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Occhi puntati sul presente. Intervista ad Ascanio Celestini

Parlare del passato è consolatorio. Per questo, oggi, si ricorre alla memoria per evitare il presente. Ascanio Celestini ha le idee chiare e i piedi ben saldi a terra. Emarginati, folli e precari trovano spazio nei suoi racconti e infastidiscono chi non vuol vedere al di là del proprio naso. Mentre l’Italia va in letargo, l’attore romano prova a scuotere la mente di chi non ha più voglia di dormire...

di Saul Marcadent - venerdì 10 aprile 2009 - 1852 letture

Il 27 gennaio scorso, in occasione della Giornata della Memoria, hai presentato l’installazione “Oggetti smarriti” all’Istituto Italiano di Cultura di Parigi…

Si è trattato di una piccola installazione legata ad alcuni racconti di sopravvissuti alla Deportazione. Le registrazioni provenivano da cinque scatole di legno e ad ognuna erano associati degli oggetti: alcuni bottoni, due stufe vecchie, una radio e un giradischi rotto. L’idea alla base del lavoro era animare gli oggetti attraverso le voci registrate e, viceversa, ridare un “corpo” e un senso a quelle voci smarrite.

L’installazione verrà presentata anche in Italia?

Sono arrivate delle richieste da Bologna e Torino…ora però sono impegnato in tournée fino ad aprile, poi uscirà un mio libro e in estate sarò in concerto. Perciò fino a settembre resterà nel mio garage.

Che stagione vive oggi il teatro?

In Italia c’è sempre stata una forte vitalità e sonotante le compagnie e i singoli che propongono un teatro interessante, sostenuto anche all’estero. Il problema è istituzionale. Ogni anno, al di là che il governo sia di destra o di sinistra, vengono tagliati i fondi per il teatro, il cinema, la danza... L’immagine dell’Italia all’estero è molto fedele a quella reale: un paese ridicolo eppur ricco di una vitalità nascosta

Radio e televisione richiedono linguaggi diversi?

Non credo sia una questione di linguaggio. Esistono la radio e la televisione e i linguaggi si adeguano ai mezzi. Oggi vediamo la tv in rete, ascoltiamo la registrazione di un programma radiofonico in mp3…ci troviamo di fronte ad una felice confusione dei linguaggi. Detto questo, la grossa differenza fra radio e televisione è soprattutto economica. La tv è un sistema bloccato, pubblicità e sponsor determinano l’esistenza o meno di un programma. È possibile lavorare bene o male in entrambi i settori ma potenzialmente la radio è più libera.

Alcuni temi ricorrono frequentemente nei tuoi interventi…

In teatro ho messo in scena spesso spettacoli legati alla memoria e al passato. Poi, lentamente, ho spostato la mia attenzione sul presente, soffermandomi su temi come il manicomio e il lavoro precario. In molti, dopo aver visto i miei interventi a Parla con me, protestano, s’indignano. Bizzarro, se si considera che gli argomenti vengono affrontati in un programma di satira e quindi non dovrebbero essere poi così pericolosi. Vista la mancanza di voci contro in Italia, credo sia importante oggi affrontare le questioni attuali, mettendone in evidenza le contraddizioni e i conflitti che esse generano quotidianamente.


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