Nibelungenlied

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Nibelungenlied

Il Cantare dei Nibelunghi (Nibelungenlied, inizi XIII secolo) fu composto in medio-alto tedesco da un poeta anonimo austriaco della regione di Passau: sappiamo che fu coevo al "Parzival" di Wolfram von Eschenbach. Restano tre principali manoscritti, tra cui quello celebre della Biblioteca di San Gallo [Svizzera]. Si tratta di oltre 8000 versi raggruppati in quartine, articolati in 39 canti (â ventiuren = avventure). In alcuni manoscritti al "Nibelungenlied" si accompagna Il lamento (Die Klage), un poemetto che contiene il "lamento" dei superstiti della vicenda narrata. Raccoglie e sviluppa temi della tradizione germanica noti, almeno nella versione più antica, anche nell'"Edda".

La prima parte del cantare racconta dell'eroe Sigfried (Sigurth nell'"Edda") principe renano che giunge alla corte burgunda di Worms pre conquistare la principessa Crimilde. Viene accolto dal fratello di lei, Gunther, come amico e alleato, per consiglio del potente vassallo Hagen. Le vicende giovanili dell'eroe (l'uccisione del drago, la conquista dell'immenso tesoro dei Nibelunghi, la stirpe di nani abitante nelle viscere della terra), sono date in poche versi: ma sono questi che danno la chiave per comprendere la trama: combattendo contro i Nibelunghi l'eroe conquista, oltre al tesoro, anche alcuni mezzi magici: la spada che uccide ciò che tocca, il cappuccio che rende invisibili, l'anello che moltiplica le forze. Grazie ai suoi mezzi magici Sigfried vince Brunilde, regina d'Islanda e dotata anche lei di poteri magici. Sigfried la consegna in sposa al re Gunther: come compenso ottiene la mano di Crimilde. Presto si fanno sentire gli effetti delle maledizioni legate al tesoro dei Nibelunghi, di cui dà notizia più esplicita il canto parallelo dell'"Edda": Brunilde è gelosa di Crimilde, chiede la morte di Sigfried. La richiesta viene accolta da Hagen che vede la possibilità di ottenere per i burgundi il tesoro. Sigfried è ucciso a tradimento durante una caccia; il tesoro è sommerso nel Reno, in un punto noto solo a Gunther e Hagen. Il secondo ciclo di avventure ha per protagonisti Crimilde e Hagen. Per vendicare Sigfried e recuperare il tesoro, simbolo e strumento del potere, Crimilde sposa il re degli unni Attila e attira con l'inganno i burgundi nel suo regno. Dopo una serie di provocazioni si accende tra i due popoli una battaglia che si conclude con la distruzione di entrambi (il riferimento è all'annientamento del regno burgundico da parte degli unni nel 436+). Gunther e Hagen, unici sopravvissuti dei burgundi, sono fatti prigionieri da Teodorico, estraneo al conflitto, e consegnati a Crimilde. La regina chiede a Hagen di rivelarle il nascondiglio del tesoro, ma Hagen dichiara di non poterlo fare finché vive anche uno solo dei burgundi. Crimilde fa uccidere il fratello e ne presenta la testa sanguinante a Hagen. Hagen, beffandosi di lei, conclude che solo lui ora e dio conoscono il segreto. Crimilde lo uccide con la spada che era stata di Sigfried. La regina è uccisa da Ildebrando, vecchio maestro d'armi di Teodorico.

Come per tutti i poemi anonimi, la "questione" della composizione del poema ha attraversato la fase dell'attribuzione a vari autori (il "Nibelungenlied" come insieme di canti epici anonimi "popolari"), e quella dell'attribuzione al singolo autore (letterato). Comunque sia, nel "Nibelungenlied" è rielaborato il materiale della tradizione storico- leggendaria germanica delle origini nello spirito della poesia epica cortese d'imitazione francese, in un ambiente di cultura cortigiana. Si attinge a tradizioni nazionali germaniche, in particolare al patrimonio di canti epici celebranti la fine dell'impero romano e l'affermazione dei nuovi venuti dal nord.

Il poema fu interpretato (a partire dal XIX secolo) come esaltazione di primitive energie vitali del mondo germanico, ed ha trovato eco nei poeti moderni . In realtà il tema principale del poema è quello feudale e cortese della "fedeltà", del legame indissolubile che lega i congiunti, gli amici, gli alleati e soprattutto il vassallo al suo signore. Tutto questo viene appena temperato dai principi del cristianesimo: nel complesso domina una cupa religiosità, che associa ogni uomo al fatale divenire delle cose. Parallela al questa rigida etica feudale è lo stile, grave e solenne. Nei momenti culminanti, come nella scena finale della battaglia nella sala del banchetto, sa raggiungere una forte tensione drammatica.
Contesto storico



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