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Vento forte tra Lacedonia e Candela

La scuola di paesologia di Franco Arminio (autore dell’omonimo libro del titolo di questa presentazione), potrebbe assegnare la bandiera bianca ai paesi più sperduti e affranti, i paesi della resa, quelli sulla soglia dell’estinzione...........

di Enzo Maddaloni - lunedì 4 agosto 2008 - 9230 letture

"Va di moda assegnare le bandiere ai luoghi.

C’è chi assegna la bandiera blu alle migliori località di mare e chi quella arancione ai paesi più belli.

La scuola di paesologia potrebbe assegnare la bandiera bianca ai paesi più sperduti e affranti, i paesi della resa, quelli sulla soglia dell’estinzione.

Ce ne sono tanti e sono i meno visitati. Non hanno il museo della civiltà contadina, non hanno il negozio che vende i prodotti tipici, non hanno la brochure che illustra le bellezze del posto, non hanno il medico tutti i giorni e la farmacia è aperta solo per qualche ora. Sono i paesi in cui si sente l’assenza di chi se n’è andato e quella di chi non è mai venuto.

Non hanno neppure stranezze particolari: gli abitanti non sono tutti parenti tra di loro, non fanno processioni coi serpenti, non fanno la festa degli ammogliati, non hanno dato i natali a una famosa cantante o a un politico o a un calciatore. Non hanno neppure particolari arretratezze, hanno l’acqua calda in tutte le case, hanno le macchine e il televisore, tutti hanno di che mangiare e un tetto dove dormire.

In questi paesi della bandiera bianca ci sono i lampioni, ci sono i marciapiedi, c’è sicuramente almeno un bar e un piccolo negozio di alimentari, c’è un sindaco e una piazza, c’è qualche bambino, ci sono molti anziani, ci sono case nuove e case un po’ più vecchie.

I paesi della bandiera bianca sono quelli che vengono visitati solo quando succede qualche disgrazia: il terremoto da questo punto di vista è la disgrazia ideale.

Per il resto dell’anno, questi paesi che non hanno il mare e non hanno la montagna, che non hanno le fabbriche e le discoteche, che non hanno santi né delinquenti, stanno al loro posto, concavi o convessi, allungati, acciambellati, frammentati, appesi al paesaggio.

La bandiera bianca sta a significare che sono luoghi arresi, senza additivi, senza mistificazioni, neppure quelle del silenzio e della pace. Nei paesi da bandiera bianca non è che si trova il pane più buono che altrove o l’artigiano che sa fare il cesto come si faceva una volta o il calzolaio che ti fa le scarpe. Si trova il mondo com’è adesso, sfinito e senza senso, con l’unica differenza che questa condizione si mostra senza essere mascherata da altro.

La bandiera bianca non è la bandiera della desolazione contrapposta a quella del divertimento. Non è quella della bruttezza contrapposta a quella della bellezza. Non è quella dell’abbandono contrapposta a quella dell’«indaffaramento».

La bandiera bianca ci dice attraverso un luogo qualunque che l’ebbrezza di stare al mondo è svanita e che lavoriamo ogni giorno per portare in noi l’arca di Noè e ci ritroviamo con un pugno di mosche."

Questo è un brano tratto dal libro che ha scritto un mio carissimo amico poeta e scrittore e maestro di "scuola di paesologia" Franco Arminio, "co-autore" (insieme a tanti altri amici) della "COMUNITA’ PROVVISORIA"

http://comunitaprovvisoria.wordpress.com/appuntamenti/

a cui ho aderito e partecipo fin dalla sua costituzione.

E’ con immenso piacere che vi presento questo suo libro e per me è solo un’altra occasione per farvi conoscere un pezzo di terra bellissimo della nostra regione che và tutelato e per questo per molti di noi già PARCO dell’Irpinia d’Oriente in ALTURA.

Uno spaccato all’interno di un quardo generale di vita quotidiana in cui ci sono sulla scena cose estremamente mediocri e credo che questo libro di Franco possa aprirci (appunto) uno "scorcio sul panaroma" di una parte di territorio della nostra regione Campania il più delle volte poco conosciuto ma di una bellezza e saggezza struggente.

