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Memoria lacerante di Spagna

Patria / Fernando Aramburu ; traduzione di Bruno Arpaia. - Guanda, 2017. - 640 p., br. - (Narratori della Fenice). - ISBN 978-88-235-1910-7.

di Pina La Villa - sabato 16 settembre 2023 - 388 letture

Il romanzo è ambientato in Spagna, nei Paesi Baschi, tra la fine degli anni Settanta e Ottanta e il 2011, quando l’ETA (Euskadi Ta Askatasuna), l’organizzazione armata del terrorismo separatista basco, ha dichiarato la sua resa.

La storia principale, o meglio il tempo della trama: lo scopriremo man mano, che si tratta del 2011, quando l’ETA dichiara finita la lotta armata per l’indipendenza dei paesi baschi. Noi all’inizio sappiamo solo che Bittori (nome basco che ha il corrispondente in Vittoria), che vive da tempo a San Sebastiàn, decide di tornare nel vicino paese d’origine perché vuole sapere esattamente come e chi ha ammazzato , anni prima, suo marito Txato.

Man mano, in maniera apparentemente disordinata, sovrapponendo passato (anni Sessanta-Settanta-ottanta e oltre) e presente, i singoli fatti disseminati qua e là vengono illuminati, componendo la storia intrecciata dei diversi personaggi: Bittori e il marito Txato (la vittima), i loro figli Nerea e Xabier; Miren e il marito Joxian e i loro figli Arantxa, Gorka, Joxe Mari (omicida presunto di Txato, terrorista dell’ETA). Sono nove i punti di vista che raccontano la storia, più una, quella del narratore. La storia di un paese devastato dalla violenza dei terroristi e da quella dello Stato.

Attorno a loro gli abitanti del paese, i dipendenti dell’azienda di trasporti di Txato, la badante di Arantxa, Celeste, i colleghi di Nerea, padre Serapio. Le due coppie e i loro figli erano molto legati, prima dell’omicidio, preceduto dalle minacce.

Il tempo della storia dura qualche mese e ha in qualche modo una fine annunciata. Perché Bittori, testarda e orgogliosa come la sua ex amica Miren, la madre del terrorista Joxe Mari, otterrà quello che vuole.

Personaggi difficili da dimenticare, protagonisti e non, anzi tutti protagonisti, tutti punti di vista allo stesso modo importanti, tutti raccontati in soggettiva, con velocissimi passaggi dalla prima alla terza persona e viceversa e il discorso diretto spesso incorporato nel racconto.

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Patria, di Fernando Aramburu

Parlano di se stessi, i vari personaggi, ma insieme raccontano gli altri, cosicché degli eventi conosciamo i diversi punti di vista, e, spesso, dopo un primo racconto, la storia riprende, illuminata man mano dalle altre prospettive.

Bittori racconta Miren e Miren Bittori, e Xabier racconta Bittori, Arànzazu (la donna che abbandona perché non vuole e non può essere felice dopo l’assassinio del padre), e Arantxa, colpita da un ictus, prigioniera del suo corpo – come dirà al fratello in carcere: tu almeno sei in prigione perché hai fatto qualcosa, ma io che cosa ho fatto? – costretta su una sedia a rotelle e a comunicare con un IPad, ma vero deus ex machina della storia.

Viviamo con loro, durante la lettura delle 627 pagine del romanzo, e non vorremmo abbandonarli.

Non potremo dimenticare Joxe Mari, il terrorista, che è solo con l’amore fisico regalatogli dalla ragazza di Ondàrroa mentre è in carcere – personaggio che vive solo qualche pagina, ma anch’esso ben delineato – che comprende di essersi giocato la giovinezza.

Miren – sua madre, la cattiva, accecata dall’amore per il figlio – e Joxian – suo padre, che non riesce a dimenticare l’amico Txato.

Nerea, che solo apparentemente si è liberata dal dolore per il padre, e i suoi amori tristi.

Il personaggio più freddo, alla fine, risulta Gorka, il fratello più piccolo di Joxe Mari, sfuggito alla tentazione della lotta armata attraverso la sua passione per la lettura: critico della lotta armata, ma scrittore in euskera, la lingua basca - è anche il più risolto, perché riesce a realizzare i suoi sogni di scrittore e addirittura a sposare il suo compagno.


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