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Riconquistare l’8 marzo

L’8 marzo è la festa delle donne proletarie che pensano il mondo materiale e sono a fianco degli uomini e di coloro che sono vittime del sistema capitalistico e di ogni oppressione.

di Salvatore A. Bravo - mercoledì 20 marzo 2024 - 566 letture

Il liberismo è ormai svelato nella sua verità. La totalità dei fenomeni sociali e degli eventi politici nel tempo truce e stupido del liberismo sono nel segno della omologazione designificante. Il liberismo non solo mercifica, ma deverbalizza e deconcettualizza. L’attacco frontale all’umanità è nel renderlo soggetto privo di parola, intelligenza senza profondità, perché il fatalismo deumanizza, si introietta il disprezzo di sé e della passività. “Obbedire distrugge quanto lavorare in condizioni impossibili”. Per poter ridurre ogni esperienza a consumo e a nientificazione il liberismo deve procedere per sottrazione.

Alla fine di tale operazione non resta che la stupidità, la malvagità della stupidità, il dominio è nella forma del trionfo della pubblica stupidità. La nostra è un’unica in cui il male sembra invincibile, poiché la stupidità indotta insegna la bieca passività. Tacitata ogni dialettica e omologata ogni realtà la sinistra liberale è parte dei processi di appiattimento cerebrale. Gli eventi accadono nell’indifferenza e senza scandalo sociale, decenni di arretramento intellettuale hanno condotto alla pubblica stupidità.

Le opinioni ammesse sono quelle che il dominio vuole e dinanzi al semplicismo interpretativo regna la logica della sineddoche. La parte cancella la complessità-totalità, in tal modo l’irrazionalità governa e regna. Non vi è verità, ma è l’opinione del più forte a dare la direzione. La parte resa visibile è in sé falsa e bugiarda, in quanto non è che l’ombra della verità. Le lunghe ombre dei piccoli uomini che si allungano sul pianeta nel silenzio della ragione sono l’espressione della stupidità socialmente pianificata. In questo contesto la sinistra è parte del problema, essa è il veicolo più efficiente del totalitarismo della stupidità. L’8 marzo ne è un esempio, il senso della festa, nobilissimo nelle origini, è stato tradotto nella festa del liberismo.

L’8 marzo è la festa delle donne proletarie che pensano il mondo materiale e sono a fianco degli uomini e di coloro che sono vittime del sistema capitalistico e di ogni oppressione. La sinistra arcobaleno ha devitalizzato il nucleo di senso e identitario dell’8 marzo. La festa delle donne è sempre stata festa delle donne lavoratrici, la cui lotta pur nella specificità di genere confluiva nella razionale lotta di tutti coloro che erano oggetto di forme di sussunzione. Uguaglianza è riconoscimento della differenza.

Il liberismo nella sua strategica corsa verso la designificazione ha reso l’8 marzo festa della conflittualità orizzontale: donne contro uomini, e specialmente, la donna è divenuta astratta e generica. Non più festa delle donne proletarie, ma festa di tutte le donne omologate, per cui tanto la donna alto borghese quanto la migrante precaria sono poste sul medesimo livello: sono donne generiche e pertanto lottano per diritti fluttuanti che deviano dal lavoro e dalla precarietà per approdare a generiche rivendicazioni. L’operazione, ora, è vincente, ciò che resta della festa della donna è solo ideologia innocua e conservatrice. Si chiedono sempre più diritti individuali, in tal modo le proteste di base divengono un dono alle donne delle alte sfere che possono godere a piene mani dei diritti individuali, mentre alle donne proletarie e sfruttate non restano che gli slogan della festa che si spegnano il giorno seguente. La verità della manipolazione è ormai evidente: le donne proletarie e proletarizzate lottano per i diritti di cui usufruiranno le privilegiate. Lavoro stabile e dignitoso, pensione, casa e famiglia sono cancellati dalla festa.

Il dramma è il vuoto della rappresentanza politica, molte donne, oggi, sono consapevoli della farsa, ma non riescono a far sentire la loro voce e a progettare diversamente la lotta per i diritti sociali, perché tradite dalla politica. La trance ipnotica ormai sta cadendo, le contraddizioni divengono sempre più inaggirabili, sono il “pungolo nella carne” che uomini e donne vivono quotidianamente. Ricostruire la sinistra dal basso non può che implicare la riconquista di senso delle feste della sinistra che il capitalismo ha reso anonime espressioni del vuoto politico. Risignificare gli eventi ridotti a gusci vuoti e generici, è il primo passo per comprendere quanto è stato portato via dal saccheggio del liberismo che continua ad erigere la grande muraglia del niente dietro la quale si cela la logica della sineddoche con la quale il capitalismo governa destabilizzando razionalità e verità.

Alla stupidità del male la sinistra comunista deve opporre lo smascheramento delle manipolazioni sempre più palesi. Ogni passo in tale direzione non può che velocizzare i processi di lotta e consapevolezza di classe verso cui la storia è orientata. La lotta e la speranza non sono distanti, possono riprendere il loro cammino in ogni attimo, malgrado il dolore delle donne e degli uomini proletari che ogni giorno vivono la tragedia della verità:

Ultimo brindisi

Bevo a una casa distrutta,
alla mia vita sciagurata,
a solitudini vissute in due
e bevo anche a te:
all’inganno di labbra che tradirono,
al morto gelo dei tuoi occhi,
ad un mondo crudele e rozzo,
ad un Dio che non ci ha salvato.

Anna Andreevna Achmatova (Anna Gorenko)


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