Forse è il caso di dare più risalto alle cose che fanno le persone a noi più vicine e più care. Forse è il caso di ricominciare dal "quotidiano" e più che "fare" dovremmo capire meglio "come fare".

Ecco credo che questa cosa sia uno dei punti di "fissazione" sulla quale la stessa "Comunità Provvisoria" punta molto: l’irpinia con i suoi bellissimi paesi ci viene segnalata, anche se attraverso la "sua" vena malinconica e struggente della solitudine e dell’abbandono, come una bellezza da scoprire e da tutelare e che non si compiace solamente di cogliere la bruttezza e la tristezza di questi luoghi da cui (lo stesso Franco) non si dichiara "immune" ..ma le sue "false credenze" sono ormai in discussione , come un pò per tutti noi.

L’ultima volta che ci siamo incontrati ho proposto alla "Comunità Provvisoria" ed in particolare a Franco ed Angelo (i due ri-animatori principali) che, proprio partendo dalle considerazioni che fà Franco in questo suo libro, dovremmo "obbligarci" tutti a "camminare e stare nella bellezza" e per questo proponevo di "uccidere il lupo" irpinico (metaforicamente parlando) o meglio, attraverso questo rito "sacrificale e di rinascita" recuperare e trasformare quel senso forte di abbandono, di paura, di solitudine e di smarimento di chi vive ancora in questi luoghi in gioia perchè consapevoli di vivere in luogo bellissimo recuperando (anche), la saggezza della cultura pastorale e contadina e non solo.

Riscoprire e vedere quello che non siamo più abituati a vedere la semplicità delle cose, rifacendoci "accompagnare" dal Lupo (Hirpus) (rinato) in "ALTURA".

http://it.wikipedia.org/wiki/Irpini

Ritorniamo alla creazione nell’Irpinia d’Oriente, terra di confine, terra di lamenti e di tristezze, terra di briganti ma anche terra di confine tra il vecchio ed in nuovo, perchè se lei sarà capace di testimoniare la sua capacità di rinascita l’intera Campania ne gioverà.

Solo il viaggio in "ALTURA" nella bellezza del paesaggio, senza l’ansia di scavalcare le montagne per inseguire le città maggiori, potrà trasformare la tristezza in gioia, convincendoci (anche a noi cittadini della costa) di restare…in "ALTURA"... per ammirare in silenzio il paesaggio, in compagnia di Saggi Contadini, Naturalisti, Filosofi, Artisti, Ingegneri, Psicologhi, Architetti, Mierec e Clown Dottori ed finalmente ritornare anche noi ad ascoltare l’aria, l’acqua ed il vento.

Ecco credo che dovremmo tutti ricominciare "semplicemente" da qui; dalla vita quotidiana di chi mantenendo "il coraggio delle proprie imperfezioni" vive ancora questi luoghi per continuare ad ascoltare il: Vento forte tra Lacedonia e Candela (Editore La Terza),...... prima della resa finale.

No, caro Franco: "sul ponte di Bisaccia, Lione, Cairano, Sant’Andra di Conza e ....spero che non sventoli già bandiera bianca".

Era la giornata dell’aria

Ma l’aria era malata.

Dal cielo veniva giù una luce Che non era luce Una pioggia che non era pioggia.

E allora ci siamo fatti noi paesaggio La luce fabbricata dai nostri volti Gli alberi improvvisati dalle nostre mani.

Ci riusciamo ancora qualche volta A essere mondo, a essere creature, ci riesce meglio quando stiamo insieme nel mangiare, nel parlare.

Noi siamo i provvisori C’è chi è stanco chi ha paura Chi delira Ma siamo un respiro che sta nelle pietre E nella carne Siamo le stampelle del paesaggio.

di Franco Arminio

Info: Se volete organizzare un incontro di presentazione con l’autore questi sono i suoi recapiti oppure tramite il blog della "Comunità Provvisoria": Franco Arminio via caravaggio 1 83044 bisaccia av 0827 89259 388 7622101


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