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Se questo è un ministro

ma è lì o sta in TV?

di Massimo Stefano Russo - venerdì 9 agosto 2019 - 1914 letture

La volgarità portata in giro famigliarmente può essere ripresa con ammirazione elegante e non deve turbare la vista di passanti, e telespettatori. Mostrarsi infastiditi? E che sarà mai?

Recarsi, venire in vacanza al “Papeete Beach” è un modo per stare in società e stare al sole, è salutare, come dice il dottore, per prevenire i reumatismi. E’ molto chic quello che lì ci si fa: si danno commedie, opere, si canta e si balla di tutto. “Che bello!”.

Tutti al mare, tutti al mare a mostrar le chiappe chiare…

Il “Papeete Beach” è il luogo ideale per gli incontri. Si può fare amicizia con l’altra società e l’alta politica e a differenza di tutti gli altri posti di villeggiatura è una festa quotidiana. Ci sono le compagne ballerine e si possono guadare le ombre cinesi. Altro che quei ricchi banchieri del mondo della finanza e della grande industria che da snob curiosi e smaniosi se ne stanno in campana e non fanno altro che fare le corna, da rosiconi, e parlare delle loro barcacce.

Quale altra occasione per vedere da vicino il Comandante Supremo, capace di parlare e ballare persino con la propria ombra. Riconoscerlo, nominarlo e chiamarlo a voce alta, e farsi un selfie e ballare e cantare con lui, da persone comuni. Un po’ di autentica vita balneare mondana, solitamente nascosta, lasciando emergere, dalla profondità della notte, i corpi seminudi, in un frangersi ridente, schiumoso e leggero.

Che male c’è?

Potersi bere, senza essere o sentirsi intimiditi un tumbler on the rocks di mojito, margherita, maria bonita (garibaldi no, il rosso dà alla testa... insopportabile! e per carità non ci si proponga il Negroni del Professore che fa acido…).

Da comuni mortali viviamo la vita, prestiamoci al gioco, offrendo dolcetti e scherzetti.

Il Comandante Supremo così parlò, o meglio ordinò: “Ma sì, grazie, un Benedict Cocktail, per ringraziare il padreterno, alla salute, delle grandi opere: la sicurezza prima e il Tav dopo”. Sciuscià che ci vo fa’? Te seet andaa a scoeula de giovedì.

E crisi fu.

Dieci anni fa cantava: “Senti che puzza scappano anche i cani”…. oggi, con instancabile pazienza, pur senza mai mettersi a lavorare, a quello ci pensano i suoi infaticabili dottori, sherpa fedeli, suscita dei desideri voluttuosi, in piena autonomia, che solo lui sembra capace di soddisfare. Partigiano dell’ordine costituito, meraviglioso e perfetto, persegue il suo scopo. Non ha fretta alcuna, né l’ansia di diventare l’intronato erede di un premierato. Sarà il giustiziere premiato di uno stato comunitarista di sicurezza, tutto improntato sull’ordine, le regole e la disciplina, nel disconoscere la democrazia rappresentativa e le sue regole?

A lui, in un mondo diviso tra buoni e cattivi, corrotti e traditi, élite e popolo, spetta, contando sugli amici orientali, il compito supremo di impedire l’arrivo di migliaia di alieni dalla Predator.

VOGLIONO INVADERCI.

Quello che ci troviamo di fronte non è il classico scenario di una crisi di governo, ma la distopia di un futuro totalitarismo a senso unico, con misure di emergenza, ultra-autoritarie nel ritorno dell’uomo solo al comando di italica memoria. Ci sarà anche la sorella d’Italia, figura minuta irrigidita, i muscoli della faccia immobili, le braccia incrociate sul petto, a osannarlo ammirata?



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