"Questa sera, mio bene, nel parlarti, | nel tuo volto vedendo e nei tuoi atti | che non ti persuadevo con parole, | bramavo che il mio cuore tu vedessi; | e Amore, che i miei intenti favoriva, | vinse quel che impossibile sembrava, | perché nel pianto sparso dal dolore | il mio cuore disfatto distillava. | Non più asprezze, mio bene, non più asprezze: | più non ti crucci gelosia tiranna, | né il dubbio vile turbi la tua quiete | con ombre sciocche, con indizi vani, | ché hai veduto e toccato il fluido umore | disfatto il cuore mio tra le tue mani"Si ricordano di lei anche il poemetto Il sogno (El sueño), e la Risposta a suor Filotea (Respuesta a sor Filotea) indirizzata al vescovo di Puebla, in cui si difende dall'accusa di scarsa devozione e di eccessivo attaccamento agli studi profani."Silvio, io ti aborrisco e pur deploro | che anche così tu abiti il mio cuore, | ché insozza il ferro lo scorpione ferito | e il fango immondo imbratta chi lo pesta. | Tu sei come il mortifero veleno | che nuoce a chi lo versa inavvertito, | e insomma sei così spergiuro e infido | che anche per farti odiare non sei buono. | Offro il tuo vile aspetto al mio ricordo | che inorridito lo rifiuta, e io stessa | così mi infliggo la pena che merito; | e se pongo attenzione a ciò che ho fatto, | non solo ti odio, piena di vergogna | ma odio me per il tempo che t'ho amato".