekind fu autore di cabaret, e spesso interpretò e curò
la regia delle proprie opere. Il suo primo lavoro teatrale fu
il dramma Risveglio di primavera (Frühlings Erwachen, 1891).
Seguì poi il dittico Lo spirito della terra (Erdgeist,
1895) e Il vaso di Pandora (Die Büchse der Pandora, 1904)
di cui esistono una versione musicale di A. Berg, e una cinematografica
di G.W. Pabst, entrambe con il titolo di "Lulu", per cui la pièce
ha fi nito per avere il titolo di "Lulu". Protagonista di queste
due opere è Lulu, simbolo della forza irresistibile dell'erotismo
che, depressa dalla società, erompe in forme disordinate
e fata li. Lulu è una giovane fioraia che si serve del
suo fascino demo niaco come mezzo di ascesa sociale, conducendo
alla perdizione e alla morte gli uomini che si innamorano di lei.
Il giornalista Schön, uno dei suoi amanti, favorisce le sue
ambizioni. La prima vittima di Lulu è il consigliere medico
Goll, uomo anziano e rispettabile, che l'ha sposata e muore per
un colpo apoplettico quando sorprende la moglie con il pittore
Walter Schwarz. Lulu sposa il pittore ma questo, venuto a conoscere
il passato della donna, si uccide squarciandosi la gola con un
rasoio. Nulla trattiene Lulu sempre più assetata di successo:
intraprende la carriera di ballerina, sposa Schön, legato
a lei da una passione morbosa. Schön, esasperato, per liberarsi
del suo maleficio, cerca di indurla al suicidio. E' invece Lulu
a uccidere lui. Incarcerata, è salvata dalla contessa Geschwitz
che, spinta da un am- biguo sentimento, si sostituisce a lei dopo
averla fatta evadere. Lulu diventa vittima delle forze che suscita,
finisce la sua carriera prostituendosi nei bassifondi dell'East
End londinese. Alwa, giovane scrittore figlio di Schön, vuole
redimerla, ma è ucciso da un cliente occasionale. Lulu
muore infine assassinata da Jack lo Squartatore.
Opera minore ma interessante è l'atto unico Il cantante
da camera (Kammersänger, 1897). Tema è il divismo.
La pièce si svolge nella camera d'albergo del protagonista
(il titolo allude in parte a questa camera ma anche al titolo
onorifico del cantante), oggetto del desiderio sessuale femminile.
Gerardo, che prima di diventare famoso faceva il tappezziere,
è ossessionato dagli impegni di contratto: «Domani sera
devo cantare il "Tristano" a Bruxelles!» è il leitmotiv
e, anche, le ultime parole del dramma. Il povero cantante è
perseguitato dai visitatori che si introdu cano con vari sotterfugi,
nonostante il divieto, nella sua came ra. Tre su quattro sono
donne. Il dialogo è scintillante, vi è anche una
tirata su arte e mercato.
Tra le altre opere si ricordano Il marchese di Keith (Der Marquis
von Keith, 1901), Re Nicolò ovvero Così è
la vita (König Ni colo oder So ist das Leben, 1902), Danza
macabra (Totentanz, 1906) nota anche con il titolo "Morte e diavolo"
(Tod und Teufel, 1909), e Franziska (1912). Ha scritto racconti,
tra cui Mine-Haha (1903), e la raccolta Fuochi d'artificio (Feuerwerk,
1906) cui è premesso il saggio "Sull'erotismo" (Über
Erotik).
Per Wedekind esistono manifestazioni di vitalità istintiva
dell'uomo che l'ipocrisia e il conformismo sociale soffocano e
condannano come morali e equivoche. Il primo tra queste manife
stazioni è l'erotismo. Il conflitto tra esigenze dello
spirito e dell'eros, e ipocrisia sociale può essere superato
per Wedekind da una morale basata sull'impulso naturale. Capaci
di un simile slancio liberatore sembrano essere ormai solo gli
emarginati, in violento contrasto con le strutture borghesi. L'opera
di Wedekind fece gridare allo scandalo la società guglielmina,
e alcune delle sue opere subirono il divieto della censura e furono
rappresentate solo molti anni dopo. Wedekind fu un precursore
dell'espressionismo, oltre che per una parte dei suoi temi, anche
a livello estetico-formale, con il suo linguaggio essenziale,
tagliente, spesso simbolico, il gusto per le situazioni grottesche,
nelle quali i personaggi sono alle gorie di sé stessi,
appaiono mossi come marionette dai fili dei propri istinti.
[1997]
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