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Per 444 giorni

Lo scandalo scoppiò negli Stati uniti in seguito alla scoperta che la vendita d’armi a gruppi moderati (mai accertato se fossero veramente moderati) iraniani, con l’intermediazione d’Israele, era stata utilizzata dall’amministrazione Reagan per scopi poco dignitosi.

di rafael navio - martedì 8 maggio 2007 - 4141 letture

Lo scandalo scoppiò negli Stati uniti in seguito alla scoperta che la vendita d’armi a gruppi moderati (mai accertato se fossero veramente moderati) iraniani, con l’intermediazione d’Israele, era stata utilizzata dall’amministrazione Reagan per scopi poco dignitosi, con l’esattezza parte dei proventi del traffico d’armi fu utilizzata anche per finanziare i contras in Nicaragua e Salvador. Si aggirarono, in questo modo, i divieti posti dal Congresso, alimentando il famosissimo battaglione della morte che sconvolse l’America Latina sotto gli occhi di consenso dell’ambasciatore americano Negroponte in Honduras.

Il tutto si celò con un grave fatto che mescolò nuovamente tutte le carte in tavola: cinquantacinque persone furono tenute in ostaggio all’ ambasciata di Teheran. Dall’inchiesta emersero anche responsabilità di Bush, già direttore della Cia sotto la presidenza Carter, che avrebbe fatto tardare la riconsegna degli ostaggi americani a Teheran fino all’insediamento di Reagan e suo alla presidenza nel 1981. Vennero incriminati dall’autorità giudiziaria il consigliere per la sicurezza nazionale J. Poindexter e il colonnello dei Marines O. North. La stampa diede sonori martellate che ancora oggi risuonano in uno scandaloso eco che fu battezzato Watergate.

Una nazione che parla di libertà e di dovere civico, in un sola mossa politica sconvolse due mondi così lontani, ma allo stesso tempo vicini dal punto di vista economico e sociale. Due mondi che si trovarono a combattere per evitare che colonizzatori stranieri strappassero dalla terra il pane che solo al popolo sovrano appartiene. Proprio come fecero Spagnoli, Inglesi, Francesi e Portoghesi, con la benedizione della Santa Romana Chiesa Cattolica, ora, in una età moderna ed evoluta, s’innesca lo stesso congegno perverso ed intimidatorio che colpisce i popoli deboli della terra. Il “Washington Times” riportò che il lidear iraniano Mahamoud Ahmadinejad, ebbe un ruolo chiave nel sequestro dei civili nell’ambasciata statunitense USA di Teheran nel 1979, e lo fa riportando le testimonianze di tre ostaggi.

Tutti gli ex sequestrati, durante le interviste, riconobbero il neoletto ultraconservatore come uno degli uomini del commando che attivò il sequestro, anzi da molti fu riconosciuto come colui che partecipò attivamente agli interrogatori, una faccia che non è stata possibile dimenticare, anche a distanza di anni.

In quel periodo il neoletto presidente iraniano aveva 23 anni ed era uno dei fondatori di un gruppo di studenti radicali che partecipò al sequestro nell’ambasciata americana a Teheran. La storia racconta che il 16 gennaio 1979 lo Scià (sostenuto dagli Stati Uniti) abbandona in fretta e furia L’Iran, e rientra Khomeini dopo 15 anni d’esilio. Inizia così la famosa rivoluzione khomeinista.

Il 4 novembre centinaia di manifestanti penetrano nell’ambasciata statunitense a Teheran e prendono in ostaggio 55 tra civili e funzionari perché vogliono l’estradizione dello Scià che si trova a casa americana, e precisamente a New York.

I sequestratori tengono gli ostaggi per ben 444 giorni, ma forti indiscrezioni sostengono che non fu per loro iniziativa o per l’arenarsi delle intermediazioni diplomatiche. In quel periodo, infatti, gli Usa vendevano armi agli iraniani che combattevano contro L’iraq.

L’amministrazione americana supportava militarmente l’amico Saddam Hussein, così gli Stati Uniti D’America attivavano un doppio gioco, vendendo armi ad entrambe le parti in guerra. Il conflitto si prolungò per 8 anni e provocò oltre un milione e mezzo di morti, senza i contare i 30.000 (ufficiali?) che si contarono in Nicaragua, guerriglia alimentata dai suddetti proventi della vendita di armi sottobanco all’Iran.

In pratica gli Stati Uniti hanno lasciato che i due paesi si distruggessero a vicenda, guardando e giocando in modo assai fruttifero sul quel famoso sequestro all’ambasciata in Teheran, che riassettò paradossalmente la politica interna Americana e alimentò un’altra guerra nelle Americhe.

Per liberare gli ostaggi nell’ambasciata USA, il direttore della CIA sotto la presidenza Carter, George Herbert Walker Bush, in modo premeditato lasciò che la prigionia si complicasse per ben 444 giorni, fino all’insediamento del nuovo presidente Reagan nel 1980. Bush divenne vicepresidente sotto Ronald Reagan, mentre Carter perse le elezioni per non aver risolto la crisi degli ostaggi.

Peggio di lui, ci furono milioni di persone che persero la vita, e 55 ostaggi che aspettavano che la loro gran nazione li tirasse fuori da una situazione terribile. Per 444 giorni.


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